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consumatori<br />

il mensile dei soci coop<br />

novembre<br />

numero 9 - 2007<br />

edizione coop reno<br />

iL risparmio<br />

Da DifenDere<br />

cosa cambia dopo la crisi dei mutui usa<br />

40<br />

coop reno<br />

a marzabotto dopo una decina<br />

d’anni di gestazione vedrà (forse)<br />

la luce il nuovo supermercato


AUMENTI IN VISTA PER PASTA,<br />

FARINA, LATTE, UOVA, BURRO?<br />

SUI PRODOTTI A MARCHIO COOP<br />

NOI NON CI<br />

MUOVIAMO.<br />

Non preoccupatevi. <strong>Coop</strong> tiene fermi i prezzi di questi e tanti<br />

altri prodotti alimentari confezionati a marchio <strong>Coop</strong><br />

fino alla fine dell’anno. Come sempre, il nostro pensiero è la<br />

tutela dei consumatori. Ed è l’unica cosa che <strong>Coop</strong> aumenta.


18<br />

L’alta finanza ha fatto<br />

flop: ma il conto<br />

chi lo paga?<br />

I risparmiatori e la crisi legata<br />

ai mutui subprime negli Usa:<br />

un sistema poco trasparente<br />

e ora il denaro è più caro<br />

per tutti<br />

Pluralismo<br />

da difendere<br />

Problemi e cambiamenti<br />

nel mondo italiano della carta<br />

stampata. Schiacciati da Tv e<br />

Internet i giornali si difendono<br />

in primo piano consumare<br />

informati<br />

4<br />

6<br />

12<br />

18<br />

21<br />

Mensile della <strong>Coop</strong>erazione di <strong>Consumatori</strong><br />

40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16<br />

Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908<br />

redazione@consumatori.coop.it<br />

Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005<br />

Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040<br />

Copia singola euro 0,31<br />

Abbonamento annuo euro 3,10<br />

Direttore responsabile<br />

Dario Guidi<br />

redazione<br />

Piero Giovanolla (vicedirettore),<br />

6<br />

Arriva<br />

Veloce <strong>Coop</strong><br />

Una nuova tariffa per il servizio<br />

di telefonia rivolto ai soci che<br />

festeggia i 100 mila clienti<br />

Lettere<br />

a <strong>Consumatori</strong><br />

L’alta finanza<br />

ha fatto flop<br />

di Dario Guidi<br />

“Ma quali privilegi”<br />

Intervista a Stefano<br />

Zamagni<br />

Pluralismo<br />

da difendere<br />

di Aldo Bassoni<br />

La vignetta<br />

di Elle Kappa<br />

14<br />

11<br />

13<br />

28<br />

30<br />

Un Nobel contro<br />

lo scetticismo<br />

di Mario Tozzi<br />

Mangiar pane<br />

di Eugenio Del Toma<br />

Un’etichetta<br />

per l’ambiente<br />

di Anna Somenzi<br />

Il caffè in capsule<br />

di Claudio Strano<br />

Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Paolo Mandini,<br />

Alberto Martignone, Paola Minoliti, Andrea Pertegato,<br />

Mauro Poletti, Gianfranco Sansalone, Anna Somenzi,<br />

Claudio Strano<br />

progetto grafico<br />

Ferro comunicazione & design<br />

impaginazione e grafica<br />

Ilde Ianigro<br />

responsabile della pubblicità<br />

Gabriella Zerbini<br />

stampa<br />

Coptip (Modena)<br />

vivere bene<br />

25<br />

32<br />

34<br />

37<br />

38<br />

40<br />

42<br />

44<br />

49<br />

A Marzabotto<br />

nel 2008?<br />

di Paolo Bedeschi<br />

Un supermercato<br />

“in condominio”<br />

di Daniela Dalpozzo<br />

L’adozione<br />

rende liberi<br />

di Giovanni Maria Rossi<br />

La scienza vicina<br />

alla gente<br />

51 Il birocciaio<br />

e il carradore<br />

di Walter Matteucci<br />

Le forme della pasta<br />

di Massimo Montanari<br />

É tempo...<br />

di tartufo<br />

di Helmut Failoni<br />

Londra, città<br />

“full time”<br />

di Giuseppe Ortolano<br />

Mostre, libri e dischi<br />

Intervista a Giuliano Palma<br />

di G. Oldrini e P. Pacoda<br />

La lettera di protesta<br />

di Natalino Balasso<br />

coop editrice consumatori<br />

consiglio di amministrazione:<br />

Paolo Cattabiani (presidente)<br />

Enrico Migliavacca (vicepresidente)<br />

Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio<br />

Cucchiarati, Marco Gaiba, Luciano Landi, Paolo Mandini,<br />

Daniele Moltrasio, Claudio Toso<br />

Consegnato alle poste a partire dal 06/11/2007<br />

Il numero di ottobre è stato stampato in 2.727.364 copie<br />

associato a:<br />

ANES, Associazione nazionale editoria specializzata<br />

Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio<br />

Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale


Coloranti, iperattività<br />

dei bambini e cautele <strong>Coop</strong><br />

consumatori<br />

la posta<br />

Ho letto sul giornale alcuni giorni fa alcune allarmanti<br />

notizie che evidenziavano un legame tra la presenza di<br />

coloranti negli alimenti e l’iperattività nei bambini. Cosa<br />

c’è di vero?<br />

Angela Pianella - Cantù<br />

Risponde Claudio Mazzini della direzione qualità di <strong>Coop</strong><br />

Italia:<br />

La notizia riportata da molti giornali rilancia uno studio<br />

condotto dall’Università di Southampton che suggeriva<br />

l’esistenza di una correlazione tra determinate miscele di<br />

coloranti alimentari e del conservante sodio benzoato con<br />

un aumento dell’iperattività nei bambini.<br />

Se l’associazione fosse confermata, le conclusioni potrebbero<br />

avere rilevanza per i bambini con tendenza all’iperattività.<br />

Nello studio sono state impiegate due miscele di coloranti<br />

artificiali più sodio benzoato.<br />

Si tratta in tutti i casi di additivi alimentari approvati,<br />

autorizzati per l’uso in più prodotti, in particolare prodotti<br />

di confetteria, prodotti da forno e bevande analcoliche.<br />

Ma il tema dei coloranti è da tempo al centro delle<br />

attenzioni di molte istituzioni nazionali ed europee. Secondo<br />

le autorità sanitarie svedesi i prodotti alimentari<br />

contenenti questi coloranti potrebbero aumentare il rischio<br />

di allergie dei consumatori.<br />

Nel mese di luglio l’EFSA (cioè l’autorità alimentare europea)<br />

ha pubblicato il primo parere su una serie di circa<br />

45 coloranti naturali e artificiali. Il completamento del<br />

lavoro sui coloranti è previsto entro la fine del 2008. Sulla<br />

base del parere scientifico espresso dall’EFSA, la Commissione<br />

europea e le autorità nazionali degli Stati membri<br />

decideranno se sono necessarie misure per la<br />

protezione della salute dei consumatori.<br />

La Commissione europea ha fatto notare al riguardo che,<br />

al momento, non si è ritenuto opportuno proibire l’uso<br />

dei coloranti di cui sopra dal momento che al consumatore<br />

vengono fornite in etichetta le informazioni riguardanti<br />

la loro presenza nel prodotto, come imposto dalla<br />

Direttiva 79/119/EC sull’etichettatura.<br />

Tuttavia l’EFSA ha recentemente dichiarato come potenzialmente<br />

cancerogeno un colorante (E 128) autorizzato<br />

Motorino truccato<br />

Ho scoperto casualmente che mio figlio minorenne ha<br />

“truccato” il motorino. Ne rispondo anch’io come genitore?<br />

Aldo Manzoni - Ferrara<br />

Ebbene, sì: una recente sentenza (Cassazione, sentenza n.<br />

6685/07) ha stabilito che i genitori sono responsabili se il<br />

figlio minorenne modifica le caratteristiche del proprio<br />

motorino. Il ragazzo, in quanto minore, non può essere<br />

punito e la responsabilità spetta sempre al genitore che è<br />

novembre 2007<br />

da tempo, con conseguente immediato divieto di utilizzo.<br />

La politica di <strong>Coop</strong> sui prodotti a proprio marchio prevede,<br />

fin dagli anni ’70, l’esclusione di tutti i coloranti e dei conservanti<br />

non tecnologicamente indispensabili (ad esempio<br />

è proibito l’uso di sodio benzoato nelle bevande). La decisione,<br />

apparentemente semplice, di inserire nella strategia<br />

del prodotto <strong>Coop</strong> la regola di “non utilizzo di coloranti”<br />

