8 Famiglia e sessualità nel Magistero dal Concilio Vaticano II a ...
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8<br />
<strong>Famiglia</strong> e <strong>sessualità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Magistero</strong><br />
<strong>dal</strong> <strong>Concilio</strong> <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong> a Giovanni Paolo <strong>II</strong><br />
di Bruna Bocchini Camaiani<br />
È opinione comune che sui temi dell’amore, della coppia e della contraccezione<br />
la distanza tra le norme predicate <strong>dal</strong> magistero della Chiesa e i<br />
comportamenti e i sentimenti dei cattolici sia molto grande: Les catholiques<br />
restent loin d’Humanae vitae 1 titolava “La Croix” <strong>nel</strong> luglio 2008,<br />
proponendo una serie di articoli che analizzavano la recezione di quella<br />
enciclica di Paolo VI quarant’anni dopo la sua promulgazione. Con più<br />
decisione il teologo Dietmar Mieth commentava su “Concilium”:<br />
«Quarant’anni di mancata ricezione di una proibizione che entrava molto<br />
nei dettagli dovrebbero bastare per prendere in considerazione una revisione»<br />
2 . D’altro canto i messaggi inviati da Benedetto XVI ai partecipanti<br />
ai convegni organizzati per celebrare quell’anniversario sottolineano la<br />
«chiaroveggenza con la quale il problema fu affrontato […]. La verità<br />
espressa <strong>nel</strong>la Humanae vitae non muta; anzi proprio alla luce delle nuove<br />
scoperte scientifiche il suo insegnamento si fa più attuale e provoca a riflet-<br />
1.@E. Maurot, Les catholiques restent loin d’Humanae vitae, in “La Croix”, 24 luglio<br />
2008; cfr. inoltre le interviste a padre Philippe Bordeyne, docente della facoltà teologica<br />
de l’Institut Catholique de Paris, a cura di F.-X. Maigre, Un problème plus vaste que la<br />
régulation des naissances, e quella a monsignor Pierre d’Or<strong>nel</strong>las, a cura di N. Seneze,<br />
L’Église parle de façon prophétique; cfr. anche l’articolo di A. Montoya da Buenos Aires,<br />
Les catholiques argentins se tiennent à distance, che iniziava così: «L’épiscopat continue<br />
de défendre les positions d’Humanae vitae mais la pratique des fidèles est tout autre»<br />
(http://www.la-croix.com).<br />
2.@D. Mieth, Humanae vitae compie quarant’anni. Un’occasione per riflessioni che<br />
portano oltre la controversia sulla contraccezione, in “Concilium”, 1, 2008, pp. 156-62; cfr. il<br />
Forum teologico, pp. 151-88, con interventi di Márcio Fabri dos Anjos, José M. de Mesa e<br />
Mary Hunt. Analogo il giudizio di Hans Küng: «Il primo caso, <strong>nel</strong>la storia della Chiesa<br />
del XX secolo, in cui la schiacciante maggioranza di popolo e clero rifiutò obbedienza al<br />
papa su una questione rilevante (oggi, per esempio, il 97% dei cattolici degli USA tra i<br />
venti e i quarant’anni)» (A. Melloni, Ch. Theobald, a cura di, <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>: un futuro dimenticato?,<br />
in “Concilium”, 4, 2005, p. 148).<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
tere sul valore intrinseco che possiede» 3 . In questa prospettiva quel<br />
concetto di rispetto della natura e di legge naturale che era alla base del<br />
testo di Paolo VI viene considerato profetico in relazione alla discussione<br />
contemporanea sui temi della bioetica.<br />
8.1<br />
Il dibattito conciliare<br />
Il dibattito che su questi temi si svolse al <strong>Concilio</strong> <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>, in particolare<br />
per il capitolo su matrimonio e famiglia della costituzione pastorale<br />
Gaudium et spes rivelava tensioni e difficoltà che evidenziavano modelli<br />
diversi di Chiesa e dei rapporti Chiesa-mondo moderno. La discussione<br />
investiva il rapporto tra magistero e coscienza individuale, la stessa concezione<br />
di natura e di legge naturale, l’immagine della <strong>sessualità</strong> e del matrimonio.<br />
Gli schemi preparatori, prodotti della tradizione intransigente e<br />
“romana”, erano stati rifiutati <strong>dal</strong>l’assemblea, all’interno della quale<br />
comunque emergevano prospettive diverse. Pur con immagini ecclesiologiche<br />
nuove, legate alla valorizzazione del “popolo di Dio” e con la<br />
proposizione di diverse concezioni antropologiche che comportavano una<br />
certa rivalutazione della <strong>sessualità</strong> e il concetto di storicità della legge naturale,<br />
rimaneva forte il modello del rapporto con il mondo che vedeva <strong>nel</strong><br />
magistero ecclesiastico l’interprete autentico della legge naturale comune<br />
a tutti gli uomini.<br />
Significativo è l’ampio dibattito svoltosi negli ultimi giorni dell’ottobre<br />
1964 per il rilievo dei protagonisti; in quella occasione si definivano i<br />
temi e gli argomenti fondamentali, che sarebbero stati poi riproposti in<br />
molteplici occasioni, e ben si evidenziava la divaricazione tra la prospettiva<br />
dottrinale e “romana” di Ruffini, Browne e Ottaviani e quella pastorale,<br />
prevalente tra i vescovi in concilio, come Léger di Montreal, Suenens di<br />
Bruxelles, Maximos IV, patriarca di Antiochia dei Melchiti, e Alfrink di<br />
Utrecht. Il testo proposto tentava di superare l’impostazione tradizionale<br />
per una più ampia valorizzazione dell’amore umano e della responsabilità<br />
della coppia <strong>nel</strong>la pianificazione dei figli, secondo l’ispirazione fonda-<br />
3.@Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai partecipanti al congresso internazionale<br />
promosso <strong>dal</strong>la Pontificia Università Lateranense, <strong>nel</strong> 40° anniversario dell’enciclica<br />
“Humanae vitae”, del 10 maggio 2008 (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi);<br />
cfr. anche Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI al congresso internazionale “Humanae<br />
vitae”: attualità e profezia di un’enciclica (Roma, 3-4 ottobre 2008), del 2 ottobre 2008, ivi.<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
mentale di quella costituzione che apriva a un’ampia rivalutazione delle<br />
realtà terrene. Ruffini riteneva che emergesse una debolezza dottrinale <strong>nel</strong><br />
testo, perché <strong>dal</strong>la costituzione del matrimonio in sacramento derivavano<br />
caratteristiche che non potevano essere attenuate. In particolare criticava<br />
l’affermazione che spettasse solo ai coniugi la decisione relativa al numero<br />
dei figli: «Vere durus est hic sermo, obscurus et ambiguitatibus, valde<br />
periculosis, refertus» 4 e richiamava la dottrina agostiniana, la Casti connubii<br />
di Pio XI del 1930, e l’allocuzione alle ostetriche di Pio X<strong>II</strong>, dell’ottobre<br />
1951, dove si era ammessa una autonoma regolazione delle nascite da parte<br />
dei coniugi, ma all’interno dei ritmi naturali della fecondità della donna.<br />
In quei testi, sosteneva il cardinale di Palermo, era già contenuta tutta la<br />
«perennem Ecclesiae sapientiam». Questa posizione, più volte riproposta<br />
anche da altri, si ispirava alla definizione dottrinale classica del matrimonio,<br />
presente anche <strong>nel</strong> diritto canonico, che distingueva tra un fine primario,<br />
«proles generanda et educanda» e un fine secondario, che prevedeva<br />
il «mutuum auxilium» e il «remedium concupiscentiae» 5 ; una visione che<br />
veniva riproposta, il giorno successivo, <strong>dal</strong> cardinal Browne, che richiamava<br />
l’importanza dell’amore «di amicizia», contrapposto all’amore «di<br />
concupiscenza» <strong>nel</strong>la coppia e invocava «cautela» <strong>nel</strong> rivendicare i diritti<br />
dell’amore coniugale.<br />
L’impostazione dello schema proposto dai riformatori, che di fatto<br />
aveva raccolto una vasta maggioranza di consensi, proponeva invece, in<br />
una logica personalista, l’abbandono dell’impostazione giuridica dei<br />
«fini» per superare un’attitudine «pessimistica e negativa» sull’amore<br />
umano, un’impostazione che si riteneva non derivasse <strong>dal</strong>la Scrittura o<br />
<strong>dal</strong>la Tradizione, ma da una tradizione teologico-filosofica mutuata <strong>dal</strong>la<br />
scolastica. L’amore, che coinvolge «anima e corpo», era stato proposto<br />
come il vero fine del matrimonio, sosteneva Léger 6 . In questa prospettiva<br />
4.@Acta Syno<strong>dal</strong>ia sacrosanti concilii ecumenici Vaticani <strong>II</strong>, Città del <strong>Vaticano</strong> 1970-80;<br />
<strong>II</strong>I, Congregatio generalis CX<strong>II</strong>, 6, pp. 52-4, cit. a p. 53. Sul dibattito conciliare Storia del<br />
concilio <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>, diretto da G. Alberigo, Peeters-il Mulino, Bologna 1995-2001: vol. 4,<br />
1999, cap. V, di N. Tanner, La Chiesa <strong>nel</strong>le società: ecclesia ad extra, pp. 293-415 (matrimonio<br />
e famiglia pp. 332-8); vol. V, 2001, cap. V, di P. Hünermann, Le ultime settimane del<br />
concilio, pp. 371-491 (I fini del matrimonio e il controllo delle nascite e parr. seguenti,<br />
pp. 409-27). Sulla storia della Gaudium et spes importante il lavoro di G. Turbanti, Un<br />
<strong>Concilio</strong> per il mondo moderno. La redazione della costituzione pastorale “Gaudium et spes”<br />
del <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>, il Mulino, Bologna 2000.<br />
5.@Acta Syno<strong>dal</strong>ia, cit., pp. 86-8.<br />
6.@Ivi, p. 55, tutto l’intervento alle pp. 54-6.<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
il tema della fecondità si poneva come fine del matrimonio 7 , ma riferito a<br />
tutta la vita matrimoniale e non al singolo atto, come invece ripeteva la<br />
dottrina tradizionale. Importante, in questa linea, l’intervento di Suenens,<br />
