Sotto forma di lettera che Aristotele in età avanzata avrebbe scritto al ...

Corpo del sovrano e «corpo» della collettività: la medicina e l’alchimia nel XIII
secolo strumenti reali e metaforici per una legittimazione del potere fondata
sulla «natura»
di Maria Gloria Vinci
Sotto forma di lettera, che Aristotele in età avanzata avrebbe scritto al suo ex allievo Alessandro
Magno, il Secretum Secretorum, un’opera di origine araba destinata ad un enorme successo presso
le élites dell’Occidente medievale del XIII sec. 1 , pone al centro della sua riflessione il corpo del
sovrano, incarnazione e metafora vivente del «corpo» della collettività.
Attorno ad esso si snoda tutta una serie di riflessioni, insegnamenti, precetti riguardanti la
conservazione della salute e il prolungamento della vita, l’estetica e l’immagine del sovrano.
La diffusione del Secretum in Occidente fu prodigiosa. «La fama del vero Aristotele, le cui opere
dilagarono in Occidente sull’onda delle invasioni arabe» 2 , non basta a fornire una spiegazione
sufficiente del suo sorprendente successo.
Il fenomeno va messo in relazione con quel generale processo di razionalizzazione che coinvolge a
partire dall’XI sec. le strutture complessive della società medievale.
Il processo di frammentazione del potere subisce un’inversione di tendenza avviandosi verso forme
politiche sempre più centralizzate e verticistiche che nella «persona» del sovrano trovano la loro
possibilità di raccordo e sintesi giuridico-istituzionale e di rappresentatività metaforico-simbolica 3 .
Il «duplice corpo del re» 4 – corpo fisico destinato a perire e corpo politico destinato a perpetuarsi –
diviene, soprattutto a partire dal XIII sec., nodo ideologico centrale attorno al quale ruotano le
riflessioni di un pensiero giuridico sempre più affinato, ma anche tutto un ampio corpus di
conoscenze scientifiche di tipo medico, igienico-dietetico, alchemico, astrologico e fisiognomico
mutuate dal mondo greco-arabo, volte a servire il sovrano nel suo benessere fisico (e il benessere
fisico del sovrano coincide con il benessere dell’intera società).
Insomma, nei secoli centrali del Medioevo, in corrispondenza di processi di ristrutturazione
assolutistica del potere, viene portata a consapevolezza ideologica e istituzionale una visione
‘fisiologica’ dello Stato attraverso un duplice processo d’‘incorporazione’: da una parte persiste la
millenaria analogia figurale di matrice platonica che assimila l’intera comunità formata da individui
ad un corpo vivente, in cui le singole parti sono essenziali e funzionali al benessere di tutto
1 La migliore edizione del Secretum Secretorum latino è contenuta in Opera hactenus inedita Rogerii Baconi, fascicolo
V, Oxford 1920, a cura di R. Steele. Per l’origine, la diffusione e l’influenza del Secretum si vedano gli interventi di M.
GRIGNASCHI, L’origine et les métamorphoses du Sirr-al ‘Asrar, in «Archives d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen
Age», 43 (1976), pp.7-112; IDEM, La diffusion du «Secretum Secretorum» (Sirr- al -‘Asrar) dans l’Europe occidentale,
in « Archives d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen Age», 47 (1980), pp.1-70; Pseudo-Aristotle, the Secret of
Secrets. Sources and influences, a cura di W. F. RYAN e C. B. SCHMITT, London 1982; il più recente intervento di S. W.
WILLIAMS, Prima diffusione del «Secretum Secretorum» in Occidente: corte papale e corte imperiale, in Federico II e le
scienze, a cura di A. Paravicini Bagliani e P. Toubert, Palermo 1994, pp. 459-474, sottolinea come la corte papale e
quella imperiale di Federico II costituirono il primo pubblico del Secretum in Occidente, a partire dal 1230 circa. Del
resto già A. PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura alla corte dei papi del Duecento, Spoleto 1991, pp.
203-221, identificava il traduttore della versione completa del Secretum con il curialista Filippo Tripolitano, nipote del
vicecancelliere della Sacra Romana Curia sotto il pontificato di Onorio III.
