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VOcAziONE - FSE

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Rivista mensile, dicembre 2011 • n° 20, anno XXXV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667<br />

CarnetdiMarcia<br />

2011<br />

Vocazione<br />

SALE IN ZUCCA<br />

E da grande che faccio?<br />

pag. 6 - 7<br />

CADENDO DA CAVALLO...<br />

Voce di uno che grida nel deserto<br />

pag. 12 - 13<br />

Scout d’Europa<br />

PER SCOLTE E ROVER<br />

VITA DA ROVER... DA SCOLTA<br />

Akpe Ghana , grazie<br />

pag. 23 - 25<br />

SCIENZA DEI BOSCHI<br />

Una Route a impatto zero?<br />

pag. 28 - 29


INCHIESTA<br />

CAPITOLO<br />

IMPRESA<br />

RUBRICHE<br />

2<br />

Carnet di Marcia ∙ E - 2011<br />

Parole all’immagine ........................................................3<br />

Editoriale<br />

MAI A CASO......................................................................4<br />

Sale in zucca<br />

“E da grande che faccio?” .............................................6<br />

Lasciamoci stupire ..........................................................8<br />

Charles de Foucauld ......................................................10<br />

Cadendo da cavallo... infuocando il mondo<br />

Voce di uno che grida nel deserto ..............................12<br />

Treppiedi, una proposta<br />

Il farmaco miracoloso... ................................................14<br />

Apertamente<br />

VOCAZIONE: Steve Jobs...............................................16<br />

Giocare il gioco<br />

Il tuo autoroscopo ..........................................................20<br />

4 C.i.T. ...............................................................................21<br />

Vita da Rover... vita da Scolta<br />

La Strada verso la Vocazione ......................................22<br />

Akpe Ghana, grazie .......................................................23<br />

Custodi della terra<br />

I corsari dei libri .............................................................26<br />

Scienza dei boschi<br />

Come si fa una Route a impatto zero? ........................28<br />

Vita associativa<br />

CAMPO NAZIONALE SCOLTE E ROVER .....................30<br />

Piano redazionale<br />

2009 - 2012 .......................................................................31<br />

L’altracopertina<br />

Riflettendo sulla Vocazione ..........................................32<br />

Sommario<br />

SCOUT D’EUROPA<br />

Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa<br />

Cattolici della Federazione dello Scautismo Europeo.<br />

Anno XXXV • n° 20, DICEMBRE 2011 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Losurdo<br />

Direttori<br />

Michela Bertoni, Gipo Montesanto<br />

REDAZIONE DI CDM<br />

Coordinamento redazionale<br />

Tullia Di Addario, Giorgio Sclip<br />

Casella email della redazione<br />

cdm@fse.it<br />

RESPONSABILI RUBRICHE<br />

• APERTAMENTE: Vania Ribeca.<br />

• CADENDO DA CAVALLO...: Don Fabio Gollinucci.<br />

• SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena<br />

Pillepich.<br />

• VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi.<br />

• CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti.<br />

• SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti.<br />

• TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca<br />

• L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip<br />

Hanno collaborato in questo numero:<br />

Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio<br />

Gollinucci, Micaela Gentilucci, Elena Pillepich, Vania Ribeca, Marco<br />

Fioretti, Monica D'Atti, Marco Lucidi, Inter Clan Ivan Žužek - Alpha<br />

Centauri Rm12-Rm15,<br />

Progetto grafico<br />

simone.salamone@email.it<br />

Direzione, Redazione e Amministrazione<br />

Via Anicia 10 • 00153 Roma<br />

Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978<br />

Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/c, Legge 662/96<br />

Fil. di Padova ISSN 1127-0667<br />

Stampa<br />

T. Zaramella - Selvazzano PD<br />

anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono,<br />

Msalvo diverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori<br />

hanno la responsabilità e conservano la proprietà delle loro<br />

opere. La riproduzione di scritti comparsi in questa rivista è concessa<br />

a condizione che ne venga citata la fonte.<br />

Chiuso in Redazione DICEMBRE 2011<br />

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro<br />

contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!!<br />

CarnetdiMarcia


La Vocazione è la via dei "Cuori ardenti"!<br />

È per coloro che non si accontentano di andare nel bosco a fare<br />

il pic-nic, ma vogliono salire sulla cima della montagna, anche<br />

se il Sentiero si fa duro e stretto, e sole e fatica ti asciugano ogni<br />

energia!<br />

[Anonimo]<br />

Parole all’immagine<br />

E - 2011<br />

3


4<br />

Giorgio Sclip .................................................................................................<br />

Mai a caso<br />

La vocazione di un cristiano è quella di non<br />

essere mai a caso dove si trova. Questo<br />

è un obiettivo che mi piace, che mi affascina.<br />

E a voi? La vocazione avviene, se avviene,<br />

se si cerca, se si accetta. Tutti conosciamo<br />

esempi di vocazioni importanti: importanti per<br />

chi le “vive”, perché cambiano e incidono profondamente<br />

nel modo di vivere, ma anche per<br />

chi le “vede”, perché diventano un esempio, un<br />

modello da seguire. Quello che mi ha sempre<br />

affascinato di una vocazione non è tanto l’aspetto<br />

straordinario: tutti abbiamo in mente Saulo<br />

che cade da cavallo e che, da acerrimo persecutore<br />

dei cristiani, ne diventa, con uguale forza<br />

e tenacia, uno di loro. Bellissimo segno della<br />

grandezza di Dio. Mi piace di più spostare l’attenzione<br />

sull’aspetto ordinario di una vocazione,<br />

su qualsiasi vocazione, quindi anche quella<br />

di ognuno di noi, indipendentemente dall’evento<br />

straordinario o meno che l’ha generata. Non<br />

riguarda soltanto il momento determinante della<br />

CarnetdiMarcia<br />

Editoriale<br />

scelta della nostra vita. La vocazione personale<br />

di ciascuno di noi non è una Scelta che si fa una<br />

volta nella vita, ma richiede un impegno quotidiano<br />

che consiste nel confermare ogni giorno<br />

la Scelta di seguire la propria vocazione, la<br />

Strada per la quale ci si è sentiti chiamati. “Seguimi”,<br />

sembra suggerirci Gesù davanti ai più<br />

semplici doveri quotidiani; “Seguimi” in quella<br />

prova da abbracciare, in quella tentazione da<br />

superare, in quel servizio da compiere… Come<br />

rispondere concretamente alla sua chiamata?<br />

Facendo ciò che Dio vuole da noi nel presente.<br />

Per ognuno di noi ha un amore, un progetto<br />

di vita, una chiamata particolare. Lo si avverte<br />

in cuore attraverso un’ispirazione dello Spirito<br />

Santo o attraverso determinate circostanze o un<br />

consiglio, un’indicazione di chi ci vuol bene, nei<br />

modi più diversi, riecheggia la medesima parola.<br />

La scelta di seguirlo può dare certamente una<br />

enorme gioia, ma non è da nascondesi che richiede<br />

certamente una grande fatica, una tena-


cia, la forza di andare controcorrente e guidare<br />

da soli la propria canoa per mantenere fede ad<br />

un impegno, ad inseguire un ideale, uno scopo<br />

importante, che non segue le mode del momento,<br />

che non cerca necessariamente la conferma<br />

e il compiacimento degli uomini. Gesù passa<br />

nella nostra vita, ci incontra in luoghi diversi, in<br />

modi diversi, e ci fa sentire nuovamente il suo<br />

invito a seguirlo. Ci chiama a stare con Lui perché<br />

vuole instaurare un rapporto personale e<br />

nello stesso tempo ci invita a collaborare con lui<br />

al Suo grande progetto.<br />

"Se qualcuno vuole venire dietro a me,<br />

rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni<br />

giorno e mi segua".<br />

(Lc 9,23)<br />

Se abbiamo capito come possiamo essere utili<br />

al Suo disegno e ne abbiamo raccolta la sfida<br />

(mi piace vedere così quella croce che Gesù ci<br />

Ricevi il Vangelo, come una “bussola” ti farà da<br />

guida in ogni momento in cui dovrai fare una scelta<br />

e ti sarà di aiuto nel percorrere la strada.<br />

[Cerimonia dell'Ammissione - Norme Direttive branca Rover]<br />

invita a prendere sulle spalle e seguirlo), l’impegno<br />

ad essere Suo strumento, la fatica che abbiamo<br />

davanti è quella di alterare ed affaticare<br />

la nostra vita, con coerenza, cercando di non<br />

mollare mai, di avere fiducia nel Suo progetto,<br />

nel “Progettista capo”. Lo scoraggiamento è in<br />

agguato, perché siamo deboli, io per primo, e<br />

troppo spesso ragioniamo con la logica umana<br />

e non con quella di Dio. È nella tendenza umana<br />

resistere a Dio, deformare la sua immagine,<br />

rifiutando di lasciare che Dio sia come vuole<br />

essere. Il nostro Dio è troppo piccolo, troppo<br />

fragile e troppo limitato, mentre Dio è talmente<br />

grande che nulla di quello che accade avviene a<br />

caso. A Lui non importano le nostre debolezze,<br />

i nostri peccati, le nostre miserie. Lui ci ama e<br />

ci sceglie così come siamo. Sarà il Suo amore a<br />

trasformarci e a darci la forza di rispondergli e il<br />

coraggio di seguirlo.<br />

Buona strada, Giorgio<br />

E - 2011<br />

5


6<br />

Aline Cantono di Ceva .........................<br />

E da grande<br />

che faccio?<br />

intervista a Paolo Calabresi<br />

Paolo Calabresi è un attore italiano di teatro e televisione. Oltre al Teatro, dove ha lavorato con grandi registi come Strehler, Ronconi<br />

e Castri, ha preso parte a fiction televisive come: Nati ieri, R.I.S. - Delitti imperfetti, La squadra e ai film tv Don Bosco, Padre Pio e<br />

Maigret. Nel 2008 ha condotto il programma televisivo Italian Job, su LA7, nel quale si è calato nei panni di numerosi personaggi famosi.<br />

Interprete di svariati spot pubblicitari, dal 2007 è lo scorbutico elettricista Augusto Biascica nella "fuoriserie italiana" Boris. Da<br />

quest'anno è uno dei nuovi protagonisti della serie Distretto di Polizia. Nel cinema ha lavorato ne I Vicerè di Faenza, in Notturno Bus<br />

di Marengo, in Boris il Film, in Tris di donne e abiti nuziali di Terracciano. È uno dei protagonisti del prossimo film di Vicari Diaz - don't<br />

clean up this blood. Dal 2008, diventa una "iena" ufficiale de Le Iene su Italia 1; nei suoi servizi è solito travestirsi.<br />