uno dei protagonisti del <strong>Concilio</strong> e della stessa Gaudium et spes 8 . Il cardinale<br />
di Bruxelles ricordava la necessaria collaborazione con la commissione<br />
pontificia nominata per questo problema, prima da Giovanni XX<strong>II</strong>I<br />
e poi ampliata da Paolo VI, ma riteneva importante porre all’attenzione di<br />
quella commissione alcuni principi fondamentali. La sua era una sottolineatura<br />
del ruolo del <strong>Concilio</strong>, anche su questo tema. Egli poneva come<br />
primo punto il problema del rapporto tra la Scrittura e la tradizione,<br />
centrale in tutto il dibattito conciliare, in una prospettiva di evoluzione<br />
della comprensione evangelica e dottrinale:<br />
L’Evangelo è sempre lo stesso. Ma nessuna epoca può gloriarsi di aver compreso<br />
fino in fondo le insondabili ricchezze del Cristo. E lo Spirito Santo ci è stato<br />
promesso perché progressivamente ci «introduca <strong>nel</strong>la pienezza della verità».<br />
Così la Chiesa non ripudia la verità che una volta ha insegnato in modo autentico,<br />
ma con il progredire di una più profonda analisi del Vangelo, può e deve<br />
integrare questa verità in una sintesi più ricca e rivelare la fecondità più ricca di<br />
quei principi. […] È necessario esaminare se abbiamo mantenuto in perfetto<br />
equilibrio i vari aspetti della dottrina cristiana sul matrimonio. Può darsi che<br />
abbiamo posto a tal punto l’accento sulla parola della Scrittura: «crescete e<br />
moltiplicatevi» che abbiamo lasciato un po’ in ombra l’altra parola divina:<br />
«saranno due in una sola carne» 9 .<br />
Suenens rifiutava con decisione l’accusa che in questo modo si aprisse la<br />
via al «lassismo morale» e chiedeva che si approfondisse un altro grande<br />
problema che era alla base delle differenti posizioni: «una conoscenza<br />
più approfondita della legge naturale» in relazione con il progresso della<br />
scienza: «Dal tempo di Aristotele e anche <strong>dal</strong> tempo di sant’Agostino<br />
abbiamo imparato alcune cose. Conosciamo sempre meglio la complessità<br />
della natura con le interferenze tra biologia e psicologia, tra corpo e spirito.<br />
Sempre si scoprono anche nuove possibilità dell’uomo <strong>nel</strong> dirigere il<br />
corso della natura» 10 .<br />
7.@Ivi, p. 55.<br />
8.@J. Grootaers, Le cardinal Suenens, stratège et charismatique, in Id., Actes et acteurs<br />
à Vatican <strong>II</strong>, University Press, Leuven 1998, pp. 314-25 (trad. it. I protagonisti del <strong>Vaticano</strong><br />
<strong>II</strong>, San Paolo, Cinisello Balsamo 1994, pp. 229-43).<br />
9.@Acta Syno<strong>dal</strong>ia, cit., pp. 57-9, cit. p. 58 (trad. mia).<br />
10.@Ibid.<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
Da ciò sembrava al cardinale di dover proporre ulteriori ricerche su<br />
ciò che è «secondo natura» o «contro natura», seguendo il progresso della<br />
scienza, e aggiungeva un appello che assumeva quasi il senso di una provocazione:<br />
«Vi scongiuro fratelli. Evitiamo un nuovo “processo Galilei”.<br />
Ne basta uno alla Chiesa». Rifiutava anche l’accusa di aderire a una<br />
«morale di situazione», invocando invece la necessità, <strong>nel</strong>l’esposizione<br />
della dottrina, di tenere conto delle nuove problematiche emerse <strong>nel</strong> corso<br />
della storia, come avevano fatto i pontefici con le encicliche sociali.<br />
Una prospettiva simile ispirava l’intervento del patriarca Maximos IV<br />
Saigh, che sottolineava la lontananza tra «la dottrina ufficiale della Chiesa<br />
e la pratica contraria dell’immensa maggioranza delle coppie cristiane».<br />
Quella dottrina doveva essere ripensata «alla luce della scienza moderna,<br />
tanto teologica, che medica, psicologica e sociologica». Si rifiutava di<br />
accettare quelle finalità «dissociate» in primarie e secondarie e poi si chiedeva:<br />
«Certe posizioni ufficiali non sono tributarie di concezioni superate,<br />
forse di una psicosi da celibatari estranei a questo settore di vita? Non<br />
siamo, senza volerlo, sotto il peso di questa concezione manichea dell’uomo<br />
e del mondo, secondo la quale l’opera della carne, viziata in sé stessa,<br />
non è tollerata che in vista del figlio?» 11 .<br />
Egli invitava a tener conto dei risultati nuovi dell’esegesi dei passi della<br />
Genesi, già richiamati da Suenens, e di quello relativo a Onan (Genesi, 38,<br />
8-10), che veniva interpretato tradizionalmente come una condanna della<br />
limitazione delle nascite, mentre diverse prospettive erano emerse dagli<br />
studi filologico-esegetici. Inoltre, invitava i vescovi cattolici a porsi su<br />
questo tema in sintonia con le altre Chiese cristiane e anche con le riflessioni<br />
delle altre religioni. Il giorno successivo sulla stessa linea interveniva<br />
il cardinal Alfrink 12 , arcivescovo di Utrecht, che riproponeva il problema<br />
di una teologia che partisse da una riflessione antropologica profondamente<br />
rinnovata.<br />
Una prospettiva radicalmente diversa era quella di Ottaviani. Egli<br />
richiamava la sua esperienza familiare, undicesimo di dodici figli, con un<br />
padre operaio che non aveva mai dubitato dell’aiuto della Provvidenza e<br />
poneva, come segretario del Sant’Uffizio, un problema cruciale <strong>nel</strong> dibattito,<br />
quello della «inerranza» della Chiesa nei secoli passati: «Forse che<br />
l’inerranza della Chiesa dovrà essere messa in dubbio? O lo Spirito Santo<br />
non fu presente <strong>nel</strong>la Chiesa nei secoli passati per illuminare le menti su<br />
11.@Ivi, pp. 59-62, cit. p. 60.<br />
12.@Ivi, pp. 83-5.<br />
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questo aspetto della dottrina?» 13 . Tale affermazione a lui sembrava «enorme».<br />
Questo era uno dei più rilevanti problemi che il <strong>Concilio</strong> si era trovato<br />
ad affrontare in più occasioni e che poi non avrebbe del tutto risolto, se<br />
non in una ricerca dell’ampiezza e dei molteplici aspetti della tradizione<br />
<strong>nel</strong> suo rapporto con la Scrittura. Il problema della «inerranza» del magistero<br />
era comunque l’obiezione che sempre i teologi della minoranza<br />
curiale, che aveva <strong>nel</strong> Sant’Uffizio la propria roccaforte, avevano messo<br />
in campo.<br />
Non è possibile in questa sede seguire il complesso itinerario della<br />
redazione di questo capitolo e della Gaudium et spes. Ciò che va sottolineato,<br />
a ogni modo, è il ruolo del Santo Uffizio e in particolare della<br />
commissione dottrinale che interveniva, come era avvenuto anche ai primi<br />
di giugno del 1964, fino al punto che «un testo prodotto da un organo del<br />
<strong>Concilio</strong> veniva sottoposto a giudizio di ortodossia sulla base di un decreto<br />
della Congregazione» 14 , come quello del marzo 1944 sui fini del matrimonio,<br />
creando una sorta di processo verso il teologo Häring, che era stato<br />
l’ispiratore del capitolo. In questa situazione la scelta di Paolo VI di voler<br />
giungere, in questa come in altre occasioni, a un testo che raccogliesse<br />
sostanzialmente il voto unanime dell’assemblea lo portava a interventi di<br />
autorità, con l’inserzione di aggiunte o correzioni, <strong>nel</strong>le quali egli si faceva<br />
portatore delle tesi della minoranza. Di fronte alla discussione della fine<br />
di ottobre 1964, che era stata fortemente conflittuale, il pontefice avocava<br />
a sé la questione della limitazione delle nascite, sulla quale il concilio non<br />
avrebbe quindi dovuto deliberare. Rimaneva, tuttavia, l’impianto del capitolo,<br />
che sottolineava in primo luogo l’importanza dell’amore di coppia e<br />
la decisione autonoma dei genitori sulla pianificazione familiare, una<br />
impostazione che aveva trovato consensi crescenti, come era accaduto<br />
anche su altre questioni. Le varie votazioni sulle redazioni del testo raccoglievano<br />
sempre un’ampia maggioranza, ma la minoranza poteva contare<br />
su rappresentanti importanti delle Congregazioni romane, che avevano<br />
redatto quei testi preparatori che erano stati rigettati, e che trovavano<br />
attento ascolto presso Paolo VI.<br />
13.@Ivi, pp. 85-6.<br />
14.@Turbanti, Un <strong>Concilio</strong> per il mondo moderno, cit., p. 363, richiama l’osservazione<br />
di Congar <strong>nel</strong> suo diario: «È la grande offensiva concertata: Franić, Lio, Tromp… in<br />
breve il Sant’Uffizio» (Y. M. Congar, Diario del concilio, <strong>II</strong>, San Paolo, Cinisello Balsamo<br />
2005, 6 giugno 1964, p. 92). La critica contro Häring era quella di «voler far consacrare <strong>dal</strong><br />
<strong>Concilio</strong> la sua posizione, secondo la quale l’amore è l’elemento essenziale del matrimonio»<br />
(ibid.).<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
La discussione della fine di novembre 1965 registrava una delle crisi<br />
più profonde. Il 25 novembre il pontefice inviava quattro emendamenti<br />
che, come ha evidenziato un attento esame di Jan Grootaers 15 , erano stati<br />
elaborati <strong>dal</strong>la minoranza curiale, con un ruolo da protagonisti svolto <strong>dal</strong><br />
gesuita John Ford, consultore della commissione pontificia, come teologo<br />
di Ottaviani, e <strong>dal</strong> francescano Ermenegildo Lio, che insegnava all’Antoniano<br />
e che aveva fatto parte della Commissione dottrinale che aveva elaborato<br />
gli schemi preparatori. I temi sui quali si interveniva erano la «gerarchia<br />
dei fini» del matrimonio, la fecondità e la contraccezione e l’autorità<br />
del magistero contrapposta al tema di una possibile evoluzione dottrinale.<br />