2 Cfr. A. MURRAY, Ragione e società nel Medioevo, Roma 1986, p. 131.
3 A. MURRAY, Ragione e società, cit., pp. 123-149, in un capitolo dedicato ad indagare i rapporti tra ragione e potere
sottolinea come, nei secoli centrali del Medioevo (XII e XIII sec. ), la ratio divenga sempre più preponderante nella
pratica del potere politico. Di qui il successo del Secretum, che per bocca di Aristotele (incarnazione stessa della
Ragione nel Medioevo) forniva consigli teorici e pratici sull’arte del governare. Si veda pure P. PRODI, Disciplina
dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra Medioevo ed età moderna, Bologna 1995.
4 L’espressione rimanda al celebre saggio di E. KANTOROWICZ, I due corpi del re, Torino 1989. L’importanza del corpo
del sovrano nel XIII sec. è sottolineata pure dall’acquisizione di un potere taumaturgico da parte dei re di Francia e
d’Inghilterra. Il rito del tocco regio, che guariva dalle scrofole, divenne una pratica consueta in Francia e in Inghilterra
solo alla metà del XIII sec. ed è da mettere in relazione con la ricerca di legittimazione da parte del potere monarchico
e con la grande rivalità franco-inglese. Si veda a questo proposito la prefazione di J. Le Goff a M. BLOCH, I re
taumaturghi, Torino 1989, pp. XIII-XLVI. Su queste problematiche si vedano pure gli interventi più recenti di S.
BERTELLI, Il corpo del re. Sacralità del potere nell’Europa medievale e moderna, Firenze 1990 e di A. CAVARERO, Corpo
in figure. Filosofia e politica della corporeità, Milano 1995, pp. 113-137.

l’organismo, ma si dispongono in modo gerarchico secondo un asse alto-basso che privilegia la
testa-ragione (conformemente ad una concezione logocentrica della politica che culmina in
Platone); dall’altra la fictio dei due corpi del re permette un’incarnazione ancora più forte del
potere nel solo corpo del sovrano, innescando processi di metaforizzazione del linguaggio della
politica nei quali le nuove «scienze» della medicina e dell’alchimia, da poco riscoperte
nell’Occidente cristiano, giocano un ruolo fondamentale 5 .
Quale sovrano nell’Occidente medievale del XIII sec. non avrebbe scorto il nesso che legava
politica e medicina come aspetti di uno stesso potere?
Esemplata sull’analogia del corpo umano, la metafora del ‘corpo collettivo’ del re permetteva
d’includere all’interno del suo assetto figurale una patologia e una terapeutica ‘politica’ organizzate
attorno alle corrispondenze concettuali: salute/ordine, malattia/disordine. Tra politica e medicina si
stabilisce un proficuo scambio metaforico: la patologia umorale galenica, con la concezione della
salute come equilibrio di umori e viceversa della malattia come loro squilibrio, consentiva la
creazione di un dispositivo ideologico di difficile disinnesco che legittimava l’immobilità e la
gerarchia dell’ordine feudale medievale non più soltanto su basi teologiche (la concezione
cristiana del monarca concepiva il rex come imago Dei all’interno di un sistema gerarchico la cui
teoria è costituita sin dall’Alto Medioevo dalla teologia di Dionigi Areopagita), ma anche sulla base
di una ‘fisiologia’ 6 fondata sui concetti di «giusto mezzo» e «misura» che devono guidare il
regimen di vita dei singoli così come quello dell’intera società 7 .
Di qui si spiega il successo del Secretum, che per bocca di Aristotele intrecciava un discorso
propriamente politico-pedagogico sull’arte di governare (qualità e virtù che debbono
contraddistinguere il buon re, scelta dei ministri, uso delle ricchezze, ecc.) con norme e prescrizioni
igienico-mediche, miranti a salvaguardare la salute del corpo e il benessere fisico del suo illustre
discepolo Alessandro Magno.
Il Secretum, «letto in circoli politici di ogni livello, alti e bassi, compresi quelli dei principi» 8 , servì
in Occidente come guida pratica all’arte del governare, ispirando la redazione di Regimina
principum, veri e propri manuali di comportamento etico-politico per l’ottimo principe cristiano 9 .
L’opera pseudo-aristotelica dovette costituire altresì un modello di riferimento anche per i
Regimina sanitatis, preziosi vademecum volti a fornire numerose minuziose regole igieniche,
dietetiche e farmacologiche per il mantenimento e la conservazione della salute, indirizzate di solito
a sovrani e potenti 10 . Infatti, per quanto in seguito il genere conoscesse larga divulgazione tra le
classi borghesi e popolari, il Regimen sanitatis ebbe un legame privilegiato con gli ambienti di
corte.