non comporta banalmente un semplice “non impiego” ma<br />

un lavoro di ricerca e sviluppo, nonché di organizzazione<br />

della produzione, pensato e regolato sulla base di criteri<br />

diversi rispetto agli altri prodotti.<br />

È evidente che rinunciare all’uso dei coloranti in prodotti<br />

per i quali il consumatore è abituato ad avere un riferimento<br />

“più vivace” comporta la necessità di uno studio<br />

della formulazione che offra al cliente un prodotto ugualmente<br />

gradevole.<br />

Inoltre la produzione deve seguire procedure precise per<br />

la garanzia dell’assenza di contaminazioni, sia a livello di<br />

approvvigionamento di materie prime, sia a livello produttivo<br />

nei casi in cui i coloranti vengano comunque<br />

usati in stabilimento.<br />

È vietato altresì l’utilizzo di coloranti sintetici nell’alimentazione<br />

degli animali destinati a fornire prodotti o ingredienti<br />

utilizzati per le produzioni <strong>Coop</strong> (es. uova pastorizzate<br />

per la pasta all’uovo).<br />

Inoltre in coerenza al principio di precauzione, ed alla politica<br />

di contenimento dell’utilizzo di composti di sintesi<br />

<strong>Coop</strong> è impegnata nella continua ricerca di alternative o<br />

della riduzione di tutte quelle sostanze che, seppur ammesse<br />

dalla legge e ritenute sicure dalle autorità europee, siano<br />

indagate o anche solo sospettate di poter in qualche modo<br />

nuocere alla salute o aumentare il potenziale allergenico.<br />

Queste sono le regole fissate per il prodotto <strong>Coop</strong>, come<br />

sempre improntate al massimo della cautela, ma, detto questo,<br />

si precisa che - allo stato attuale delle conoscenze - non<br />

sussistono le motivazioni per procedere all’eliminazione<br />

dalla vendita dei prodotti che contengono quei coloranti.<br />

Naturalmente <strong>Coop</strong> continuerà a seguire l’evolversi della<br />

situazione e potrà modificare i suoi comportamenti (anche<br />

nei confronti dei prodotti non a marchio <strong>Coop</strong>) a<br />

fronte di segnali più certi provenienti dal mondo scientifico<br />

e dalle autorità sanitarie.<br />

tenuto alla sorveglianza. La responsabilità viene meno solamente<br />

se il genitore può dimostrare di non aver potuto<br />

impedire il fatto, fornendo le relative prove.<br />

Iva o non Iva?<br />

Ho ricevuto la parcella del dentista e ho notato che non<br />

è specificata l’Iva… È legale ?<br />

Ivana Matteucci - Ancona<br />

È legale: l’Iva infatti non si paga per le visite dei medici<br />

né per le prestazioni di molti altri professionisti che


operano nel campo della sanità,<br />

della riabilitazione, dell’assistenza<br />

e della prevenzione. Un decreto del<br />

ministro della Salute pubblicato<br />

sulla Gazzetta Ufficiale del 13 agosto<br />

2002 individua le professioni<br />

parasanitarie le cui prestazioni<br />

sono esenti Iva: vi si trovano oltre<br />

ai medici, psicologi, biologi e odontoiatri,<br />

dietisti e altri operatori<br />

come ostetriche e infermieri, podologi,<br />

fisioterapisti, tecnici ortopedici<br />

e audioprotesisti.<br />

Ignoto cumino<br />

Ho apprezzato in vacanza in<br />

Trentino il pane con i semi di<br />

cumino. In che altro modo posso<br />

usarlo in cucina?<br />

Donata Sforza - Modena<br />

Il cumino è una spezia proveniente<br />

dall’Oriente, simile ad una carota i<br />

cui frutti (erroneamente detti semi)<br />

sono molto apprezzati nel Nord Europa<br />

per insaporire il pane di segale.<br />

Sempre al nord il cumino viene utilizzato<br />

per preparare un liquore - il<br />

kummel - e per insaporire il gulasch<br />

ungherese. La sua principale proprietà<br />

è digestiva in quanto contiene<br />

un olio essenziale che stimola la<br />

secrezione gastrica, facilita la digestione<br />

ed ha un’azione antispasmodica,<br />

eliminando i gas intestinali e<br />

sedando coliche e crampi addominali<br />

anche di origine nervosa. Vista<br />

la sua bassa tossicità, è indicato per<br />

combattere i problemi digestivi dei<br />

bambini.<br />

consumatori<br />

il mensile dei soci coop<br />

la posta<br />

> L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è<br />

redazione consumatori<br />

Viale Aldo Moro, 16<br />

40127 Bologna<br />

fax 051 6316908<br />

oppure<br />

redazione@consumatori.coop.it<br />

Parquet sicuro<br />

Sto rifacendo i pavimenti della<br />

mia abitazione. Mi hanno detto<br />

che esiste un marchio di garanzia<br />

europeo anche per il parquet...<br />

Tullio Marconi - Mantova<br />

Dal marzo 2007 è scattato l’obbligo<br />

del marchio CE sulle pavimentazioni<br />

in legno, come stabilito dalla<br />

normativa Uni EN 14342. La disciplina<br />

in questione specifica le caratteristiche<br />

che debbono avere<br />

questi materiali perché il produttore<br />

possa utilizzare il marchio comunitario.<br />

In particolare riguardano<br />

alcuni importanti aspetti relativi<br />

alla sicurezza: la reazione al fuoco,<br />

il rilascio di formaldeide, l’emissione<br />

di pentaclorofenolo, la resistenza<br />

alla rottura, la scivolosità, la<br />

conduttura termica e la durabilità.<br />

Fate attenzione che su parquet, pa-<br />

vimenti di legno o materiali simili,<br />

vi sia sempre il marchio CE ed il<br />

riferimento alla norma citata. L’etichetta<br />

con le indicazioni può essere<br />

applicata direttamente sul prodotto<br />

o sull’imballaggio oppure può essere<br />

riportata sui documenti commerciali<br />

di accompagnamento (ad<br />

esempio sulla bolla di consegna).<br />

Errata corrige<br />

Contrariamente a quanto riportato<br />

nell’ultimo numero di “<strong>Consumatori</strong>”,<br />

l’inziativa “La donna<br />

di cuore”, in corso di svolgimento<br />

in alcuni ipercoop, è dedicata<br />

solo alle donne tra i 40 e i 60<br />

anni. Nel servizio in questione,<br />

invece, non veniva indicato il limite<br />

d’età, riferendosi genericamente<br />

alle ultra 40enni. Ci scusiamo<br />

con i lettori e le lettrici per<br />

l’inconveniente.<br />

www.consumatori.e-coop.it<br />

Lo sai che <strong>Consumatori</strong><br />

è anche su Internet?<br />

Notizie, articoli, inchieste a portata di un clic<br />

marzo 2007<br />

Un servizio in più per i soci <strong>Coop</strong>


La crisi legata ai mutui subprime negli usa conferma<br />

la poca trasparenza di un sistema a caccia di profitti<br />

ma poi pronto a scaricare tutti i rischi sul povero<br />

risparmiatore. sono almeno duecento i miliardi<br />

di dollari bruciati e ora il risultato è che il denaro<br />

costa più caro per tutti<br />

di Dario Guidi<br />

L’alta finanza<br />

ha fatto flop<br />

consumatori<br />

in primo piano<br />

ma il conto chi lo paga?<br />

Alzi la mano chi, sino a prima di questa estate conosceva<br />

la parola inglese subprime. Termine che associato<br />

all’altra parola mutuo è diventato l’incubo<br />

dei mercati finanziari (e dei risparmiatori) di tutto il<br />

mondo, visto che proprio i mutui subprime (cioè quelli<br />

concessi negli Usa a persone che offrono minori garanzie<br />

di riuscire a pagare il debito) hanno originato una crisi<br />

dai contorni ancora non del tutto definiti e che comunque<br />

ha prodotto perdite (secondo le ancora parziali stime<br />

del Fondo Monetario Internazionale) per oltre 200 miliardi<br />

di dollari. Noi questa crisi vorremmo provare a<br />

spiegare, non per far discorsi di lontanissima e alta finanza,<br />

ma per capire, dal punto di vista del singolo e modesto<br />

risparmiatore italiano, cosa insegna questa vicenda.<br />

E soprattutto per mettere in luce come i complessi e non<br />

sempre limpidi meccanismi dell’alta finanza possano riservare<br />

sgradite sorprese anche a chi… abita ai piani sottostanti.<br />

Infatti il singolo risparmiatore, anche se non voleva, si è<br />

ritrovato in qualche modo tirato per la giacca da questi<br />

eventi. Perché? La spiegazione sta in una considerazione<br />

di Marco Onado, economista e docente dell’Università<br />

Bocconi di Milano: “La pazzia del credito è finita, una<br />

dieta era più che necessaria, ma quelli che dovranno tirare<br />

la cinghia non sono quelli che si sono ingrassati negli<br />

anni passati”. Ovvero è scoppiata la crisi, ma chi pagherà<br />

il conto non saranno i citati abitanti dei piani alti nella<br />

piramide finanziaria, ma chi sta sotto. Per colpa della crisi,<br />

ora tra le grandi banche ci si guarda di traverso, non<br />

novembre 2007<br />

6<br />

ci si fida più di tanto, temendo che qualcuno abbia in<br />

pancia titoli bidone. E nel dubbio si tira il freno. Risultato,<br />

in Europa il costo del denaro è aumentato sensibilmente.<br />

Al momento in cui scriviamo l’Euribor, cioè il<br />

tasso a cui le banche si prestano denaro (che è anche il<br />

tasso di riferimento per i mutui) è intorno al 4,8%, nonostante<br />

il costo del denaro fissato dalla Bce sia rimasto<br />

fermo al 4%. Questo 0,8% in più che paga chi chiede denaro<br />

(sia singolo o impresa) è il poco gradito figlio della<br />

crisi originata dai mutui subprime.<br />

Il boom della finanza derivata<br />

Ma, messo in chiaro l’esito, occorre fare un passo indietro<br />

per capire gli oscuri e poco trasparenti meccanismi del<br />

sistema finanziario che sono all’origine della vicenda. La<br />

premessa fondamentale è che viviamo in anni in cui la corsa<br />

al massimo guadagno nel minor tempo è stata la chiave<br />

che ha fatto lievitare la finanza mondiale. Come spiega<br />

sempre Marco Onado, nel 2005 le attività finanziarie al<br />

mondo erano pari a 3,7 volte il Pil mondiale. Queste attività<br />

finanziarie vengono poi “impacchettate” nei cosiddetti<br />

strumenti di finanza derivata, prodotti il cui valore (con<br />

meccanismi decisamente complessi come swaps, futures<br />

ecc.) è legato all’andamento futuro di determinati prodotti<br />

o mercati. Scusandoci per la spiegazione forse un po’ semplicistica,<br />

ma la sostanza è che la finanza derivata produce<br />

un valore doppio del volume di tutte le attività finanziarie<br />

ed è dunque pari a 11 volte il Pil mondiale. Viviamo in un<br />

mondo che produce enormi volumi finanziari virtuali, in<br />

cui non gira denaro, ma promesse di pagamento, sotto cui<br />

stanno altre promesse di pagamento, cioè debiti. Insomma<br />

continua a pagina >


in primo piano<br />

Giudizi poco credibili,<br />

società di rating sotto accusa<br />

Sono nomi familiari, perché li sentiamo<br />

al Tg ogni sera: da Moody’s, a Fitch a<br />

Standard & Poor’s. Sono le agenzie di<br />

rating, quelle cioè il cui mestiere è dare<br />

pagelle sui conti pubblici degli Stati e sui<br />

prodotti finanziari in giro per il mondo.<br />

Da quelli tripla A (i migliori) per scendere<br />

alla doppia AA, la A singola e così via. Il<br />

loro potere è diventato enorme e vedersi,<br />

non dico declassati nel giudizio, ma anche<br />

solo presentati male in una dichiarazione<br />

di questi signori, può significare tempeste<br />

economiche e politiche per chiunque.<br />

Chiaro che quando le società di rating<br />

hanno annunciato di dover rivedere il<br />

rating dei titoli legati ai mutui subprime<br />

(alcuni dei quali valutati con una tripla<br />

A) il caso è esploso e le critiche, anche<br />

feroci, sulle società di rating sono piovute<br />

da tutte le parti, inclusi governi e autorità<br />

finanziarie di controllo.<br />

novembre 2007<br />

7<br />

Per giustificare i loro clamorosi errori di<br />

valutazione, Moody’s e soci, tra le altre<br />

cose, hanno spiegato che le loro valutazioni<br />

si basavano sull’analisi delle serie<br />

statistiche dei 5 anni precedenti. Cioè se<br />

nei 5 anni precedenti nessun fondo era<br />

saltato, anche se dentro crediti a rischio,<br />

allora il giudizio era lo stesso ottimo.<br />

Una esplicita ammissione che dunque la<br />

valutazione non è di merito sul singolo<br />

credito, ma legata all’esperienza statistica<br />

sull’andamento dei mercati. Oltre al crollo<br />

del loro valore in Borsa, ora le società di<br />

rating si trovano sotto la lente della Sec<br />

(la società di controllo dei mercati Usa) e<br />

dell’Unione europea che guardano anche<br />

a possibili conflitti di interesse, nel senso<br />

di consulenze che queste società davano<br />

alle banche per dar vita a nuovi prodotti<br />

finanziari che poi le stesse agenzie dovevano<br />

valutare.


un gigante, cresciuto a dismisura che<br />

in questo caso si è dimostrato dai piedi<br />

d’argilla. Basta guardare al crescente<br />

peso di azioni, obbligazioni e bond,<br />

emessi sempre più da soggetti privati<br />

per finanziarsi. Cioè sempre meno si<br />

chiede denaro in prestito alle banche<br />

(in Europa siamo al 50%, ma negli<br />

Usa è solo 1 dollaro su 5), ma si va a<br />

chiedere al mercato di acquistare titoli,<br />

impegnandosi a restituire il tutto a<br />

scadenze e interessi prefissati.<br />

In questo mare di prodotti, si muovono<br />

banche, fondi pensione, compagnie<br />

di assicurazione, per costruire<br />

occasioni di investimento da offrire<br />

poi ai clienti finali e ai risparmiatori.<br />

Così col colpevole e decisivo ruolo<br />

delle agenzie di rating (cioè quelle<br />

che danno una pagella all’affidabilità<br />

dei prodotti finanziari. Ne parliamo<br />

nell’apposita scheda) si è originata<br />

una montagna di nuovi prodotti che<br />

certo non favoriscono la comprensione<br />

del reale rapporto rischio/opportunità<br />

da parte del risparmiatore.<br />

L’impatto sul sistema bancario<br />

E in tanti hanno investito e comprato<br />

obbligazioni e titoli di quelle società<br />

che in Usa avevano concesso<br />

consumatori<br />

in primo piano<br />

il risparmio per i soci coop/1<br />

prestito sociale, sicurezza e convenienza...<br />

Il prestito sociale viene da lontano: dalla nascita<br />

del movimento cooperativo, risalente ad oltre<br />

150 anni fa. I criteri che lo ispiravano erano legati<br />

al fatto che la cooperazione agli inizi non aveva<br />

capitali propri per funzionare, crescere e svilupparsi:<br />

ancora oggi il prestito non è infatti una<br />

gestione del risparmio. Le risorse che il socio affida<br />

alla cooperativa consentono un rapporto<br />

diretto fra azienda e risparmiatore, con un vantaggio<br />

per entrambi. Il prestito sociale è regolamentato<br />

dalla deliberazione del Cicr (Comitato<br />

interministeriale per il credito e il risparmio) del<br />

marzo 1994 e dalle istruzioni della Banca d’Italia.<br />

In queste disposizioni si stabilisce l’ammontare<br />

complessivo del prestito che le cooperative<br />

possono raccogliere in relazione alla loro solidità<br />

patrimoniale (3 volte il patrimonio netto), e si<br />

definiscono le garanzie per il socio prestatore.<br />

<strong>Coop</strong> Reno offre le migliori garanzie relativamente<br />

alla corretta e trasparente gestione delle<br />

somme che le vengono affidate dai soci e gestisce<br />

queste risorse in modo da garantire la liqui-<br />

novembre 2007<br />

centinaia di migliaia di mutui a famiglie<br />

che poi non hanno avuto i soldi<br />

per pagarli. Così, al dramma di chi si<br />

è ritrovato senza casa, si è unito il<br />

problema di chi, magari senza saperlo,<br />

si è scoperto proprietario di un<br />

prodotto finanziario dentro a cui stavano<br />

anche questi “titoli bidone”. Ma<br />

c’è di peggio, tante banche avevano<br />

abbondantemente investito in questi<br />

stessi prodotti. Qui l’elenco di chi si è<br />

ritrovato con problemi seri è lungo e<br />

nella lista ci sono tutti i colossi: Citigroup,<br />

la più grande banca al mondo<br />

ha ammesso perdite per 1,3 miliardi<br />

di dollari, lo stesso hanno fatto Morgan<br />

Stanley, il colosso svizzero Ubs,<br />

Lheman Brothers. E via scendendo<br />

sino a due banche tedesche salvate<br />

sull’orlo del crack, al Crédit Agricole<br />

francese. E l’elenco si allunga ogni<br />

giorno. Da noi la Banca d’Italia ha<br />

chiesto lumi agli istituti di credito,<br />

per sapere se qualcuno si ritrovasse<br />

in casa “merce avariata”. E le informazioni<br />

raccolte hanno portato a<br />

una stima di 1 miliardo e 300 milioni.<br />

Una cifra giudicata in assoluto<br />

non preoccupante (anche se c’è da<br />

vedere su quali e quanti istituti va<br />

ripartito il problema).<br />

8<br />

continua a pagina 11 ><br />

dazione del prestito in ogni momento. Tali risorse<br />

sono investite in maniera prudente e con la<br />

migliore redditività possibile e velocemente liquidabili.<br />

Gli investimenti obbligazionari privilegiano<br />

i rating alti e almeno il 30% è investito in<br />

titoli di grande diffusione per poter vendere sul<br />

mercato in qualsiasi momento.<br />

Al 31.12.2006 i soci prestatori erano 8.561 per<br />

un ammontare complessivo di prestito sociale<br />

pari a € 69.974.835,50 e<br />

un incremento sull’anno<br />

precedente di + 6,23%,<br />

mentre il patrimonio netto<br />

(riserve Indivisibili più<br />

capitale sociale) ammontava<br />

a € 26.235.674 (+<br />

7,41% rispetto all’anno<br />

precedente).<br />

Il rapporto tra prestito e<br />

patrimonio netto era pertanto<br />

del 2,67%, inferiore<br />

alle tre volte.


novembre 2007<br />

in primo piano<br />

il risparmio per i soci coop/2<br />

... e in più le proposte di simGest<br />

Ma allora come deve muoversi il povero risparmiatore?<br />

C’è qualche consiglio utile che possa<br />

valere. La premessa, a maggior ragione viste le<br />

vicende recenti (ma ricordando anche casi come<br />

il crack Parmalat), è che la base è sempre quella<br />

di una attenta valutazione delle scelte e di informarsi<br />

accuratamente, leggendosi prospetti e<br />

chiedendo lumi, senza fretta.<br />

Detto questo “il punto da cui partire - spiega<br />

Massimo Scacchetti, responsabile dell’area finanzia<br />

di SimGest, la società mobiliare espressione<br />

delle <strong>Coop</strong> - è quello delle caratteristiche del<br />

cliente, dalla sua propensione al rischio, dai tempi<br />

con cui vuole concludere l’investimento. Se<br />

uno ragiona su 10 anni le scelte sono diverse da<br />

chi pensa a pochi mesi”.<br />

Chiaro che per chi vuole certezze e zero rischi<br />

(oltre al prestito sociale presso le <strong>Coop</strong> di cui parliamo<br />

nell’apposita scheda), esistono soluzioni<br />

come i titoli di stato (Bot e Cct) o i conti di deposito.<br />

Per chi vuole indagare un po’ più in là, gli<br />

sportelli SimGest (presenti in molti punti vendita<br />

per i fondi comuni italiani<br />

brutti voti in pagella<br />

Il risparmiatore italiano, oltre alle turbolenze mondiali derivanti dalla<br />

crisi dei mutui subprime, quando vuol decidere come investire il proprio<br />

denaro, si trova di fronte a un’altra serie di bei problemi. Alcuni<br />

di questi stanno negli alti costi di gestione e negli scarsi rendimenti dei<br />

fondi comuni. Per saperne di più non c’è bisogno di andare a chiedere a<br />

pericolosi sovversivi. Basta leggersi l’indagine realizzata da Mediobanca,<br />

che analizza il rendimento dei 1.200 fondi facenti capo ai gestori più<br />

importanti sul mercato nazionale. Ebbene, nel 2006, i fondi sono andati<br />

male come raccolta, nel senso che il saldo tra investimenti e riscatti è in<br />

negativo per 39 miliardi. I costi di gestione sono rimasti elevati, riducendosi<br />

solo dell’1,6% contro un calo del 7,4% nel patrimonio gestito.<br />

Ma il dato più significativo è che si conferma, scrive Mediobanca, “il<br />

livello insoddisfacente dei rendimenti”. Sull’arco di 5 anni era meglio<br />

investire in Bot che in fondi. Nel 2006 l’insieme dei fondi ha reso il 3,3%.<br />

Ma i dati più impressionanti si scoprono guardando più nel dettaglio. I<br />

fondi azionari (cioè quelli più a rischio) hanno reso nel 2006 l’8,6%, cioè<br />

meno della metà rispetto al più 19,5% registrato dalla Borsa Italiana.<br />

Tutti i fondi specializzati hanno reso meno rispetto al cosiddetto benchmark<br />

(cioè il rendimento del mercato in quel determinato settore). Ad<br />

esempio i fondi specializzati nel Pacifico hanno reso il 4,2% in meno,<br />

quelli nei fondi America il 3% in meno e così via. Tornando ai costi, i<br />

fondi azionari hanno un costo medio del 2,5%, i bilanciati dell’1,7% e<br />

gli obbligazionari dell’1,1%. Negli Usa il costo di gestione degli azionari<br />

è dell’1,1% e dello 0,8% sugli obbligazionari.<br />

9<br />

<strong>Coop</strong>) possono offrire un utile approdo. “Vale la<br />

pena ricordare che SimGest – spiega Scacchetti<br />

– opera esclusivamente con clienti del mondo<br />

<strong>Coop</strong>. Siamo nati per aiutare gli investimenti delle<br />

cooperative e ora anche per offrire un servizio<br />

ai soci. Il nostro principale campo d’intervento<br />

sono stati i mutui per l’acquisto della casa. Ma<br />

guardando anche a quei soci che, oltre al prestito<br />

sociale, hanno altri capitali da investire siamo<br />

in grado di proporre loro un’ampia gamma di<br />

prodotti finanziari diversi. La nostra logica è di<br />

fare da distributori, selezionando tra le proposte<br />

di banche e società di gestione - sia italiane che<br />

estere - cercando ovviamente le condizioni migliori<br />

e le massime garanzie per chi deve investire<br />

il proprio denaro. Sui mutui lavoriamo con banche<br />

come Unipol, Woolich, Macquarie. Sul piano<br />

degli investimenti, tra le altre cose, offriamo ad<br />

esempio la polizza Perla, di Aurora assicurazioni<br />

(che fa parte del gruppo Unipol) con le prime<br />

due cedole in scadenza prefissate ad un tasso di<br />

interesse del 4%”.