Lo scontro era notevole; infatti non riguardava unicamente il tema in<br />
discussione, ma in primo luogo il rapporto tra il ruolo del <strong>Concilio</strong> e quello<br />
del pontefice, evidenziando un rilevante conflitto di autorità: «Forse<br />
mai come in questa occasione il pontefice sembrava essere ostaggio di<br />
una delle diverse correnti che si confrontavano in concilio» 16 . Diversi<br />
tentativi di mediazione facevano sì che lo stesso pontefice intervenisse di<br />
nuovo, tramite il Segretario di Stato Cicognani, per precisare che i suoi<br />
emendamenti non dovevano essere considerati vincolanti. Il testo finale<br />
manteneva così l’impostazione iniziale voluta <strong>dal</strong>la maggioranza, riconoscendo<br />
che il giudizio sulla «fecondità» doveva essere formulato «davanti<br />
a Dio dagli sposi stessi» (cap. 50), ma anche che questi ultimi avrebbero<br />
dovuto seguire le indicazioni del magistero (cap. 51), con una nota che<br />
richiamava tutte le posizioni magisteriali e anche un discorso di Paolo VI<br />
del 23 giugno 1964, <strong>nel</strong> quale si ammetteva la possibilità della revisione. Su<br />
questo tema, come su altri testi conciliari, la mediazione finale teneva<br />
conto dei diversi orientamenti, cercando di comprenderli tutti, ma anche<br />
sollecitando un complesso lavoro interpretativo che spesso avrebbe dato<br />
esiti contraddittori. Sul tema della regolazione delle nascite il problema<br />
veniva rimandato alla commissione pontificia 17 .<br />
15.@J. Grootaers, J. Jans, La régulation des naissances à Vatican <strong>II</strong>: une semaine de crise.<br />
Un dossier en 40 documents, Peeters, Leuven 2002, pp. 15-9 (cap. Deux protagonistes: les<br />
Pères Lio et Ford); Storia del concilio <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>, cit., vol. V, cap. V, di P. Hünermann, pp.<br />
409-27. Ringrazio Giovanni Turbanti per la segnalazione del volume di Grootaers.<br />
16.@Turbanti, Un <strong>Concilio</strong> per il mondo moderno, cit., p. 751.<br />
17.@Sui lavori della commissione pontificia cfr. i documenti pubblicati in Controllo<br />
delle nascite e teologia. Il dossier di Roma, presentato e commentato da J. M. Paupert, ed.<br />
it. a cura di L. Rossi, Queriniana, Brescia 1967; cfr. anche R. Blair Kaiser, Il controllo di<br />
Roma sul controllo delle nascite. Retroscena della commissione pontificia e Paolo VI, in H.<br />
Küng, N. Greinacher (a cura di), Contro il tradimento del <strong>Concilio</strong>. Dove va la Chiesa<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
In realtà, questa commissione era stata nominata per uno studio su<br />
«la popolazione, la famiglia e la natalità» 18 , ma più volte Paolo VI era intervenuto<br />
ampliandone il numero e allargandola con consulenti laici e con<br />
competenze diverse: sociologi, demografi, economisti, medici, psicologi,<br />
fino a raggiungere il numero di 75 membri 19 , dei quali una parte composta<br />
da teologi che avrebbero votato. Una commissione per la supervisione,<br />
composta da vescovi e cardinali, era nominata <strong>nel</strong> marzo 1966; allora ripresero<br />
i lavori, che andarono <strong>dal</strong>l’aprile al giugno dello stesso anno, quando<br />
le conclusioni vennero consegnate al pontefice.<br />
Non sono noti i nomi dei membri della commissione, tranne alcuni, e<br />
non sono accessibili gli atti dei lavori; sono state pubblicate alcune testimonianze,<br />
non del tutto concordi. Invece sono noti i testi delle relazioni<br />
finali che furono pubblicati <strong>nel</strong> 1967, creando un certo scan<strong>dal</strong>o, sul<br />
“National Catholic Reporter” e su “The Tablet”, poi <strong>nel</strong>lo stesso anno editi<br />
in francese da Jean-Marie Paupert presso la casa editrice Seuil e in italiano<br />
<strong>dal</strong>la Queriniana. Si tratta di tre testi 20 , due della maggioranza e uno della<br />
minoranza, che avevano raccolto solo poche adesioni 21 . L’argomentazione,<br />
cattolica?, Claudiana, Torino 1987, pp. 255-77; R. McClory, Turning Point, Crossroad, New<br />
York 1995; B. Colombo, Discussioni sulla regolazione della fertilità: esperienze personali e<br />
riflessioni, in “Teologia”, 28, 2003, pp. 72-98. “L’Osservatore romano” del 7-8 marzo 1966<br />
informava di una ulteriore commissione, con sette cardinali e nove vescovi (con Ottaviani,<br />
Döpfner e Heenan, segretario il domenicano P. H. Riedmatten; inoltre tra gli altri l’arcivescovo<br />
di Cracovia, Wojtyła) che avevano il compito di supervisione; cfr. anche F. V.<br />
Joannes, L’Humanae vitae. Inchiesta a cura di F. V. Joannes, Mondadori, Milano 1968, pp.<br />
35-40; B. Lecomte, Giovanni Paolo <strong>II</strong>, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004, p. 263. Cfr.<br />
anche R. B. Kaiser, The Politics of Sex and Religion, Leaven Press, Kansas City (MO) 1985.<br />
18.@M. Rouche, La préparation de l’encyclique “Humanae vitae”. La commission sur la<br />
population, la famille et la natalité, in Paul VI et la modernité dans l’Église, École française<br />
de Rome, Rome 1984, pp. 361-84.<br />
19.@Cfr. la presentazione di L. Rossi, in Controllo delle nascite e teologia, cit., p. 9.<br />
Secondo Blair Kaiser (Il controllo di Roma, cit., p. 267) la pubblicazione di questi documenti<br />
fu «fatta filtrare» alla stampa <strong>dal</strong> «direttore del Centro di documentazione olandese<br />
a Roma Leo Alting von Gesau».<br />
20.@I tre documenti, identificati con A, B, C, sono pubblicati in Controllo delle nascite<br />
e teologia, cit.; A e C raccolgono il pensiero della maggioranza: il primo, A, Documento<br />
sintetico sulla moralità della regolazione delle nascite, alle pp. 53-72; il terzo, C, Schema di<br />
documento sulla paternità responsabile, alle pp. 129-52; il secondo, B, espressione della<br />
minoranza, Stato della questione: dottrina della Chiesa e sua autorità, alle pp. 73-128. In<br />
appendice l’originale latino dei tre testi alle pp. 153-86.<br />
21.@Cfr. M. Rouche, La préparation de l’encyclique “Humanae vitae”, cit., pp. 366-7;<br />
Lecomte, Giovanni Paolo <strong>II</strong>, cit., p. 263; Franz Böckle, membro della commissione ponti-<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
ampia, è rivolta sostanzialmente a quei nodi che erano già stati evidenziati<br />
<strong>nel</strong> dibattito conciliare: il concetto di natura e di legge naturale; la possibile<br />
evoluzione della dottrina in relazione alla riaffermazione dell’autorità del<br />
magistero. I teologi “personalisti”, come venivano chiamati i teologi che<br />
aderivano alle tesi della maggioranza, insistevano sul fatto che il magistero<br />
della Chiesa, così come si era espresso, non era «vincolante» 22 ; l’enciclica<br />
Casti connubii, infatti, non rappresentava un atto di magistero infallibile e<br />
quindi anche l’affermazione della stessa enciclica sull’«esistenza di tale<br />
tradizione non è infallibile» 23 . In realtà il magistero su questo tema era ritenuto<br />
in evoluzione, evidente <strong>nel</strong>l’interpretazione di Pio X<strong>II</strong>, che aveva innovato,<br />
accettando l’idea di un controllo della fertilità, anche se solamente<br />
naturale, e ancora più chiaramente <strong>nel</strong>la discussione conciliare. Si contrastava<br />
allora una certa «tendenza, secondo la quale si vorrebbe che il magistero<br />
autentico, non infallibile sia considerato praticamente infallibile» 24 .<br />
Un capoverso era dedicato all’«Esposizione sistematica degli argomenti<br />
dedotti <strong>dal</strong>la legge naturale», con l’affermazione: «Il rispetto incondizionato<br />
della natura così come è in sé stessa, quasi che la natura, <strong>nel</strong>la sua<br />
esistenza fisica, sia espressione della volontà di Dio, fa parte di una concezione<br />
dell’uomo che vede qualcosa di misterioso, di sacrale, <strong>nel</strong>la natura e<br />
perciò teme che qualsiasi intervento umano sia destinato a distruggere e<br />
non a perfezionare questa natura» 25 .<br />
Si richiamavano a questo proposito le proibizioni nei secoli passati<br />
degli interventi chirurgici, per evidenziarne il condizionamento storico.<br />
Ma in primo luogo i due testi della maggioranza tendevano a ribadire che<br />
la moralità in questi ambiti doveva essere affermata sulla base della valorizzazione<br />
dell’amore coniugale 26 , <strong>nel</strong> quale «la <strong>sessualità</strong> non è soltanto<br />
ordinata direttamente alla procreazione» e la fecondità è da intendere<br />
all’interno di «tutta la vita coniugale» 27 . Nel secondo documento della<br />
ficia, Osservazioni teologiche sull’enciclica Humanae vitae, in D. Mongillo, E. Chiavacci,<br />
T. Goffi, F. Böckle (a cura di), Humanae vitae. Testo e note teologiche pastorali, Queriniana,<br />
Brescia 1969 4 , p. 121; Blair Kaiser, Il controllo di Roma, cit., pp. 265-6. Di parere<br />
parzialmente diverso Colombo, Discussioni sulla regolazione della fertilità, cit.<br />
22.@Documento sintetico sulla moralità della regolazione delle nascite, in Controllo<br />
delle nascite e teologia, cit., p. 53.<br />
23.@Ivi, p. 54.<br />
24.@Ivi, p. 59.<br />
25.@Ivi, p. 60.<br />
26.@Schema di documento sulla paternità responsabile, ivi, pp. 132-4.<br />
27.@Documento sintetico sulla moralità della regolazione delle nascite, ivi, p. 69.<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
maggioranza si insisteva in particolare sull’idea che «gli obblighi morali<br />
non possono essere precisati in ogni particolare circostanza della vita», per<br />
cui era più importante richiamarsi «alla responsabilità morale di ciascuno»<br />
28 . Tra i motivi che venivano richiamati figuravano la «dottrina che si<br />
sta evolvendo», le mutate condizioni storiche, sociologiche, ma anche il<br />