5 Al tempo della lotta tra Filippo il Bello ed il papa Bonifacio VIII, la libellistica papale identificò il papa con la testa
della Cristianità; come risposta i sostenitori del re francese identificarono il re con il cuore, sostenendo la superiorità del
cuore, produttore e regolatore del sangue, sulla testa, che comanderebbe soltanto il sistema nervoso.
6 Dal XII al XVI secolo la concezione della regalità si trasforma desacralizzandosi: pur tendendo a diventare un rex
legibus solutus, «il re deve sottomettersi alle due grandi invenzioni del XII secolo, la ragione e la natura. Egli diventa
un signore per diritto di natura e il suo governo deve essere guidato dalla ragione». Cfr. J. LE GOFF, Il re nell’Occidente
medievale, Roma-Bari 2006.
7 Marsilio da Padova (1275-1343), famoso per aver fornito nel suo Defensor pacis una teoria dello stato che influenzò il
tardo Medioevo e la prima età moderna, fu anche medico e collegò esplicitamente la salute del corpo alla «pace», nel
senso di armonia ed integritas, necessario fondamento della collettività.
8 A. MURRAY, Ragione e società, cit., p. 131.
9 R. Steele, nell’introduzione alla sua edizione del Secretum, in Opera hactenus inedita Rogerii Baconi, cit., p. XXVI,
sostiene che il De regimine principum di Egidio Colonna è chiaramente fondato sul Secretum Secretorum.
10 Sui Regimina sanitatis nel Medioevo: P.GIL SOTRES, Le regole della salute, in Storia del pensiero medico occidentale,
a cura di M.D. Grmek, vol. I, Bari 1993, pp. 398-438; H. SCHIPPERGES, Il giardino della salute, cit., soprattutto le pp.
221-256. Su un particolare aspetto dei Regimina sanitatis, quello dell’alimentazione: A. M. NADA PATRONE, L’evoluzione
storica del concetto di dietetica. Problemi e aspetti di una ricerca, in Alimentazione e salute, a cura di S. Canepari,
C.Maltoni, F. Saccani, Bologna 1986, pp. 7-24, in particolare alle pp. 15-17 per quanto riguarda il Medioevo; M. WEISS-
AMER, Food and drink in Medical-Dietetic «fachliteratur» from 1055 to 1400, in Dissertation abstracts international
abstracts of dissertations available in microfilm or as xerographic reproductions, Ann Arbor, Mich.1990, 1673-A.

Secondo la ricostruzione di P. Gil Sotres, il Regimen sanitatis appare come genere letterario nuovo
della trattatistica medica occidentale nella seconda metà del XIII sec 11 . e i primi nomi legati alla
nascita del genere, Giovanni da Toledo 12 , Aldobrandino da Siena 13 , Pietro Ispano e Arnaldo da
Villanova, furono medici di pontefici e di sovrani illustri.
Se il fenomeno della cura corporis doveva coinvolgere in misura maggiore o minore tutte le corti
sovrane europee, è la corte papale il punto di snodo ideologico di questa nuova politica della
«corporeità» che s’impone nel XIII secolo: il corpo del papa diviene il centro reale e simbolico di
una complessa elaborazione metaforica, rituale ed estetica che influenzerà la teoria e la pratica della
politica anche nei secoli successivi.
Se un’ inveterata tradizione storiografica ha per lungo tempo fornito l’immagine di una curia papale
come il luogo per eccellenza della censura e dell’oscurantismo culturale – immagine certamente
legata alle celebri condanne pontificie contro Aristotele 14 – i recenti studi di Paravicini-Bagliani 15 ci
mostrano come in realtà le nuove scienze della natura, mutuate dal mondo greco-arabo, fossero
penetrate e profondamente radicate tra le élites curiali e facessero parte integrante della nuova
‘immagine’ del potere pontificio.
Contestualmente ai processi di ricomposizione unitaria delle strutture politiche della società
medievale del XIII sec., anche la Chiesa di Roma si organizza – proseguendo un secolare processo
di imitatio imperii – in un formidabile apparato burocratico-amministrativo dotato di un’ ingente
forza finanziaria e supportato da un sapere giuridico e teologico le cui riflessioni sono ormai tutte
rivolte alla costruzione di una monarchia pontificia, in cui il papa si configura sempre di più come
un sovrano assoluto.