Ve lo confesso… questa storia della “Vocazione” mi ha<br />

sempre messo un po’ di ansia. Soprattutto qualche anno fa<br />

il solo argomento mi faceva venire l’angoscia: “Tutti siamo<br />

chiamati”; “Fà la volontà di Dio”; “Qual è la tua strada?”<br />

erano frasi che alle mie orecchie suonavano come una specie<br />

di condanna, l’ennesimo dovere da compiere.<br />

“E se Dio mi chiedesse di fare proprio ciò che non voglio?”,<br />

“E se ora m’interrompesse in quello che sto facendo?”, “C’è<br />

da fidarsi?”, “E se interpreto male i segni che mi indicano<br />

una certa strada e imbocco una via senza uscita in cui resto<br />

intrappolata?”<br />

Già, perché questa benedetta Chiamata io l’ho percepita<br />

a lungo come un disturbo, una lunga mano che dal cielo<br />

scendeva, mi acchiappava per il collo, e mi trascinava da<br />

un’altra parte… ovviamente contro la mia volontà o quantomeno<br />

facendo leva su di un opprimente senso del dovere<br />

e responsabilità. Anzi, dirò di più… questa faccenda mi<br />

ha sempre puzzato di “Gioco a premi” dove prerogative<br />

per riuscire sono il sentirci bene, la furbizia e l’avere un<br />

intuito fine… o, se non peggio, di “Lotteria” dove i numeri<br />

vincenti li sorteggia il caso… Poi finalmente qualcuno mi<br />

ha aiutato a capire dov’era il mio errore, il punto è che per<br />

anni ho guardato dalla parte sbagliata: Rispondere alla tua<br />

vocazione è qualcosa che non puoi fare a meno di fare non<br />

CarnetdiMarcia<br />

Sale in Zucca<br />

perché non obbedendo deludi qualcuno e incorri in qualche<br />

punizione… non è quello il problema… non è quella la<br />

spinta… non si tratta di essere affidabili e seri… coerenti<br />

o ribelli… non è “azzeccare” la facoltà universitaria giusta<br />

per le mie inclinazioni… non è incappare “fortunatamente”<br />

nel ragazzo dei miei sogni… nulla c’entra la sfiga o il destino<br />

o gli errori di valutazione… non è qualcosa di precluso a<br />

chi non è dotato di un’intelligenza superiore…<br />

Rispondere alla tua vocazione è inevitabile perché è una<br />

faccenda che ha a che vedere con i tuoi desideri, quelli<br />

veri, dove corpo, mente e cuore vogliono la stessa cosa…<br />

insomma, c’è in ballo la tua felicità! Te la vedi tu con te<br />

stesso: non è “cosa devi fare” ma “chi vuoi essere”.<br />

Perché la vera pace, cosa sconfigge la paura dell’indecisione<br />

di scegliere una strada e fa svanire i rimpianti tipo:<br />

“cavolo, forse era meglio se avessi…”, è l’avere chiara una<br />

consapevolezza: io sono preziosa, sono stata creata da<br />

Uno che è pazzo di me e che per me vuole il meglio, sono<br />

nel posto giusto al momento giusto, ciò che mi sta accadendo<br />

è per me ed è un’occasione unica, perché è qui ed è ora<br />

ed è malgrado tutto, che posso trovare una felicità stabile<br />

e duratura… e la risposta alle eterne domande universali<br />

(chi sono, da dove vengo e dove vado?) arriva dolcemente e<br />

relazionarsi con l’altro diventa più facile e naturale.


Qui si parla di Vocazione, cos’è che non puoi<br />

fare a meno di fare nella tua vita?<br />

L'attore.<br />

Ma per me non c'è stata una via di Damasco.<br />

La scoperta della mia strada è stata lenta. Sono<br />

passato attraverso diverse esperienze e solo a<br />

23/24 anni ho capito che potevo fare solo questo.<br />

Il mio è un mestiere che bisogna fare solo<br />

se non puoi farne a meno. La mia vocazione era<br />

dentro di me, è stato l'incontro con Strehler a<br />

rivelarmela. Mi ha fatto capire capire cos'era<br />

questo lavoro.<br />

Evidentemente hai scelto questo mestiere<br />

per le gioie e l’allegria che ti dà… e le fatiche?<br />

Immense, almeno per come l'ho scelto io.<br />

Immense, almeno per come l'ho scelto io.<br />

Quelle trasformazioni, aggiunte al mio lavoro<br />

normale, richiedono uno stato di all'erta costante<br />

che costa moltissimo. Aggiungici che ho anche<br />

una famiglia numerosa, con moglie e quattro figli<br />

e tira le somme... Ho fatto e farò molta fatica,<br />

sempre. È direttamente proporzionale alla gioia<br />

di trasmettere delle emozioni. Ma il risultato arriva<br />

sempre alla fine della corsa.<br />

interviste<br />

Ciò che ti ha reso famoso sono i tuoi travestimenti…<br />

non ti confondi su chi sei?<br />

Io no, gli altri pare di sì....<br />

Per me il gioco rimane sempre uguale. Essere<br />

su un palcoscenico o davanti una macchina da<br />

presa, oppure in uno stadio a fingersi Nicolas<br />

Cage, non fa differenza. Faccio comunque il mio<br />

lavoro: l'attore finge di essere un altro. E per farlo<br />

deve essere vero-simile. Sta poi agli altri decidere<br />

se entrare nel suo gioco o meno. Ma per<br />

quanto mi riguarda non mi confondo, anzi, più<br />

trasformazioni faccio più devo conservare lucidità...conservare<br />

la coscienza che è tutta finzione,<br />

tutto un gioco. Il distacco da ciò che interpreti<br />

è decisivo. Diffidare degli attori che raccontano<br />

di "diventare" il personaggio che interpretano,<br />

di "immedesimarsi" fino a confonderai con lui,<br />

con le sue "abitudini": il momento che Romeo si<br />

uccide col cavolo che loro si uccidono...e fanno<br />

bene, aggiungerei....<br />

Dicci il trucco per continuare ad amare ciò<br />

che fai.<br />

Pensare di avere un ruolo importante nella<br />

vita degli altri.<br />

Siamo delegati a raccontare delle storie e a fare<br />

in modo che gli altri ci credano. A farli sognare,<br />

dunque. Non si può fare senza Amore.<br />

alinecantono@libero.it<br />

E - 2011<br />

7


8<br />

Monica D’Atti ................................................................................................<br />

Lasciamoci stupire<br />

Vocati, chiamati, assoldati per la vita. Magari<br />

fosse così facile la vocazione. Arriva<br />

il Signore dall’alto e ti chiama. Ti chiama<br />

con voce paterna e ti indirizza, sicuro, verso il<br />

tuo destino; ti indica la via, ti spiega la strada.<br />

Non dovremo così preoccuparci più di niente: il<br />

tracciato è chiaro; è di lì che devo andare. A volte<br />

forse invidiamo san Paolo che il Signore fece<br />

cadere da cavallo o san Francesco al quale parlò<br />

il crocifisso di san Damiano. Ci sembra che da<br />

qual momento in poi per loro tutto fu chiaro, subito<br />

tutto liscio.<br />

Niente di tutto questo. Neanche per loro. Non<br />

per loro e neanche per noi. La vera vocazione è<br />

una vocina sottile che si confonde con mille altri<br />

richiami della vita, flebile voce che a fatica si distingue.<br />

La vocazione si confonde con ciò che ci<br />

piace fare. A volte ciò che ci piace può essere un<br />

indizio, a volte causa di confusione. È un sottile<br />

crinale quello sul quale si cammina. I tuoi talenti,<br />

le tue aspirazioni, le cose verso cui sei predisposto<br />

sono un filo sotteso su una cresta. A un<br />

certo punto della vita devi scegliere verso quale<br />

versante scendere e dove portarti tutti i doni che<br />

CarnetdiMarcia<br />

Sale in Zucca<br />

ti sono stati dati trovando la direzione. Nella piena<br />

libertà dei figli di Dio possiamo andare dove<br />

vogliamo. Solo un versante però sarà quello che<br />

darà senso alla nostra vita. C’è il versante dei talenti<br />

sprecati e quello della vocazione compiuta.<br />

C’è il lato diritto e quello rovescio, c’è il fianco<br />

della vita perduta e quello della vita realizzata.<br />

Terribile responsabilità quella del lato giusto,<br />

ma è la nostra vita. Nessuno potrà viverla per<br />

noi, nessuno potrà avere la nostra vocazione.<br />

Siamo chiamati fin dalla notte dei tempi ad essere<br />

qualcuno diverso da tutti gli altri con una<br />

missione diversa da quella di tutti gli altri. Se la<br />

tua vocazione, il tuo mandato non sarà assolto il<br />

mondo avrà perso una persona importante: te. E<br />

tu la tua occasione. Per fortuna in aiuto a questo<br />

nostro intenso destino c’è il tempo che Dio dà<br />

all’uomo. Non è in un giorno che tutto si decide,<br />

non è un attimo, non un tiro di dadi. Con tanti<br />

segni e in tanti piccoli passi successivi siamo<br />

portati con discrezione alla nostra Strada. Nostra<br />

prova è capire tutto questo, vedere il disegno del<br />

Signore in ciò che di buono e anche di cattivo<br />

ci accade. E alla fine avere il cuore abbastanza


grande da dire di sì, senza scuse, senza sotterfugi,<br />

senza sconti. Matrimonio, sacerdozio, servizio,<br />

responsabilità verso il mondo: siamo vocati.<br />

Le mezze scelte, le scappatoie, le prove per vedere<br />

come va poi decido, sono terribili scivoloni<br />

dal crinale. A volte recuperabili e a volte purtroppo<br />

no, specie se nello scivolone buttiamo nel<br />

burrone i nostri talenti. Non possiamo passare<br />

la vita fermi agli incroci. La vocazione è la nostra<br />

sfida più grande. È una sorta di gioco tra noi e<br />

Dio, è cercare di avvicinarsi a Lui, al suo cuore,<br />

per chiedergli: “Tu cosa vuoi da me? Cosa hai<br />

pensato per me?”. Così è ogni giorno, anche nei<br />

giorni della nostra maturità quando ci sembrerà<br />

di aver imboccato la giusta strada, di aver capito<br />

la nostra vocazione. Ogni giorno un tassello<br />

nuovo di chiarisce, un nuovo bivio si affronta, un<br />

nuovo senso si acquisisce.<br />

La vocazione è qualcosa che si capisce solo alla<br />

fine, voltandosi indietro, alla fine dei nostri anni,<br />

nell’ultimo giorno, nell’ultimo istante. Allora tutto<br />

sarà compiuto e capiremo a che cosa eravamo<br />

stati chiamati. Ora, oggi, abbiamo solo una<br />

visione parziale. Il Signore è abile nello stupirci<br />

e ciò che noi prevediamo non è ciò che lui ha<br />

pensato. Possiamo pensare di avere la vocazione<br />

per il matrimonio e diventare genitori di tanti<br />

figli nostri. E invece un giorno scopriamo che era<br />

un’altra maternità e paternità quella per cui eravamo<br />

chiamati. Possiamo pensare di diventare<br />

sacerdoti in una bella parrocchia ordinata, poi<br />

ritroviamo il senso della nostra vita in una favelas.<br />

Possiamo pensare di avere la vocazione per<br />

essere un abile ingegnere, o un grande atleta, o<br />

geniale tecnico o meccanico o insegnante o agricoltore.<br />

Possiamo pensare tante cose, ma chi ci<br />

chiama ha in mente di meglio.<br />

A noi chiede solamente un cuore e una testa abbastanza<br />

svegli e grandi per ascoltarlo e rispondergli.<br />

Per il resto lasciamoci stupire dalla sua<br />

chiamata.<br />

Monica D’Atti<br />

E - 2011<br />

9


10<br />

Elena Pillepich ..............................................................................................<br />