«sensus fidelium», secondo il quale l’imposizione dell’astinenza come<br />
mezzo di regolazione delle nascite «non può fondarsi sulla verità» 29 . Alla<br />
base di questa valorizzazione del sensus fidelium, in relazione alla definizione<br />
della verità, c’era il rifiuto di quella tradizione ecclesiologica che<br />
aveva descritto il rapporto ecclesiale unicamente in chiave di autorità e<br />
obbedienza e che, secondo la ben nota definizione di Congar, aveva spesso<br />
ridotto l’immagine di Chiesa a «gerarcologia» 30 , e la suggestione proveniente<br />
<strong>dal</strong>la teologia dell’Ortodossia orientale, secondo la quale le decisioni<br />
conciliari dovevano essere confermate <strong>dal</strong>la loro accettazione da<br />
parte della comunità ecclesiale.<br />
L’argomento più rilevante della relazione della minoranza era dato <strong>dal</strong><br />
richiamo all’insegnamento tradizionale: venivano riportati i testi dei<br />
pontefici più recenti e molti altri documenti del magistero, e si sottolineava<br />
la continuità della tradizione dimostrata <strong>dal</strong> lavoro dello storico del<br />
diritto canonico Noonan 31 per sostenere che «la Chiesa non può aver<br />
sbagliato sostanzialmente per tanti secoli, o anche <strong>nel</strong> corso di uno solo<br />
[…], sarebbe in gioco l’autorità del magistero ordinario in fatto di mora-<br />
28.@Schema di documento sulla paternità responsabile, ivi, p. 131.<br />
29.@Ivi, p. 140.<br />
30.@Y. M. Congar, L’Église de saint Augustin à l’époque modern, Éditions du Cerf,<br />
Paris 1970, p. 464. Per il richiamo alla tradizione ortodossa in relazione all’importanza della<br />
ricezione ecclesiale delle decisioni conciliari cfr. la Conclusion di Y. M. Congar in Le Concile<br />
et les Conciles, Éditions du Cerf, Chevetogne 1960, pp. 285-334, in particolare pp. 287-8;<br />
cfr. anche B. Sesboüé, Autorité du magistère et vie de foi ecclésiale, in “Nouvelle Revue<br />
Theologique”, 4, 1971, pp. 337-62, che sottolinea come «Le peuple de Dieu […] est donc le<br />
lieu théologal de ce cheminement dans la foie et c’est lui qui est infaillible et indéfectible<br />
dans sa foi» (p. 357); in questa prospettiva la sua valutazione <strong>nel</strong>l’Appendice, Á propos de la<br />
“réception” de “Humanae vitae”, pp. 360-2. Sul tema della ricezione cfr. anche G. Alberigo<br />
(a cura di), Elezioni, consenso, recezione, in “Concilium”, 7, 1972.<br />
31.@Il riferimento è al lavoro di John T. Noonan, Contraception, Harvard University<br />
Press, Cambridge (MA) 1965. La citazione in Stato della questione: dottrina della Chiesa e<br />
sua autorità, cit., p. 79. Sull’importanza del volume di Noonan <strong>nel</strong> dibattito del concilio<br />
e postconcilio cfr. C. Langlois, Le crime d’Onan. Le discours catholique sur la limitation<br />
des naissances (1816-1930), Les Belles Lettres, Paris 2005, in particolare la Introduction alle<br />
pp. 9-27.<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
le» 32 . Il problema centrale era «se la Chiesa può con autorità vincolante<br />
insegnare i principi della legge naturale infallibilmente o no» 33 . Il rischio<br />
che si voleva allontanare era così espresso: «L’autenticità del magistero<br />
sembra essere sostanzialmente intaccata: restringendo la sua missione e il<br />
suo potere […], riducendo la sua competenza […], sottraendo al magistero<br />
l’autorità per distinguere fra le varie esigenze del diritto naturale e per<br />
definire la dottrina» 34 . In particolare poi la decisione favorevole alla<br />
contraccezione presa <strong>dal</strong>le Chiese protestanti diveniva un ulteriore argomento<br />
per non accettare quella ipotesi: «Si dovrebbe ammettere con tutta<br />
franchezza che lo Spirito Santo, <strong>nel</strong> 1930, <strong>nel</strong> 1951 e <strong>nel</strong> 1958 avrebbe assistito<br />
le Chiese protestanti; per di più non avrebbe difeso Pio XI e Pio X<strong>II</strong>».<br />
Ciò avrebbe comportato come conseguenza «il deprezzamento definitivo<br />
della direzione dottrinale e morale della Chiesa gerarchica», aprendo «la<br />
via a maggiori dubbi e più gravi sulla storia della cristianità» 35 . Sul tema del<br />
concetto di natura si riaffermava: «La vita umana come è inviolabile quando<br />
già esiste (in facto esse) così è in certo modo inviolabile anche <strong>nel</strong>le sue<br />
cause prossime (vita in fieri)» 36 . La negazione della storicità della legge<br />
naturale era così inscindibilmente connessa con la riaffermazione assoluta<br />
del magistero della gerarchia e del pontefice su questo tema: un magistero<br />
infallibile, anche se non definito in quanto tale, ma per la forza della<br />
sua stessa tradizione. Questi temi sarebbero poi stati ampiamente valorizzati<br />
da Giovanni Paolo <strong>II</strong>.<br />
32.@Stato della questione: dottrina della Chiesa e sua autorità, cit., pp. 91-2.<br />
33.@Ivi, p. 93.<br />
34.@Ivi, pp. 111-3. Il teologo belga Pierre de Locht, che aveva fatto parte della commissione<br />
pontificia, ha pubblicato <strong>nel</strong> suo Les couples et l’Église, cronique d’un témoin,<br />
Editions du Centurion, Paris 1979, una cronaca dei dibattiti in seno alla commissione,<br />
sottolineando che questo aspetto della continuità del magistero era stato del tutto determinante;<br />
cfr. anche J. Hug, Les couplet et l’Église. Vraie et fausse autorité dans l’Église, in<br />
“Choisir”, 250, 1980, pp. 22-3.<br />
35.@Stato della questione: dottrina della Chiesa e sua autorità, cit., pp. 114-5. Lo stesso<br />
argomento viene ripreso più avanti: «Questo mutamento darebbe un grave colpo al<br />
dogma dell’assistenza dello Spirito Santo alla Chiesa […]. Infatti la dottrina della Casti<br />
connubii in realtà fu solennemente promulgata contro la dottrina della conferenza di<br />
Lambeth […]. E tuttavia non si dovrebbe ammettere che la Chiesa <strong>nel</strong>l’esercizio di questa<br />
sua funzione avrebbe sbagliato e che lo Spirito Santo avrebbe assistito maggiormente la<br />
Chiesa anglicana […]. Per questo altri ritengono che la Chiesa farebbe meglio ad ammettere<br />
il suo errore come ha fatto recentemente in altre circostanze. Qui, tuttavia, non si<br />
tratta di questioni marginali (come ad esempio <strong>nel</strong> caso di Galileo)» [sic] (ivi, pp. 127-8).<br />
36.@Ivi, p. 87.<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
8.2<br />
L’Humanae vitae e la sua ricezione<br />
Come è noto, l’enciclica Humanae vitae, emanata il 25 luglio 1968 da Paolo<br />
VI, pur all’interno di un discorso più ampio e positivo sul matrimonio e<br />
sull’amore coniugale, che riprendeva anche brani della Gaudium et spes,<br />
faceva proprie le tesi della minoranza sulla regolazione delle nascite e accomunava<br />
in un’unica condanna la contraccezione, l’aborto e la sterilizzazione<br />
37 , allontanandosi <strong>dal</strong>le distinzioni presenti <strong>nel</strong> testo conciliare. L’enciclica<br />
affermava di non poter deflettere da una tradizione e da un<br />
magistero così ampio su questo problema. Le relazioni della commissione<br />
erano state accantonate e la redazione era stata elaborata da altri gruppi di<br />
lavoro; un ruolo di grande rilievo l’avrebbero avuto il cardinal Colombo,<br />
padre Martelet e, in particolare <strong>nel</strong>l’ultimo periodo, l’arcivescovo di Cracovia<br />
Wojtyła, che era stimato da Montini e che aveva collaborato strettamente<br />
con il pontefice su questo tema 38 . Una comparazione testuale tra<br />
l’enciclica e la Gaudium et spes ha permesso a Philippe Delhaye, che aveva<br />
fatto parte sia della commissione pontificia che della sottocommissione<br />
conciliare durante la crisi del novembre 1965, di verificare la dipendenza del<br />
testo pontificio da quegli emendamenti proposti <strong>dal</strong> pontefice in quella<br />
occasione e accettati solo in parte <strong>dal</strong> testo conciliare 39 .<br />
Come è noto, l’enciclica incontrò opposizioni di «risonanza mondia-<br />
37.@“Humanae vitae”. La retta regolazione della natalità, in E. Lora, R. Simionati (a<br />
cura di), Enchiridion delle encicliche, 7, Giovanni XX<strong>II</strong>I, Paolo VI (1958-1978), EDB, Bologna<br />
1994, par. 14, pp. 821-3. Nella Gaudium et spes il discorso sulla contraccezione era distinto<br />
<strong>dal</strong>la condanna dell’aborto.<br />
38.@J. Grootaers, Quelques données concernant la rédaction de l’encyclique “Humanae<br />
vitae”, in Paul VI et la modernité dans l’Église, cit., pp. 385-98. Cfr. anche di C. Wojtyła,<br />
Amore e responsabilità. Studio di morale sessuale, prefazione all’edizione italiana del cardinale<br />
G. Colombo, Marietti, Torino 1969. L’edizione francese del 1965 è recensita su “La<br />
Civiltà cattolica” (1° ottobre 1966, q. 2791, pp. 61-2) da G. Mellinato con qualche lieve<br />
riserva. Lecomte, Giovanni Paolo <strong>II</strong>, cit., ritiene determinante l’influenza del vescovo di<br />
Cracovia e dei documenti redatti da una commissione che egli aveva formato su questo<br />
tema per contrastare le tesi della relazione della maggioranza e che sarebbero stati valorizzati<br />
<strong>nel</strong>l’enciclica; questi elementi favoriscono un motivo di forte avvicinamento al<br />
pontefice (ivi, pp. 263-5).<br />
39.@Ph. Delhaye, L’encyclique “Humanae vitae” et l’enseignement de Vatican <strong>II</strong> sur le<br />
mariage et la famille (“Gaudium et spes”), in “Bijdragen, Tijdschrift voor filosofie en<br />
theologie”, 29, 1968, pp. 351-58; Grootaers, Jans, La régulation des naissances à Vatican <strong>II</strong>:<br />
une semaine de crise. Un dossier en 40 documents, cit., pp. 36-41.<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