Anche la natura del potere papale muta in profondità nel XIII sec.
Il papa diviene immagine vivente di Cristo sulla terra – il titolo di vicarius Christi si afferma ormai
nella riflessione teologica e canonistica – e «incarnazione» della Chiesa 16 . Sulla base della dottrina
11 In realtà principi di dietetica e regole per la conservazione della salute si trovano già inserite in opere di medici legati
alla scuola medica di Salerno e rispondono al carattere prevalentemente difensivo e preventivo del pensiero medico
antico e medievale (nella Practica del magister Bartolomeo di Salerno si dice: «melius et certius fieri potest sanitatem
presentem custodire, quam amissam recuperare»). Essi tuttavia non costituiscono un genere a sé stante. Alla Scuola
medica di Salerno è legato inoltre uno dei più popolari libri d’igiene del tardo Medioevo: il Regimen sanitatis
Salernitanum, che è una somma di precetti compendiati in 362 versi. In realtà si tratta di un’opera stratificata redatta in
diversi periodi, la quale secondo K. Sudhoff, non è abbastanza antica per essere attribuita alla scuola salernitana di
medicina, senza contare che la sua diffusione nel Medioevo fu di gran lunga inferiore che nei secoli successivi. Sulla
scuola medica di Salerno: P.O. KRISTELLER, Studi sulla scuola medica salernitana, Napoli 1986; La scuola medica
salernitana, a cura di M. Pasca, Napoli 1988.
12 Giovanni da Toledo, di origini inglesi, dapprima monaco cistercense, fu in seguito un importante cardinale della
Chiesa di Roma, dove visse per circa 60 anni. Teologo, medico e alchimista, egli godette tra i contemporanei persino
della fama di astrologo, profeta e negromante. La ricostruzione più completa della personalità di Giovanni da Toledo
è contenuta in H. GRAUERT, Meister Johann von Toledo, in Sitzungsberichte der konigl. Bayer. Akademie der
Wissenschaften (Philos.- Philol. Hist. Classe am 6 Mai 1899), München 1901; è stata successivamente ampliata e
integrate da A. PARAVICINI BAGLIANI, Cardinali di curia e «familiae» cardinalizie dal 1227 al 1254, Padova 1972, pp.
228-255.
13 Aldobrandino da Siena, medico presso la corte della contessa Beatrice di Provenza, intrattenne probabilmente rapporti
con la corte di Federico II e con la corte di Luigi IX di Francia. Aldobrandino è l’autore di un De Regimine sanitatis in
francese, noto nei manoscritti come Le Régime du corps. Nel 1310 il trattato fu volgarizzato dal notaio fiorentino
Zucchero Bencivenni e conobbe grande successo in Italia. È evidente l’influenza del Secretum Secretorum.
14 Nel 1210 un concilio provinciale di Parigi vietò in questa università qualsiasi insegnamento della dottrina aristotelica.
Nel 1215 venne confermato il divieto per la fisica e la metafisica. Nel 1231 Gregorio IX dichiarò nella Parens
scientiarum: «I libri naturali di Aristotele non saranno usati a Parigi, finché non siano stati esaminati e liberati da ogni
sospetto di errore». Si veda a questo proposito M. GRABMANN, I divieti ecclesiastici di Aristotele sotto Innocenzo III e
Gregorio IX, Roma 1941.
15 A. PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura, cit.; IDEM, Il corpo del papa, Torino 1994; IDEM, Il trono di
Pietro, Roma 1996, pp. 27- 43; IDEM, La vita quotidiana alla corte dei papi nel Duecento, Bari 1996.
16 Da Innocenzo III in poi soltanto il papa sarà detto in Occidente Vicarius Christi. Per la storia del titolo di Vicarius
Christi : M. MACCARRONE, Vicarius Christi. Storia del titolo papale, Roma 1952. Il progressivo avvicinamento della
figura del papa a Cristo ebbe implicazioni ecclesiologiche di notevolissima portata. Intorno al 1300, Egidio Romano
affermerà: «Il Sommo pontefice che dirige il vertice della Chiesa… può essere detto la Chiesa». Anche il famoso

cristologica, secondo la quale Cristo ha due corpi in una sola persona – il proprio individuale corpo
fisico in carne ed ossa, immolato sulla croce e il corpo mistico della dottrina paolina ossia l’
ecclesia – anche il papa, vicario di Cristo sulla terra, ha due corpi: un corpo personale destinato a
perire e un corpo collettivo, immortale, destinato a perpetuare la perennità istituzionale della
Chiesa 17 .