A proposito di Vocazione…<br />

Charles de Foucauld<br />

L’amore consiste nel permutare tutti i beni con tutti i dolori,<br />

per amore del Signore. L’amore consiste non nel sentire che si ama,<br />

ma nel voler amare; quando si vuol amare, si ama;<br />

quando si vuol amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa.<br />

Così scriveva fratel Carlo di Gesù dopo aver trovato la sua strada, dopo aver compreso la sua<br />

VOCAZIONE… ma questo avveniva dopo un lungo e difficoltoso cammino. Non sempre “si cade<br />

da cavallo sulla strada di Damasco”, non sempre è facile rispondere a quella chiamata speciale per<br />

ognuno di noi, perché pensata solo per noi! Ecco la sua storia.<br />

Charles Eugène de Foucauld<br />

Visconte di Pontbriand, in religione fratel Carlo<br />

di Gesù (Strasburgo, 15 settembre 1858 –<br />

Tamanrasset, 1 dicembre 1916), è stato un<br />

religioso francese, esploratore del deserto del<br />

Sahara e studioso della lingua e della cultura<br />

dei Tuareg: il 13 novembre 2005 è stato pro-<br />

CarnetdiMarcia<br />

Sale in Zucca<br />

clamato beato da papa Benedetto XVI. Charles<br />

de Foucauld nasce a Strasburgo il 15 settembre<br />

1858. Orfano dei genitori a sei anni, è cresciuto<br />

dal nonno. A causa della guerra del 1870 la famiglia<br />

si rifugia a Nancy, dove Charles frequenterà<br />

il liceo. Nel 1876, determinato a seguire la carriera<br />

militare, entra all’Accademia di Saint-Cyr.


Nel frattempo, la fede trasmessagli dai suoi si<br />

affievolisce: sono anni di buio, di disordine e<br />

di vita solitaria. Termina gli studi alla Scuola di<br />

Cavalleria di Saumur, iniziando una breve carriera<br />

militare.<br />

Nel 1882 si dimette dall’esercito per partire<br />

alla scoperta del Marocco. Questo luogo gli<br />

“prende il cuore”, lo colpisce l’ospitalità della<br />

gente, è affascinato dall’immensità del deserto,<br />

ma soprattutto prova stupore per la fede nel Dio<br />

Grande e Unico dell’Islam. Ritorna in Francia,<br />

a Parigi, ma non ha pace. Le domande su Dio<br />

diventano assillanti. Su consiglio della cugina<br />

Marie, alla quale è molto legato, incontra don<br />

Henry Huvelin e a lui si rivolge per avere risposte<br />

sulla religione cattolica. Huvelin, che ha compreso<br />

fino in fondo la richiesta di Charles, lo fa<br />

inginocchiare, confessarsi e lo manda a ricevere<br />

l’Eucaristia. E’ l’inizio della sua conversione,<br />

avvenuta intorno al 30 ottobre 1886. Charles<br />

de Foucauld si reca, quindi, in pellegrinaggio in<br />

Terra Santa. A Nazareth impara la vita nascosta<br />

vissuta da Gesù, la sua esistenza “umile e<br />

oscura di Gesù operaio a Nazareth”. Nel gennaio<br />

1890 entra nella Trappa di Nostra Signora delle<br />

Nevi, in Francia. Qualche mese dopo, desiderando<br />

una vita più radicale, viene inviato alla Trappa<br />

di Akbès, in Siria. Ma lì comprende di non vivere<br />

in pienezza la vita di Nazareth che cercava e agli<br />

inizi del 1897 è lasciato libero di seguire la volontà<br />

di Dio altrove.<br />

Nel marzo 1897 si trasferisce in Terra<br />

Santa dove risiede, per tre anni, nella cittadina di<br />

Nazareth, a servizio di un monastero di Clarisse.<br />

Alloggia in una capanna, vivendo in povertà assoluta,<br />

passando ore in adorazione silenziosa<br />

dell’Eucaristia e approfondendo la Bibbia. A<br />

poco a poco, si rende più concreto in lui il desiderio<br />

di fondare una realtà di vita religiosa all’interno<br />

della Chiesa che sappia riprodurre la vita<br />

di Nazareth, come l’ha vissuta Gesù con la sua<br />

famiglia. Aveva già scritto una Regola per questo,<br />

quand’era ancora in Trappa nel 1896. Ora la<br />

sviluppa e pensa concretamente a delle fraternità<br />

di Piccoli fratelli e Piccole sorelle per i quali<br />

realizzerà, tra il 1899 e il 1902 le Costituzioni e il<br />

Direttorio, ma resterà solo fino alla morte<br />

A poco a poco sente che amare Gesù significa<br />

diventare fratello di tutti, soprattutto di coloro<br />

che ancora non lo conoscono. Per questo accetta<br />

di diventare prete, a quarantatre anni, per<br />

vivere la vita di imitazione di Gesù “fra gli uomini<br />

più malati, le pecore più abbandonate”. Si trasferisce<br />

a Beni-Abbès, al confine dell’Algeria con il<br />

Marocco, dove vuole vivere una vita dedita solo<br />

alla preghiera e all’adorazione eucaristica, per<br />

avere un cuore capace di amare tutti, per essere<br />

tra gli uomini un fratello universale, nella solitudine<br />

con Dio. Continuando ad avere a cuore il<br />

Marocco, ma impedito ad entrarvi a causa della<br />

situazione politica, si sposta nel sud in territorio<br />

Touareg, a Tamanrasset, dove conosce la popolazione<br />

del luogo e ne condivide la vita, incarnandosi<br />

nella loro storia, affinché il Vangelo di Gesù<br />

fosse conosciuto e vissuto nella quotidianità di<br />

questo popolo. Trascorre lunghe ore insieme alla<br />

gente del posto, raccogliendo per iscritto la loro<br />

cultura, perché ne restasse memoria storica.<br />

Charles muore il 1 dicembre 1916, davanti al fortino<br />

di Tamanrasset, da lui costruito durante la<br />

prima guerra mondiale, come luogo di protezione<br />

per la popolazione nel caso di incursioni. Sarà<br />

colpito incidentalmente da un colpo di fucile durante<br />

una scaramuccia provocata da truppe ribelli<br />

del Sahara Più tardi il suo messaggio verrà raccolto<br />

da varie persone, laici, sacerdoti e religiosi,<br />

che daranno vita a molteplici realtà all’interno<br />

della Chiesa, ciascuna delle quali, privilegiando<br />

caratteristiche diverse della sua spiritualità, tutte<br />

unite nell’unico desiderio di fratel Charles di<br />

Gesù: imitare con la propria vita il Modello Unico,<br />

Gesù di Nazareth.<br />

Elena Pillepich<br />

E - 2011<br />

11


12<br />

Cadendo da Cavallo...<br />

don Fabio Gollinucci .....................................................................................<br />

Voce di uno<br />

che grida<br />

nel deserto<br />

Vangelo di Marco, cap. 1<br />

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:<br />

egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida<br />

nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate<br />

i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava<br />

nel deserto e proclamava un battesimo di conversione<br />

per il perdono dei peccati. Accorrevano a<br />

lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti<br />

di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui<br />

nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.<br />

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una<br />

cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette<br />

e miele selvatico. E proclamava: "Viene<br />

dopo di me colui che è più forte di me: io non<br />

sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi<br />

sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi<br />

battezzerà in Spirito Santo". Ed ecco, in quei giorni,<br />

Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato<br />

nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo<br />

dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere<br />

verso di lui come una colomba. E venne<br />

una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato:<br />

in te ho posto il mio compiacimento".<br />

(chiamati ad essere voce a servizio della Parola)<br />

L'inizio del vangelo di Marco mette in evidenza<br />

la portata “vocazionale” di tutta la<br />

vicenda di Gesù e, di conseguenza, anche<br />

della Chiesa che con Lui nasce e si propaga in<br />

tutto il mondo. L'iniziativa di Dio, la vita dei personaggi,<br />

la modalità degli eventi, tutto è vocazione:<br />

la chiamata parte da Uno solo, per giungere<br />

in diverse maniere a tutti, ed esige una risposta<br />

in quanto si presenta come proposta che chiede<br />

di essere accettata, corrisposta e condivisa.<br />

Ma l'inizio di tutto, il principio, si presenta come<br />

CarnetdiMarcia<br />

un grande e magnifico dono: è il Dono che attende<br />

di essere accolto con il cuore spalancato.<br />

Vediamo ora solo alcune parole chiave che aprono<br />

tutto il racconto di Marco alla scoperta della<br />

vocazione del discepolo ad essere figlio per chiamata<br />

d'amore; scelto e mandato come profeta;<br />

educato a diventare formatore di discepoli. Una<br />

catena interminabile di totale fiducia, ricevuta e<br />

donata, a partire dall'esperienza liberante di Dio,<br />

Fonte inesauribile di misericordia: non siamo noi<br />

ad aver amato per primi, ad avere meriti!