le» 40 <strong>nel</strong>l’opinione pubblica, negli ambienti teologici 41 , e posizioni articolate<br />
e non unanimi <strong>nel</strong>l’episcopato. Le obiezioni riguardavano problematiche<br />
diverse: un primo ambito era quello della teologia morale, dell’immagine<br />
dell’amore di coppia e dell’autonomia della coscienza individuale,<br />
ma molto ampia era anche la discussione ecclesiologica. Il pontefice, infatti,<br />
aveva prima sottratto la discussione all’assemblea conciliare, dove la<br />
maggioranza era favorevole a una riforma; poi aveva preso decisioni in<br />
contrasto con l’opinione espressa <strong>dal</strong>la maggioranza della commissione<br />
che pure egli stesso aveva nominato. Questi fatti ponevano non pochi<br />
problemi in relazione alla collegialità <strong>nel</strong> governo della Chiesa, che pure<br />
era stata affermata <strong>nel</strong>la costituzione Lumen gentium 42 . Questa decisione<br />
si collocava in un momento caratterizzato da un atteggiamento dottrinale<br />
più severo, assunto <strong>dal</strong> <strong>Vaticano</strong> come risposta alle difficoltà postconciliari.<br />
Il 30 giugno dello stesso anno Paolo VI aveva emanato il suo Credo,<br />
che sembrava una indiretta risposta al Catechismo olandese 43 , mettendo un<br />
freno a molti dibattiti teologici. La decisione dell’enciclica, per le mo<strong>dal</strong>ità<br />
con le quali era stata assunta, veniva interpretata come una svolta<br />
rispetto al <strong>Concilio</strong> e una rivincita della curia e della teologia romana 44 .<br />
La forte preoccupazione ecclesiale, non solo relativa all’enciclica, per la<br />
«libertà» del lavoro teologico era testimoniata da una lettera aperta, firmata<br />
dai più importanti teologi, esegeti, storici cattolici, come Aubert,<br />
Chenu, Congar, Murphy, Rahner, resa nota alla fine del 1968 45 .<br />
Uno degli aspetti più rilevanti della ricezione di questo testo pontificio<br />
è proprio l’ampiezza del dibattito e della discussione, impensabile ai tempi<br />
di Pio XI e Pio X<strong>II</strong>. La pluralità di posizioni da un lato riflette i diversi orien-<br />
40.@K. Rahner, Riflessioni sull’enciclica “Humanae vitae”, Edizioni Paoline, Roma<br />
1968, p. 7.<br />
41.@Joannes, L’Humanae vitae. Inchiesta a cura di F. V. Joannes, cit.<br />
42.@J. Grootaers, De Vatican <strong>II</strong> à Jean-Paul <strong>II</strong>. Le grand tournant de l’Église catholique,<br />
Le Centurion, Paris 1981, in particolare “Humanae vitae” ou l’exercice non collegial du<br />
magistére, pp. 14-22 ss. (trad. it., Dal concilio <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong> a Giovanni Paolo <strong>II</strong>, Marietti,<br />
Casale Monferrato 1982).<br />
43.@Cfr. per i riferimenti al dibattito e alle censure romane, Il dossier del Catechismo<br />
olandese, testi raccolti da A. Chiaruttini, introduzione, note storiche e teologiche di L.<br />
Alting von Gesau e di V. Joannes, Mondadori, Milano 1968.<br />
44.@Küng, Greinacher (a cura di), Contro il tradimento del <strong>Concilio</strong>, cit.<br />
45.@Dichiarazione sulla libertà e la funzione della teologia <strong>nel</strong>la Chiesa, in “Concilium”,<br />
1, 1969 (testo allegato al fascicolo), tra i firmatari figurava anche Joseph Ratzinger.<br />
Cfr. l’ampio quadro delineato da G. Miccoli, In difesa della fede. La Chiesa di Giovanni<br />
Paolo <strong>II</strong> e Benedetto XVI, Rizzoli, Milano 2007, pp. 136 ss.<br />
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tamenti già emersi <strong>nel</strong> dibattito conciliare, <strong>dal</strong>l’altro evidenzia il fatto che, su<br />
questo tema, come ha scritto Rahner, i laici cattolici «si erano già fatta una<br />
ben delineata opinione – poco importa quale essa fosse – applicandola già<br />
alla prassi della loro vita» 46 . Delhaye ha parlato a questo proposito di una<br />
«colère thèologique» da parte di numerosi professori ecclesiastici che si<br />
erano incontrati e che avevano sottomesso «le document pontifical à une<br />
critique sévère», prima che si ponessero in atto «les contropoids que les<br />
théologiens utilisent a propos de l’argument d’autorité: valeur diverse des<br />
textes, droits de la conscience» 47 . Lo stesso Delhaye, inoltre, ha definito l’atteggiamento<br />
di moltissimi laici come una «révolution tranquille», costituita<br />
da un modo nuovo di porsi di fronte alla legge richiamandosi alla propria<br />
coscienza 48 , allontanandosi da quella morale, prevalente fino a pochi decenni<br />
prima, «exclusivement extrinsèque, […] hétéronome», ricevuta dai genitori,<br />
educatori e preti, basata sul principio di autorità «dans l’optique d’une<br />
philosophie chrétienne baptisée (c’est le cas de le dire) droit naturel».<br />
Può essere di un certo interesse allora tenere presenti le dichiarazioni<br />
dell’episcopato, frutto di riunioni e spesso votazioni delle conferenze<br />
episcopali, che sono quindi più complesse di quelle dei singoli teologi, o<br />
intellettuali cattolici, per cogliere le diverse interpretazioni e proposte.<br />
«Non ci si può nascondere che nessuna enciclica degli ultimi decenni ha<br />
mai incontrato una tenace opposizione quanto la presente» 49 , scrivevano<br />
<strong>nel</strong> loro documento comune i vescovi tedeschi. Questo era un dato ricordato<br />
da tutti, talora con qualche disappunto; complessivamente si richiamava<br />
la Gaudium et spes, con la sottolineatura positiva dell’amore coniugale<br />
e della «paternità responsabile», con la scelta autonoma <strong>nel</strong>la<br />
46.@Rahner, Riflessioni sull’enciclica “Humanae vitae”, cit. p. 8.<br />
47.@Ph. Delhaye, Pour relire Humanae vitae, in Pour relire Humanae vitae. Declarations<br />
épiscoplaes du monde entier. Commentaires théologiques par Philippe Delhaye, Jan<br />
Grootaers, et Gustave Thils, Duculot, Gembloux 1970, p. 9.<br />
48.@Id., La conscience devant la loi, ivi, p. 35. La sottolineatura dell’autonomia dei credenti<br />
rispetto alle indicazioni della gerarchia su questi temi viene fatta anche da Blair Kaiser, Il<br />
controllo di Roma sul controllo delle nascite, cit., in Küng, Greinacher (a cura di), Contro il<br />
tradimento del <strong>Concilio</strong>, cit. pp. 255-77, cfr. anche H. Küng, La situazione <strong>nel</strong>la Chiesa cattolica,<br />
ivi, pp. 7-18, e D. Mieth, Dottrina morale a spese della morale?, ivi, pp. 137-53.<br />
49.@Precisazione dei vescovi tedeschi sulla situazione pastorale venutasi a creare dopo<br />
l’apparizione dell’enciclica “Humanae vitae”, in Rahner, Riflessioni sull’enciclica “Humanae<br />
vitae”, cit., dove in appendice sono riportati i testi dei vescovi della conferenza episcopale<br />
italiana, belga, canadese e tedesca (cit. a p. 110). I testi degli episcopati nazionali, e di<br />
molti vescovi, sono pubblicati in D. Tettamanzi, La risposta dei vescovi all’Humanae vitae,<br />
Àncora, Milano 1969, in questo volume il testo dei vescovi tedeschi alle pp. 75-91.<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
programmazione delle nascite, ma anche il decreto sulla libertà religiosa.<br />
Tutti ricordavano anche l’obbligo di un’attenzione rigorosa, un «leale<br />
ossequio, interno ed esterno al magistero della Chiesa» 50 , come aveva<br />
scritto il pontefice. Le accentuazioni e i toni diversi si trovavano <strong>nel</strong> riferimento<br />
alla regolazione delle nascite e al paragrafo 14 dell’enciclica, dove<br />
si negava come «intrinsecamente immorale» ogni «atto coniugale, reso<br />
volutamente infecondo» 51 . Le diversità si evidenziavano <strong>nel</strong>le accentuazioni<br />
di alcuni temi, come il riferimento normativo alla coscienza individuale<br />
oppure il semplice richiamo all’obbedienza (non solo «ossequio»)<br />
e alla «misericordia» <strong>nel</strong> ministero della penitenza.<br />
I vescovi avevano la consapevolezza di una grande distanza tra la norma<br />
e le scelte, la vita quotidiana dei fedeli. La linea seguita sembrava ricordare la<br />
distinzione classica tra la “tesi” e l’“ipotesi”, ma con accentuazioni che riflettevano<br />
i diversi contesti ecclesiali e di società civile ai quali si rivolgevano. Nei<br />
paesi di tradizione anglosassone del Nord Europa, dove era più presente il<br />
confronto con le Chiese protestanti che avevano assunto un diverso atteggiamento,<br />
più evidenti erano le riserve, pur con la riaffermazione della<br />
fedeltà alla Chiesa. L’episcopato tedesco, ad esempio, si richiamava fin <strong>dal</strong>l’inizio,<br />
per spiegare che l’enciclica era una dichiarazione magisteriale riformabile,<br />
alla propria pastorale dell’anno precedente (22 settembre 1967) sul<br />
tema dei possibili errori del magistero ordinario e dell’evoluzione <strong>nel</strong>la<br />
«comprensione» dei dogmi. È importante sottolineare come questo tema,<br />
che ben raramente veniva affrontato <strong>dal</strong>la gerarchia in un testo di larga diffusione,<br />
venisse esposto in una lettera collettiva. Scrivevano i vescovi:<br />
Intendiamo riferirci all’eventualità che l’autorità magisteriale della Chiesa, <strong>nel</strong>l’esercizio<br />
delle sue funzioni ufficiali, possa incorrere e sia di fatto incorsa in errori.<br />
[…] Questa possibilità di errore non sussiste di fronte ai punti dottrinali<br />
sanzionati da una solenne definizione del papa o d’un concilio ecumenico […].<br />
Con ciò però ovviamente non si contesta affatto che, anche <strong>nel</strong> caso d’un dogma,<br />
pur mantenendo sempre intatto il suo significato originario, risulti pur sempre<br />
possibile e anche necessario un incremento <strong>nel</strong>la sua comprensione 52 .<br />
50.@“Humanae vitae”. La retta regolazione della natalità, in Lora, Simionati (a cura di),<br />
