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Microbiologia industriale - Kataweb

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Il più antico disegno noto della struttura di un ammasso di cellule di lievito si trovava inserito in<br />

una lettera inviata da Anton van Leeuwenhoek nel 1680 a Thomas Gale, a quel tempo segretario<br />

della Royal Society di Londra. Esaminando un campione di birra fredda con il suo primitivo<br />

microscopio, van Leeuwenhoek notò una grande quantità di piccole particelle. «Alcune di questescrisse<br />

poi (in latino) - mi sembravano del tutto rotonde, altre erano irregolari e alcune erano più<br />

grandi delle altre e sembravano consistere di due, tre o quattro delle particelle suddette legate<br />

insieme. Altre ancora consistevano di sei globuli e questi ultimi formavano un globulo unico di<br />

lievito... Allo scopo di rappresentare visivamente questa combinazione presi sei palline di cera e le<br />

unii insieme come nella figura 1, le sistemai e le disegnai in modo che si potessero vedere tutte e sei<br />

contemporaneamente. Successivamente schiacciai queste palline tra le mani così che assunsero la<br />

forma mostrata nella figura 2, poiché immagino che il risultato ottenuto facendo rotolare le palline<br />

di cera tra le mani per comprimerle sia quasi lo stesso che si ha nella fermentazione della birra.»<br />

Nonostante van Leeuwenhoek non sia mai stato in grado di distinguere effetfivamente le sei<br />

cellule che costituivano il globulo più grande, riferì che le sue osservazioni, interpretate alla luce<br />

dei modelli di cera «erano per me tanto chiare come se avessi davanti agli occhi una piccola bolla<br />

trasparente piena di sei bolle più piccole.» Quello che vide (con un ingrandimento valutato in circa<br />

125 diametri) era probabilmente un aggregato di cellule di lievito riprodottesi rapidamente.<br />

Louis Pasteur nel suo studio classico del XIX secolo sulla fermentazione della birra fece ricerche<br />

su vari microrganismi responsabili del deterioramento della birra. Questo disegno composito, che<br />

mostra i principali contaminanti microbici della birra e del mosto di malto, è riprodotto dall'edizione<br />

originale francese del 1876 del suo libro Etudes sur la bière, ses maladies, causes qui les<br />

provoquent. Procédés pour la rendre inaltérable, aree une théorie nouvelle de la fermentation. Fu<br />

nel corso di questo lavoro che Pasteur dimostrò l'esistenza di vita microbica anaerobia, ossia in<br />

assenza d'aria. Le particelle più grandi e di forma più simile a quella globulare sono lieviti.<br />