L' Evangelo è la «Buona Notizia» di Gesù,<br />

la sua persona (il Messia, Figlio di Dio) ed è assieme<br />

il suo messaggio: Dio è vicino ad ognuno<br />

con il perdono dei peccati e il dono dello Spirito<br />

Santo.<br />

La Testimonianza che sono giunti i tempi<br />

nuovi si basa sulla verità della scrittura e la fedeltà<br />

della promessa: «Come sta scritto nel profeta<br />

Isaia… così vi fu Giovanni…».<br />

Il Messaggero riceve un compito specifico<br />

che scopre gradualmente nella sua storia personale<br />

per:<br />

• Preparare la venuta di qualcuno più grande di<br />

lui e dei tempi nuovi; infatti non porta se stesso<br />

e non proclama idee proprie, ma è l'amico<br />

tutto rivolto verso lo Sposo.<br />

• Annuncia il compimento della promessa e la<br />

Buona Notizia (Evangelo) in due modi:<br />

• Come voce che grida nel deserto del mondo<br />

per richiamare l’uomo perduto;<br />

• Come vita vissuta controcorrente che “contagia”<br />

anche altri verso scelte vere e libere.<br />

GIOVANNI BATTISTA<br />

Battesimo di conversione<br />

(compiere opere buone come penitenza)<br />

don Fabio Gollinucci<br />

infuocando il mondo<br />

PER<br />

il perdono dei peccati<br />

GESÙ<br />

Battesimo in Spirito Santo<br />

(annuncia che i peccati sono perdonati)<br />

QUESTO VANGELO PER NOI OGGI<br />

PER<br />

compiere l’opera buona di Dio<br />

• Cosa provo dopo aver accostato questa Parola? Perché?<br />

• Cosa sento e sentiamo della proclamazione di Giovanni nel deserto?<br />

• Cosa è per me e per noi il “battesimo con acqua”? E il “battesimo con lo Spirito Santo”<br />

• Oggi chi è Giovanni il Battezzatore? Come riconoscerlo?<br />

• La vocazione profetica? Mi rendo conto di averla ricevuta nel battesimo?<br />

E - 2011<br />

13


14<br />

Gipo Montesanto ..........................................................................................<br />

Il farmaco miracoloso…<br />

IIeri stavo quasi litigando con una collega di<br />

lavoro, perché mi accusava di essere troppo<br />

tranquillo e non rendermi conto della gravità<br />

di un problema. Le ho risposto che ero così tranquillo<br />

proprio perché ero sicuro di una cosa: e<br />

cioè, che l’azione che avevo compiuto era proprio<br />

secondo quello che avevo in testa e che<br />

mi aveva portato ad agire in quel modo. Oggi ci<br />

ho ripensato un po’ ed ero un po’ abbattuto… e<br />

mi sono chiesto cosa in realtà mi lasciasse così<br />

tranquillo anche nelle situazioni in cui altri vanno<br />

incontro a stress o preoccupazioni.<br />

In effetti una risposta l’ho trovata in un libro che<br />

avevo letto poco tempo fa per preparare qualcosina<br />

in vista della prossima assemblea generale.<br />

Quando tutto ci va bene è facile.<br />

Quando quello che ci succede intorno, quotidianamente,<br />

rispecchia in un certo senso i piani<br />

che avevamo in testa, di solito non ci poniamo<br />

nessun problema e andiamo avanti con tranquil-<br />

CarnetdiMarcia<br />

Treppiedi...<br />

lità. Mentre invece, quando accade qualcosa<br />

che non avevamo previsto o che addirittura ci<br />

“smonta” ciò che avevamo costruito, allora le<br />

cose si complicano. E parecchio!<br />

La risposta che mi sono dato è questa: consolatio.<br />

Accettare l’altro che soffre: significa<br />

assumere in qualche modo la sua sofferenza,<br />

cosicché essa diventa anche mia.<br />

Ma proprio perché ora è diventata sofferenza<br />

condivisa, nella quale c’è la presenza di un altro,<br />

questa è penetrata dalla luce dell’Amore. La parola<br />

latina consolatio (consolazione) lo esprime<br />

in maniera molto bella suggerendo un esserecon<br />

nella solitudine, che allora non è più solitudine!<br />

Avevo ricevuto qualcosa che mi aveva reso<br />

tranquillo perché non più da solo nel mio problema.<br />

Quindi il mio essere tranquillo può servire<br />

proprio perché può aiutare qualcuno, potrebbe<br />

chiedersi ciascuno di voi che si prepara alla sua<br />

Partenza.


Chi è stato chiamato ad essere un R-S (Rendere-<br />

Servizio), così come voi che vi preparate a questo<br />

già da qualche anno, è in cammino per rendere<br />

importanti ed “utili” anche i momenti che<br />

ognuno scarterebbe persino dai propri ricordi.<br />

Vi invito, come faccio spesso (e spero mi perdonerete<br />

questa insistenza), a guardare sempre<br />

un po’ più in là. Immaginatevi ad esempio già<br />

marito o moglie, già madre o padre, e immaginate<br />

una scena qualsiasi in cui qualcuno a voi caro<br />

abbia un problema ed ha proprio bisogno di non<br />

sentirsi solo. Che fare? Somministrare una dose<br />

del farmaco citato prima, con-solatio, e chidere<br />

al Signore che faccia effetto presto.<br />

Dice il Salmo 40<br />

“La tua bontà mi ha fatto crescere”;<br />

non quindi l’attivismo delle cose da fare…<br />

Ma la gratuità dell’amore che mettiamo nelle<br />

cose che facciamo.<br />

una proposta<br />

Se non è vocazione questa…<br />

Gipo Montesanto, Com. Naz. Rover<br />

E - 2011<br />

15


16<br />

Vania Ribeca .................................................................................................<br />