Il peggio è passato?<br />

Ad oggi la fase acuta della bufera<br />

pare passata, anche se il nodo è capire<br />

davvero come sono messi i conti<br />

delle banche. In Italia occorrerà pre-<br />

sumibilmente attendere la chiusura<br />

dei bilanci di fine anno per far venir<br />

fuori tutte le eventuali magagne.<br />

Aggiungendo che, tra le poco simpatiche<br />

pratiche bancarie di questi<br />

anni, c’è quella di infilare gli investimenti<br />

finanziari più “discutibili” e<br />

rischiosi in società esterne. Così se<br />

scoppia un problema si prova a tenerlo<br />

nascosto un po’ più a lungo.<br />

“Quella che i mercati stanno attraversando<br />

più che una crisi di liquidità<br />

è soprattutto una crisi di propensione<br />

al rischio - spiega Massimo Sacchetti,<br />

responsabile finanziario di SimGest,<br />

la società di intermediazione<br />

mobiliare che opera per conto di<br />

<strong>Coop</strong> e che ai soci <strong>Coop</strong> offre i suoi<br />

servizi (vedi la scheda nelle pagine<br />

precedenti) – questo perché la liquidità<br />

non è sparita, si è solo orientata<br />

su investimenti a basso rischio. Le<br />

banche non si fidano l’una dell’altra e<br />

così il costo del denaro cresce. Normalmente<br />

il differenziale tra il tasso<br />

fissato dalla Bce e l’Euribor è dello<br />

0,20% ora siamo allo 0,80%. Ci vorrà<br />

ancora qualche mese perchè le situazioni<br />

si chiariscano, ma è evidente<br />

che le conseguenze immediate sono<br />

pesanti soprattutto per chi ha un<br />

mutuo da pagare o per chi ha bisogno<br />

di denaro”.<br />

Dal punto di vista del risparmiatore,<br />

al di là della sempre necessaria<br />

prudenza nel fare le proprie scelte<br />

di investimento, resta comunque la<br />

difficoltà di trovarsi di fronte a questo<br />

grande mare di offerte finanziarie,<br />

avvolte però dall’opacità e dalla<br />

scarsa trasparenza. Problemi che,<br />

in questa crisi 2007, si sono manifestati<br />

dai livelli più alti a quelli più<br />

bassi, dalle società di rating alle<br />

banche. “C’è un enorme problema<br />

di trasparenza del mercato - ha<br />

scritto ancora Marco Onado - i prodotti<br />

finanziari stanno diventando<br />

sempre più sofisticati e la maggior<br />

parte degli investitori non è consapevole<br />

del rischio effettivamente<br />

sopportato. Occorre per questo usare<br />

regolamentazioni del mercato<br />

che rendano più conveniente vendere<br />

prodotti finanziari semplici”.<br />

Una bella sfida. Del resto se il sistema<br />

finanziario non cambia, difficilmente<br />

potrà riconquistare la fiducia<br />

dei risparmiatori. <br />

consumatori<br />

novembre 2007<br />

un pianeta da difendere<br />

di mario tozzi<br />

primo ricercatore Cnr - Igag<br />

e conduttore televisivo<br />

un nobel contro<br />

lo scetticismo strumentale<br />

A lungo si potrebbe discutere sul valore concreto di un premio<br />

Nobel per la pace, e spesso questo genere di attribuzioni è<br />

stato fonte di polemiche anche aspre. Ma il valore simbolico è<br />

indubbio, e quello attribuito ad Al Gore e all’Intergovernative<br />

Panel on Climate Change (IPCC) testimonia il seppellimento da<br />

parte dell’accademia ufficiale della pervicacia sospetta con cui<br />

alcuni scienziati (pochissimi) e molti politici si erano finora aggrappati<br />

al tentativo di sottovalutare il surriscaldamento atmosferico<br />

in atto o di attribuirne le colpe agli astri o agli dei.<br />

Le conseguenze del riscaldamento anomalo erano state messe<br />

in luce più volte da Gore (con qualche esagerazione) e dall’IPCC<br />

(con qualche prudenza eccessiva). Ogni volta, però<br />

spuntava fuori il bastian contrario di turno che ricordava - come<br />

se gli scienziati non lo sapessero - che “un tempo la Groenlandia<br />

era verde” o che il clima sulla Terra è sempre cambiato e ci<br />

sono state tante glaciazioni e periodi anche più caldi di quello<br />

attuale. Certo che il clima sulla Terra è spesso cambiato, e addirittura<br />

all’epoca dei dinosauri non c’era quasi ghiaccio sulle<br />

calotte polari e le acque erano più calde di 12°C. Ma la temperatura<br />

cresceva prima che aumentasse l’anidride carbonica nell’aria,<br />

esattamente il contrario di quello che succede oggi, e<br />

tutto avveniva decisamente in maniera più lenta (a meno di<br />

catastrofi localizzate). Attualmente l’incremento dell’anidride<br />

carbonica nell’atmosfera misura +100 ppm (parti per milione)<br />

rispetto alla rivoluzione industriale e il corrispondente riscaldamento<br />

climatico non è ancora così pronunciato come dovrebbe<br />

essere solo a causa dell’enorme massa in gioco. Se non vogliamo<br />

poi parlare dei mari, la cui temperatura è cresciuta<br />

come mai dalla fine dell’ultima glaciazione a questa parte; e<br />

del Mediterraneo in particolare, che si è riscaldato di 3°C nella<br />

scorsa primavera rispetto alla media degli anni precedenti<br />

(0,6°C in dieci anni). I due fatti insieme porteranno inevitabilmente<br />

a un innalzamento del livello medio dei mari fino a quasi<br />

un metro nei prossimi cento anni.<br />

Ora è pur vero che la scienza non si fa all’unanimità, ma vorrà<br />

pur dire qualcosa se (allo stato attuale delle conoscenze) la<br />

stragrande maggioranza dei ricercatori sostiene che il surriscaldamento<br />

climatico è “al 90% colpa dell’uomo” e che hai voglia<br />

a parlare di ciclicità dei cambiamenti climatici, ma oggi tutto è<br />

accelerato come mai prima. Su questi dati si registra l’accordo<br />

quasi globale dell’IPCC, che raduna, è bene ricordarlo, quasi<br />

3.000 ricercatori che non hanno davvero nulla da guadagnare<br />

nel dipingere uno scenario piuttosto che un altro. Come si fa<br />

ad accusare di catastrofismo chi mette in evidenza che il contributo<br />

antropico vale circa 3 watt/m², nove volte di più di<br />

quanto possano valere cause naturali come le macchie solari e<br />

i raggi cosmici? In questo senso si spera che il conferimento del<br />

premio Nobel serva almeno a far riflettere quegli scettici in<br />

buona fede. Per gli altri ci sono poche speranze.<br />

11


<strong>Coop</strong>erazione sign<br />

Zamagni: “I privilegi fiscali non<br />

C’è da garantire il pluralismo eco<br />

di agevolazioni e di<br />

vantaggi fiscali della coo-<br />

“Parlare<br />

perazione è fuorviante e<br />

sbagliato. È una cosa che può dire<br />

solo qualcuno che non sa di cosa parla.<br />

C’è un principio basico che si insegna<br />

agli studenti ed è che la tassazione<br />

si paga sul reddito disponibile. Se<br />

dunque, come avviene per la cooperazione<br />

con gli utili che vanno a riserva<br />

indivisibile, una parte del reddito<br />

non è disponibile non ci si<br />

pagano le tasse sopra. È una cosa che<br />

vale non solo in Italia, ma anche negli<br />

Usa e in altri paesi europei. Non a<br />

caso i veri capitalisti fanno le fondazioni<br />

e su quei soldi non pagano le<br />

tasse”. Parola di Stefano Zamagni,<br />

docente di economia politica all’Università<br />

di Bologna e profondo conoscitore<br />

dell’economia cooperativa e<br />

sociale. Lo abbiamo intervistato alla<br />

luce delle ricorrenti polemiche italiane,<br />

in cui la cooperazione finisce regolarmente<br />

sul banco degli imputati,<br />

accusata di godere di privilegi più<br />

che mai presunti.<br />

Professor Zamagni forse è utile ripartire<br />

dalla base: ma cosa è la cooperazione?<br />

La cooperazione è il frutto maturo<br />

dell’economia capitalistica. Non a<br />

caso nasce in paesi come Francia e<br />

Gran Bretagna nella seconda metà<br />

dell’800. E tutti i grandi economisti<br />

liberali di quell’epoca, da John<br />

Stuart Mill a Marshall, Pareto ed Einaudi,<br />

riconoscevano e sostenevano<br />

che la cooperazione, per i fini di mutualità<br />

che persegue e per la sua governance,<br />

fosse una forma di impresa<br />

superiore.<br />

Ma da allora ad oggi lo scenario è<br />

cambiato tanto…<br />

La svolta si ha dopo la prima guerra<br />

mondiale quando in sostanza si stabilisce<br />

che la forma dominante è<br />

quella dell’impresa capitalistica e la<br />

consumatori<br />

novembre 2007<br />

in primo piano<br />

Stefano Zamagni<br />

cooperazione può essere solo una eccezione<br />

che può sopravvivere a patto<br />

che non disturbi la crescita delle prime.<br />

Nasce così la normativa fiscale<br />

con le caratteristiche che grosso<br />

modo ancor oggi ci sono, ma in cambio<br />

si chiede alla cooperazione di non<br />

crescere. È qui, secondo me, l’origine<br />

di molti dei guai di oggi. Non a caso<br />

l’articolo 45 della nostra Costituzione,<br />

dice che “la Repubblica riconosce<br />

il valore sociale della cooperazione” e<br />

non già quello economico. Si sancisce<br />

così che la cooperazione, se ha da<br />

essere sociale, non può diventare<br />

grande.<br />

Invece la cooperazione da allora è<br />

cresciuta tantissimo nel nostro paese…<br />

Certo, ma accettando allora quel<br />

“compromesso” si fece un errore che<br />

ha pesato sino ad oggi anche sul<br />

comportamento del movimento cooperativo.<br />

I tempi sono ormai maturi<br />

per giungere ad un chiarimento definitivo.<br />

La verità è che le cooperative<br />

sono oggi svantaggiate perché non<br />

hanno accesso al credito e al mercato<br />

dei capitali. Se ci fosse questo, le<br />

<strong>Coop</strong> potrebbero benissimo fare a<br />

meno dei benefici previsti dalle nor-<br />

12<br />

mative. Einaudi sosteneva che l’economia<br />

di mercato ha bisogno della<br />

cooperazione. Quello che serve è una<br />

competizione alla pari anche tra imprese<br />

di tipo diverso: imprese di capitale,<br />

cooperative e ora anche imprese<br />

sociali. Non basta la competizione tra<br />

imprese dello stesso tipo. Lo dico<br />

pensando anche alle critiche sul prestito<br />

sociale. Se qualcuno lo vuol togliere<br />

e poi le coop non hanno accesso<br />

al credito, non va bene…<br />

C’è un problema di riconoscimento<br />

del pluralismo economico dietro agli<br />

attacchi alla cooperazione?<br />

Gli attacchi mi sembra vengano da<br />

un capitalismo di vecchio stampo,<br />

attaccato alla rendita. Non sentirà<br />

mai un economista serio tirar fuori<br />

questa storia dei vantaggi fiscali. Ma<br />

il punto vero per la cooperazione, e<br />

per quella di consumo in particolare,<br />

è un altro. Occorre cioè guardare<br />

avanti. Quando è nata la cooperazione<br />

doveva tutelare le classi meno abbienti,<br />

offrire convenienza economica.<br />

È una cosa ancor oggi molto importante,<br />

ma non basta. Lavorare<br />

solo in una logica di prezzo basso significa<br />

dar ragione a un colosso come<br />

Wal Mart, cioè ad un’impresa capita-


ifica...<br />

esistono<br />

nomico”<br />

Intervista<br />

all’economista<br />

bolognese:<br />

“Ma per il futuro<br />

la sfida di <strong>Coop</strong><br />

è superare<br />

la logica del low<br />

cost, altrimenti<br />

vince Wal Mart”<br />

listica che sfruttando i dipendenti<br />

riuscirà sempre a essere un passo più<br />

avanti. Occorre invece rispondere<br />

agli attacchi facendo un passo avanti<br />

e chiedersi: di quale nuovo ruolo<br />

deve farsi protagonista la cooperazione<br />

di consumo in una realtà come<br />

quella odierna che vede il passaggio<br />

da una società fondata sulla figura<br />

del lavoratore a una fondata su quella<br />

del consumatore? È un processo inevitabile<br />

e inarrestabile. Il punto è che<br />

mettere il consumatore al centro significa<br />

far saltare molti schemi e<br />

mettere in discussione la coesione<br />

sociale. Ripeto: il modello Wal Mart<br />

distrugge le relazioni sociali, è un<br />

tutti contro tutti. Se la logica è solo il<br />

low cost, avremo anche un sistema di<br />

welfare low cost, una sanità low cost,<br />

etc. Ebbene, una realtà come la cooperazione<br />

di consumo deve operare<br />

per favorire la tenuta sociale, per<br />

scongiurare il rischio che l’individualismo<br />

che sta alla base del modello<br />

neoconsumistico diventi la norma sociale<br />

di comportamento. Serve un<br />

patto con i cittadini e <strong>Coop</strong> ha milioni<br />

di soci. È un discorso di civiltà quello<br />

che va fatto. Se <strong>Coop</strong> lo farà, avrà un<br />

grande futuro davanti. (D.G.) <br />

consumatori<br />

novembre 2007<br />

alfabeto alimentare<br />

di Eugenio Del toma<br />

presidente onorario dell’Associazione<br />

italiana di dietetica e nutrizione clinica<br />

MAnGIAr PAnE<br />

Il suo ruolo nella nostra dieta<br />

Con l’aumento del prezzo<br />

delle farine molti si chiedono<br />

se, al giorno d’oggi, il pane<br />

vada ancora considerato un<br />

alimento fondamentale, come<br />

lo è stato nei secoli scorsi, soprattutto<br />

per le popolazioni<br />

più povere.<br />

Per prima cosa va ricordato<br />

che, per nostra fortuna, nessun<br />

alimento è insostituibile,<br />

La varietà dei cibi consente ad<br />

un onnivoro bene attrezzato,<br />

come l’uomo, di procacciarsi<br />

tutti i nutrienti, energetici o<br />

plastici, di cui ha bisogno, anche<br />

in mancanza di latte, carne<br />

o pane. Quindi, al di là di<br />

ogni retorica sul ruolo e la<br />

“sacralità” del pane, l’uomo<br />

del terzo millennio potrebbe<br />

rimpiazzare il pane con altri<br />

cibi non meno ricchi di carboidrati<br />

complessi e potrebbe<br />

ridurre, come già è avvenuto<br />

in Italia negli ultimi decenni, il<br />

consumo del pane. Tutto ciò<br />

perché qualunque cibo ricco<br />

di carboidrati complessi (cereali,<br />

legumi, patate, ecc.) dovrà<br />

essere scomposto e semplificato<br />

nei processi digestivi<br />

fino a trasformarsi in anonime<br />

molecole di carboidrati più<br />

semplici (glucosio, fruttosio,<br />

galattosio) abilitate a superare<br />

la “dogana” intestinale e a<br />

penetrare nel circolo sanguigno.<br />

Detto questo, non è possibile<br />

ignorare il ruolo meritorio che<br />

il pane ha avuto e che continuerà<br />

ad avere per chi, senza<br />

arrendersi alla sedentarietà più<br />

completa, ha conservato l’ottima<br />

abitudine di camminare e<br />

di svolgere quotidianamente<br />

13<br />

una forma qualsiasi di attività<br />

fisica o uno sport gradito.<br />

Dato che le raccomandazioni<br />

degli esperti internazionali<br />

concordano sul fatto che per<br />

chiunque la “miscela” ottimale<br />

di nutrienti deve essere<br />

composta da almeno il 0%<br />

di carboidrati, è ovvio che il<br />

pane continuerà a rappresentare<br />

una parte di questa aliquota,<br />

ma non sarà più l’ 0%<br />

e perfino il 90% della quota<br />

energetica come è accaduto<br />

per i lavoratori manuali nei secoli<br />

più bui, quando per panificare<br />

si miscelava la farina di<br />

grano con prodotti nutrizionalmente<br />

inferiori.<br />

Diciamo, allora, che il pane<br />

resta un alimento pratico e<br />

gradito, raccomandabile ad<br />

ogni età, soprattutto quando<br />

si tratta di pane “comune”,<br />

privo di grassi, confezionato<br />

con farina non eccessivamente<br />

raffinata e senza il concorso<br />

ambiguo dei cosiddetti<br />

“miglioranti”.<br />

La tradizione e la razionalità<br />

dietetica legittimano la sopravvivenza<br />

del pane nella “dieta<br />

equilibrata” e ne giustificano<br />

anche le varianti dietetiche, da<br />

quella “iposodica” (il tradizionale<br />

pane umbro-toscano senza<br />

sale) a quella “aproteica”,<br />

per i casi di intolleranza al glutine<br />

o nelle gravi forme di iperazotemia.<br />

Quando, invece, si tratta di<br />

pane “speciale”, del tutto privo<br />

di crusca e arricchito di<br />

grassi, di emulsionanti e conservanti,<br />

anche il dietologo<br />

potrebbe non avere grandi<br />

rimpianti per il suo declino.