Enchiridion delle encicliche, 7, cit., par. 28, p. 841, dove si richiede ai sacerdoti e ai teologi<br />
anche di «esporre senza ambiguità l’insegnamento della Chiesa» e che «tutti si attengano<br />
al magistero della Chiesa e parlino uno stesso linguaggio».<br />
51.@Ivi, p. 823.<br />
52.@Il testo è riprodotto in Rahner, Riflessioni sull’enciclica “Humanae vitae”, cit.,<br />
pp. 17-21, cit. alle pp. 18-9.<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
Richiamando quella lettera pastorale si ricordava il necessario «sforzo<br />
di valutare positivamente e assimilare anche una dichiarazione magisteriale<br />
non infallibile», ma si riconosceva che la «forte opposizione» 53 non<br />
si fondava su un rifiuto dell’autorità pontificia. Molti chiedevano «di non<br />
minimizzare le difficoltà intrinseche e di non cercare la soluzione in interpretazioni<br />
inattendibili», chiedendo piuttosto una «ulteriore discussione»<br />
54 . Non si trovava in questo testo il richiamo, frequente in altri testi, alla<br />
«misericordia» e alla confessione, ma si ricordava, richiamando il capitolo<br />
51 della Gaudium et spes, che la scelta doveva essere cercata dai coniugi<br />
«dopo un coscienzioso esame, che tenga conto delle norme e dei criteri<br />
oggettivi» 55 . Si affermava anche che non dovevano essere danneggiate la<br />
«corresponsabilità ecclesiale» e «la formazione di una coscienza autonoma»<br />
e si dava assicurazione che i pastori «<strong>nel</strong> loro ministero e specialmente<br />
<strong>nel</strong>l’amministrazione dei s. sacramenti, sapranno rispettare la decisione<br />
di coscienza consapevole e responsabile dei fedeli» 56 . Stringato il testo<br />
olandese e sobrio <strong>nel</strong>le argomentazioni: «Noi ci rendiamo conto che molti<br />
cattolici sono inquieti. Molti sono delusi […] . La loro fede è messa alla<br />
prova». In una dichiarazione il cardinal Alfrink sosteneva che sarebbe<br />
stato «difficile per il clero far comprendere questa enciclica» 57 . Simili i toni<br />
e nette le argomentazioni dei vescovi scandinavi, che definivano l’autorità<br />
della Chiesa magisteriale verso i fedeli con termini che sottolineavano<br />
la corresponsabilità ecclesiale: «Lontano <strong>dal</strong> privarli del diritto di pensare<br />
e <strong>dal</strong> trattarli da bambini, essa li assiste <strong>nel</strong>la loro riflessione» 58 . In<br />
questa prospettiva, il richiamo al fatto che non fosse un documento infallibile<br />
doveva giustificare un meditato dissenso: «Che nessuno dunque sia<br />
trattato da cattivo cattolico per la sola ragione di tale dissenso […]. Resta<br />
inteso che l’uomo, in qualsiasi circostanza, non deve mai agire contro la<br />
sua coscienza» 59 . Inoltre, una presa di distanza era evidente anche <strong>nel</strong>la<br />
parte finale del testo, quando definivano di grande importanza «il fatto di<br />
53.@Precisazione dei vescovi tedeschi sulla situazione pastorale venuta a crearsi dopo<br />
l’apparizione dell’enciclica “Humanae vitae”, pubblicata in appendice a Rahner, Riflessioni<br />
sull’enciclica “Humanae vitae”, cit., p. 109.<br />
54.@Ivi, p. 112.<br />
55.@Ivi, p. 116.<br />
56.@Ivi, p. 118.<br />
57.@Il testo, del 31 luglio 1968, in Tettamanzi, La risposta dei vescovi all’Humanae vitae,<br />
cit. pp. 59-60.<br />
58.@L’episcopato scandinavo, ivi, pp. 159-69, cit. a p. 164.<br />
59.@Ivi, p. 166.<br />
202
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
non perdere il senso delle proporzioni. Ci sono <strong>nel</strong> mondo d’oggi dei<br />
problemi più importanti che la minuziosa regolazione degli atti della vita<br />
intima degli sposi», mentre la divergenza di opinioni veniva ritenuta<br />
«necessaria e utile», mantenendo l’unità e la fedeltà al papa 60 .<br />
Non è possibile in questa sede analizzare tutto il ventaglio ampio e<br />
variegato delle posizioni episcopali, i contesti e i dibattiti ecclesiali e sociali<br />
nei quali si collocavano. È a ogni modo importante notare che il riferimento<br />
alla coscienza come normativa e al rispetto delle scelte autonome<br />
dei coniugi indica la differenza più significativa tra queste posizioni e altre,<br />
come quella ad esempio dell’episcopato italiano, ma non solo questo, che<br />
faceva riferimento, secondo un’antica prassi pastorale, alla misericordia,<br />
alla confessione e al fatto che la trasgressione potesse essere considerata<br />
una colpa lieve. Era questo, infatti, uno degli aspetti più rilevanti del<br />
problema. L’episcopato belga richiamava il dovere per il fedele di valutare<br />
con molta serietà il testo pontificio, espressione di un magistero autentico,<br />
ma riaffermava anche, citando il decreto sulla libertà religiosa e san<br />
Tommaso, il diritto di seguire la propria coscienza 61 . Analoga l’argomentazione<br />
dei vescovi austriaci, svizzeri, inglesi e statunitensi 62 . Il testo dell’episcopato<br />
francese, all’interno del quale era ancora presente Lefebvre e<br />
che aveva richiesto nove stesure e ben otto votazioni, era pieno di sfumature:<br />
si parlava di «conflitti di doveri», suggerendo l’ipotesi della scelta del<br />
minor male, di contraccezione come «disordine […] non sempre colpevole»<br />
63 , si ampliava il discorso alla famiglia e all’educazione a una sessua-<br />
60.@Ivi, p. 168.<br />
61.@Dichiarazione dell’episcopato belga sull’enciclica “Humanae vitae”, pubblicata in<br />
appendice a Rahner, Riflessioni sull’enciclica “Humanae vitae”, cit., p. 72: «Tuttavia, se<br />
qualcuno, competente in materia e capace di formarsi un giudizio personale ben saldo –<br />
ciò che suppone una informazione sufficiente – dopo un serio esame dinanzi a Dio, giunge,<br />
su qualche punto, a conclusioni diverse, egli ha il diritto di seguire, in questo campo,<br />
le proprie convinzioni, purché rimanga <strong>nel</strong>la disposizione di continuare lealmente le<br />
proprie ricerche». In nota si aggiungeva: «Tale dottrina, che si ritrova in s. Tommaso (1°<br />
e 2°, q. 19, art. 5) ha ispirato la dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa (Dignitatis<br />
humanae, nn. 2-3)».<br />
62.@Pubblicati in Tettamanzi, La risposta dei vescovi all’Humanae vitae, cit.<br />
63.@L’episcopato francese, ivi, cit. a p. 189 (il testo è del novembre, pp. 170-93): il curatore<br />
aggiunge anche altri due testi dell’episcopato francese, del 1967 e del febbraio del<br />
1968, mentre era in discussione un progetto di legge sull’uso dei preservativi. A p. 190 si<br />
richiama il tema dei diversi doveri in conflitto: quello della norma morale e quello dell’amore<br />
coniugale, ricordando la norma di «ricercare davanti a Dio quale dovere sia <strong>nel</strong> caso<br />
maggiore. Gli sposi si determineranno in base a una riflessione comune». Un’analisi teolo-<br />
203
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
lità attenta all’equilibrio complessivo della persona. Altre dichiarazioni, di<br />
paesi a prevalenza cattolica, come quelli spagnolo o messicano, argomentavano<br />
con più nettezza l’obbligo dell’obbedienza 64 .<br />
Nel testo della Conferenza episcopale italiana, pur ribadendo che<br />
una «opportuna libertà di ricerca» andasse « riconosciuta ai teologi», si<br />
chiedeva a questi di «offrire la loro leale adesione» per far comprendere<br />
l’importanza del documento ai fedeli; al clero si ricordava «di esporre e<br />
applicare senza ambiguità e discordanze» l’insegnamento pontificio.<br />
Contemporaneamente si richiamava l’enciclica in quei brani nei quali<br />
faceva riferimento alla comprensione verso i peccatori, ricordando la<br />
misericordia divina per la «difficoltà a volte molto seria in cui si trovano,<br />
di conciliare le esigenze della paternità responsabile con quelle del loro<br />
amore reciproco»; si riconosceva una minore «gravità», rispetto a scelte<br />
dettate «<strong>dal</strong>l’egoismo e <strong>dal</strong>l’edonismo» 65 , ma non si poneva nemmeno il<br />
problema di una decisione diversa e non figuravano riferimenti all’autonomia<br />
della coscienza da rispettare. Di fronte alla parola del magistero,<br />
infine, l’atteggiamento previsto era solo quello dell’obbedienza.<br />
Diverso e più complesso risultava il tipo di argomentazione dei vescovi<br />
latino-americani, riuniti a Medellín, e analogo a quello di alcuni vescovi<br />
africani. Il loro esame si rivolgeva in primo luogo alle difficoltà della<br />
famiglia, alla grande diffusione di unioni irregolari, ai bambini abbandonati<br />
e solo in questo contesto si faceva un riferimento all’enciclica, per<br />
denunziare in primo luogo «una politica demografica antinatalista». La<br />
Humanae vitae veniva letta da gran parte dell’episcopato del Terzo mondo<br />
come una denuncia delle ambiguità delle politiche basate «sul controllo<br />
gica delle diverse accentuazioni, con particolare attenzione a quelle di area francofona, in<br />
Pour relire Humanae vitae. Declarations épiscopales du monde entier. Commentaires théologiques<br />
par Philippe Delhaye, Jan Grootaers, et Gustave Thils, cit. Su Lefebvre cfr. L.<br />
Perrin, Il caso Lefebvre, a cura di D. Menozzi, Marietti, Genova 1991.<br />
64.@ Tettamanzi, La risposta dei vescovi all’Humanae vitae, cit.: alle pp. 61-6 l’episcopato<br />
messicano e alle pp. 212-22 quello spagnolo.<br />
65.@Ivi, p. 112: «Il loro comportamento, pur non essendo conforme alla norma cristiana,<br />
non è certo valutabile <strong>nel</strong>la sua gravità come quando provenisse unicamente da motivi<br />
viziati <strong>dal</strong>l’egoismo e <strong>dal</strong>l’edonismo». In una nota esplicativa, che accompagnava il<br />
testo, i vescovi italiani precisavano che il tono diverso, rispetto a quello di altri episcopati,<br />