Se il papa «è» la Chiesa, il suo corpo, nel quale si riconosce e s’identifica il «corpo» stesso della
Cristianità, merita le massime cure e la sua esistenza va prolungata il più possibile, perché la sua
salute determina il buon andamento e l’esistenza stessa della Chiesa.
La medicina e l’alchimia, che conoscono una larga diffusione negli ambienti della curia papale del
XIII secolo, divengono i nuovi strumenti terapeutici al servizio del corpo del papa attorno a cui
ruota ormai l’intera cristianità.
Le fonti duecentesche permettono di rintracciare più di 70 medici al servizio dei papi per tutto il
XIII sec. Alcuni di essi sono tra i medici più famosi del tempo. Pietro Ispano (1226-1277), autore
delle Summulae logicales, uno dei più noti trattati di logica medievale, visse per 15 anni presso la
curia papale prima di essere eletto papa con il nome di Giovanni XXI. Il suo nome è legato ad
alcuni dei più importanti trattati igienico-medici del tempo. Nell’estate del 1301 Bonifacio VIII
rinchiuse il famoso medico Arnaldo da Villanova 18 nel castello di La Scurcola, imponendogli di
scrivere un trattato De regimine sanitatis. Il pontificato di Bonifacio VIII segna il culmine «di una
spasmodica celebrazione del corpo, della ricerca di un’integrità fisica e fisionomica, nell’al di qua
come nell’al di là» 19 .
Una così esplicita aspirazione alla cura corporis rinvia a nuove sensibilità e atteggiamenti culturali
e mentali nei confronti del corpo che esulano dal tradizionale pessimismo cristiano del contemptus
mundi. Il raffinamento dei costumi e il miglioramento delle strutture igienico-sanitarie consentono
sicuramente una maggiore cura di sé e del proprio corpo, all’interno di una crescente
«civilizzazione del quotidiano», che coinvolge globalmente la società del XIII secolo.
D’altra parte il fenomeno va certamente messo in relazione con la disponibilità di nuovi testi di
medicina e di scienza del corpo, di origine greco-araba, con i quali l’Occidente entra in contatto già
a partire dalla seconda metà dell’XI secolo.
Ma non solo gli strumenti medici e terapeutici di tradizione galenica contenuti nei Regimina
sanitatis dovettero interessare pontefici e cardinali. Anche l’aspirazione alla longevità e all’eterna
assioma Ubi papa, ibi Roma creato dall’Ostiense presuppone un assorbimento totale della Chiesa di Roma nella persona
del papa.
17 E. KANTOROWCZ, I due corpi, cit., pp. 166-177, sostiene che «in questa nuova teorizzazione dei due corpi del Signore –
il corpo naturale e quello mistico di Cristo, il personale e il sovrapersonale, l’individuale e il collettivo – ci sembra di
riconoscere il precedente più preciso dei due corpi del re». Il Kantorowcz sottolinea come, parallelamente al diffondersi
nel pensiero politico occidentale del XII e XIII sec. delle dottrine sulla struttura corporativa e organica della società, si
realizzò l’evoluzione ecclesiologica del significato di corpus mysticum da un ambito liturgico-religioso (originariamente
designante il sacramento dell’altare) ad un ambito politico-laico, passando ad indicare il corpo entificato della Chiesa,
anche nei suoi aspetti istituzionali e giuridici.
18 La notizia è riportata da PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura, cit., pp. 254-255. Dopo aver letto il
trattato di Arnaldo alla presenza di alcuni cardinali, Bonifacio VIII avrebbe esclamato: «Iste homo maior clericus mundi
est et hoc fatemur et adhuc per nos non cognoscitur». Su Arnaldo da Villanova esiste una corposa bibliografia. A titolo
orientativo: R. MANSELLI, Arnald von Villanova, in Lexicon fuer Theologie und Kirche, p. 994; IDEM, Arnaldo da
Villanova, diplomatico, medico, teologo e riformatore religioso alle soglie del secolo XIV, in «Humanitas», 8 (1953),
pp. 268-279; IDEM, Arnaldo da Villanova e i papi del suo tempo tra religione e politica, in «Studi romani», 7 (1959), pp.