Il servizio<br />

di telefonia<br />

rivolto ai soci<br />

<strong>Coop</strong> festeggia<br />

il traguardo<br />

dei 100.000<br />

clienti e<br />

propone una<br />

nuova tariffa,<br />

adatta a chi fa<br />

telefonate brevi:<br />

17 centesimi al<br />

minuto e niente<br />

scatto alla<br />

risposta<br />

novembre 2007<br />

in primo piano<br />

ArrIVA<br />

VELoCE<br />

N<br />

ovità in arrivo per <strong>Coop</strong> Voce, il servizio di telefonia per i soci <strong>Coop</strong><br />

infatti, proprio mentre festeggia il superamento dei 100.000 clienti,<br />

propone anche una nuova tariffa, che si chiama Veloce <strong>Coop</strong> e va ad<br />

affiancarsi a Facile <strong>Coop</strong>.<br />

“In questi primi mesi <strong>Coop</strong> Voce ha riscosso un successo importante e il traguardo<br />

dei centomila clienti lo conferma - spiega il Direttore della telefonia<br />

<strong>Coop</strong>, Francesco Pinelli - questo vuol dire che le cose hanno funzionato bene<br />

e che abbiamo risposto alle aspettative delle famiglie in un campo che pesa<br />

sempre nella vita di tutti e anche sui bilanci. Noi abbiamo detto che la nostra<br />

filosofia si sarebbe improntata su tre principi, cioè offrire un servizio che<br />

vuole essere semplice, trasparente e conveniente. Coerentemente con questo<br />

ora siamo pronti a varare una seconda tariffa, adatta a chi fa telefonate più<br />

brevi e che non prevede lo scatto alla risposta. <strong>Coop</strong> vuole aiutare i nostri soci<br />

a scegliere, sulla base di una proposta chiara e lineare. La nostra prima tariffa,<br />

Facile <strong>Coop</strong>, si adatta a chi fa telefonate prevalentemente di durata media (3<br />

minuti e oltre). Chi invece normalmente effettua chiamate molto frequenti e<br />

brevi avrà maggiore convenienza con Veloce <strong>Coop</strong> (come mostra la tabella<br />

che proponiamo qui a fianco ndr) che, nella sua tipologia, diventa la tariffa<br />

oggi più competitiva sul mercato”.<br />

Come funziona Veloce <strong>Coop</strong><br />

Le caratteristiche di questa nuova tariffa sono le seguenti: un costo al minuto<br />

di 17 centesimi verso tutti, niente scatto alla risposta e tariffazione in base al<br />

tempo effettivo della telefonata (e non per minuti interi) e 12 centesimi di<br />

costo per ogni Sms. Veloce <strong>Coop</strong> però, al contrario di Facile <strong>Coop</strong>, non usufruisce<br />

del bonus del 20% sulle ricariche. Dunque una telefonata di 30 secondi<br />

costa 8,5 centesimi, una di 1 minuto 17 centesimi, una di 1 minuto e 30<br />

secondi costa 25,5 centesimi.<br />

“Come abbiamo spiegato sin dall’inizio - prosegue Pinelli - è importante sottolineare<br />

che non esistono tariffe più convenienti in assoluto. Ma tariffe più o<br />

meno convenienti in relazione a modalità di utilizzo diverse del cellulare. In<br />

un settore in cui gli utenti della telefonia mobile sono bombardati da offerte<br />

1


continue che poi spesso non mantengono<br />

quanto promettono, noi<br />

ribadiamo di voler aiutare il cliente<br />

a scegliere tra due opzioni, che sono<br />

semplici e competitive. L’affidabilità<br />

del nostro servizio e l’ottimo grado<br />

di copertura di rete sul territorio<br />

completano la nostra offerta”.<br />

E in più c’è sempre Facile <strong>Coop</strong><br />

Ovviamente per i clienti di <strong>Coop</strong><br />

Voce che attualmente usano la tariffa<br />

Facile <strong>Coop</strong> e vorranno passare<br />

alla nuova tariffa questo primo cambio<br />

è gratuito.<br />

Inoltre per chi entrerà ora nel servizio<br />

<strong>Coop</strong> Voce provenendo da un<br />

altro operatore di telefonia mobile,<br />

quale che sia la tariffa scelta, sulla<br />

prima ricarica vedrà raddoppiato il<br />

proprio traffico (sino a un massimo<br />

di 20 euro). Cioè se ricarichi 10<br />

euro ne ricevi 20, se ricarichi 20 ne<br />

ricevi 40.<br />

Per informazioni sul servizio <strong>Coop</strong><br />

Voce c’è il sito www.coopvoce.it (da<br />

cui è possibile effettuare ricariche<br />

on-line). Il numero di servizio per i<br />

clienti è il 188, mentre per conoscere<br />

il traffico residuo o ricaricare la<br />

propria Sim occorre chiamare il<br />

43688. <br />

consumatori<br />

in primo piano<br />

CooP FACILE<br />

MODALITÀ DI<br />

novembre 2007<br />

TArIFFAZIONE<br />

La numerazione<br />

telefonica legata<br />

a <strong>Coop</strong> Voce è quella<br />

che comincia<br />

col 3311<br />

(ma chi vuole può conservare<br />

il numero che ha già)<br />

Il numero di servizio<br />

per le informazioni<br />

e i servizi agli utenti è<br />

il 188<br />

Per ricariche e info<br />

è attivo il sito<br />

www.<br />

coopvoce.it<br />

COOP<br />

(con bonus 20%<br />

sulla ricarica)<br />

Scatti della durata<br />

di 1 min.<br />

CHIAMATA 15 cent./min.<br />

verso tutti (12,<br />

cent./min.<br />

SCATTO<br />

rISPOSTA<br />

15 cent. (12,<br />

cent. col bonus)<br />

SMS 15 cent. (12,<br />

cent. col bonus)<br />

Il raffronto in base alla durata<br />

Costo di una<br />

chiamata di<br />

30 secondi<br />

Costo di una<br />

chiamata di<br />

2 minuti<br />

Costo di una<br />

chiamata di<br />

3 minuti<br />

Costo di una<br />

chiamata di<br />

4 minuti<br />

1<br />

25 cent. verso<br />

tutti (12, scatto<br />

+12, per minuti<br />

voce)<br />

37,5 cent. verso<br />

tutti (12, scatto<br />

+2 per minuti<br />

voce)<br />

50 cent. verso<br />

tutti (12, scatto<br />

+37, per minuti<br />

voce)<br />

62,5 cent. verso<br />

tutti (12, scatto<br />

+ 0 per minuti<br />

voce)<br />

VELOCE COOP<br />

Sulla base degli<br />

effettivi secondi<br />

di conversazione<br />

17 cent./min.<br />

verso tutti<br />

0<br />

12 cent.<br />

8,5 cent.<br />

verso tutti<br />

34 cent.<br />

verso tutti<br />

51 cent.<br />

verso tutti<br />

68 cent.<br />

verso tutti


Prosciutto<br />

di San Daniele.<br />

Intenditori<br />

si diventa.<br />

D E N O M I N A Z I O N E D ’ O R I G I N E P R O T E T TA<br />

Ecco quello che dovete sapere sul nostro<br />

prosciutto per diventare dei veri intenditori.<br />

Luogo d’origine unico.<br />

La lavorazione e la stagionatura di almeno<br />

13 mesi avvengono esclusivamente nel<br />

territorio del Comune di San Daniele del<br />

Friuli, in provincia di Udine.<br />

Prodotto DOP<br />

(Denominazione d’Origine Protetta).<br />

L’Unione Europea lo ha riconosciuto<br />

prodotto DOP perché il microclima di<br />

San Daniele, il metodo e l’esperienza dei<br />

suoi produttori sono unici e irripetibili.<br />

È tutto italiano.<br />

Una garanzia fondamentale per firmare la<br />

vera qualità: ogni suino è nato ed allevato<br />

esclusivamente in Italia.<br />

È solo natura.<br />

Il Prosciutto di San Daniele è fatto solo con<br />

carne di suino e sale marino.<br />

Sotto la tutela del<br />

Consorzio del Prosciutto di San Daniele.<br />

Tutte le fasi di lavorazione sono svolte<br />

seguendo regole rigorose, che costituiscono<br />

il Disciplinare di Produzione, e sono certificate<br />

da INEQ, ente di controllo appositamente<br />

autorizzato dal Ministero delle Politiche<br />

Agricole Alimentari e Forestali.<br />

Assaporate la sua dolcezza, scoprirete un<br />

prosciutto inconfondibile...<br />

Scopritevi intenditori.


tariffe postali<br />

Milioni di euro<br />

ai grandi giornali<br />

in primo piano<br />

PLUrALISMO DA<br />

Lo sapevate che il Sole 24 Ore<br />

– sempre attento a denunciare<br />

i presunti “privilegi” altrui (compresi<br />

quelli cooperativi) – una<br />

SpA che ogni anno distribuisce<br />

milioni di utili – incassa dallo Stato<br />

oltre 1 milioni di euro come<br />

agevolazione sulla spedizione<br />

postale del giornale e di altre<br />

testate agli abbonati. La normativa<br />

attuale, varata dal governo<br />

Berlusconi (che penalizza invece<br />

una testata come <strong>Consumatori</strong>),<br />

fa sì che i grandi gruppi editoriali<br />

usufriscano di agevolazioni<br />

milionarie sulle tariffe postali. Tra<br />

l’altro le agevolazioni non hanno<br />

costituito una misura efficace<br />

allo sviluppo degli abbonamenti.<br />

Secondo i dati dell’Antitrust<br />

in Italia solo il 9 per cento delle<br />

vendite di quotidiani avviene in<br />

abbonamento a fronte del<br />

della Germania, del 2 della<br />

Francia e del 2 della Spagna.<br />

Non va meglio ai periodici (23<br />

per cento contro 9 della Germania<br />

e 32 della Francia).<br />

novembre 2007<br />

di Aldo Bassoni<br />

Lo sapevate che il 30 per cento<br />

dei quotidiani stampati in Italia<br />

finisce al macero? Se si confrontano<br />

le tirature medie con le vendite<br />

viene fuori che, su 8 milioni di copie<br />

stampate e diffuse ogni giorno (il quotidiano<br />

come si sa è un prodotto a breve<br />

scadenza), se ne vendono in media<br />

5,5 milioni. Risultato: 2,5 milioni vengono<br />

restituiti al mittente e buttati<br />

nel compattatore della carta. Così, in<br />

un anno finiscono al macero 912 milioni<br />

di quotidiani per un valore che<br />

sfiora il miliardo di euro. Uno spreco<br />

immenso che si somma alle molte<br />

storture di un settore nel quale il Governo<br />

vorrebbe mettere un po’ d’ordine<br />

con un Disegno di legge appena<br />

depositato in Parlamento.<br />

Quello della carta stampata è un mercato<br />

che si aggira intorno ai 7 miliardi,<br />

dove però solo 5 delle 2.400 imprese<br />

editoriali detengono il 36 per cento<br />

della produzione nazionale. Un altro<br />

elemento tipico dell’editoria italiana è<br />

la forte presenza di editori con prevalenti<br />

interessi extra editoriali, soprattutto<br />

nel segmento dei quotidiani. È<br />

la storia del nostro paese a parlare:<br />

dall’inizio del secolo scorso le grandi<br />

imprese editrici sono state di proprietà<br />

di grandi gruppi finanziari e industriali,<br />

al contrario di altri paesi dove<br />

le maggiori testate sono in genere imprese<br />

editoriali pure.<br />

1<br />

Inoltre, l’industria italiana dei quotidiani<br />

ha dimensioni nettamente inferiori<br />

a quella dei principali paesi europei.<br />

Di conseguenza anche la<br />

lettura e la penetrazione del quotidiano<br />

è più bassa di quella per esempio<br />

di Germania, Inghilterra e Francia,<br />

per non parlare della Svezia che,<br />

con il suo 85 per cento di lettori e il<br />

75 per cento di copie vendute in abbonamento,<br />

primeggia nella vecchia<br />

Europa. Quanto alle copie diffuse per<br />

abitante, si sa, gli italiani non sono<br />

mai stati i primi della classe. Anzi,<br />

occupano piuttosto le posizioni di<br />

coda con 93 misere copie ogni mille<br />

abitanti, che impallidiscono di vergogna<br />

di fronte al fantastico 546 per<br />

mille del Giappone e al superbo 504<br />

della Norvegia.<br />

Meno male sono arrivati i giornali<br />

gratuiti, la cosiddetta freepress, ad<br />

incrementare questo dato portandolo<br />

sopra le 130 copie diffuse ogni<br />

1.000 abitanti. Naturalmente la parte<br />

del leone spetta ai giornali nazionali<br />

con una quota di mercato intorno al<br />

50 per cento nel 2005. Poi c’è la cosiddetta<br />

stampa locale con una quota<br />

che oscilla tra l’11 e il 12 per cento.<br />

L’Italia è anche il paese con più quotidiani<br />

sportivi in assoluto e con una<br />

buona dose di quotidiani politici e di<br />

partito che però non contribuiscono<br />

molto ad incrementare la diffusione<br />

della stampa quotidiana. Contribuiscono<br />

invece a drenare risorse pub-<br />

continua a pagina 20 >


Come funziona e cosa<br />

cambia nel mondo italiano<br />

della carta stampata.<br />

Schiacciati dallo strapotere<br />

della tv, i giornali perdono<br />

lettori e copie. Intanto<br />

il governo ha presentato<br />

proposte che però rischiano<br />

di colpire soprattutto<br />

le testate più piccole<br />

Intervista a<br />

Vittorio Sabadin<br />

Giornalista e saggista<br />

Circondati dalla<br />

televisione, pressati da<br />

Internet, minacciati da<br />

tecnologie comunicative<br />

sempre più rapide e<br />

flessibili, ma come faranno i giornali<br />

cartacei a sopravvivere? Il quesito,<br />

certo non immediato ma per nulla<br />

retorico, lo giriamo a Vittorio<br />

Sabadin, giornalista de La Stampa e<br />

autore del libro L’ultima copia del<br />

New York Times (ed. Donzelli).<br />

“L’editore del New York Times -<br />

spiega Sabadin - ha pronosticato per<br />

il 2013 la fine del giornale come<br />

prodotto cartaceo, a vantaggio<br />

dell’edzione on-line. Altri hanno<br />

detto il 2014, c’è chi dice il 2043.<br />

Nessuno può dire una data precisa,<br />

ma resta il fatto che i quotidiani<br />

cartacei hanno un sistema di<br />

realizzazione rigido e costoso,<br />

destinato a soccombere di fronte a<br />

supporti veloci e flessibili che<br />

viaggiano sul web o attraverso le<br />

fibre ottiche. Un giornale vuol dire<br />

tagliare alberi per avere la carta,<br />

rotative costosissime, camion che<br />

consumatori<br />

Copie di quotidiani diffuse<br />

per 1.000 abitanti nel 2005<br />

Giappone<br />

Norvegia<br />

Svezia<br />

Finlandia<br />

Danimarca<br />

Svizzera<br />

Regno Unito<br />

Olanda<br />

Austria<br />

Germania<br />

Irlanda<br />

USA<br />

Ungheria<br />

Francia<br />

Belgio<br />

Canada<br />

Polonia<br />

Italia<br />

Portogallo<br />

Grecia<br />

girano avanti e indietro. Ovviamente,<br />

anche se questa è la prospettiva,<br />

quel che spero che non finisca è il<br />

giornalismo, come capacità di<br />

raccontare criticamente la realtà. Ma<br />

occorrerà adeguarsi”.<br />

Ma i giornali non sono già cambiati?<br />

È sotto gli ochi di tutti che il 99%<br />

dei giornali europei, in questi anni,<br />

ha cambiato formato, ha delle nuove<br />

rotative e ha scelto il full color (cioè<br />

tutte le pagine sono a colori ndr). Si<br />

tratta di ammodernamenti enormi<br />

per rispondere alla crisi che aveva<br />

portato a un calo delle copie e della<br />

pubblicità. Del resto l’attacco di<br />

Internet e della televisone impone ai<br />

quotidiani di proporre al lettore<br />

nuove modalità di relazione perché<br />

li si legge quando si conoscono già<br />

le notizie, avendole viste in tv. Per<br />

questo i giornali sono pensati per un<br />

doppio livello di lettura, un primo<br />

sfoglio in cui guardare rapidamente<br />

le cose di maggior richiamo e un<br />

secondo sfoglio di approfondimento.<br />

Ma i giovani che rapporto hanno<br />

con l’informazione?<br />

546<br />

504<br />

398 85<br />

428<br />

243 124<br />

322<br />

275 17<br />

240 47<br />

263 21<br />

260<br />

184 32<br />

179<br />

144 34<br />

128 45<br />

140<br />

189<br />

114 16<br />

93 33<br />

55 21<br />

56<br />

21<br />

Copie a pagamento<br />

Copie gratuite<br />

Fonte: elaborazione<br />

FIEG su dati Wan,<br />

World Press Trends<br />

200<br />

“I quotidiani stanno cambiando<br />

ma il futuro è di Internet”<br />

La comunicazione e la sfida delle nuove tecnologie<br />

novembre 2007<br />

in primo piano<br />

DIFENDErE<br />

19<br />

In tutto il mondo i giovani fuggono<br />

dai quotidiani. E non solo loro. In<br />

Gran Bretagna e anche in Giappone<br />

ormai, tutto il pubblico, anziani<br />

inclusi, passa più ore davanti a<br />

Internet che alla Tv. Le trasformazioni<br />

sono rapide. L’ultimo<br />

investimento fatto dal New York<br />

Times sulle rotative è stato di 500<br />

milioni di dollari. Google è nato da<br />

due ragazzi in un garage con un<br />

investimento di 10 mila dollari. I<br />

trend pubblicitari verso quotidiani a<br />

carta stampata sono stabili, quelli<br />

verso Internet segnano dei più 50%<br />

all’anno. Certo oggi la carta<br />

stampata è ancora molto più forte di<br />

Internet, ma occorre pensare avanti.<br />

Ciò che andrà in crisi è l’informazione<br />

generalista e questo vale anche<br />

per la tv. Ricordiamo che Time ha<br />

stabilito che il personaggio dell’anno<br />

2006 fossi “Tu”, cioè ognuno di noi,<br />

vista la possibilità che abbiamo di<br />

personalizzarsi i<br />

programmi che guardiamo<br />

e di decidere quale<br />

informazione vogliamo.