VOCAZIONE<br />

Il 6 ottobre 2011 moriva Steve Jobs,<br />

creatore della Apple e non lo solo.<br />

Vi riportiamo di seguito il testo del Discorso<br />

che ha pronunciato ai neolaureati della<br />

Stanford University, il 12 giugno 2005.<br />

La sua vita è stata vissuta all’insegna della<br />

vocazione verso quello che ha sempre<br />

amato. La morte non ha risparmiato<br />

neanche un uomo del suo calibro, Di fronte<br />

alla morte non c’è ceto sociale, sesso, età, o<br />

altro che ci differenzi o sottragga.<br />

Come disse proprio lui: siete già nudi,<br />

non c’è ragione per non seguire<br />

il vostro cuore.<br />

"È per me un onore essere qui con voi, oggi, alle<br />

vostre lauree in una delle migliori università del<br />

mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per<br />

essere onesto, questa è l’esperienza più vicina<br />

ad una laurea che mi sia mai capitata. Oggi<br />

voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto<br />

qui, niente di eccezionale: solo tre storie.<br />

La prima storia: unire i puntini<br />

Lasciai il Reed College dopo il primo semestre,<br />

ma continuai a frequentare in maniera ufficiosa<br />

per circa 18 mesi prima di abbandonare definitivamente.<br />

Perché mollai?<br />

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre<br />

biologica era una giovane studentessa di college<br />

CarnetdiMarcia<br />

Apertamente<br />

non sposata e decise di darmi in adozione. Credeva<br />

fortemente che avrei dovuto essere cresciuto<br />

da persone laureate e fece in modo che<br />

tutto fosse organizzato per farmi adottare alla<br />

nascita da un avvocato e da sua moglie. Quando<br />

arrivai al mondo, però, loro decisero all’ultimo<br />

minuto che preferivano una bambina. Così i miei<br />

genitori, che erano in lista d’attesa, ricevettero<br />

una chiamata nel bel mezzo della notte: “C’è un<br />

bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?”.<br />

Loro risposero: “Certamente”. Solo dopo,<br />

mia madre biologica scoprì che mia madre non<br />

si era mai laureata e che mio padre non aveva<br />

neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime<br />

carte per l’adozione. Accettò di farlo mesi dopo,


solo quando i miei genitori promisero formalmente<br />

che un giorno io sarei andato al college.<br />

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente<br />

ne scelsi uno costoso tanto quanto<br />

Stanford e tutti i risparmi dei miei genitori finirono<br />

nelle tasse universitarie. Dopo sei mesi, non<br />

riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non<br />

avevo idea di quello che avrei voluto fare della<br />

mia vita e non vedevo come il college potesse<br />

aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, a spendere tutti<br />

quei soldi che i miei genitori avevano messo<br />

da parte lavorando una vita intera. Così decisi di<br />

mollare e avere fiducia che tutto si sarebbe risolto<br />

nel migliore dei modi. Era piuttosto spaventoso<br />

all’epoca, ma guardandomi indietro è stata<br />

una delle migliori decisioni che abbia mai preso.<br />

Nell’attimo stesso in cui abbandonai il college,<br />

smisi di seguire i corsi che non mi entusiasmavano<br />

e cominciai invece a frequentare quelli che<br />

trovavo più interessanti. Non fu tutto rose e fiori.<br />

Non avevo più una camera nel dormitorio ed ero<br />

costretto a dormire sul pavimento delle camere<br />

dei miei amici. Riportavo al negozio le bottiglie di<br />

Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di<br />

deposito e poter comprare da mangiare. E tutte<br />

le domeniche camminavo per sette miglia attraverso<br />

la città per avere finalmente l’unico buon<br />

pasto della settimana all’Hare Krishna. Adoravo<br />

tutto questo. E quello che trovai seguendo la mia<br />

curiosità e la mia intuizione risultò, solo dopo, essere<br />

senza prezzo. Vi faccio subito un esempio.<br />

Il Reed College all’epoca offriva probabilmente<br />

la migliore formazione del Paese in calligrafia. In<br />

tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni<br />

cartello era scritto a mano con grafie bellissime.<br />

Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che<br />

avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a<br />

scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri serif e<br />

sans serif, la differenza tra gli spazi che dividono<br />

le differenti combinazioni di lettere, quello che<br />

rende eccezionale un’eccezionale stampa tipografica.<br />

Era bello, storico, artistico e raffinato in<br />

un modo che la scienza non è in grado di offrire<br />

e io ne ero completamente affascinato. Nessuna<br />

di queste cose però aveva alcuna speranza di<br />

trovare un’applicazione pratica nella mia vita. Ma<br />

dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare<br />

il primo Macintosh, tutto quello che avevo<br />

imparato mi tornò utile. E lo utilizzammo tutto<br />

per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di<br />

una bellissima tipografia. Se non avessi mai lasciato<br />

il college e non avessi mai partecipato a<br />

quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente<br />

mai avuto caratteri tipografici differenti<br />

o font spaziati in maniera proporzionale. E dato<br />

che Windows ha copiato Mac, è probabile che<br />

non ci sarebbe stato nessun personal computer<br />

con quelle capacità. Se non avessi mollato il<br />

college, non avrei mai frequentato quel corso di<br />

calligrafia e i personal computer potrebbero non<br />

avere quelle stupende capacità tipografiche che<br />

ora hanno. Chiaramente, quando ero al college,<br />

era impossibile unire i puntini guardando al futuro.<br />

Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni<br />

dopo, quando ho potuto guardarmi indietro.<br />

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando<br />

avanti; potete solo unirli guardandovi indietro.<br />

Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel<br />

futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere<br />

in qualcosa – il vostro ombelico, il destino,<br />

la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di<br />

approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha<br />

sempre fatto la differenza nella mia vita.<br />

Seconda storia: l’amore e la perdita<br />

Io sono stato fortunato: ho trovato molto presto<br />

quello che amo fare. Io e Woz fondammo<br />

la Apple nel garage della casa dei miei genitori<br />

quando avevo appena 20 anni. Lavorammo duramente<br />

e in 10 anni Apple, da quell’azienda fatta<br />

di noi due e un garage, si è trasformata in una<br />

compagnia da due miliardi di dollari con oltre<br />

quattromila dipendenti. L’anno prima realizzavamo<br />

la nostra migliore creazione – il Macintosh –<br />

e io compivo 30 anni. L’anno seguente fui licenziato.<br />

Come si fa ad essere licenziati dall’azienda<br />

E - 2011<br />

17


18<br />

che tu stesso hai creato? Facile: quando Apple<br />

divenne più grande, assunsi qualcuno che ritenevo<br />

avesse molto talento e capacità per guidare<br />

l’azienda insieme a me e per il primo anno<br />

le cose andarono molto bene. Ma poi le nostre<br />

visioni del futuro cominciarono a divergere e alla<br />

fine arrivammo ad uno scontro. Quando questo<br />

successe, la commissione dei direttori si schierò<br />

dalla sua parte. Quindi, a 30 anni, io ero fuori.<br />

E in maniera piuttosto plateale. Quello che era<br />

stato il principale scopo della mia vita adulta era<br />

perso e io devastato. Per alcuni mesi non seppi<br />

assolutamente che cosa fare. Mi sentivo come<br />

se avessi tradito la generazione di imprenditori<br />

prima di me – come se avessi lasciato cadere<br />

la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai<br />

David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi<br />

per aver rovinato tutto così malamente. Fu<br />

talmente un fallimento pubblico che presi anche<br />

in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla<br />

Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò<br />

a crescere in me: amavo ancora quello che<br />

avevo fatto. Ciò che era successo alla Apple non<br />

aveva cambiato di un bit questo amore. Ero stato<br />

respinto, ma ero sempre innamorato. E per<br />

questo decisi di ricominciare da capo. Non me<br />

ne resi conto allora, ma essere licenziato dalla<br />

Apple era stata la miglior cosa che mi potesse<br />

capitare. La pesantezza del successo era stata<br />

rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo<br />

un debuttante, senza più certezze su niente. Mi<br />

liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare<br />

in uno dei periodi più creativi della mia vita.<br />

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda<br />

chiamata NeXT, un’altra azienda chiamata Pixar<br />

e mi innamorai di una donna meravigliosa che<br />

sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar produsse<br />

il primo film d’animazione digitale, Toy Story,<br />

e adesso è lo studio di animazione più famoso al<br />

mondo. In un significativo susseguirsi di eventi,<br />

la Apple comprò NeXT, io ritornai alla Apple e<br />

la tecnologia sviluppata da NeXT è ora il cuore<br />

dell’attuale rinascita di Apple. E io e Laureen<br />

CarnetdiMarcia<br />

Apertamente<br />

abbiamo una meravigliosa famiglia. Sono sicuro<br />

che niente di tutto questo sarebbe successo<br />

se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una<br />

medicina molto amara, ma credo che il paziente<br />

ne avesse bisogno. Qualche volta la vita ci colpisce<br />

come un mattone in testa. Ma non perdete<br />

la fede. Sono convinto che l’unica cosa che mi<br />

trattenne dal mollare tutto sia stato l’amore per<br />

quello che ho fatto. Dovete trovare quello che<br />

amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che<br />

per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una<br />

buona parte della vostra vita e l’unico modo per<br />

essere realmente soddisfatti è fare quello che<br />

riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare<br />

un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora<br />

non l’avete trovato, continuate a cercare.<br />

Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro<br />

che capirete quando lo troverete. E, come<br />

in tutte le grandi storie, diventerà sempre più<br />

bello con il passare degli anni. Perciò continuate<br />

a cercare finché non lo avrete trovato. Non vi<br />

accontentate.<br />

La terza storia: la morte<br />

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che<br />

suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno<br />

come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta<br />

avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli<br />

ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina<br />

allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo<br />

giorno della mia vita, vorrei fare quello che<br />

sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta<br />

era “no” per troppi giorni di fila, capivo che c’era<br />

qualcosa che doveva essere cambiato. Ricordarmi<br />

che morirò presto è il più importante strumento<br />

che io abbia mai trovato per fare le grandi<br />

scelte della mia vita. Perché quasi tutte le cose<br />

– tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio,<br />

tutte le paure di imbarazzi o fallimenti – svaniscono<br />

di fronte all’idea della morte, lasciando<br />

solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi<br />

che dobbiamo morire è il modo migliore<br />

per non cadere nella trappola di pensare che ab-


iamo qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non<br />

c’è ragione per non seguire il vostro cuore.<br />

Circa un anno fa mi fu diagnosticato un cancro.<br />

Alle sette e mezzo del mattino feci la scansione<br />

che mostrava chiaramente un tumore al pancreas.<br />

Non sapevo neanche che cosa fosse un<br />

pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di<br />

un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile<br />

e che avrei avuto si e no 3 mesi di vita.<br />

Mi dissero di andare a casa e sistemare le mie<br />

faccende (che è il codice dei dottori per dirti di<br />

prepararti a morire). Questo significa che dovevo<br />

prepararmi a dire ai miei figli, in pochi mesi,<br />

tutto quello che pensavo di avere ancora una vita<br />

per dire. Significa che dovevo essere sicuro che<br />

tutto fosse organizzato in modo tale che per la<br />

mia famiglia fosse il più semplice possibile. Significa<br />

che dovevo dire i miei “addii”. Vissi con<br />

il responso di quella diagnosi per tutto il giorno.<br />

Quella sera mi fecero una biopsia, in cui ti infilano<br />

un endoscopio giù per la gola, attraverso lo<br />

stomaco fino all’intestino per inserire un ago nel<br />

pancreas e prelevare alcune cellule del tumore.<br />

Io ero sotto anestesia, ma mia moglie – che era<br />

lì – mi raccontò che quando i medici videro le cellule<br />

al microscopio iniziarono a piangere, perché<br />

avevano appena scoperto che avevo una forma<br />

di cancro molto rara e curabile con un intervento<br />

chirurgico. Mi sottoposi all’intervento chirurgico<br />

e adesso sto bene. Quella fu la volta in cui<br />

mi avvicinai di più alla morte e spero che, per<br />

qualche decennio, sia anche l’ultima. Essendoci<br />

passato, posso parlarvi adesso con un po’ più di<br />

certezza di quando la morte fosse per me solo<br />

un concetto astratto. Nessuno vuole morire. Anche<br />

le persone che vogliono andare in paradiso<br />

non vogliono morire per andarci. Ma comunque<br />

la morte è la meta che tutti abbiamo in comune.<br />

Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è come deve essere,<br />

perché molto probabilmente la morte è la<br />

più grande invenzione della vita. E’ l’agente di<br />

cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per<br />

far posto al nuovo. Ora, il nuovo siete voi, ma un<br />

Apertamente<br />

giorno non troppo lontano diventerete gradualmente<br />

il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace<br />

essere così drammatico, ma è la pura verità.<br />

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate<br />

vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi<br />

intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del<br />

pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore<br />

delle opinioni altrui offuschi la vostra voce<br />

interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio<br />

di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni.<br />

In qualche modo loro sanno che cosa volete<br />

veramente. Tutto il resto è secondario. Quando<br />

ero ragazzo esisteva una meravigliosa rivista che<br />

si chiamava The Whole Earth Catalog, che era<br />

una delle bibbie della mia generazione. Fu creata<br />

da Stewart Brand non molto lontano da qui, a<br />

Menlo Park, e Stewart ci mise dentro tutto il suo<br />

tocco poetico.<br />

Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal<br />

computer e dell’editoria elettronica, quindi<br />

la rivista era interamente creata con macchine<br />

da scrivere, forbici e polaroid. Era una specie di<br />

Google in versione cartacea, 35 anni prima che<br />

Google fosse inventato: era idealistica, traboccante<br />

di strumenti chiari e concetti meravigliosi.<br />

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri<br />

di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono<br />

alla fine del loro percorso, pubblicarono<br />

il numero finale. Era più o meno la metà degli<br />

anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima<br />

pagina di questo numero c’era una fotografia di<br />

una strada di campagna al mattino presto, quel<br />

tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop<br />

se siete abbastanza avventurosi. Sotto la<br />

foto erano scritte queste parole: “Stay Hungry.<br />

Stay Foolish”, siate affamati, siate folli. Era il loro<br />

messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish.<br />

Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E<br />

adesso che vi laureate per cominciare una nuova<br />

vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish.<br />

Grazie a tutti.<br />

Steve Jobs.<br />

E - 2011<br />

19


20<br />

a cura del Mago G.........................................................................................<br />

Il tuo autoroscopo: Amati e Chiamati<br />

Siamo costantemente alla ricerca di ciò che renda piena la nostra vita, cioè ci renda felici. Crescendo,<br />

la ricerca ci fa imbattere in un incontro che affascina e coinvolge: un uomo, una donna, un'esperienza<br />

significativa, una comunità, un modello di vita che ci attrae.<br />

Ciascuno spera che sia l'incontro della vita e si mette in cammino.<br />

INCHIESTA<br />

CAPITOLO<br />

IMPRESA<br />

CarnetdiMarcia<br />

Giocare il Gioco<br />

«Molti sono chiamati dal Signore al matrimonio, nel quale un uomo e una donna,<br />

formando una sola carne, si realizzano in una profonda vita di comunione. È un<br />

orizzonte luminoso ed esigente al tempo stesso. Un progetto di amore vero che si<br />

rinnova e si approfondisce ogni giorno condividendo gioie e difficoltà, e che si caratterizza<br />

per un dono della totalità della persona. Per questo, riconoscere la bellezza e<br />

la bontà del matrimonio, significa essere coscienti che solo un contesto di fedeltà e<br />

indissolubilità, come pure di apertura al dono divino della vita, è quello adeguato alla<br />

grandezza e dignità dell'amore matrimoniale. Cristo chiama altri, invece, a seguirlo<br />

più da vicino nel sacerdozio e nella vita consacrata. Che bello è sapere che Gesù ti<br />

cerca, fissa il suo sguardo su di te, e con la sua voce inconfondibile dice anche a te:<br />