146-161.
19 L’integrità corporea è al centro di una celebre decretale promulgata da Bonifacio VIII il 27 settembre 1297, che
vietava lo smembramento del cadavere ai fini di un più agevole trasporto della salma: la Detestande feritatis. Paravicini
Bagliani mette in rapporto le disposizioni della Detestande feritatis con i testamenti dei cardinali italiani, i quali
diversamente dai cardinali francesi rinunciano ad una sepoltura a lunga distanza, pur di non incorrere nella difficoltà di
un trasporto e nei rischi di uno smembramento del cadavere. Sugli interessi di Bonifacio VIII per la medicina, la
prolongatio vitae, il culto del corpo e della propria immagine, fondamentali sono gli studi di A. PARAVICINI BAGLIANI,
Medicina e scienze della natura, cit., pp. 329-361; IDEM, Il corpo del papa, cit., pp. 300-348.

giovinezza, che era vissuta nella cultura occidentale sotto forma di miti e di leggende, dovette
affascinare la corte papale del XIII sec 20 .
Il Secretum potè costituire ancora una volta un modello di riferimento. Aristotele istruiva il suo
illustre discepolo Alessandro Magno anche su alcuni aspetti di quelle scienze occulte come
l’astrologia, l’alchimia, la fisiognomica che erano ritenute necessarie ad un sovrano, che avesse
voluto fondare la propria legittimazione al potere sull’ordine naturale. Nel Secretum trovavano
ampio spazio tematiche riguardanti la prolongatio vitae e il ringiovanimento del corpo.
Tra la fine del 1267 e il 1268 Ruggero Bacone 21 – profondamente influenzato dalle riflessioni sul
Secretum – inviava in gran segreto a Clemente IV tre scritti (l’Opus minus, l’Opus maius, l’Opus
tertium) contenenti importanti affermazioni sul ringiovanimento del corpo e il prolungamento della
vita. Egli inseriva queste conoscenze all’interno di un progetto più vasto di riforma dell’intera
società cristiana.
Bacone saldava l’esigenza di un profondo rinnovamento del sapere (in cui le nuove «scienze
sperimentali» e in particolare l’alchimia avrebbero dovuto rivestire un ruolo di primo piano) con la
prospettiva millenaristico-escatologica di una trasformazione e rifondazione dell’ordine sociale e
politico in cui il papa ( il papa angelico) avrebbe dovuto rivestire il ruolo di guida e di artefice della
riedificazione del mondo.
Il «visionario profeta» francescano era uno dei primi autori occidentali a parlare dell’oro
alchemico come «medicina» dei metalli (in grado cioè di purificare e trasformare i metalli vivi in
oro e argento purissimi e, quindi, di produrre ricchezze inesauribili da usarsi contro i nemici della
cristianità) e «medicina» del corpo umano (capace di eliminare le alterazioni del corpo umano, fino
al punto di prolungarne la vita).
L’oro potabile era uno strumento alchimistico «destinato a radicarsi con forza nella coscienza
culturale europea fino a diventare l’elixir per eccellenza, il principale veicolo sul quale si
concentrarono per secoli e fino al XVIII sec. le aspirazioni occidentali ad un’estensione della
propria vita e ad un ringiovanimento del corpo» 22 .
Presso la corte papale del XIII secolo troviamo, inoltre, i nomi di due cardinali, Giovanni da
Toledo e Ugo da Evesham, legati alla tradizione delle «acque medicinali» 23 , che venivano prodotte
20 Per le problematiche relative alla prolongatio vitae: G.J. GRUMAN, A history of ideas about the prolongation of life.
The evolution of prolongevity. Hipothesis to 1800, in «Transactions of the American Philosophical Society», 56/9
(1966), pp.1-102; J. NEEDHAM, Il concetto di elixir e la medicina su base chimica in Oriente e in Occidente, in «Acta
medicae historiae patavina», 19 (1972-1973), pp. 9-41; PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura, cit., pp.
327-361; IDEM, Il corpo del papa, cit., pp. 300-316; per quanto riferite ad un periodo successivo, osservazioni
fondamentali sono contenute in M. PEREIRA, Un tesoro inestimabile. Elixir e prolongatio vitae nell’alchimia del
Trecento, in «Micrologus», 1(1992), pp. 161-187.