era dovuto al fatto che in altri paesi, «anche per la presenza di altre confessioni cristiane,<br />
il problema era stato dibattuto […] in maniera molto più estesa e vivace, e non erano<br />
mancate voci, pur qualificate, che proponevano soluzioni diverse da quella adottata»,<br />
mentre in Italia «si era maggiormente osservata l’indicazione precisa del papa di attenersi»<br />
alla dottrina tradizionale (ivi, p. 104).<br />
204
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
indiscriminato delle nascite» 66 promosse dai paesi ricchi. In questa<br />
prospettiva, il richiamo era piuttosto alla condanna dello sfruttamento che<br />
era stato espresso <strong>nel</strong>la Populorum progressio, mentre il teologo Illich faceva<br />
un’analisi delle politiche di regolamentazione delle nascite come politiche<br />
di controllo sociale, che era condivisa da molti presuli di quei paesi 67 .<br />
La grande varietà di posizioni sulla Humanae vitae sarebbe rimasta<br />
anche negli anni successivi, senza che ci fossero forti censure romane; va<br />
anche ricordato che Paolo VI non avrebbe più scritto encicliche nei dieci<br />
anni successivi del suo pontificato. Ci sarebbero state ancora interpretazioni<br />
restrittive e critiche in varie istanze ecclesiali ed episcopali, come<br />
quelle olandese e indiana <strong>nel</strong> 1969, tedesca federale <strong>nel</strong> 1974 e inglese <strong>nel</strong><br />
1980, <strong>nel</strong>l’imminenza del sinodo dedicato alla famiglia 68 .<br />
8.3<br />
Giovanni Paolo <strong>II</strong><br />
Una svolta, su questo come su altri aspetti del dibattito postconciliare, si<br />
sarebbe avuta con il pontificato di Giovanni Paolo <strong>II</strong>. Le sue posizioni su<br />
questo tema erano note e venivano ribadite con frequenza in connessione<br />
con la riaffermazione del potere, pieno, assoluto, universale del pontefice<br />
69 . Nel 1980 egli convocava un sinodo dedicato alla famiglia, un organo<br />
del quale vanno sottolineati i poteri unicamente consultivi: creato da<br />
Paolo VI <strong>nel</strong> 1965 per rispondere alla volontà dell’episcopato di partecipare<br />
alla definizione delle grandi linee e scelte della vita della Chiesa, il sinodo<br />
era stato costituito come «soggetto direttamente e immediatamente» al<br />
potere del pontefice, non poteva decidere né sulla propria composizione,<br />
né sull’ordine del giorno, la sua autorità era «temporanea e occasionale» 70 .<br />
66.@L’episcopato latino-americano, ivi, pp. 92-103, cit. a p. 100.<br />
67.@J. Grootaers, “Humanae vitae” et les reactions dans les pays du Tiers monde, in Pour<br />
relire Humanae vitae. Declarations épiscopales du monde entier. Commentaires théologiques<br />
par Philippe Delhaye, Jan Grootaers, et Gustave Thils, cit., pp. 51-66; il commento all’analisi<br />
di Illich a p. 58; quel saggio era apparso su “Esprit” del giugno 1969: Birth control et<br />
conscience politique, pp. 1056-69. Cfr. anche E. Toaldo, La “Humanae vitae” e il Terzo<br />
mondo, in G. Ceriani, G. Concetti, V. Morero, F. Salvestrini, D. Tettamanzi, E. Toaldo,<br />
Commento all’enciclica “Humanae vitae”, Massimo, Milano 1968, pp. 153-77.<br />
68.@Grootaers, De Vatican <strong>II</strong> a Jean-Paul <strong>II</strong>, cit., p. 21; trad. it. p. 17.<br />
69.@Cfr. l’importante analisi di Miccoli, In difesa della fede, cit., in particolare il capitolo<br />
intitolato Pastore universale, alle pp. 108-59.<br />
70.@Paolo VI, Lettera apostolica Motu proprio Apostolica sollicitudo (15 sett. 1965), in<br />
205
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
I testi elaborati <strong>dal</strong>la Curia romana, dopo una consultazione dell’episcopato,<br />
si caratterizzavano come generici e onnicomprensivi, tanto che la<br />
rivista “Choisir” 71 criticava che non si fosse dato spazio alla situazione reale<br />
delle famiglie, con divorziati risposati, madri celibi, difficile situazione della<br />
donna, sovrapponendo un’immagine univoca della famiglia cristiana,<br />
trascurandone la molteplicità storica e culturale. Il dibattito rivelava<br />
comunque una certa vivacità, con gli episcopati europei e statunitensi che<br />
complessivamente riproponevano i temi e gli argomenti che erano stati<br />
oggetto di dibattito attorno alla Humanae vitae, sottolineando la necessità<br />
di una riflessione più approfondita sul matrimonio, la <strong>sessualità</strong>, il concetto<br />
di natura 72 . Veniva proposta con urgenza la necessità di una nuova pastorale<br />
per i divorziati, chiedendone l’ammissione ai sacramenti, anche con la<br />
ripresa di una proposta che in <strong>Concilio</strong> era stata avanzata da monsignor<br />
Elia Zoghby, vicario patriarcale dei Melchiti per l’Egitto 73 . Una certa eco<br />
aveva l’intervento dell’arcivescovo di San Francisco, monsignor John R.<br />
Quinn, che aveva richiesto una ripresa del dialogo con i teologi e aveva<br />
denunciato la situazione degli Stati Uniti, diffusa in molti altri paesi:<br />
Uno studio della Princeton University ha concluso che il 76,5% delle donne<br />
cattoliche americane (rispetto al 79,9% di tutte le donne statunitensi) usava una<br />
qualche forma di regolazione delle nascite e che il 94% di queste donne cattoliche<br />
usava metodi condannati <strong>dal</strong>l’enciclica. […] Un altro problema risiede <strong>nel</strong><br />
fatto che tra i preti americani solo il 29% crede che la contraccezione artificiale<br />
sia intrinsecamente immorale e solo il 28% negherebbe l’assoluzione a coloro<br />
che la praticano 74 .<br />
E. Lora (a cura di), Enchiridion Vaticanum, 2, EDB, Bologna 1979, pp. 472-81, cit., pp. 475<br />
e 477; cfr. H. Legrand, Quarant’anni dopo, che ne è delle riforme ecclesiologiche prese in<br />
considerazione al <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>, in “Concilium”, 4, 2005; Melloni, Theobald, a cura di, <strong>Vaticano</strong><br />
<strong>II</strong>: un futuro dimenticato?, cit., pp. 76-95.<br />
71.@P. Emonet, La famille chrétienne dans le monde d’aujourd’hui, 1. Le Synode des<br />
évêques à Rome: espoirs et enjeux, in “Choisir”, 249, septembre 1980, pp. 5-8. In realtà l’Instrumentum<br />
laboris inviato ai vescovi come traccia per i lavori sino<strong>dal</strong>i era già frutto di una<br />
rielaborazione dei primi Lineamenta (pubblicati in “Il Regno Doc.”, 11, 1979, pp. 258-70).<br />
Nonostante le richieste episcopali il testo ribadiva l’importanza «che i coniugi vengano sensibilizzati<br />
a educare la propria coscienza all’osservanza più fedele della dottrina della Chiesa»<br />
(“Instrumentum laboris” del sinodo dei vescovi, in “Il Regno Doc.”, 17, 1980, pp. 386-412).<br />
72.@Cfr. G. Caprile, Il sinodo dei vescovi 1980: quinta assemblea generale, 26 settembre-25<br />
ottobre 1980, Edizioni La Civiltà cattolica, Roma 1982.<br />
73.@M. Leclerq, Il divorzio e la Chiesa, SEI, Torino 1974.<br />
74.@I problemi della contraccezione, intervento scritto del 29 settembre di John R.<br />
206
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
I vescovi dell’America Latina criticavano «un familismo idilliaco e<br />
utopico», mentre la famiglia risultava «vittima» di una società <strong>nel</strong>la quale<br />
imperavano «i meccanismi massificanti che tentano di imporre una libertà<br />
falsamente intellettuale, un consumismo fallace, un edonismo tirannico,<br />
un potere arbitrario e un’ingiustizia istituzionalizzata» 75 . Gli interventi dei<br />
vescovi dei paesi del Terzo mondo, che trovarono un ampio spazio <strong>nel</strong><br />
dibattito generale, evidenziavano che le loro preoccupazioni erano diverse<br />
da quelle del mondo occidentale. Le proposte del sinodo, contenute<br />
<strong>nel</strong>le 43 «Proposizioni» 76 presentate al pontefice, cercavano di mediare<br />
con la posizione romana, ricordando «la legge della gradualità» (prop. 24);<br />
auspicavano inoltre una nuova pastorale per i divorziati, richiamando la<br />
prassi delle Chiese d’Oriente. Tutte ipotesi accantonate o negate da<br />
Giovanni Paolo <strong>II</strong> già <strong>nel</strong> discorso di chiusura del sinodo 77 . Pochi mesi<br />
dopo, l’Esortazione apostolica Familiaris consortio ribadiva come «dottrina<br />
autentica» quella della Humanae vitae. Si riaffermava la necessità di una<br />
stretta obbedienza dei teologi e dei sacerdoti mentre si proibivano «cerimonie<br />
di qualsiasi genere» 78 , a favore dei divorziati che si risposavano,<br />
alludendo alla benedizione delle nuove nozze, concesse con frequenza in<br />
alcuni paesi. Lentamente <strong>nel</strong>le riviste cattoliche prevaleva un certo silenzio<br />
sul problema.<br />
La celebrazione del ventesimo anniversario della Humanae vitae diveniva<br />
allora l’occasione per una forte riaffermazione di un indirizzo intransigente,<br />
sostenuto da monsignor Caffarra, e del potere assoluto del pontefice<br />
anche <strong>nel</strong> magistero ordinario sulla teologia morale. Il teologo<br />
Quinn, arcivescovo di San Francisco, in “Il Regno Doc.”, 21, 1980, pp. 498-501, cit. a<br />
p. 499. Tutto il fascicolo della rivista pubblica molti interventi e relazioni al sinodo.<br />
75.@La famiglia vittima della società, intervento del 30 settembre 1980 di Ivo Lorscheiter,<br />
vescovo di S. Maria (Brasile), ivi, pp. 503-4; cfr. anche, sulla stessa linea, Una pastorale<br />
familiare realistica, intervento del 30 settembre 1980 di Claudio Hummes, vescovo di S.<br />
Andrea (Brasile), ivi, pp. 502-3.<br />
76.@E. Lora (a cura di), Enchiridion vaticanum, 7, Documenti ufficiali della Santa Sede<br />
1980-1981, EDB, Bologna 1982; le «Proposizioni», che hanno come titolo I compiti della famiglia<br />
cristiana alle pp. 660-741.<br />