"Seguimi!"».<br />

Dal discorso di Benedetto XVI alla veglia di preghiera della GMG di Madrid - 20 agosto 2011<br />

______________________________________________________________________<br />

Rifletto sulla mia vocazione? Sì No<br />

Credo che la vita sia inserita in un grande pro getto d'amore? Sì No<br />

Seguire Gesù è da pazzi? Sì No<br />

Ho una guida spirituale o qualcuno con cui mi confronto anche<br />

saltuariamente?<br />

Sì No<br />

______________________________________________________________________<br />

Tu, Signore, mi conosci da sempre e prima che nascessi avevi un progetto di<br />

amore per me. Illuminami perché comprenda quale sia e ti segua: Sostieni chi<br />

è nel dubbio e vacilla.<br />

Impegno personale<br />

Cercherò una<br />

guida spirituale<br />

e inizierò un cammino<br />

di revisione di vita.


4 c.i.t. 4chiacchiereintenda<br />

Continua la nostra "rubrica fumetto" con le divertentissime vignette<br />

da voi realizzate... vi ricordiamo che potete mandare le vostre<br />

"4chiacchiereintenda" direttamente alla mail della redazione.<br />

Buona lettura!<br />

E - 2011<br />

21


22<br />

Marco Lucidi .................................................................................................<br />

La strada verso la vocazione<br />

La Strada del Rover l’ho sempre considerata<br />

il percorso di discernimento vocazionale,<br />

lungo la quale il Capo Clan, con gli<br />

strumenti che lo Scoutismo gli mette a disposizione,<br />

cerca di accompagnarlo. Confrontandomi<br />

con molti capi mi è capitato spesso di raccogliere<br />

testimonianze di frustrazione in quanto<br />

un abbandono del percorso rover da parte del<br />

ragazzo viene quasi sempre interpretato come<br />

un fallimento o come il segnale di una cattiva<br />

progettualità sul singolo. È vero che deve essere<br />

un momento in cui si tirano le somme, si<br />

riprende fiato, e si riparte più determinati di prima,<br />

ma è anche vero che potrebbe essere un<br />

indice di buon lavoro nei confronti del singolo ragazzo.<br />

Durante il cammino rover viene fatta una<br />

proposta, consapevoli che debba sempre essere<br />

di ottima qualità, nel quale il ragazzo prende<br />

coscienza della scelta che gli viene prospettata.<br />

L’obiettivo è sempre vocazionale, educativo nel<br />

senso di far emergere i talenti che il Signore ha<br />

dato ad ogni Rover. La fine di questo percorso è<br />

la Partenza, alla quale si arriva perché nel tragitto<br />

il ragazzo si è scoperto vocato ad una vita in stile<br />

scout, con la possibilità di servizio al prossimo<br />

come educatore scout. Se tutti i Rover arrivassero<br />

alla Partenza, forse quello potrebbe essere<br />

un fallimento, perché forse non siamo stati capaci<br />

in 5 anni di Clan, di dare tutti gli strumenti<br />

al ragazzo per una valutazione serena… oppure,<br />

ancora peggio, dobbiamo procedere ad un allontanamento<br />

forzato, solo al momento in cui<br />

il ragazzo chiede la Partenza! Il discernimento<br />

CarnetdiMarcia<br />

Vita da Rover...<br />

vocazionale è insito nella scelta del Rover, che<br />

passo dopo passo sente di dover fare una nuova<br />

scala di priorità nella vita. L’umiltà del Capo<br />

Clan lo porterà a non precludere mai la possibilità<br />

del ragazzo di tornare sui propri passi perché<br />

resosi conto di aver fatto una scelta non giusta.<br />

D’altronde non è né il capo, né il ragazzo stesso<br />

che indica al Rover la scelta giusta, ma Dio.<br />

Sarà l’eterogeneità della proposta che toccherà<br />

le corde giuste, e sarà la scelta per un’alternativa<br />

non in linea con le scelte associative, o per<br />

impegni inconciliabili, che porterà naturalmente<br />

il Rover a lasciare il Clan, ma questo non riesco<br />

proprio ad interpretarlo come un fallimento. Un<br />

rover che lascia perché sente che la sua vocazione<br />

è religiosa, nel crearsi una famiglia, nella<br />

scelta di dedicarsi alla politica attiva di partito,<br />

nel diventare medico o magistrato, in altre forme<br />

di volontariato, nello sport professionale, ecc…<br />

sono frutti di un albero sano. Il percorso scout<br />

fatto fino ad allora darà il suo contributo affinché<br />

l’alternativa venga intrapresa tenendo a mente<br />

gli obiettivi scout e l’identità del buon cristiano e<br />

buon cittadino… il seme è comunque stato gettato!<br />

Come di solito dico ai Rover: la vocazione<br />

è come se fosse il vestito più comodo che possa<br />

mai aver indossato, in cui ogni regola non mi<br />

sembra così difficile da rispettare perché coincide<br />

con il mio modo di essere. Se questo vestito<br />

non mi calza bene, devo affannarmi per cercare<br />

quello giusto e se mi accorgo che non esiste ancora,<br />

allora sarò io stesso a crearlo su misura.<br />

Buona strada, Leone Incontentabile


Paolo Bramini ...............................................................................................<br />

Akpe Ghana, grazie<br />

Kobla, se fossi nato nella ragione dell’Alto<br />

Volta al confine tra Ghana e Togo mi<br />

avrebbero chiamato Kobla. Perché sono<br />

maschio e nato di mercoledì. Kobla come tutti<br />

i maschi nati di mercoledì. Un nome ‘generico’<br />

in attesa che passino almeno sette giorni dalla<br />

nascita, in attesa che si sopravviva al settimo<br />

giorno. Solo allora mi avrebbero dato un vero<br />

nome…. inutile sprecarlo prima. La morte di un<br />

bambino nei primi sette giorni di vita è accettata<br />

in Ghana come un fatto normale. Ma se muore<br />

un anziano, se muore un vecchio allora… allora<br />

si fa festa, le trombe e i tamburi risuonano<br />

per tutto il villaggio in onore di chi ha avuto un<br />

dono così grande quale quello di una vita di innumerevoli<br />

giorni. Perché la vita è un dono, non ci<br />

si affligge se viene tolta, si gioisce se viene custodita.<br />

La vita è il dono, l’unico vero dono. Una<br />

logica che in Africa è costretta, anzi meglio, liberata<br />

all’essenziale. Così è quell’angolo di Africa<br />

che ho visitato assieme al Parroco, ai Rover e ad<br />

un gruppo di persone che ha accettato la sfida<br />

dell’esperienza missionaria. Per 15 giorni siamo<br />

stati ospiti del St.Theresa Centre, una scuola<br />

per l’inserimento nel mondo del lavoro aperta<br />

a ragazzi disabili dell’opera Don Guanella che si<br />

trova ad Abor (a poca distanza dal confine col<br />

vita da Scolta<br />

Togo e dal mare). L’avventura, nata da un’idea<br />

del Parroco, è stata accolta dai Rover con gioia,<br />

confortati dai genitori che hanno colto l’alto<br />

valore educativo di ciò che si stava proponendo<br />

ai loro figli. “D’altronde non è più pericolosa la<br />

vita qui a Roma?” mi ha detto un papà consapevole<br />

che anche il rischio di contrarre la malaria<br />

fosse da correre pur di vivere un’esperienza capace<br />

di “vaccinare” il proprio figlio da più pericolose<br />

malattie generate dal vuoto esistenziale<br />

della nostra civiltà “evoluta”. “Se puoi, devi…“<br />

ci ha insegnato P.Ivan e noi potevamo! Ci siamo<br />

messi in moto per autofinanziare la nostra<br />

esperienza… ed evitare di arrivare al St Teresa<br />

con le mani vuote: malgrado il costo del biglietto<br />

fosse di 850 € siamo riusciti ad abbassare la<br />

quota (compreso il vitto per 15 giorni) a quello<br />

che ognuno poteva e comunque al di sotto di<br />

650 €. Nei quindici giorni passati al St.Theresa<br />

Centre abbiamo alternato la visita a missioni e ai<br />

villaggi al servizio al centro (tinteggiatura di circa<br />

15 stanze adibite a dormitorio degli ospiti della<br />

scuola) concedendoci anche l’opportunità di recarci<br />

a Cape Coast punto di partenza della rotta<br />

degli schiavi.<br />

Nessun contatto con il mondo esterno se non<br />

un unico SMS che quotidianamente ho spedi-<br />

E - 2011<br />

23


24<br />

to ai genitori dei ragazzi (http://www.guanelliani.org/dettaglio.jsp?sezione=1127&idOgg<br />

etto=7101&lingua=ITA) e qualche intervista<br />

per condividere la nostra esperienza (http://<br />

www.youtube.com/watch?v=n9juuufASEI;<br />

rassegna stampa http://www.guanelliani.org/<br />

dettaglio.jsp?sezione=1139&idOggetto=7050<br />

&lingua=ITA). Consapevoli della unicità di quel<br />

tempo di Grazia abbiamo documentato quanto<br />

più possibile con foto e video (http://www.youtube.com/watch?v=nxOOqXzib2M<br />

e http://<br />

CarnetdiMarcia<br />

Vita da Rover...<br />

www.youtube.com/watch?v=yRdaIzZ9KgI) e<br />

al rientro organizzato una mostra (http://www.<br />

guanelliani.org/dettaglio.jsp?sezione=1127<br />

&idOggetto=7658&lingua=ITA; http://www.<br />

youtube.com/watch?v=WYUV-fo8Bw8) per<br />

ringraziare tutti coloro che avevano reso possibile<br />

il nostro viaggio… ma soprattutto urlare al<br />

mondo il nostro Akpe… Grazie !!<br />

Paolo Kobla Bramini<br />

Inter Clan Ivan Žužek - Alpha Centauri Rm12-Rm15<br />

Mi sono trovato a mio agio dal primo all'ultimo giorno. La gente è veramente cordiale<br />

e gentile; la parola che non dimenticherò mai è quella Welcome , benvenuto, che mi<br />

dicevano tutte le persone che incontravo per strada anche quelle che non avrei mai<br />

più visto. Una cosa che mi ha colpito moltissimo è il loro modo di pregare così diverso<br />

dal nostro, con musiche e danze che li aiutano a vivere l’incontro con Dio come se<br />

fosse una festa nel vero senza della parola; tutto questo nonostante le mille difficoltà<br />

che hanno i sacerdoti nel raggiungere le chiese per via delle distanze e delle strade<br />

non agiate.<br />

Vincenzo Perrone<br />

Un’esperienza bellissima. Quello che mi ha colpito di più sono due cose: una è stata<br />

l'accoglienza che un popolo così ci ha dato, accoglienza che dovremmo imparare pure<br />

noi. Tutti salutavano tutti, come se fossimo tutti fratelli e, nonostante noi venissimo da<br />

lontano, ci facevano sentire come se fossimo a casa; un’altra cosa che mi ha colpito<br />