21 Su Ruggero Bacone (1210-1292) assai numerosi sono i riferimenti bibliografici. A titolo orientativo: F. ALESSIO,
Introduzione a Ruggero Bacone, Bari 1985. Nelle opere inviate a Clemente IV, Bacone affronta, per la prima volta
nell’Occidente medievale, un discorso volutamente scientifico e razionale sulla prolongatio vitae, tale da costituire una
vera e propria «teoria del corpo» e della sua sopravvivenza. La novità fondamentale apparsa in Occidente nel XIII sec.
fu, infatti, la riscrittura del mito della prolongatio vitae su basi naturalistico-scientifiche e la diffusione di teorie e
pratiche dell’elixir allora sconosciute in Occidente. Uno dei primi esempi di trattazione scientifica del problema della
vecchiaia e del prolungamento della vita sarebbe rappresentato dal De retardatione accidentium senectutis, forse il più
antico trattato dell’intera letteratura medica rivolto interamente al problema di come ritardare la vecchiaia. Non a caso
il trattato, scritto nella prima metà del XIII sec., appare legato all’ambiente curiale. La più antica versione del trattato è,
infatti, destinata ad Innocenzo IV.
22 PARAVICINI BAGLIANI, Medicina e scienze della natura, cit., pp. 347, 348.
23 Nel ms. Clm 405 della Staatsbibliothek di Monaco si legge a fol.101: «Ad conficiendam aquam gloriosam benedictam
et laudabilem que vocatur mater balsami et secretum omnium secretorum que est aqua fortissima multarum virtutum
quam magister Johannes de Toletano cardinalis doctor decretorum per studiosam investigationem confecit».
Quest’acqua avrebbe la capacità di «confortare» la memoria, di arrestare i processi di corruzione e putrefazione e
addirittura di rendere fertili donne infertili, «et multas habet alias virtutes inestimabiles et effectus laudabiles». Nel ms.
1246 della Biblioteca Riccardiana di Firenze e nel ms. Clm 480 di Monaco si trova inserito, dopo il Regimen sanitatis
attribuito al magister Johannes de Toleto, un trattato sulla preparazione di una aqua balsami, che è sostanzialmente lo
stesso del ms. Clm 405 di Monaco. Alle acque medicinali si riallaccia per certi aspetti anche la «quinta essenza» del
francescano spirituale Giovanni da Rupescissa. Nel suo De consideratione quintae essentiae, composto verso il

mediante distillazione di vegetali e avrebbero avuto la miracolosa proprietà di guarire ogni genere
d’infermità e di malattia. Il Wilson 24 individua per queste acque una matrice gnostico-catara: esse
avrebbero avuto in origine il significato religioso-iniziatico di acque battesimali, che servivano a
liberare e a purificare l’adepto da tutte le infermità dell’anima che ostacolavano l’accesso alla
gnosis. In seguito esse assunsero un significato medico-terapeutico legato più concretamente alla
cura del corpo.
Regimina sanitatis, oro potabile, acque medicinali: gli ambienti curiali del XIII sec. sembrano legati
ad alcune delle più importanti novità scientifiche riguardanti la conservazione della salute e il
prolungamento della vita, che penetrate in Occidente per canali di mediazione ancora da scoprire,
esercitarono un indubbio fascino sulle élites politiche occidentali e conobbero largo successo anche
nei secoli successivi.
Una così complessa trama di interessi corporei rinvia ad una presa di coscienza di ordine
istituzionale da parte della Chiesa di Roma.
Nel XIII sec. la Chiesa di Roma si pone a guida dell’Occidente, in un progetto di riassunzione
unitaria e assolutistica dell’intera cristianità nella persona del pontefice.
L’Occidente minaccia di disgregarsi. Antichi e nuovi pericoli incombono sulla cristianità
occidentale e ne minacciano l’assetto unitario: l’universitas christianorum viene frammentata dal
costituirsi delle compagini nazionali e la crisi del sistema feudale scopre l’emergere di nuove classi
sociali e di nuovi centri di potere. La lotta mortale tra i due poteri universali, Chiesa e Impero, per
l’egemonia sulla Cristianità, si conclude con l’esautorazione del secondo, lasciando sola la sede
apostolica a perseguire l’attuazione del programma di un’unica respublica christianorum,
ricondotta e rinnovata sotto l’assoluta potestà pontificia e in grado di opporsi alle terribili minacce
di musulmani e Mongoli che premono ai confini dell’occidente cristiano 25 .