1819<br />

Tour e i tedeschi Theodor Schwann e<br />

Friedrich Traugott Mitzing, avevano<br />

proposto indipendentemente che i prodotti<br />

della fermentazione, soprattutto<br />

etanolo (alcool etilico) e anidride carbonica,<br />

fossero creati da una forma microscopica<br />

di vita. Questa idea venne aspramente<br />

osteggiata dai chimici più autorevoli<br />

del tempo (uomini come Rins Jakob<br />

Berzelius, Justus von Liebig e Friedrich<br />

Wòhler) i quali sostenevano che la fermentazione<br />

fosse puramente una reazione<br />

chimica e che il lievito presente nel<br />

brodo di fermentazione fosse materia in<br />

decomposizione priva di vita.<br />

A Pasteur occorsero quasi vent'anni -<br />

dal 1857 al 1876 - per dimostrare che<br />

l'ipotesi sostenuta dai chimici non era valida.<br />

Era stato chiamato in causa dai distillatori<br />

di Lille perché scoprisse come mai il<br />

contenuto dei loro tini di fermentazione<br />

diventasse acido ed egli notò al microscopio<br />

che il brodo di fermentazione conteneva<br />

non solo cellule di lievito, ma anche<br />

batteri che potevano produrre acido lattico.<br />

In questo ventennio, il suo maggior<br />

contributo fu quello di stabilire che ogni<br />

tipo di fermentazione era mediato da un<br />

microrganismo specifico. Inoltre, in uno<br />

studio intrapreso per determinare come<br />

mai la birra francese fosse inferiore a<br />

quella tedesca, dimostrò l'esistenza di vita<br />

puramente anaerobia, cioè in assenza<br />

d'aria.<br />

na delle idee centrali di Pasteur, ossia<br />

U che ogni fermentazione fornisce<br />

energia alla specie che la compie, portò,<br />

nel 1897 alla scoperta accidentale, da parte<br />

del tedesco Eduard Buchner, che il<br />

metabolismo poteva aversi senza cellule.<br />

Buchner trovò che un estratto di lievito<br />

fatto macerare e poi filtrato, in modo che<br />

le cellule integre venissero eliminate,<br />

conservava la capacità di convertire lo<br />

zucchero in alcool.<br />

All'importante lavoro di Buchner fecero<br />

seguito notevoli progressi nella ricerca<br />

biochimica di base, ma solo poche delle<br />

nuove conoscenze vennero applicate nella<br />

pratica della fermentazione <strong>industriale</strong><br />

fino alla prima guerra mondiale. Da parte<br />

germanica diventò presto urgente disporre<br />

di glicerolo per la fabbricazione di<br />

esplosivi. Il blocco navale britannico impediva<br />

l'importazione di oli vegetali, la<br />

materia prima comunemente usata per la<br />

produzione di glicerolo. Diversi anni prima<br />

Carl Neuberg, un biochimico tedesco,<br />

aveva approfondito un'osservazione di<br />

Pasteur secondo la quale nella fermentazione<br />

alcoolica si producevano generalmente<br />

piccole quantità di glicerolo. Studiando<br />

il fenomeno Neuberg scoprì che,<br />

aggiungendo bisolfito di sodio al tino di<br />

fermentazione, si favoriva la produzione<br />

di glicerolo a spese dell'etanolo. Anche se<br />

a questa scoperta prebellica venne al<br />

momento riservato un interesse puramente<br />

accademico, i tedeschi l'applicarono<br />

ben presto nella fermentazione a livello<br />

<strong>industriale</strong> ottenendo un rendimento di<br />

1000 tonnellate di glicerolo al mese.<br />

Da parte britannica era necessario l'acetone<br />

per la produzione di munizioni. In<br />

risposta a questa necessità Chaim Weizmann,<br />

un chimico di origine russa, mise a<br />

punto la fermentazione acetone-butanolo<br />

(acetonbutilica) che viene attuata dal batterio<br />

anaerobico Clostridium acetobutylicum.<br />

(Weizmann divenne in seguito il<br />

primo presidente di Israele.) Alla fine della<br />

prima guerra mondiale il processo tedesco<br />

per la produzione del glicerolo uscì<br />

di scena, ma quello della fermentazione<br />

acetonbutilica rimase per molti anni una<br />

fonte importante di acetone fino al momento<br />

in cui fu sostituito dai processi basati<br />

sul petrolio. È stato il primo processo<br />

di fermentazione su grande scala per il<br />

quale si sono dovuti risolvere problemi di<br />

contaminazione da parte di altri batteri e<br />

di batteriofagi (virus che infettano i batteri).<br />

Per la prima volta si dovette ricorrere<br />

nei fermentatori industriali a metodi di<br />

coltura pura, un'esperienza che doveva<br />

dimostrarsi preziosa negli anni quaranta<br />

quando ebbe inizio l'era degli antibiotici.<br />

Per migliaia di anni formaggio, carne e<br />

pane ammuffiti erano stati impiegati nella<br />

medicina popolare per curare le ferite. Fu<br />

solo, però, nel decennio 1870-1880 che<br />

Tyndall, Pasteur e William Roberts, un<br />