liche senza le quali non potrebbero<br />

sopravvivere.<br />

Testate grandi e piccole<br />

Se il quadro è questo, c’è di che preoccuparsi<br />

perché in mezzo ai colossi dell’editoria<br />

c’è un vaso di coccio che si<br />

chiama editoria cooperativa, una realtà<br />

fatta di tante piccole e medie testate,<br />

frutto del lavoro di giornalisti che si<br />

sono associati per dare voce ad un’Italia<br />

che altrimenti sarebbe muta.<br />

Come dice il sottosegretario al ministero<br />

delle Comunicazioni, Luigi Vimercati,<br />

“non necessariamente più<br />

concorrenza porta a più pluralismo<br />

dell’informazione”. Ecco perché la<br />

legge tutela con aiuti diretti la stampa<br />

cooperativa, no-profit e di partito.<br />

Solo che fino ad oggi – e forse per<br />

qualche anno ancora – non sono mancati<br />

gli abusi: finti giornali di partito,<br />

fogli che non hanno mai visto un’edicola,<br />

cooperative per modo di dire con<br />

4 soci e 140 dipendenti, sottraggono<br />

la giusta contribuzione pubblica a chi<br />

ne avrebbe davvero diritto.<br />

Il sottosegretario all’editoria della presidenza<br />

del Consiglio, Riccardo Levi,<br />

l’aveva detto ripetutamente mentre<br />

metteva mano al disegno di legge di<br />

riforma del settore: “Uno degli obiettivi<br />

della nuova legge sull’editoria deve<br />

essere quello di promuovere i principi<br />

consumatori<br />

della concorrenza e del pluralismo”.<br />

Giusto. Tutti riescono a capire che l’informazione<br />

è una merce un po’ diversa<br />

dal tonno in scatola e dalla pasta poiché<br />

dal pluralismo dell’informazione dipende<br />

la qualità della democrazia che è<br />

molto bassa quando esistono posizioni<br />

dominanti e di monopolio.<br />

Come accade per esempio nel settore<br />

radiotelevisivo dove il grosso dei mezzi<br />

è in mano all’ormai famigerato duopolio<br />

Rai-Mediaset impegnato in una gara<br />

ad oscurare tutti gli altri con la loro<br />

immensa potenza di fuoco fatta di canoni<br />

e iperboliche raccolte pubblicitarie.<br />

In mezzo a tutto questo, appunto,<br />

stanno centinaia di piccole testate cooperative,<br />

radio e tv locali che si dannano<br />

l’anima ogni santo giorno per dare<br />

voce a quell’italiettta sconosciuta e dimenticata<br />

della provincia di cui i grandi<br />

mezzi d’informazione si occupano<br />

solo quando accade il grave fatto di cronaca,<br />

l’omicidio, il gossip.<br />

“Promuovere la cooperazione in editoria<br />

significa sostenere un asse importante<br />

del pluralismo dell’informazione<br />

– dice Giuseppe Giulietti deputato indipendente<br />

eletto tra le file della maggiornaza<br />

e portavoce dell’associazione<br />

articolo 21 –. Bisogna mettere alla porta<br />

i manigoldi, ma non punire chi fa<br />

giustamente il proprio lavoro”.<br />

Il fatto è che questo esito non è sconta-<br />

to perché il disegno di legge di riforma<br />

dell’editoria, presentato dal governo<br />

l’estate scorsa) taglia quasi indiscriminatamente<br />

le risorse. “Il taglio è anche<br />

squilibrato a causa del meccanismo<br />

adottato – osserva Lelio Grassucci, Presidente<br />

di Mediacoop, l’associazione<br />

delle imprese editoriali cooperative –<br />

c’è persino chi invece di un taglio ottiene<br />

un incremento”. Non è escluso che<br />

molte cooperative di giornalisti finiranno<br />

per trovarsi in grave difficoltà se<br />

il Disegno di legge non verrà modificato.<br />

“Viviamo alla giornata – aggiunge<br />

Massimo Boselli Botturi de La Cronaca<br />

di Cremona e Piacenza –. Ogni anno<br />

dobbiamo fare i conti con bilanci sempre<br />

più risicati che ci costringono ad<br />

agire sulle uniche voci di costi variabili,<br />

vale a dire personale e costi di stampa.<br />

Dobbiamo rinunciare a foliazioni elevate,<br />

dobbiamo centellinare le pagine a<br />

colori (quando tutti ormai escono col<br />

full color), dobbiamo licenziare dipendenti<br />

e tagliare stipendi”.<br />

I difetti delle proposte del governo<br />

“Questo Ddl, così com’è, uccide i deboli<br />

e non fa pulizia – si lamenta Maurizio<br />

Pellegrini della Voce di Mantova –.<br />

Sarà difficile per molti giornali far fronte<br />

all’aumento dei costi e alla diminuzione<br />

dei contributi. Tanto più che le<br />

cooperative non possono trovarli in al-<br />

Intervista a Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop<br />

“niente sprechi, ma il governo ci<br />

«Bisogna garantire che rimangano<br />

sul mercato tante voci diverse»<br />

dice Lelio Grassucci, Presidente di<br />

Mediacoop, l’associazione delle<br />

cooperative editoriali e no-profit.<br />

«Ma se vogliamo che ci sia<br />

pluralismo bisogna continuare a<br />

sostenere quelle voci che hanno<br />

bisogno più di altre di sostegno<br />

attraverso contributi dello Stato la<br />

cui scomparsa o riduzione<br />

significherebbe una perdita per il<br />

pluralismo e un rischioso impoverimento<br />

della democrazia»,<br />

aggiunge Grassucci commentando<br />

novembre 2007<br />

in primo piano<br />

il disegno di legge di riforma<br />

dell’editoria, una riforma che<br />

dovrebbe affinare i criteri di<br />

erogazione del pubblico all’editoria<br />

cooperativa e di partito per renderlo<br />

più efficiente ed equo distinguendo<br />

tra chi ne ha diritto e chi no.<br />

Certo, con l’antipolitica che avanza,<br />

ci vuole un bel coraggio a chiedere<br />

che lo Stato continui a sovvenzionare<br />

l’editoria.<br />

«Chiedere risorse per la democrazia<br />

nell’informazione non è assistenzialismo,<br />

è una condizione di libertà<br />

che tutela i cittadini dalle posizioni<br />

dominanti e dalle tante forme di<br />

pensiero unico che passano<br />

attraverso i grandi network<br />

editoriali».<br />

Ma gli uomini di markenting ci<br />

20<br />

continua a pagina 25 ><br />

dicono che la competizione premia<br />

i più efficienti a spese dei soggetti<br />

meno capaci.<br />

«Certo, ma nel caso dell’editoria,<br />

agli obiettivi di carattere economico<br />

si aggiunge la preoccupazione di<br />

preservare la pluralità delle voci. La<br />

concorrenza da sola non basta a<br />

salvaguardare una merce delicata<br />

come il pluralismo dell’informazione.<br />

Ecco perché è giusto che lo<br />

Stato intervenga con forme di<br />

contribuzione diretta e indiretta a<br />

sostegno delle imprese editoriali<br />

che rispondono a determinati<br />

requisiti».<br />

Quali?<br />

«Il nuovo Ddl di riforma dell’editoria<br />

lo dice chiaramente: le imprese<br />

no-profit, le cooperative di


in primo piano<br />

aiuti a difendere il pluralismo”<br />

giornalisti e i giornali di partito. Ma<br />

quelli veri».<br />

Anche le cooperative devono essere<br />

vere…<br />

«Mediacoop si batte per ripulire<br />

dalle finte cooperative il mondo<br />

dell’editoria: non è possibile che<br />

una cooperativa con 5 soci e 140<br />

dipendenti benefici dei contributi<br />

che devono diventare un vero<br />

strumento di tutela della libertà di<br />

informazione e del pluralismo».<br />

Come?<br />

«Prima di tutto stabilendo regole di<br />

accesso uguali per tutti e coordinando<br />

tra di loro le tre riforme che<br />

sono in iter per diventare leggi:<br />

quella della Rai, quella del sistema<br />

radiotelevisivo, e quella sull’editoria.<br />

E poi quei fogli fantasma che<br />

novembre 2007<br />

disertano persino le edicole non<br />

devono prendere neanche un<br />

euro».<br />

Ma c’è qualcosa che non vi piace in<br />

questo disegno di legge?<br />

«Il taglio delle risorse è troppo<br />

duro. Tra l’altro il colpo peggiore è<br />

riservato a giornali “veri”. Il<br />

sistema delle agevolazioni postali,<br />

poi, presenta procedure e conclusioni<br />

peggiori per i piccoli e per i<br />

medi mentre premia i grandi. E poi<br />

il minimo del 60 per cento di<br />

diffusione per il locale è troppo alto<br />

anche perché il concetto di giornale<br />

locale sembra un po’ esagerato: 4<br />

regioni ormai fanno di un giornale<br />

una testata quasi nazionale».<br />

E allora cosa pensate di fare?<br />

«Adesso siamo stretti in una morsa.<br />

21<br />

la vignetta di ellekappa<br />

Da un lato le nuove norme – che<br />

comunque vanno migliorate –<br />

andranno forse in vigore nel 2009;<br />

dall’altro sappiamo che per il 2007<br />

ed il 2008 mancano le risorse. Vi è<br />

l’esigenza che in legge finanziaria<br />

venga trovata una soluzione<br />

tampone per i due anni, dopo di<br />

che bisogna aprire un confronto<br />

con il governo per alleggerire e<br />

correggere innanzitutto l’ipotesi di<br />

riduzione. Ed è su questo che<br />

intendiamo muoverci subito».


Al sottosegretario Luigi Vimercati<br />

chiediamo di illustrarci i contenuti<br />

del disegno di legge di riforma del<br />

sistema radiotelevisivo presentata dal<br />

governo, la cosiddetta Gentiloni. Una<br />

legge di estrema importanza per dare<br />

fiato al pluralismo nel nostro paese<br />

dove i due monopoli privato e<br />

pubblico occupano ormai tutti gli<br />

spazi disponibili. “La proposta di<br />

legge affronta il nodo del pluralismo<br />

soprattutto nell’ambito dell’apertura<br />

del mercato ponendo il limite del 45<br />

per cento alla raccolta pubblicitaria<br />

per evitare posizioni dominanti.<br />

Tenendo conto che Mediaset da sola<br />

detiene oggi il 65 per cento, questo<br />

dovrebbe aiutare a redistribuire<br />

risorse sia sulle altre emittenti che<br />

sulla carta stampata”. L’Italia, infatti,<br />

ha una situazione opposta a quella<br />

europea dove il 50 per cento delle<br />

risorse pubblicitarie va alla carta<br />

stampata e il 30 alle televisioni. Nel<br />

in primo piano<br />

“Limitare i monopoli,<br />

per favorire la concorrenza”<br />

Sistema radiotelevisivo, la proposta del governo<br />

consumatori<br />

Carta stampata in cifre<br />

nEL 2006 492 MILIonI DI ContrIBUtI<br />

Il totale dei contributi erogati nel 200 ai giornali<br />

è di 92 milioni così suddivisi: 1 diretti; 33<br />

indiretti. Questi ultimi comprendono soprattutto<br />

le sovvenzioni per le spedizioni in abbonamento<br />

postale. Il sostegno diretto consiste attualmente in<br />

un contributo fino al 0 per cento (la nuova legge<br />

prevede il 0 per cento più integrazioni sulla base<br />

delle tirature oltre le 10.000 copie) dei costi risultanti<br />

a bilancio di cooperative editoriali e giornali<br />

di partito. “Ci sono soggetti editoriali il cui scopo<br />

principale è accaparrarsi le sovvenzioni – dice l’Autorità<br />

di controllo sulla concorrenza e il mercato –.<br />

Questo non è tutelare il pluralismo”.<br />

FEnoMEno FrEEPrESS<br />

Partita in sordina nel 2000, la freepress si è rapidamente<br />

affermata nelle principali aree metropolitane,<br />

ed ora si appresta a conquistare la provincia.<br />

risultato: scendono i giornali a pagamento (dai<br />

milioni di copie al giorno del 2000 sono scesi ai<br />

milioni e mezzo del 2007), aumentano quelli gratuiti<br />

(erano 00 mila nel 2000, sono 7, milioni<br />

oggi). I lettori della freepress sono soprattutto i<br />

giovani, gli impiegati e gli studenti, persone insomma<br />

che utilizzano più intensamente mezzi di<br />

comunicazione moderni come il cellulare, il computer,<br />

Internet e che si spostano molto.<br />

novembre 2007<br />

nostro paese questo rapporto è<br />

rovesciato: 50 alle tv e 30 alla carta<br />

stampata. Ecco uno dei motivi per<br />

cui l’editoria soffre particolarmente.<br />

Questo provvedimento aumenterà il<br />

grado di concorrenza?<br />

Naturalmente in un paese come il<br />

nostro dove il capo dell’opposizione è<br />

anche proprietario di un impero<br />

editoriale, non basta allargare il<br />

mercato ma occorre aumentare il<br />

pluralismo. Comunque non c’è<br />

dubbio che il tema del pluralismo ha<br />

messo al suo attivo dei punti<br />

importanti…<br />

Ce ne può anticipare qualcuno?<br />

Ci sarà un aumento dei contributi<br />

per l’emittenza locale che in due anni<br />

beneficia di un incremento del 50 per<br />

cento.<br />

Una boccata d’ossigeno per le mille<br />

voci dell’emittenza locale...<br />

Le emittenti locali sono il soggetto<br />

debole nel passaggio dall’analogico al<br />

23<br />

digitale, si spera che con questi aiuti<br />

possano affrontare meglio la sfida<br />

dell’innovazione.<br />

Altre novità?<br />

Un’altra novità è la legalizzazione<br />

delle televisioni di strada che<br />

permetterà a tante esperienze di uscire<br />

dalla clandestinità.<br />

Poi sono stati introdotti alcuni emendamenti<br />

per incentivare le tv locali<br />

nel passaggio dall’analogico al<br />

digitale.<br />

Per esempio?<br />

Oggi le tv locali hanno un ambito<br />

geografico molto stretto di diffusione,<br />

ma chi vuole investire può andare<br />

oltre questi confini e aumentare così<br />

la forza di penetrazione e le possibilità<br />

di creare reti e collaborazioni con<br />

altre emittenti. L’obiettivo è un<br />

mercato più aperto all’interno<br />

del quale la riforma della Rai si<br />

pone l’obiettivo di difendere il<br />

servizio pubblico radiotelevisivo.<br />

CoME AIUtArE LA nASCItA DI nUoVE VoCI<br />

Per poter godere della “protezione” statale le cooperative<br />

devono pubblicare da almeno anni la testata<br />

per la quale richiedono il contributo. Una logica che<br />

di fatto premia l’esistente ma non promuove né incoraggia<br />

la nascita di nuove cooperative editoriali. In<br />

altre parole, se uno sopravvive anni non si capisce<br />

perché non possa vivere molto più a lungo anche<br />

senza contributo. D’altra parte, se la sopravvivenza di<br />

una cooperativa di giornalisti dipende dai soldi dello<br />

Stato, come può nascere una nuova impresa editoriale?<br />

La risposta, per ora, non c’è. O meglio qualcuno<br />

pensa che debba essere rinviata alle legislazioni regionali<br />

in materia di comunicazione. Con tutti i rischi del<br />

caso.<br />

GIornALI DI PArtIto<br />

Il taglio dei contributi statali colpirà anche i<br />

giornali di partito. Intanto bisogna che la testata<br />

sia legata a un gruppo parlamentare e non a un<br />

singolo deputato come accadeva fino a qualche<br />

anno fa prima che venisse bloccato questo malcostume<br />

tutto italiano che allargava il raggio di<br />

azione della “casta” sulle casse dello Stato. E poi<br />

i contributi potranno andare a un solo giornale<br />

dello stesso partito. Quindi, ad esempio, se<br />

Margherita e Ds dopo la fusione nel Partito Democratico<br />

avranno due giornali, solo uno verrà<br />

ammesso al contributo statale.