É proprio in quest’epoca di tensioni e lacerazioni che il progetto alchemico di ‘purificazione’ e di
‘liberazione’ della natura si salda con particolare intensità alle istanze politico-riformistiche,
particolarmente vive negli ambienti francescano-gioachimiti 26 .
Attorno al pontefice si addensano timori e speranze di una renovatio reipublice cristiane.
Nel mondo tormentato dell’aetas decrepita, il papa sarebbe stato l’artefice di una salutare
riedificazione del mondo, per mezzo della quale l’umanità tutta sarebbe stata rinnovata e ricondotta
in unità sotto la guida del vicario di Cristo.
1351-1352, Rupescissa insegna a preparare la «quinta essenza» dal vino e poi ad estrarre mediante essa l’essenza di
numerose altre sostanze, vegetali soprattutto, e ad applicare i farmaci così preparati ad una serie d’infermità, che
vengono elencate secondo lo schema medico classico a capite ad calces.
24 C.A. WILSON, Philosophers, Iosis and Water of Life, in «Proceedings of the Leeds Philosophical ad Literary Society
(Literary and Historical Section)», 19/V (1984), pp. 1-113; G. D. LU, D. NEEDHAM, J. NEEDHAM, The coming of the
ardent water, in «Ambix», 19 (1972), pp. 69-112.
25 D. BIGALLI, I Tartari e l’Apocalisse. Ricerche sull’escatologia in Adamo Marsh e Ruggero Bacone, Firenze 1971;
L’attesa dell’età nuova nella spiritualità della fine del Medioevo, Atti del III convegno del Centro di studi sulla
spiritualità medievale, Todi 1962.
26 L’alchimia si presenta come arte della trasformazione da una materia grezza ad una materia sublimata e resa perfetta.
La trasformazione della materia si configura come un progetto di «redenzione» della Natura (e dell’uomo parte della
Natura) dai forti connotati utopico-profetici. Per gli alchimisti la pietra filosofale/elixir, che essi cercano di ottenere
mediante complessi processi di laboratorio, è la «medicina» in grado di guarire ad un tempo metalli, uomini, società. Di
qui la convergenza tra alchimia e movimento millenaristico-gioachimita nella prospettiva di un’utopica renovatio di
Chiesa e società. Come per Ruggero Bacone, anche per Arnaldo da Villanova le ricerche nel campo della medicina e
dell’alchimia si saldavano ad un progetto di riforma religiosa, strettamente collegato alle idee sull’imminente venuta
dell’Anticristo: C. CRISCIANI, Note sull’alchimia francescana nel XIII sec., in Atti del XXV Congresso nazionale di
filosofia, Società filosofica italiana, Roma 1980, pp. 214-220; Arnaldo da Villanova e l’alchimia. Un’indagine
preliminare, in Actes de la I Trobada internacional d’estudios sobre Arnau de Vilanova, a cura di J. Perarnau, Institut
d’Estudios Catalans, Barcelona 1995, vol. II, pp. 95-174. L’intreccio di competenza naturalistico- scientifica e di ansia
religioso-riformista si ritrova anche in epoca successiva nel francescano spirituale Giovanni da Rupescissa. Ben noto
per le sue opere profetiche e per la sua accesa partecipazione alle vicende del tempo, Giovanni nel De consideratione
quintae essentiae dichiarava espressamente che era sua intenzione quella di fornire ai confratelli una dottrina che
permettesse loro la preparazione di un farmaco meraviglioso ed arcano, in grado di porre rimedio a tutte le malattie e di
mantenere il corpo sano e giovane.

Il papa avrebbe guidato con lo spirito ma anche con il corpo ( come capo politico ed eventualmente
militare ) la battaglia finale contro le forze dell’Anticristo.
Gli strumenti terapeutici della medicina e dell’alchimia avrebbero assicurato salute e longevità al
corpo di un uomo, «nel quale si riassumeva la Chiesa e tutto il senso della sua storia».
In un mondo allucinato e sconvolto, che mostrava le profonde incrinature di una società al tramonto
e disposto a leggere negli eventi contemporanei i segni incalzanti della fine dei tempi, l’alchimia e
la medicina divenivano strumenti reali e simbolici di una historia salutis, che abbracciava ad un
tempo i destini terreni e ultraterreni dell’umanità.