medico inglese, osservarono direttamente<br />

gli effetti antagonisti di un microrganismo<br />

su un altro. Pasteur, con la sua caratteristica<br />

lungimiranza, suggerì che il fenomeno<br />

poteva avere potenzialità terapeutiche.<br />

Nei successivi 50 anni si sperimentarono<br />

come farmaci varie preparazioni<br />

microbiche, ma erano o troppo tossiche<br />

o inattive negli animali viventi. Finalmente<br />

nel 1928 Alexander Fleming<br />

notò che la muffa Penicillium notatum<br />

uccideva le colture del batterio Staphylococcus<br />

aureus quando, accidentalmente,<br />

contaminava le piastre di coltura. Dopo<br />

aver fatto crescere la muffa in un mezzo<br />

liquido e separato il fluido dalle cellule,<br />

egli trovò che il liquido privo di cellule<br />

poteva inibire molte specie di batteri. All'ingrediente<br />

attivo del liquido Fleming<br />

diede il nome di penicillina, ma subito<br />

dopo sospese le ricerche sulla sostanza.<br />

Tentativi per isolare la penicillina furono<br />

fatti negli anni trenta da molti chimici<br />

inglesi, ma l'instabilità della sostanza frustrava<br />

i loro sforzi. Nel 1939, infine, uno<br />

studio avviato all'Università di Oxford da<br />

Howard W. Florey, Ernst B. Chain e dai<br />

loro colleghi portò alla preparazione di<br />

una forma stabile di penicillina e alla<br />

dimostrazione della sua notevole attività<br />

antibatterica prima negli animali da esperimento<br />

e poi nell'uomo. Florey e il suo<br />

collega Norman Heatley compresero che<br />

la situazione nell'Inghilterra del tempo di<br />

guerra non era la più adatta per lo sviluppo<br />

di un processo <strong>industriale</strong> per la produzione<br />

di antibiotici e, così, nel 1941 si<br />

trasferirono negli Stati Uniti a cercarvi<br />

appoggio. Con l'aiuto del Dipartimento<br />

dell'agricoltura e di molte case farmaceutiche<br />

americane la produzione di penicillina<br />

dal Penicillium chrysogenum divenne<br />

presto una realtà.<br />

La penicillina, che segnò l'inizio dell'era<br />

degli antibiotici, fu seguita molto presto<br />

dalle scoperte di Selman A. Waksman,<br />

un microbiologo del suolo che la-<br />

Questo ritratto di Pasteur fu eseguito nel 1884 in occasione di una sua visita a Copenaghen.<br />

Pasteur, che morì nel 1895, aveva a quel tempo 61 anni. La fotografia, eseguita da J. Petersen &<br />

Son, è ora conservata negli archivi del Museo Pasteur che fa parte dell'Istituto Pasteur di Parigi.<br />

vorava alla Rutgers University. Grazie<br />

alle sue ricerche si ottennero dagli attinomiceti<br />

molti antibiotici nuovi, di cui il<br />

più noto è la streptomicina. Da allora si è<br />

avuta una vera e propria proliferazione di<br />

processi di fermentazione <strong>industriale</strong> e di<br />

prodotti economicamente attuabili.<br />

onostante le diversità dei processi e<br />

Ndei prodotti microbici descritti negli<br />

articoli che seguono vi sono alcune caratteristiche<br />

che sono condivise da tutti i<br />

microrganismi. Le più importanti sono le<br />

dimensioni molto piccole della cellula<br />

microbica e il rapporto relativamente elevato<br />

tra superficie e volume, il quale facilita<br />

il trasporto rapido di sostanze nutritive<br />

entro la cellula e quindi è in grado di<br />

sostenere il suo elevato tasso metabolico.<br />

Per esempio, nei lieviti, il tasso di produzione<br />

di proteine è di diversi ordini di<br />

grandezza più elevato che non nella soia,<br />

nella quale è a sua volta dieci volte più<br />

elevato che non nel bestiame. Il tasso<br />

estremamente alto di biosintesi microbica<br />

consente ad alcuni microrganismi di riprodursi<br />

in soli 15 minuti.<br />

Gli ambienti che sostengono la vita<br />

microbica riflettono l'ampia gamma di<br />

soluzioni attraverso le quali si è attuata<br />

l'evoluzione dei microrganismi. Ve ne<br />

sono alcuni che vivono a temperature<br />

prossime al punto di congelamento dell'acqua,<br />

altri che vivono a temperature di<br />

100 gradi centigradi, alcuni vivono nell'acqua<br />

di mare, altri nell'acqua dolce,<br />

alcuni in presenza d'aria, altri senz'aria.<br />

Vi sono certi microrganismi che hanno<br />

sviluppato cicli vitali con stadi di animazione<br />

sospesa per far fronte alla mancanza<br />

di sostanze nutritive: in forma di spore<br />

essi rimangono inattivi per anni finché<br />

l'ambiente diventa più favorevole alla<br />

crescita delle cellule.<br />

Poiché i microrganismi sono capaci di<br />

un'ampia varietà di reazioni metaboliche,<br />

essi possono adattarsi a fonti diverse di<br />

nutrizione e questa loro adattabilità con-

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