tro modo i soldi visti i vincoli che abbiamo<br />

sulla pubblicità. Allora che faccio?<br />

Raddoppio il prezzo del giornale o<br />

taglio il personale?”. Infatti, la nuova<br />

legge porterà il contributo dal 60 al 40<br />

per cento sui costi con integrazioni<br />

consistenti oltre le 10.000 copie di tiratura.<br />

Chi non supera questa soglia sarà<br />

punito anche se vende 5 o 6 mila copie<br />

in una città come Piacenza, più di<br />

quanto fanno in quella realtà Repubblica<br />

e Corriere messi insieme. È così che<br />

si uccidono tante piccole ma importanti<br />

e radicate voci libere.<br />

“Bisogna apportare delle correzioni al<br />

nuovo testo di legge come ad esempio<br />

la definizione di un rapporto diretto<br />

tra il numero di giornalisti dipendenti<br />

dalla testata e l’entità del contributo<br />

erogato”, dice Francesco Rossi, direttore<br />

di Bari Sera. Con 5 giornalisti<br />

non si fa un quotidiano serio come<br />

pretenderebbe di presumere la legge<br />

che ha fissato questo limite minimo<br />

per l’accesso ai contributi. “Chi ha<br />

scritto questo testo di legge dimostra<br />

di non sapere niente di giornali”, commenta<br />

acido Pellegrini. Anche il vincolo<br />

della presenza in almeno il 60 per<br />

cento delle edicole per una testata locale<br />

è sicuramente troppo pesante.<br />

Tanto più che i quotidiani politici, verso<br />

i quali per altro il Ddl non è tanto<br />

benevolo, potranno tranquillamente<br />

disertare le edicole senza perdere un<br />

euro di contributo.<br />

Un altro tasto dolente è la certezza dei<br />

finanziamenti che non sempre negli<br />

ultimi anni sono stati erogati nella misura<br />

e nei tempi stabiliti, con il risultato<br />

di mettere a rischio persino l’attività<br />

corrente delle imprese. “Senza certezze<br />

i giornali non possono programmare<br />

gli investimenti e spesso non riescono<br />

a pagare nemmeno stipendi e<br />

fornitori – dice Grassucci – quello che<br />

ci aspettiamo è rigore assoluto nell’erogazione<br />

dei contributi e tempi certi,<br />

basta con i soldi a pioggia a giornali che<br />

devono semplicemente sparire”.<br />

Insomma, riusciremo ad avere finalmente<br />

un paese dove ci siano voci<br />

sempre più diffuse e libere? Alla fine<br />

quello che i cittadini si aspettano da<br />

un’informazione pluralista è semplicemente<br />

poter scegliere tra tanti mezzi<br />

di infromazione con titoli diversi e<br />

articoli diversi. E i giornali che vanno<br />

al macero? Tranquilli, una parte di<br />

questo enorme spreco lo paga lo Stato<br />

attraverso un credito d’imposta agli<br />

editori per l’acquisto della carta. Ma<br />

questa è un’altra storia. <br />

novembre 2007<br />

cibo e cultura<br />

Se esiste un cibo in grado di unire<br />

e identificare le molte cucine<br />

del nostro paese, questo è certamente<br />

la pasta, che, a iniziare dal<br />

Medioevo, ha avuto un ruolo di<br />

primo piano nell’elaborazione del<br />

patrimonio alimentare italiano. Il<br />

tema della pasta, scelto quest’anno<br />

come motivo conduttore del<br />

“Baccanale”, la manifestazione<br />

gastronomica e culturale che si<br />

svolge dal 3 al 1 novembre a<br />

Imola, appare quindi particolarmente<br />

forte.<br />

Il titolo del “Baccanale” 2007 è<br />

suggestivo e quanto mai appropriato:<br />

“Le forme della pasta”. All’origine<br />

c’è un magma informe,<br />

un “impasto” (da cui il nome)<br />

che attende di essere plasmato,<br />

di diventare forma e di assumere<br />

senso gastronomico. Si tratti di<br />

pasta fresca fatta in casa, o di pasta<br />

secca di produzione industriale,<br />

vi sono mani o macchine che<br />

modellano, allungano, allargano,<br />

tagliano, piegano, realizzando<br />

una miriade di formati diversi.<br />

La varietà dei tipi di pasta è sempre<br />

stata un fiore all’occhiello<br />

della tradizione italiana. I ricettari<br />

medievali e rinascimentali ne descrivono<br />

i modelli fondamentali;<br />

i testi del Seicento moltiplicano<br />

tipi, forme, nomi, rivelandoci<br />

l’estrema fantasia e creatività dei<br />

pastai. “Le minestre di pasta”,<br />

scrive Paolo Zacchia nel 1 3 ,<br />

“sono differenti secondo che le<br />

paste sono più secche e asciutte,<br />

o più fresche; e secondo che<br />

sono più grosse o più sottili. Alcune<br />

sono tonde, come quelle che<br />

chiamano vermicelli o maccheroni,<br />

e di queste alcune son vuote<br />

2<br />

di Massimo Montanari<br />

docente di Storia medievale e di Storia<br />

dell’alimentazione, Università di Bologna<br />

LE ForME<br />

DELLA PAStA<br />

di dentro, alcune no, altre sono<br />

larghe e distese, come le lasagne,<br />

altre son picciole e tonde, come<br />

quelle che chiamano millefanti,<br />

altre son piane, ma strette a foggia<br />

di fettucce, che son chiamate<br />

comunemente tagliolini, altre<br />

son corte e grossette e le chiamano<br />

agnolini, altre più lunghe e<br />

più grosse, chiamate gnocchi, e<br />

ve ne sono di mille altre guise che<br />

poca differenza fanno quanto all’essere<br />

più o meno sane”.<br />

“Mille guise” ovvero forme, ma<br />

praticamente uguali nella sostanza:<br />

“poca differenza fanno”, scrive<br />

Zacchia. Eppure…<br />

Eppure l’esperienza insegna che i<br />

vari formati di pasta, se possono<br />

essere uguali nella sostanza, non<br />

sortiscono il medesimo risultato<br />

sul piano sensoriale. Proviamo a<br />

condire diversi tipi di pasta nello<br />

stesso modo, per esempio con<br />

solo burro e parmigiano (il condimento<br />

“classico” di ogni pasta,<br />

dal Medioevo fino a tutto il<br />

Settecento) e assaggiamo. Una<br />

forchettata di spaghetti non avrà<br />

l’identico sapore di una forchettata<br />

di maccheroni, o di lasagne. La<br />

forma produce sapori diversi. Ma<br />

cos’è il sapore, se non la sostanza<br />

del cibo? (Lo sapevano bene<br />

i medici medievali, che proprio<br />

al sapore attribuivano la capacità<br />

di “esprimere” la natura delle<br />

cose). Conclusione: la pasta pare<br />

fatta apposta per dimostrare che<br />

la forma e la sostanza non sono<br />

entità lontane e separate, ma che<br />

interagiscono in maniera strettissima,<br />

fin quasi a coincidere. Non<br />

c’è forma senza sostanza. Non<br />

c’è sostanza senza forma.


consumatori<br />

Da Slow Food e <strong>Coop</strong> al via<br />

un progetto per tutelare e<br />

portare sulle nostre tavole<br />

uno straordinario<br />

prodotto egiziano<br />

nei datteri di Siwa<br />

biodiversità e solidarietà<br />

La “città da un milione di palme” si trova nel deserto<br />

egiziano, a circa 65 chilometri dal confine con la Libia<br />

e a circa otto ore di strada da Il Cairo: Siwa è un’oasi<br />

posta in una posizione cruciale, allo snodo tra cinque rotte<br />

carovaniere che collegano la valle del Nilo con l’Africa centrale<br />

e con le coste del Mediterraneo: 5.000 ettari di giardini<br />

dove crescono, in un ambiente incontaminato, palme da dattero<br />

e ulivi. Da secoli la sua economia è basata su queste<br />

produzioni e, da cinque anni, l’area di Siwa è diventata area<br />

protetta: un provvedimento indispensabile per conservare il<br />

patrimonio naturale e garantire l’impiego sostenibile delle<br />

risorse. Nei giardini dell’oasi si coltivano palme da dattero di<br />

grande qualità appartenenti a varietà autoctone, alcune adatte<br />

al consumo fresco e altre ottime per l’essiccamento. I datteri<br />

hanno il ruolo principale nell’alimentazione delle undici<br />

tribù berbere che vivono in questo complesso di oasi. Oltre al<br />

consumo fresco o essiccato, i datteri sono l’ingrediente principale<br />

dell’elhuji, una crema di uova, olio di oliva e datteri,<br />

del tarfant, ovvero della pasta di datteri e olio di oliva, e del<br />

tagilla, una frittella di farina, olio di oliva, acqua e datteri.<br />

Sono altamente nutrienti ed energetici, ricchi di zuccheri e<br />

fibre, per questo i popoli del deserto ne fanno un consumo<br />

quotidiano. Il consumatore occidentale è più abituato al consumo<br />

dei datteri essiccati, in particolare in inverno e pochi<br />

conoscono i datteri freschi, morbidi e dolcissimi.<br />

Le tre cultivar più coltivate nell’oasi sono la sewi, la frehi e la<br />

azawi, che i produttori di Siwa raccolgono completamente a<br />

mano nei mesi da ottobre a gennaio. I produttori sono riuniti<br />

in un’associazione, la Siwa Community Development and<br />

Environmental Conservation, costituita grazie al contributo<br />

della cooperazione italiana e sono seguiti, sia nella coltivazione<br />

che nell’esportazione dei datteri, da Scambi Sostenibili,<br />

organismo di commercio equo e solidale da 5 anni presente<br />

nel progetto insieme a Commercio Alternativo, che si<br />

occupa invece della distribuzione dei datteri in Italia attraverso<br />

il canale del commercio equo e solidale.<br />

A catturare l’interesse della Fondazione Slow Food per la<br />

biodiversità Onlus sono state però le antiche varietà di palma<br />

da dattero autoctone, di grande valore organolettico, meno<br />

produttive e più delicate. Il loro tempo di crescita e propagazione,<br />

molto lento (dieci anni), non ne ha incoraggiato la<br />

coltivazione e, negli anni, i coltivatori hanno privilegiato la<br />

novembre 2007<br />

in primo piano<br />

27<br />

Per saperne di più<br />

Fondazione Slow Food per la Biodiversità<br />

onlus: Tel. +39 0172 19701; fondazione@<br />

slowfood.it; www.fondazioneslowfood.it.<br />

Per info sul progetto equosolidale dell’oasi:<br />

Scambi Sostenibili, Tel +39 091 7771; scambi@progettosoledad.it;<br />

www.progettosoledad.it.<br />

Commercio Alternativo: Tel +39 0 32 77 11<br />

info@commercioalternativo.it;<br />

www.commercioalternativo.it<br />

messa a dimora di varietà più redditizie. Di questo passo si<br />

perderà una buona parte della biodiversità dell’oasi e molti<br />

ottimi datteri. Nel 2006 Slow Food ha avviato quindi un Presidio<br />

proprio per tutelare e promuovere la coltivazione di alcune<br />

di queste varietà, molto apprezzate e ricercate dai siwani,<br />

ma pressochè sconosciute al mercato, quali ad esempio la<br />

ghazal, la taktakt o la amenzoh, la più precoce: alcune adatte<br />

solo al consumo fresco.<br />

Slow Food, con il sostegno di <strong>Coop</strong> Italia (socio d’onore della<br />

Fondazione Slow Food per la biodiversità) insieme a Scambi<br />

Sostenibili e Commercio Alternativo, ha avviato un progetto<br />

ambizioso: recuperare le varietà più antiche e di alta qualità<br />

sostenendo un programma che abbrevia di molto i tempi di<br />

riproduzione e avere una nuova piantina in quattro anni. Il<br />

progetto prevede inoltre la gestione diretta, in modo autonomo,<br />

di tutto il processo di essiccamento e confezionamento,<br />

per ottenere datteri di qualità elevata e costante.<br />

Una campagna promozionale speciale organizzata con<br />

<strong>Coop</strong> inizia a novembre. Nei punti vendita <strong>Coop</strong> saranno<br />

poste in vendita scatole di datteri di Siwa: una parte del<br />

ricavato della vendita sarà destinata a finanziare l’avvio<br />

dell’impianto di 1.500 nuove palme e a sostenere le prime<br />

spese per la costruzione di un essiccatoio. Quest’anno<br />

a Natale anche consumare una piccola scatola di datteri<br />

può avere un significato speciale: salvaguardare un<br />

piccolo pezzo di biodiversità nel deserto egiziano e dare<br />

ai produttori dell’oasi di Siwa una possibilità di sviluppo<br />

- equo e sostenibile - in più.