è stata il sorriso della gente, che non mancava mai sulle loro bocche, nonostante<br />

avessero lo stretto necessario per vivere, e a volte neanche quello, cosa che colpisce<br />

profondamente noi dei paesi più ricchi che, nonostante abbiamo di tutto, non siamo<br />

mai soddisfatti.<br />

Alessandro Cascioli<br />

Un'esperienza indimenticabile. Trovarsi in mezzo a così tanta gente che per noi non<br />

ha niente, ma che comunque è riuscita a donare cose che noi non abbiamo, quei<br />

sorrisi, quella accoglienza, quella voglia di contatto fisico e verbale che nella nostra<br />

vita quotidiana non riusciamo a comunicare. Mi ha colpito molto la loro vitalità e felicità<br />

davanti a quello che noi chiamiamo "povertà", ma che per loro è la vita in sè, che<br />

in fondo comprende amore e felicità, e loro ne hanno tanta. In confronto a loro mi<br />

sentivo povero, dentro di me forse avevo la metà di quello che avevano loro, se non<br />

di meno. Una cosa che ho imparato da questa bellissima esperienza è che chiunque<br />

può donare, anche se per noi non ha niente. Perché l'importante non è cosa si dona,<br />

ma come lo si dona.<br />

Dariusz Jablonski


Informazioni logistiche<br />

Vita da Scolta<br />

Spesso e volentieri usiamo impropriamente la parola povertà. Se guardando quella<br />

gente ci venisse in mente il pensiero che loro siano i poveri vuol dire che c'è qualcosa<br />

che non va in noi. Se c'è una cosa che ho imparato in Ghana è che i veri poveri<br />

siamo noi! Poveri di libertà di scegliere quello che si vuole, perché circondati da<br />

una società che cerca di farci tanti pecoroni schiavi del loro mercato e dei loro soldi.<br />

Poveri di determinazione, di valori, di amore e di fede. Avete mai visto qualcuno<br />

giocare a pallone senza una gamba e con una stampella? Io sì... e ne sono rimasto<br />

incredibilmente colpito... il loro modo di vivere potrebbe insegnare tanto all'ipocrisia di<br />

noi tutti quando facciamo i capricci per le scarpe o per la macchina nuova... potrebbero<br />

insegnarci semplicemente l'essenza della vita e delle cose che possediamo.<br />

Loris Di Battista<br />

La parola Africa fa venire in mente persone che stanno male, che sono affamate e<br />

che non sanno sorridere. La mia esperienza, inaspettatamente, non è stata questa!<br />

L'Africa, ed in particolare il Ghana, mi ha dato gioie che non provavo dalle feste<br />

con i miei compagni di classe delle elementari, perché sono state gioie semplici ed<br />

elementari. E' stato un Servire-Giocando quello che ho vissuto laggiù: distribuire vestiti<br />

a bambini nudi per la strada, dialogare, confrontarsi nelle esperienze e nelle partite di<br />

calcio, osservare e rispettare usi e costumi e ballare, suonare, cantare la domenica<br />

alla Santa Messa. Un'esperienza che non lascia indifferenti, anzi completa e fortifica<br />

l'animo. La semplicità dei sentimenti e la ricchezza spirituale che ho ricevuto sono le<br />

parole più significative di questo viaggio che porto ancora nella mente e nel cuore.<br />

Francesco Pavia<br />

Per l’ingresso in Ghana serve il passaporto, il certificato di vaccinazione febbre gialla,<br />

ed il Visto rilasciato dall’ambasciata di Roma (costo 50 euro – tempi di rilascio 3-5<br />

gg).<br />

La capitale del Ghana, Accra, è raggiungibile con voli diretti da Roma FCO:<br />

• Costo del biglietto 850€ se fatto alcuni mesi prima<br />

• Coinvolgendo genitori e amici che hanno accumulato miglia premio si può abbassare<br />

il costo complessivo (un biglietto AR sono 50000 miglia e si pagano solo le<br />

tasse circa 180€)<br />

I trasporti sul luogo (da e verso Accra e per le visite) sono garantiti dai mezzi della<br />

missione St. Theresa offre un alloggio decoroso in camere da 4-6 posti, bagni con acqua<br />

corrente, cucina e refettorio.<br />

Il cibo non deperibile può essere portato dall’Italia; quello non deperibile acquistato<br />

sul posto.<br />

L’acqua al St. Theresa è potabile, per sicurezza meglio trattarla con euclorina o simili.<br />

In agosto il Ghana è nella stagione secca, il cielo sempre velato consente temperature confortevoli.<br />

Le zanzare in agosto sono poche (stagione secca); meglio profilassi antimalarica (contatti con volontari per capire quali)<br />

e soprattutto precauzioni comportamentali.<br />

__________________________________ __________________________________________________________________________<br />

Se leggendo questo articolo ti si è accesa una fiammella sappi che l’Africa è possibile; ma tramite l’opera Don Guanella,<br />

è possibile anche l’India; il Sud America, le Filippine… per un contatto scrivi a ufficiostampa@guanelliani.org<br />

E - 2011<br />

25


26<br />

Marco Fioretti ...............................................................................................<br />

I corsari dei libri<br />

C'è un Grande Gioco in corso da anni, che coinvolge<br />

decine di migliaia di persone in tutto il pianeta, senza<br />

smettere mai. Un Grande Gioco che è divertente e<br />

fa scoprire mondi sempre nuovi. Ci sono tanti che,<br />

quando lo iniziano, non riescono più a smettere, ma<br />

non fa niente perché non ha controindicazioni. Inoltre è<br />

un Grande Gioco che mi sembra adatto a Custodi della<br />

Terra e amici di tutti come noi Scout vogliamo essere:<br />

un Grande Gioco che combatte gli sprechi, perché<br />

favorisce uso e riuso ottimale di certe “risorse”, in<br />

un modo che aiuta a farsi nuovi amici. Sto parlando<br />

di quel Grande Gioco che in Inglese è chiamato book<br />

crossing (letteralmente “incrocio di libri”). In Italiano<br />

questa attività viene definita anche “liberazione dei<br />

libri” e chi la pratica “corsaro dei libri”. Lo scopo e<br />

la regola prima del book crossing è: “far circolare<br />

i libri (piaciuti o non piaciuti) e, possibilmente,<br />

vedere dove sono andati a finire dopo che li abbiamo<br />

lasciati, possibilmente entrando in contatto con altri<br />

appassionati lettori che fanno la stessa cosa”.<br />

Sì, ma in pratica???<br />

A volte esistono libri che abbiamo letto e sappiamo<br />

che non rileggeremo mai. È un peccato buttarli,<br />

ma in casa ingombrano. Oppure esistono<br />

libri che ci sono piaciuti così tanto che vorremmo<br />

farli leggere a tutto il mondo.Questi sono i libri<br />

predestinati ad essere liberati. Come? Facile!<br />

“Abbandonandoli” dove potranno essere ritrovati<br />

da altri appassionati di libri o curiosi, ma in<br />

un modo che permetta di seguirli nel loro viaggio.<br />

Per far fare book crossing come si deve a<br />

un libro che non potete più tenere dovete prima<br />

registrarlo gratuitamente su uno dei portali segnalati<br />

in fondo all'articolo. In questo modo ot-<br />

CarnetdiMarcia<br />

Custodi della terra<br />

terrete un codice chiamato BCID, che dovrete<br />

scrivere o comunque allegare al libro stesso. A<br />

quel punto dovrete abbandonare il libro, possibilmente<br />

in una busta per proteggerlo dalle intemperie,<br />

dove possa essere ritrovato da altri.<br />

Esistono anche punti predefiniti per farlo, segnalati<br />

negli stessi portali. Questi angoli possono essere<br />

dappertutto, dalle stazioni ai rifugi di montagna<br />

o nelle strade di un paesino sperduto (vedi<br />

foto). Potreste anche crearne e registrarne uno<br />

voi in Parrocchia, o davanti alla vostra scuola.<br />

Chiunque trovi uno di questi libri può prenderseli<br />

e portarli a casa, e qui comincia (o continua)<br />

il bello. Oltre al piacere della lettura, chi trova il


libro con un codice BCID può inserirlo nei siti di<br />

cui parlavo, per segnalare dove lo ha trovato e<br />

scoprire quanto e dove ha già viaggiato. Inoltre,<br />

sempre grazie al codice BCID si possono anche<br />

incontrare in un forum tutti gli altri che hanno<br />

già avuto per le mani quel medesimo libro, conoscerli<br />

e discuterne insieme. E dopo che succede?<br />

Si libera di nuovo il libro, ovviamente, cioè<br />

lo si riporta nel punto in cui lo si è trovato o in un<br />

altro punto “ufficiale” di book crossing.<br />

C'è chi ama il book crossing perché, oltre a leggere<br />

gratis, lo vede come una versione moderna<br />

dei messaggi in bottiglia o attaccati ai palloncini.<br />

Altri lo fanno per creare un’enorme biblioteca<br />

itinerante e aperta a tutti. A un livello più pratico,<br />

il book crossing è un modo per invogliare<br />

alla lettura in un paese che ne ha un bisogno<br />

enorme e una validissima alternativa al macero.<br />

Soprattutto in quei casi (a me è capitato diverse<br />

volte) in cui la Biblioteca Pubblica più vicina è costretta<br />

a rifiutare donazioni per mancanza di spazio.<br />

Basterebbe questo come motivo per provarlo.<br />

E magari per organizzare punti di book crossing<br />

temporanei durante San Giorgio, Giornate<br />

del Ricordo o altri incontri di Distretto delle Unità<br />

in cui prestate servizio.<br />

Chiudo notando che il book crossing non va<br />

confuso con mercatini di libri usati, che comunque<br />

vi suggerisco caldamente di organizzare in<br />

qualsiasi altra occasione riteniate opportuno. Il<br />

book crossing è qualcosa di complementare<br />

ai mercatini, ma rispetto a questi ha due grossi<br />

vantaggi. Uno è che è un'attività continua, quindi<br />

come stimolo alla lettura è forse più efficace della<br />

bancarella che appare due o tre volte l'anno.<br />

Infine, farlo non richiede praticamente nessuno<br />

sforzo, anzi dopo aver messo su un angolo per<br />

il book crossing, finiscono col farlo gli altri per<br />

noi. Vale lo stesso discorso dell'Uomo dei Sogni,<br />

un bellissimo film del 1989 (se non l'avete visto,<br />

fatelo!): se lo costruisci, loro verranno.<br />

Buona Custodia,<br />

Marco, marco@storiafse.net<br />

Portali del Book Crossing:<br />

www.bookcrossing.com<br />

(il portale centrale, in inglese)<br />

www.bookcrossing-italy.com/bcfd/<br />

(interfaccia in italiano)<br />

Fonte foto<br />

www.flickr.com/photos/swan-scot/3671111665<br />

E - 2011<br />

27


28<br />

Marco Fioretti ...............................................................................................<br />