77.@Giovanni Paolo <strong>II</strong>, I doveri della famiglia cristiana, in “Il Regno Doc.”, 21, 1980,<br />
pp. 507-9.<br />
78.@Esortazione apostolica di Giovanni Paolo <strong>II</strong>, “Familiaris consortio”, del 22 novembre<br />
1981, in “Il Regno Doc.”, 1, 1982, pp. 2-32. Inoltre cfr. l’editoriale de “La Civiltà cattolica”<br />
del 16 gennaio 1982, q. 3158, pp. 105-22, che ammette alcune difficoltà di recezione; in<br />
particolare quest’ultima proibizione relativa alle «cerimonie di qualsiasi genere», si afferma,<br />
«può sembrare assai severa» (ivi, p. 114).<br />
207
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
Bernhard Häring, richiamando un allarme lanciato da alcune riviste tedesche,<br />
parlava del riemergere di un clima intollerante, con denunce anonime<br />
e metodi inquisitori propri dell’antimodernismo, paragonando Caffarra<br />
a monsignor Benigni e chiedendo una consultazione generale di vescovi<br />
e teologi. La severa risposta de “L’Osservatore romano” parlava di «Una<br />
contestazione concertata e sistematica» rivolta all’Humanae vitae 79 . Di<br />
questo periodo è anche l’attivazione di una procedura presso la Congregazione<br />
della Dottrina per la fede contro lo stesso Häring 80 . Contemporaneamente<br />
si attribuiva un valore «profetico» alla Humanae vitae 81 .<br />
Giovanni Paolo <strong>II</strong> confermava le sue posizioni anche <strong>nel</strong> suo intervento<br />
alla conferenza internazionale sull’AIDS, suscitando numerosi commenti<br />
negativi 82 . Una serie ampia e significativa di dichiarazioni di teologi, come<br />
quella di Colonia del 1989, criticava fortemente la richiesta, sempre più<br />
frequente, di «un’obbedienza cieca», rivendicando che «l’obbedienza<br />
della Chiesa al Vangelo comporta la disponibilità a un dissenso costruttivo»<br />
83 . La critica riguardava solo in parte la dottrina morale, della quale si<br />
evidenziava «l’irrigidimento», per coinvolgere più ampiamente l’eredità<br />
e l’interpretazione del <strong>Vaticano</strong> <strong>II</strong>.<br />
La riaffermazione dell’assolutezza della dottrina morale e del suo<br />
magistero in questo campo, tuttavia, sarebbe stata trattata più ampiamente<br />
<strong>nel</strong>la Veritatis splendor del 1993 84 . L’enciclica voleva denunziare una<br />
79.@B. Häring, Chiedere l’opinione di vescovi e teologi, in “Il Regno Attualità”, 2, 1989,<br />
2, pp. 1-4. Cfr. anche la severa risposta de “L’Osservatore romano” del 16 febbraio 1989:<br />
La norma morale di “Humanae vitae” e il compito pastorale; B. Häring, Fede, storia, morale,<br />
intervista di G. Licheri, Borla, Roma 1989; sul problema cfr. Miccoli, In difesa della<br />
fede, cit., pp. 143 ss.<br />
80.@Cfr. il profilo del redentorista M. Vi<strong>dal</strong>, La figura e l’opera di Bernhard Häring, in<br />
“Segno”, 292, 2008, pp. 9-17, ma anche i saggi di G. Quaranta, Bernhard Häring, una teologia<br />
libera e fedele, ivi, pp. 18-23, e M. McKeever, Cultura e etica in Bernhard Häring, ivi, pp. 24-30.<br />
81.@D. Tettamanzi, Un’enciclica profetica, Ancora, Milano 1988, in appendice alle pp.<br />
117-20 l’intervento del pontefice al convegno sull’Humanae vitae con espressioni molto<br />
severe contro i dissenzienti.<br />
82.@Cfr. Lecomte, Giovanni Paolo <strong>II</strong>, cit., pp. 556-9, che evidenzia anche le posizioni<br />
possibiliste di alcuni vescovi, tra i quali il cardinale di Parigi Lustiger, che parla di «male<br />
minore».<br />
83.@Il testo richiamava l’espressione di Paolo (Gal 2,11) che, riferendosi all’evangelizzazione<br />
dei gentili, scriveva del suo scontro con Pietro: «Mi opposi a lui a viso aperto».<br />
Cfr. La dichiarazione di Colonia, in “Il Regno Att.”, 1989, 4, pp. 71-2. Cfr. anche l’analisi di<br />
Miccoli, In difesa della fede, cit., pp. 146 ss.<br />
84.@Giovanni Paolo <strong>II</strong>, Veritatis splendor, lettera enciclica dell’8 giugno 1993, in “Il<br />
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8. FAMIGLIA E SESSUALITÀ NEL MAGISTERO<br />
«nuova situazione entro la stessa comunità cristiana che ha conosciuto il<br />
diffondersi di molteplici dubbi e obiezioni […] in merito agli insegnamenti<br />
morali della Chiesa». La censura era rivolta in primo luogo ad «alcune<br />
tendenze della teologia morale odierna». La legge naturale veniva ribadita<br />
<strong>nel</strong>la sua «universalità e immutabilità» contro i dubbi dei contemporanei<br />
legati alla «storicità» della cultura. I teologi erano ridotti a dover solo «illustrare<br />
la fondatezza» dei precetti del magistero, mentre sul dissenso si<br />
riprendeva l’Istruzione Donum veritatis della Congregazione per la Dottrina<br />
della fede del 1990, che sembrava una risposta indiretta alla dichiarazione<br />
di Colonia del 1989: si negava la legittimità ecclesiale del dissenso,<br />
«contrario alla retta comprensione della costituzione gerarchica del popolo<br />
di Dio». Con queste motivazioni si richiedeva ai vescovi vigilanza sulle<br />
«istituzioni cattoliche», quali «scuole, università, cliniche e servizi sociosanitari»,<br />
alle quali essi potevano «ritirare in casi di grave incoerenza, l’appellativo<br />
di “cattolico”». Il controllo assoluto della dottrina insegnata nei<br />
seminari era stato oggetto di un provvedimento della Congregazione della<br />
dottrina per la fede del 1989, che poi si traduceva <strong>nel</strong>la lettera apostolica<br />
Ad tuendam fidem del 1998 85 . In questa si rielaboravano una serie di testi<br />
come la Professione di fede, il Giuramento di fedeltà <strong>nel</strong>l’assumere un ufficio<br />
da esercitare a nome della Chiesa, dando all’insegnamento del magistero<br />
romano una interpretazione più estensiva. In particolare, l’obbligo del<br />
pieno assenso, osservanza e sottomissione al magistero ecclesiastico,<br />
straordinario e ordinario, espresso in forma definitiva e non, riguardante<br />
le verità di fede e i costumi, di fatto doveva eliminare ogni possibile dissenso<br />
e dibattito.<br />
Su tali temi l’espressione di un dibattito ecclesiale in questi anni diminuiva<br />
radicalmente. Può essere interessante la testimonianza di un teologo<br />
morale molto noto come Chiavacci:<br />
La Provvidenza ha voluto che io, <strong>nel</strong>la mia lunga vita, abbia avuto modo di visitare<br />
diocesi, missioni, parrocchie in molte parti del mondo: ebbene posso testimoniare<br />
che non ho trovato mai né un vescovo, né un parroco o missionario, né<br />
Regno Doc.”, 19, 1993, pp. 581 ss. Il riferimento alla «universalità e immutabilità» al par. 51<br />
e quello alla «storicità» al par. 53.<br />
85.@Un’analisi del testo, <strong>nel</strong>le sue complesse articolazioni, in relazione alla tradizione<br />
del giuramento <strong>nel</strong>la prassi della Chiesa e con un esame approfondito del pontificato di<br />
Giovanni Paolo <strong>II</strong>, in D. Menozzi, Un irrigidimento: l’uso disciplinare della “professio fidei”,<br />
in Id., Giovanni Paolo <strong>II</strong>. Una transizione incompiuta? Per una storicizzazione del pontificato,<br />
Morcelliana, Brescia 2006, pp. 95-126. Cfr. anche Miccoli, In difesa della fede, cit., pp. 108-59.<br />
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BRUNA BOCCHINI CAMAIANI<br />
un gruppo o consiglio pastorale laico che non mi abbia manifestato – in genere<br />
privatamente – la sua perplessità sull’assolutezza del divieto posto <strong>dal</strong>l’enciclica<br />
e da tutto il magistero <strong>nel</strong>le pronunce fino ad oggi reiterate. In genere, e ovunque<br />
<strong>nel</strong> mondo, si evita di affrontare l’argomento in pubblico o in pubbliche<br />
discussioni; in privato viene manifestata grossa perplessità quando non un totale<br />
dissenso. In altri casi difficili vi sono dissensi o incertezze che coinvolgono<br />
alcuni gruppi, anche numerosi, ma pur sempre gruppi. In questo caso invece<br />
l’area dell’incertezza, se non il dissenso, è ovunque diffusa ed è sicuramente assai<br />
più ampia anche <strong>nel</strong>l’area della perfetta fedeltà al magistero. Ed è probabilmente<br />
per questo motivo che in pratica il tema non viene più neppure discusso<br />
pubblicamente, né dai teologi né in convegni o congressi. È semplicemente ignorato.<br />
Si tratta, a mio giudizio, di un fenomeno ecclesiale anomalo che meriterebbe<br />
uno studio approfondito e documentato 86 .<br />
Recentemente il cardinal Martini ha espresso pubblicamente quel giudizio<br />
negativo sulla Humanae vitae che con Giovanni Paolo <strong>II</strong> era stato ritenuto<br />
inaccettabile: «Molte persone si sono allontanate <strong>dal</strong>la Chiesa e la<br />
Chiesa <strong>dal</strong>le persone. Ne è derivato un grave danno» 87 . Ma se alcune<br />
personalità di grande prestigio esprimono liberamente una opinione non<br />
gradita, le censure e il rigido controllo gerarchico hanno indubbiamente<br />
spento in grande misura una ricerca e un dibattito che erano molto vivaci,<br />
imponendo un clima ecclesiale di passività e di silenzio, senza che si sia<br />
modificata la condotta dei cattolici o che sia stato fermato quel processo<br />
di secolarizzazione che si voleva contrastare 88 .<br />
86.@E. Chiavacci, Lezioni brevi di bioetica, Cittadella Editore, Assisi 2000, p. 82 (<strong>dal</strong>la<br />
2 a ed. del 2003), <strong>nel</strong>le pagine successive argomenta i temi discussi relativi a «perplessità e<br />
dissensi».<br />
87.@C. M. Martini, G. Sporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme, Mondadori,<br />
Milano 2008, p. 91.<br />
88.@G. Filoramo, La Chiesa e le sfide della modernità, Laterza, Roma-Bari 2007, in<br />
particolare pp. V-45.<br />
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