Un’EtICHEttA P<br />

Sui prodotti<br />

a marchio <strong>Coop</strong><br />

è in arrivo<br />

una nuova<br />

indicazione<br />

che specifica<br />

il materiale<br />

con cui è fatta<br />

la confezione<br />

e indica in che<br />

contenitore<br />

effettuare<br />

il suo<br />

smaltimento<br />

consumatori<br />

Fior fiore <strong>Coop</strong><br />

Prepariamoci al natale<br />

di Anna Somenzi<br />

È sempre più di moda regalare, e apprezzato ricevere,<br />

prodotti alimentari caratteristici. Ecco allora<br />

un’idea: una selezione di prodotti fior fiore <strong>Coop</strong>.<br />

È la proposta del prodotto a marchio per un Natale<br />

all’insegna del gusto e della valorizzazione dei<br />

sapori del territorio. Sono cinque i prodotti della<br />

linea premium riuniti in una confezione: olive taggiasche<br />

fior fiore <strong>Coop</strong>, peperoncini ripieni di tonno<br />

e capperi fior fiore <strong>Coop</strong>, ventresca di tonno<br />

fior fiore <strong>Coop</strong> , aceto balsamico di Modena fior<br />

fiore <strong>Coop</strong> e una bottiglia di olio extravergine tipico<br />

fior fiore <strong>Coop</strong>.<br />

Per dare il maggiore risalto possibile al legame con il<br />

territorio, la variante di olio presente in ogni cesta è<br />

diversa a seconda dei territori: in Emilia romagna,<br />

Veneto, Friuli V G, Toscana, Abruzzo, Marche… l’extravergine<br />

fior fiore <strong>Coop</strong> sarà il tipico Toscano igp,<br />

in Lombardia, Liguria e Piemonte sarà il tipico Taggiasca<br />

igp, in Puglia sarà il tipico Terra di Bari dop.<br />

novembre 2007<br />

consumare informati<br />

Nell’etichetta dei prodotti a<br />

marchio <strong>Coop</strong> arriva un aiuto<br />

diretto a svolgere correttamente<br />

l’operazione di raccolta<br />

differenziata dei materiali da imballaggio:<br />

quel che troverete, vicino<br />

alle solite indicazioni nutrizionali e<br />

produttive dell’etichetta, è infatti<br />

una piccola tabella grigia, con la<br />

scritta <strong>Coop</strong> per l’ambiente, che<br />

porta l’indicazione, in modo chiaro<br />

e comprensibile, del materiale utilizzato<br />

nella costruzione dell’imballo<br />

e sul dove vada smaltito (carta,<br />

plastica, ecc.).<br />

<strong>Coop</strong>, il primo distributore a farlo,<br />

ha recepito l’invito dell’Unione europea<br />

a indicare in etichetta i materiali<br />

da imballo, proprio per aiutare i<br />

consumatori nella raccolta differenziata.<br />

Le indicazioni dall’Ue prevedono<br />

però delle sigle di non facile<br />

interpretazione. Se infatti possiamo<br />

riconoscere come materiale plastico<br />

il PET, polietilentereftalato, il componente<br />

delle bottiglie, la sigla PAP<br />

2<br />

21 del cartone non ondulato, risulta<br />

sicuramente sconosciuta alla stragrande<br />

maggioranza.<br />

Ecco allora che sulla scatola della<br />

crostata di albicocche <strong>Coop</strong> accanto<br />

alla sigla europea PAP 21, appare cos’è:<br />

astuccio; di cosa è fatto: cartoncino;<br />

e dove va: raccolta carta.<br />

È chiaro così cosa possiamo fare della<br />

nostra scatola.<br />

L’importanza della raccolta e del<br />

riuso dei materiali da imballaggio è<br />

in costante aumento in Europa,<br />

dove paesi particolamente attenti<br />

come Austria e Paesi Bassi vantano<br />

percentuali di riciclo pari se non superiori<br />

al 60% dei loro rifiuti, l’Italia<br />

ha una media nazionale del 25,2%<br />

con realtà ancora molto disomogenee<br />

sul territorio.<br />

Le aziende hanno una serie di obblighi<br />

rispetto alle materie che utilizzano,<br />

ma la partecipazione dei consumatori<br />

finali è molto importante.<br />

La piccola fatica di ognuno per la separazione<br />

dei diversi materiali porta<br />

un grande vantaggio per tutti.<br />

Ognuno di noi produce infatti oltre


Er L’AMBIEntE<br />

540 kg di rifiuti urbani all’anno, secondo<br />

la relazione annuale di Conai<br />

il consorzio nazionale imballaggi.<br />

Tutto quello che acquistiamo ha almeno<br />

un contenitore, basta guardare<br />

quanto scartiamo ogni volta che<br />

portiamo a casa la nostra spesa, e<br />

d’altra parte trasportare dal negozio<br />

a casa delle uova “nude”, per esempio,<br />

sarebbe assai difficoltoso.<br />

Molto è stato fatto sui prodotti a<br />

marchio <strong>Coop</strong> per ridurre al minimo<br />

gli imballaggi e costruirli nel<br />

modo più leggero possibile per l’ambiente.<br />

Il progetto 3R, risparmio riciclo<br />

riuso, ha visto eliminare il cartoncino<br />

del tubo di maionese, creare<br />

le ricariche per i saponi, alleggerire<br />

i flaconi, utilizzare plastica riciclata,<br />

eccetera.<br />

Tutta la plastica, la carta, l’alluminio,<br />

eccetera che eliminiamo al momento<br />

dell’uso dei diversi prodotti<br />

possono avere una seconda vita, anzi<br />

molte di più perché, per esempio,<br />

l’alluminio è riciclabile all’infinito,<br />

come pure il vetro, mentre la carta,<br />

più delicata, si riusa comunque almeno<br />

sei volte…<br />

Riciclare serve anche a utilizzare<br />

meno materie prime, che non sono<br />

tutte rinnovabili e quindi finiscono,<br />

non solo, l’estrazione mineraria è<br />

un’attività che utilizza molta energia,<br />

riciclando l’alluminio è possibile<br />

risparmiarne fino al 95% rispetto alla<br />

prima produzione. Il riutilizzo della<br />

plastica porta risparmi energetici del<br />

70%, 60% per l’acciaio, 40% per la<br />

carta e “solo” il 30% per il vetro.<br />

La nuova tabella <strong>Coop</strong> per l’ambiente<br />

è un modo chiaro e utile per semplificare<br />

la raccolta differenziata.<br />

Una conferma dell’impegno <strong>Coop</strong><br />

per la tutela dell’ambiente.<br />

Le indicazioni vogliono aiutare i consumatori<br />

rendendo facile e immediato<br />

identificare il materiale degli imballaggi<br />

e dove può essere raccolto.<br />

Da subito la tabella <strong>Coop</strong> per l’ambiente<br />

sarà sulle etichette che accompagnano<br />

le torte, gli attrezzi da<br />

cucina, le crepes, la biancheria letto e<br />

alcune minestre in busta, a breve<br />

sarà su tanti altri contenitori. <br />

novembre 2007<br />

consumare informati<br />

29<br />

A<br />

B C<br />

A sigla europea di identificazione<br />

del materiale<br />

B indica la tipologia del<br />

materiale in linguaggio<br />

comune<br />

C segnala dove è opportuno<br />

gettare il rifiuto<br />

Sulle confezioni si trova una<br />

sola tabella nel caso di imballo<br />

monomateriale, più di una<br />

nel caso di imballi multipli<br />

(sacchetto + vassoio + bustina)


Le mani sul portafoglio<br />

novembre 2007<br />

consumare informati<br />

MACCHInA PEr CAFFè In CAPSULE. In molti punti vendita <strong>Coop</strong> si troverà<br />

da novembre a un prezzo attorno ai 1 0 euro, qualcosa meno per i modelli<br />

di “primo prezzo”. All’incirca sui 1 0 euro è in commercio una trivalente<br />

di grande successo che fornisce, a scelta, caffè in polvere, a cialde o a<br />

capsule. L’offerta è sterminata e comprende macchine che superano i 00<br />

euro, ma per una manuale ne bastano 0- 0. Fra i 30 e i 3 centesimi è il<br />

costo di una capsula che equivale a una tazzina di caffè.<br />

MokA ELEttrICA. Per chi non vuole recidere il legame con la tradizione,<br />

ma nemmeno rimanere fermo, il fenomeno degli ultimi tempi è la moka<br />

elettrica. Il suo prezzo varia dai 0 euro ai 0- 0 di quella con il timer per lo<br />

spegnimento automatico.<br />

I prezzi sono soggetti alle variazioni del mercato e non tengono conto di offerte e<br />

promozioni.<br />

30<br />

IL CA<br />

di Claudio Strano<br />

Il piacere del caffè (fatto in casa), se<br />

non è in capsula che piacere è? È la<br />

capsula monodose, infatti, simile a<br />

quella per le “correzioni” con il latte o<br />

la panna, ma pregna di un concentrato<br />

di miscele della massima seduzione<br />

possibile, la protagonista degli ultimi<br />

tempi del mercato delle macchine da<br />

caffè espresso d’uso domestico.<br />

In complesso si tratta del segmento<br />

più “effervescente” in cucina, con crescite<br />

a doppia cifra (24% annuo, pari a<br />

625 mila unità vendute), che hanno<br />

origine da una parte nella ritrovata<br />

qualità del prodotto-macchina, dall’altra<br />

nell’evoluzione del prodottocaffè<br />

porzionato. Per i consumatori<br />

italiani, poi, sempre più caffeina-dipendenti<br />

(il consumo medio è salito a<br />

2,3 tazzine a testa), inclini per comodità<br />

e risparmio a prepararselo in casa<br />

(l’80%) ed esigenti in fatto di qualità, è<br />

divenuto più facile rifornirsi sugli<br />

scaffali della grande distribuzione di<br />

un elemento di basilare importanza<br />

quale sono i “ricambi”: ovvero le cialde<br />

in carta (esistenti da una decina<br />

d’anni, pari a un terzo del totale delle<br />

confezioni monodose) e le capsule in<br />

plastica (da pochi anni in commercio,<br />

ma già a due terzi del totale, mentre in<br />

alluminio l’affermazione è più timida).<br />

Le capsule, in particolare, essendo<br />

confezionate sottovuoto, hanno il pregio<br />

di conservare a lungo freschezza e<br />

fragranza della miscela, aprendo le<br />

porte alla fantasia e al business dei<br />

torrefattori che ci offrono ampie selezioni<br />

e grand crus. Ristretto, lungo,<br />

doppio, decaffeinato, più intenso, più<br />

forte, più cremoso, napoletano, viennese,<br />

aromatizzato e così via. Ma con<br />

un semplice gesto della mano, anche<br />

cappuccino, tè, infusi e orzi vari vengono<br />

serviti come se fossimo al bar.<br />

La novità è che a partire da questo<br />

mese anche <strong>Coop</strong> introdurrà in molti<br />

suoi punti vendita una macchina da<br />

caffè a capsule a “sistema chiuso” (vedi<br />

Dizionarietto) ampiamente reclamizzata<br />

sui media nazionali, capace come<br />

le altre di risolvere a monte il problema<br />

di dover calibrare la grana della<br />

macinatura, il grado di compattazio-


consumare informati<br />

FFÈ IN CAPSULE<br />

consumatori<br />

Dopo la cialda, è la capsula a sedurre gli italiani, grandi bevitori di caffè,<br />

sempre più inclini a prepararsi a casa l’amata miscela. Sottovuoto<br />

sigilla freschezza e aroma. Vediamo come la piccola monodose<br />

sta cambiando il mercato delle macchine da caffè espresso casalinghe<br />

ne, la temperatura dell’acqua, il tempo di erogazione, ecc.<br />

La “mano” del barista viene sostituita da una capsulina sotto<br />

i 10 grammi in cui rimane intrappolato il “cuore” del<br />

caffè, pronto a sprigionarsi al momento dell’apertura e a<br />

permettere all’acqua calda di entrare a contatto con tutti i<br />

granelli di macinato. Finora il maggior limite alla diffusione<br />

delle capsule – molto più vendute in altri paesi europei rispetto<br />

al nostro – era che si dovevano ordinare a un numero<br />

verde, via Internet o nei negozi specializzati. La diffidenza<br />

verso forme di pagamento on-line e il target evoluto di<br />

clientela ne facevano un prodotto di nicchia, frenando l’affermazione<br />

della “navicella” sigillata ermeticamente, vincente<br />

nei test di degustazione. Dai difetti, però, non è immune<br />

nessuno. Oltre al problema ambientale di smaltire un<br />

alto numero di capsule usate (in plastica o in alluminio), c’è<br />

almeno per ora il condizionamento del cosiddetto “sistema<br />

chiuso”, in altre parole la simbiosi tra capsula e relativa<br />

macchina da caffè che funzionano solo insieme, restringendo<br />

le scelte del consumatore come succedeva, fino a cinque<br />

anni fa, con le cialde, adesso invece intercambiabili nello<br />

standard E.S.E. (Easy Serving Espresso) a beneficio di un<br />

più largo consumo.<br />

Nella scelta del tipo di macchina da caffè, incidono certamente<br />

fattori e inclinazioni personali, ma per sintetizzare<br />

possiamo dire che tolta la moka, la più amata dagli italiani<br />

(ora c’è anche nella versione elettrica, di grande successo),<br />

i più “risparmiosi” continuano a propendere per una macchina<br />

espresso manuale, quasi sempre combinata filtro/<br />

monodose; i più “comodoni” per un’automatica (o superautomatica)<br />

che fa tutto da sola, semplicemente schiacciando<br />

un bottone; e i più “intenditori” per una a capsule<br />

che garantisce una resa ottimale. Nel confronto tra marche<br />

le prestazioni risultano paragonabili tra loro, ma i<br />

prezzi molto diversi e non certo in diminuzione, vista la<br />

forte domanda. Più del peso (dai 3 a 10 kg circa) è importante<br />

valutare l’ingombro (attorni ai 30 cm per lato), dal<br />

momento che difficilmente gli apparecchi si sposteranno<br />

dalla loro collocazione in cucna. I serbatoi contengono più<br />

di un litro d’acqua, il doppio beccuccio serve a riempire<br />

due tazzine alla volta, tra gli accessori più futili ci sono i<br />

portacapsule colorati di varie foggie (dal cassetto alla vaschetta<br />

al totem). Più pratici, invece, la borsa da viaggio, i<br />

prodotti di pulizia e kit di decalcificazione dell’acqua. La<br />

temperatura ideale per degustare un buon espresso è attorno<br />

ai 65-67 °C, mentre in un cappuccino è fondamentale<br />

la stabilità della schiuma, che deve persistere oltre i 5<br />

minuti. Per ottenerla, far schiumare il latte prima (e non<br />

dopo) la preparazione del caffè. <br />

novembre 2007<br />

31<br />

Dizionarietto<br />

CAPSULA Caffè macinato e confezionato<br />

in un involucro monoporzione (in<br />

plastica o in alluminio), sigillato ermeticamente<br />

e in atmosfera protetta. Ha<br />

il vantaggio di mantenere una pressione<br />

interna ideale, che conserva intatti fino al momento<br />

della degustazione i circa 900 aromi e sapori del caffè<br />

macinato fresco, nella dose giusta per una tazzina e per<br />

la durata di circa un anno. La soluzione della capsula<br />

è maggiormente impiegata dai “sistemi chiusi” o proprietari,<br />

quelli cioè che legano indissolubilmente marca<br />

di macchina e di caffè.<br />

CIALDA Caffè macinato, compatto o soft, racchiuso in<br />

un involucro di carta che ricorda la bustina per il tè,<br />

ma di forma rotondeggiante. Al pari della capsula, ha il<br />

vantaggio che si butta via dopo l’uso senza bisogno di<br />

ripulire ripetutamente il recipiente dai fondi e dalla polvere<br />

di caffè. Il suo utilizzo è più frequente nei “sistemi<br />

aperti”, quelli cioè che lasciano la libertà al consumatore<br />

di scegliere la combinazione tra differenti marche di<br />

caffè e diverse tipologie e marche di macchine.<br />

GRAND CRUS Livelli di classificazione elevati, utilizzati<br />

in origine per i vini di Borgogna e Alsazia (letteralmente<br />

di “grande sviluppo”), poi per estensione ad indicare<br />

nel mondo della birra e del caffè selezioni di grande<br />

pregio e rarità.<br />

MACCHINA ESPRESSO A CAPSULE È quella che fa<br />

registrare in assoluto il maggiore trend di crescita. Già<br />

diffusa all’estero, occupa circa un quarto a valore del<br />

segmento di mercato italiano. Un italiano su dieci la<br />

sceglie per l’alta resa del prodotto finale.<br />

MACCHINA ESPRESSO AUTOMATICA Si colloca al<br />

secondo posto nelle preferenze degli italiani. Basta la<br />

semplice pressione di un pulsante per macinare il caffè<br />

in grani, dosarlo ed erogarlo in tazza in modo completamente<br />

automatico. Un italiano su dieci si orienta<br />

sull’automatica apprezzata per la sua semplicità.<br />

MACCHINA ESPRESSO MANUALE Nella versione moderna<br />

combina il funzionamento con il caffè macinato a<br />

quello con le cialde o le capsule dopo la sostituzione del<br />

filtro. Fa ancora la parte del leone ( su 10 la possiedono<br />

in casa) per la sua versatilità ed economicità, tra gli<br />

aficionados della tazzina che non usano la moka.