Come si fa una Route<br />

a impatto zero?<br />

Durante la prossima Route Nazionale<br />

circa 2000 fra Rover, Scolte e<br />

Capi attraverseranno tutti insieme,<br />

nello stesso momento, lo<br />

stesso piccolo tratto di una delle<br />

zone d'Italia più delicate dal punto<br />

di vista ambientale. Ce la faranno,<br />

o meglio ce la faremo, senza<br />

lasciare (anche prima di partire!)<br />

una striscia di rifiuti e altre tracce<br />

Il viaggio di andata e ritorno<br />

Valutarne l'impatto ambientale, per esempio con<br />

servizi come Ecopassenger di Trenitalia, e programmare<br />

fin d'ora attività in Clan e Fuoco per<br />

compensarlo.<br />

Camminare?<br />

Abituatevi fin dalla prossima uscita a non uscire<br />

mai dai sentieri, per non aumentarne l'erosione<br />

(vedi CdM 2011/a).<br />

CarnetdiMarcia<br />

Scienza dei boschi<br />

visibili non dico dal satellite, ma<br />

da tutti quelli che passeranno di lì<br />

subito dopo di noi?<br />

La risposta è sì, ma solo se ci<br />

prepareremo adeguatamente da<br />

subito e soprattutto se, almeno<br />

in alcuni Clan e Fuochi, saremo<br />

disposti a mettere in discussione<br />

alcune vecchie abitudini. Durante<br />

l'incontro nazionale di Capi Clan e<br />

Capo Fuoco svoltosi a settembre<br />

2011 nella base Brownsea, mi è<br />

stato chiesto di fornire qualche<br />

suggerimento per ridurre al minimo<br />

l'impatto ambientale della Route<br />

nazionale. Se non c'eravate, niente<br />

paura. La presentazione completa è<br />

scaricabile dal link in fondo all'articolo,<br />

e queste sono le cose più<br />

importanti che ho detto:<br />

Andare al bagno<br />

Le feci umane inquinano parecchio e rovinano<br />

parecchio il paesaggio. Sotterrarle ne rallenta la<br />

decomposizione, ma non farlo è molto peggio.<br />

Fortunatamente, le palette da giardinaggio pesano<br />

e costano pochissimo. Compratene subito<br />

qualcuna e cominciate dalla prossima uscita<br />

a usarle sempre! Non sarebbe male se uno dei<br />

motti per le attività di quest'anno diventasse<br />

“mai più fuori dalla buchetta!”


Igiene<br />

In generale i detersivi (tutti,<br />

da quelli per le stoviglie a<br />

shampoo e bagnoschiuma)<br />

inquinano sia quando li liberiamo<br />

nell'ambiente, perché<br />

sono sostanze chimiche, sia<br />

perché spesso ce li portiamo<br />

dietro in tanti contenitori di<br />

plastica usa e getta. Molto<br />

meglio usare solo detersivi<br />

e saponi liquidi e biodegradabili<br />

nel modo giusto, quello che minimizza i rifiuti.<br />

Non comprate più ognuno, ogni volta, tante<br />

bottigliette piccole: compratene solo una, grande<br />

(che è meno plastica di tante bottiglie piccole).<br />

Poi, prima di ogni uscita, riempiteci solo una<br />

bottiglietta piccola e riutilizzabile e portatevi dietro<br />

solo quella. Se possibile, nei campi base della<br />

Route nazionale ci saranno punti di rifornimento<br />

di detersivi, saponi e shampoo biodegradabili<br />

alla spina, proprio per applicare questo metodo<br />

e non lasciare una traccia gigante di bottigliette<br />

di plastica vuote.<br />

Cucinare e mangiare<br />

Questa è un'altra grande fonte di inquinamento<br />

quando si va nei boschi. Se non si fa attenzione<br />

si possono produrre molti più rifiuti del necessario.<br />

Per la Route Nazionale sono molto caldamente<br />

consigliati i fornelletti ad alcool, perché:<br />

• l'alcool è più ecologico ed economico di altri<br />

combustibili e si trova dappertutto;<br />

• si può usare anche su fornelletti fatti in casa<br />

con una lattina;<br />

• si trasporta in contenitori intercambiabili e riutilizzabili,<br />

non come le bombolette di gas;<br />

per questi motivi, alla Route cercheremo anche<br />

di allestire stazioni di rifornimento alcool alla spina,<br />

ma certo non di altri carburanti. Chi cucina<br />

ad alcool potrebbe quindi anche marciare più<br />

leggero di chi dovrà portarsi dietro bombolette<br />

assortite. Per quanto riguarda<br />

il cibo, lancio la sfida che<br />

vedete nella foto di questa<br />

pagina: preparare menu in<br />

cui c'è così poco imballaggio<br />

(scatolette, buste, confezioni<br />

varie) da produrre<br />

quasi nessun rifiuto. A titolo<br />

di esempio, quella bustina<br />

grande come una palla da<br />

tennis che vedete nella foto<br />

sono i rifiuti che ho riportato<br />

a casa dopo una escursione di tre notti. Peso?<br />

Meno di 100 grammi! Per sapere come ho fatto,<br />

leggete la presentazione.<br />

Riassumendo<br />

• Scaricare, rileggere attentamente e discutere<br />

in Clan o Fuoco la presentazione fatta all'incontro<br />

nazionale<br />

• Se qualcosa non è chiaro, scriverci subito, siamo<br />

a vostra disposizione!<br />

• Rileggersi tutti i numeri passati di Scienza dei<br />

Boschi che parlano in dettaglio di questi stessi<br />

argomenti<br />

• Fare pratica, a partire dalla prossima uscita, di<br />

tutte quelle tecniche.<br />

• Mandate i vostri suggerimenti su come ridurre<br />

l'impatto ambientale e menu escursionistici a<br />

“impatto zero” e con meno scarti possibile!<br />

• Concorso! Mandate foto di razioni da Route<br />

come quelle contenute nella presentazione!<br />

• Abituarsi fin d'ora all'idea che queste sono tutte<br />

tecniche da applicare sempre, d'ora in poi,<br />

non solo alle Route nazionali o altri eventi del<br />

genere<br />

Buona Strada,<br />

marco@storiafse.net<br />

E - 2011<br />

29


30<br />

Vita associativa<br />

La Redazione ................................................................................................<br />

Campo Nazionale<br />

Scolte e Rover<br />

Complimenti a Stefano Zugno del gruppo Treviso 12!<br />

Il logo da lui ideato è risultato vincitore del concorso e sarà<br />

quindi prescelto per rappresentare l'ormai prossimo Campo<br />

Nazionale Scolte e Rover 2012. La creazione di Stefano è<br />

stata scelta, fra decine e decine di lavori arrivati, dalle Capo<br />

Fuoco e dai Capi Clan di tutta Italia presenti all'incontro nazionale<br />

di settembre, presso la Base Browsea di Soriano.<br />

CAMPO NAZIONALE 2012<br />

SCOLTE e ROVER<br />

È ON LINE IL SITO DEL CAMPO NAZIONALE<br />

L'ormai imminente Campo Nazionale Scolte e Rover del 2012, ha un proprio spazio sul sito associativo!<br />

L'indirizzo è facile da ricordare: www.camponazionale2012.fse.it<br />

CarnetdiMarcia


2009<br />

√ C - IO<br />

√ D - Sogni<br />

2010<br />

√ A - Dolore<br />

√ B - Coraggio<br />

√ C - Sfide<br />

√ D - IO E L'ALTRO<br />

√ E - Confronto<br />

Piano redazionale<br />

Cosa abbiamo realizzato e... cosa faremo.<br />

2011<br />

√ A - Perdono<br />

√ B - Tempo<br />

√ C - Fatica<br />

√ D - IO PER L'ALTRO<br />

√ E - Vocazione<br />

2012<br />

A - Paura<br />

B - Libertà<br />

C - Strada<br />

E - 2011<br />

31


L'altracopertina... di Giorgio Sclip<br />

Riflettendo sulla Vocazione...<br />

L'amore è la fondamentale e nativa<br />

vocazione di ogni essere umano.<br />

(Giovanni Paolo II)<br />

“Seguimi.”<br />

(Mt 9, 9)<br />

Non so quale sia la mia vocazione, ma<br />

voglio essere qui per una più grande causa.<br />

Mi sforzo di essere la più grande persona<br />

che sia mai vissuta.<br />

(Will Smith)<br />

La devozione è possibile in ogni vocazione e<br />

professione. Nella creazione Dio comandò alle<br />

piante di produrre i loro frutti, ognuna "secondo<br />

la propria specie". Lo stesso comando<br />

rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della<br />

sua Chiesa, perché producano frutti di devozione,<br />

ognuno secondo il suo stato e la sua<br />

condizione.<br />

(San Francesco di Sales)<br />

Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo<br />

sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci<br />

intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere<br />

seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non<br />

lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi<br />

la nostra voce interiore. E, cosa più importante di<br />

tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro<br />

cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi<br />

sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto<br />

il resto è secondario.<br />

(Steve Jobs)

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