è tempo di...<br />

di Helmut Failoni<br />

Lo si può trovare quasi tutto<br />

l’anno, dipende soltanto dalle<br />

tipologie, ma è ora, in questo<br />

periodo, che tutti lo cercano, tutti lo<br />

vogliono. La stagione del Tuber magnatum<br />

(vale a dire dei magnati, dei<br />

ricchi signori, così come venne definito<br />

da Pico nel 1788), ovvero del<br />

tartufo bianco pregiato, è cominciata<br />

il 1° di ottobre, per proseguire<br />

sino alla fine dell’anno. Questa è soltanto<br />

una, ma è la migliore e – dettaglio<br />

da non sottovalutare – la più<br />

cara, delle nove tipologie di tartufo<br />

riconosciute dalla legge quadro n.<br />

752 del 16 dicembre 1985. Alcune<br />

delle altre sono il nero d’estate (Tuber<br />

aestivum, 1 maggio - 30 novembre),<br />

l’uncinato (Tuber uncinatum,<br />

1 ottobre - 31 dicembre), il nero ordinario<br />

(Tuber mesentericum, 1 settembre<br />

- 31 gennaio), il nero liscio<br />

(Tuber macrosporum, 1 settembre -<br />

31 dicembre). Se possedete un Lagotto,<br />

cane da tartufo per eccellenza<br />

A novembre ci sono<br />

anche...<br />

Gli ultimi cachi,<br />

le prime arance<br />

È ancora tempo di uva e di cachi<br />

(frutto originario della Cina, dove<br />

viene addirittura considerata l’albero<br />

delle sette virtù). Arrivano le castagne<br />

e il periodo può essere buono<br />

per gli spinaci, i porri, i nashi (le<br />

pere – mele cinesi) e per le susine.<br />

Sono in arrivo le arance, che vengono<br />

considerate frutto invernale.<br />

Il mese di novembre è anche il<br />

mese delle canocchie di mare, che<br />

si presentano belle piene di polpa e<br />

si possono acquistare a prezzi decisamente<br />

bassi.<br />

consumatori<br />

vivere bene<br />

tArtUFo<br />

novembre 2007<br />

(nel 1991 è stato riconosciuto dall’Ente<br />

Nazionale Cinofilia Italiana<br />

come tredicesima razza canina), e,<br />

se per di più ben addestrato, non<br />

avrete nessun problema a reperire il<br />

pregiatissimo tubero che, per dirla<br />

scientificamente, appartiene alla famiglia<br />

dei funghi ipogei (organismi<br />

che svolgono tutto il loro ciclo vitale<br />

sottoterra). Se non possedete però<br />

un Lagotto, o un quadrupede simile,<br />

che vi consegna scondizolante una<br />

bella palla di tartufo, l’unico modo<br />

per poter arrivare a inebriarvi con<br />

quel suo tipico odore di gas è di andare<br />

a cercarlo nelle varie fiere e sagre,<br />

che in questo periodo accendono<br />

l’autunno.<br />

Sono una tipologia di funghi dunque.<br />

La scienza ci insegna che essendo<br />

sprovvisti di parti verdi, i tartufi<br />

non sono in grado di ricavare la loro<br />

linfa vitale attraverso la fotosintesi:<br />

le sostanze necessarie le ricavano<br />

dalle radici di alcune piante superiori<br />

(roverella, tiglio, pioppo, carpine,<br />

castagno), instaurando così un vero<br />

e proprio rapporto di simbiosi. Dalla<br />

pianta gli vengono portati infatti<br />

zuccheri e il tartufo “in cambio” offre<br />

acqua e sali minerali.<br />

Prima di passare all’aspetto che forse<br />

interessa maggiormente, e cioè<br />

quello gastronomico, un’indicazione<br />

importante sulla corretta conservazione<br />

del tartufo. I metodi utilizzati<br />

sono diversi, ma basati tutti sull’isolamento<br />

del tartufo dal contatto con<br />

l’aria, al fine di evitare fermentazioni<br />

e ridurre al minimo la disidratazione<br />

del prodotto. I più comuni<br />

sono: depositare i tartufi in frigorifero,<br />

a temperature comprese tra i 2 e<br />

i 4°C, entro barattoli a chiusura ermetica,<br />

avvolti in tovaglioli di carta<br />

o in fogli di carta assorbente, da sostituire<br />

quotidianamente, oppure<br />

depositarli in barattoli a chiusura<br />

ermetica, assieme a del riso, che tra<br />

32<br />

l’altro presenta il vantaggio di impregnarsi<br />

di aroma per essere poi<br />

riutilizzato. Nei modi sopra descritti,<br />

è possibile conservare il tartufo<br />

nero fino anche ad un mese, mentre<br />

il tartufo bianco per non più di 15<br />

giorni. La soluzione migliore è comunque<br />

sempre la stessa: consumarlo<br />

fresco. Il bianco viene esaltato<br />

ai massimi livelli se “grattugiato” su<br />

tagliolini (o tagliatelle) cotti nel brodo<br />

di carne, su l’uovo fritto o su polenta<br />

calda o tortino di patate (il vino<br />

da abbinare, contrariamente a quanto<br />

si dice, non è il rosso, bensì il rosato).<br />

Naturalmente il tartufo si può<br />

anche cucinare, esaltare con cotture<br />

e abbinamenti anche inaspettati.<br />

Ecco una ricetta di Moreno Cedroni,<br />

pluripremiato chef marchigiano. Ca


è cominciata la stagione<br />

della varietà più pregiata<br />

del prezioso tubero,<br />

quella bianca.<br />

Ma è aperta la “caccia”<br />

anche alle tipologie nere.<br />

Il suo utilizzo migliore?<br />

Su semplici tagliolini<br />

Valori nutrizionali<br />

vivere bene<br />

Composizione chimica e valore energetico per<br />

100 g di parte edibile<br />

Parte edibile 79 %<br />

acqua 7 , g<br />

proteine ,0 g<br />

zuccheri solubili 0,7 g<br />

fibre totali , g<br />

fonte: Istituto nazionale della nutrizione<br />

pesante brasate con leggera fonduta e tartufo bianco di<br />

Acqualagna. Ingredienti per quattro persone: 100 grammi<br />

di formaggio fontina; 150 grammi di latte intero fresco; 5<br />

grammi di burro; 1.000 grammi di capesante con guscio;<br />

50 grammi di tartufo bianco. Preparazione: tagliare a fette<br />

sottili il formaggio fontina, farlo macerare con il latte e il<br />

burro. Sciogliere il tutto a bagnomaria. Frullare a immersione<br />

e passare al setaccio. All’uso, aggiungere (sempre a<br />

bagnomaria) del rosso d’uovo e mescolare fino a una consistenza<br />

semi-liquida. Pulire le capesante con un panno<br />

umido. Brasarle in padella antiaderente (50 grammi a testa-circa<br />

tre capesante a testa), disporle a raggio nel piatto<br />

insieme ad un cucchiaio di fonduta, completare con una<br />

grattata di tartufo. <br />

novembre 2007<br />

33<br />

Dalla Carnia<br />

il Formadi Frant<br />

La Carnia, zona tra le più intatte dal punto di vista<br />

naturalistico dell’intero arco alpino, deve anche<br />

all’isolamento e all’estrema povertà delle sue valli la<br />

consuetudine di non sprecare mai nulla di ciò che<br />

poteva servire per la sussistenza. Il Formadi Frant è<br />

senza dubbio una delle più emblematiche ed interessanti<br />

di queste: un procedimento adottato per<br />

salvare le forme di formaggio di malga “difettose” o<br />

che semplicemente non potevano essere avviate alla<br />

stagionatura, perché magari gonfiate o con la crosta<br />

spaccata. Nulla si poteva perdere o non riutilizzare,<br />

in questa civiltà contadina dove tutto era frutto di<br />

grandi sacrifici e tantomeno i formaggi ottenuti con<br />

il latte delle vacche che pascolavano sugli alpeggi ed<br />

esprimevano nei profumi e negli aromi tutta la ricchezza<br />

delle centinaia di erbe spontanee presenti nel<br />

foraggio. Si riunivano insieme le forme non perfette<br />

e si procedeva a sminuzzare in piccoli pezzi o tagliare<br />

a fettine quelle più fresche e a grattugiare quelle un<br />

po’ più stagionate, quindi si amalgamavano prima,<br />

con il latte e poi si mescolavano manualmente con<br />

della panna di affioramento, sale e pepe fino ad ottenere<br />

un impasto omogeneo, che veniva poi ricomposto<br />

nelle fascere del latteria, prodotto appunto in<br />

queste zone nelle vecchie latterie turnarie, e dopo un<br />

giorno o due di riposo, si poneva a stagionare ulteriormente<br />

nelle cantine naturali per circa 0 giorni.<br />

Il risultato è un prodotto assolutamente particolare,<br />

che varia da produttore a produttore e che unisce<br />

alle caratteristiche di morbidezza e rotondità date<br />

dalla presenza della panna, anche profumi e sapori<br />

più marcati e piccanti, frutto dell’uso di formaggi<br />

d’alpeggio a differente livello di maturazione.<br />

Questa preparazione, storicamente relegata ad un<br />

uso domestico e non commercializzata, ancora oggi<br />

viene realizzata con le stesse modalità e rappresenta<br />

una delle espressioni più vere e qualitativamente<br />

eccellenti di quell’arte contadina del recupero comune<br />

a molte aree alpine italiane.<br />

Il Presìdio nasce per far conoscere ed incentivare il<br />

mantenimento di questa produzione tradizionale<br />

così particolare, legandola all’utilizzo di soli formaggi<br />

a latte crudo e alla produzione di alpeggio<br />

dell’area carnica, puntando in questo modo a<br />

valorizzare il prodotto artigianale e a difenderlo dai<br />

tentativi di imitazione che utilizzano solo formaggi<br />

di bassa qualità e a base di latte pastorizzato spesso<br />

di provenienza non locale.


LONDrA,<br />

città “full time”<br />

di Giuseppe ortolano<br />

Come fare a resistere al fascino<br />

di una vacanza a Londra? Chi<br />

la visita difficilmente rimane<br />

deluso dal clima della città: dinamica,<br />

esuberante, multiculturale, stimolante<br />

e ricca di spettacoli, mostre<br />

ed eventi. Una vera e propria metropoli<br />

europea capace di venire incontro<br />

ai diversi interessi e che accanto<br />

a monumenti conosciuti in tutto il<br />

mondo – come il Big Ben, il Tower<br />

Bridge, la cattedrale di St Paul o<br />

Buckingham Palace – offre al visitatore<br />

curioso piccoli e affascinanti<br />

luoghi segreti, in una città che gior-<br />

British Museum, è il piú antico<br />

museo pubblico al mondo e<br />

ospita una collezione di oltre sei<br />

milioni di capolavori. Le opere di<br />

maggiore interesse sono i Marmi<br />

di Elgin provenienti dal<br />

Partenone di Atene, le mummie<br />

egizie, la Stele di rosetta e il<br />

Tesoro di Mildenhall.<br />

natural History Museum, il<br />

grande museo di storia naturale<br />

con percorsi eccitanti e interattivi<br />

e sezioni dedicate all’ecologia e al<br />

regno animale. Si vedono insetti<br />

ingranditi centinaia di volte, si<br />

ascolta il ‘ruggito’ di un<br />

dinosauro, si esplora il regno dei<br />

mammiferi e si prova l’esperienza<br />

di un terremoto.<br />

consumatori<br />

Dieci musei da non perdere<br />

novembre 2007<br />

vivere bene<br />

no dopo giorno si rinnova e sembra<br />

non volersi mai fermare. Posti come<br />

il Borough Market, un coloratissimo<br />

mercato a pochi passi dal London<br />

Bridge, dove da più di 700 anni si<br />

possono trovare i più tipici prodotti<br />

alimentari britannici. O la deliziosa<br />

zona di Highgate, su di una collina<br />

con vista panoramica sul resto della<br />

città, dominata dal cimitero dove è<br />

seppellito Karl Marx. Greenwich si<br />

raggiunge con una piacevole escursione<br />

in battello sul Tamigi, che permette<br />

di osservare il recupero edilizio<br />

dei vecchi magazzini portuali. All’arrivo<br />

si può visitare il famoso Cutty<br />

Sark, uno dei velieri usati nell’Otto-<br />

Science Museum, con la piú<br />

completa collezione al mondo<br />

di scienza, tecnologia, industria<br />

e medicina. Il museo ospita<br />

anche una galleria interattiva<br />

per bambini, la Launch Pad,<br />

dove costruire un ponte o<br />

volare su un aeroplano.<br />

Victoria and Albert<br />

Museum, uno dei piú<br />

raffinati musei al mondo di<br />

arti decorative. Di particolare<br />

interesse la Glass Gallery, con<br />

le sue sorprendenti scalinate<br />

in vetro, la nuova Silver<br />

Gallery con i suoi superbi<br />

manufatti in argento e la<br />

collezione di abiti della Dress<br />

Collection.<br />

3<br />

cento per i trasporti transoceanici di<br />

tè. E proprio di fronte all’imbarcazione<br />

si ammirano il Royal Observatory,<br />

la Queen’s House e il National Maritime<br />

Museum, che aprono gratuitamente<br />

le porte ai visitatori. Nell’Osservatorio,<br />

che ospita il Greenwich<br />

Mean Time e il Meridiano zero, è<br />

esposto tutto ciò che è inerente al<br />

tempo, all’astronomia e alla navigazione.<br />

Le gallerie del National Maritime<br />

Museum offrono una panoramica<br />

sulla storia della vita di mare mentre<br />

la Queen’s House espone numerose<br />

opere d’arte, tra le quali capolavori<br />

di Canaletto e Van de Velde. Oltre ai<br />

tranquilli pub e alle numerose botte-<br />

Imperial War Museum, mostra<br />

la vita al fronte durante la Prima<br />

e la Seconda guerra mondiale.<br />

Si sperimenta la vita di trincea<br />

e si prova l’esperienza dei blitz,<br />

con il sottofondo sonoro e gli<br />

odori che pervadevano la città<br />

durante i raid aerei.<br />

national Gallery, una tappa<br />

obbligata per chi ama l’arte. La<br />

galleria espone dipinti occidentali<br />

dal 12 0 al 1900 circa, tra cui<br />

opere di Botticelli, Leonardo da<br />

Vinci, rembrandt, Gainsborough<br />

e Van Gogh.<br />

tate Modern, uno dei musei di<br />

arte moderna e contemporanea<br />

piú grandi del mondo,


Sulle rive del<br />

tamigi c’è<br />

qualcosa da fare<br />

a ogni ora del<br />

giorno e della<br />

notte. tra<br />

mercatini, pub,<br />

gallerie e... cimiteri<br />

all’interno di una vecchia<br />

centrale elettrica. Espone opere<br />

di Andy Warhol, rachel<br />

Whiteread, Henri Matisse, Henry<br />

Moore e molti altri. Le opere<br />

sono organizzate secondo<br />

quattro temi: paesaggio, natura<br />

morta, nudo e dipinti storici.<br />

Museo Madame tussauds,<br />

più conosciuto come Museo<br />

delle Cere ospita oltre 00<br />

statue di cera di personaggi<br />

famosi internazionali dello<br />

spettacolo, del cinema, della<br />

musica, della politica, dello<br />

sport e tutte quelle celebrità<br />

del passato. Qui si<br />

incontrano David Beckham e<br />

Brad Pitt, Gandhi e<br />

novembre 2007<br />

vivere bene<br />

ghe dove è possibile trovare di tutto,<br />

dai libri di seconda mano alla musica,<br />

le strade di Greenwich ospitano, dal<br />

giovedì alla domenica, le bancarelle<br />

del famoso mercatino, dove acquistare<br />

o solo ammirare oggetti di antiquariato<br />

di qualità e capi di abbigliamento<br />

di seconda mano all’ultima<br />

moda.<br />

Durante i fine settimana, e in particolare<br />

il venerdì e il sabato, il quartiere<br />

di Notting Hill, famoso per il carnevale<br />

estivo e le case dei VIP, diventa<br />

il regno dei patiti dello shopping, che<br />

possono sbizzarrirsi tra le numerose<br />

boutique, aperte anche il resto della<br />

settimana, ed il vivace e curioso mercato<br />

di Portobello Road. East London<br />

ospita invece il meno noto Old Spitalfields<br />

Market, un mercato coperto<br />

domenicale che esiste fin dai tempi di<br />

Carlo II e che è in voga tra i “fashionisti”<br />

- i maniaci dell’oggetto griffato<br />

sempre al passo con le ultime tendenze<br />

- e gli artisti locali. Qui si trovano<br />

capi di abbigliamento di promettenti<br />

stilisti, abiti d’epoca, dischi<br />

in vinile, arredamento, opere d’arte,<br />

oggetti di artigianato e cibi biologici.<br />

Londra è una città che vive 24 ore al<br />

giorno e quando cala la notte le attività<br />

si spostano nei numerosi locali<br />

di tendenza sparsi per la città. Le<br />

zone di Hoxton e Shoreditch sono<br />

quelle attualmente più in voga, con i<br />

bar che si trasformano in discoteche<br />

dove si ascolta musica di tutti i tipi,<br />

accompagnata da cocktail e cibi di<br />

ogni angolo del pianeta. <br />

Mandela, Charlie Chaplin e<br />

Pavarotti.<br />

Dalí Universe, dove in un<br />

labirinto di corridoi onirici e<br />

spazi interattivi si vive una delle<br />

esperienze londinesi piú surreali<br />

in compagnia delle maestose<br />

opere d’arte di Salvador Dalí.<br />

Somerset House ospita i dipinti<br />

di pittori di fama mondiale, la<br />

Courtauld Institute of Art<br />

Gallery, la stupenda Gilbert<br />

Collection e le Hermitage<br />

rooms. Da novembre a<br />

gennaio, nel grandioso cortile,<br />

viene allestita la pista di<br />

pattinaggio<br />

su ghiaccio natalizia.<br />

3<br />

Vademecum<br />

londinese<br />

Londra non è una città economica<br />

ed è difficile sopravvivere<br />

ai conti salati causati da una<br />

sterlina che non solo non pensa<br />

di farsi da parte per lasciare<br />

posto all’Euro ma che continua<br />

a valere una volta e mezzo la<br />

moneta unica europea.<br />

Per fortuna il sito ufficiale Visit<br />

London, ricco di utili informazioni,<br />

offre ai turisti in procinto<br />

di partire anche una sezione<br />

dedicata a chi vuole risparmiare:<br />

ww.visitlondon.com/fl/<br />

it/value raccoglie così indirizzi<br />

di alberghi, ristoranti e locali a<br />

prezzi contenuti e segnala<br />

spettacoli e musei dove l’ingresso<br />

è gratuito. L’Ente Nazionale<br />

Britannico per il Turismo<br />

(www.visitbritain.it) ha i<br />

suoi uffici a Milano, in Corso<br />

Magenta 32, e fornisce informazioni<br />

telefoniche allo 02-<br />

0 1 1, dal lunedì al venerdì<br />

dalle 10 alle 1 . Molte altre<br />

informazioni turistiche, solo in<br />

lingua inglese, si trovano sul<br />

sito www.timeout.com. Tra le<br />

numerose guide turistiche<br />

cartacee su Londra segnaliamo<br />

quella, come al solito ricca<br />

di consigli pratici, della Lonely<br />

Planet (edizioni EDT, 1 euro);<br />

la Guida Verde del Touring<br />

Club (2 euro) e la guida Time<br />

Out edita da Tecniche Nuove<br />

(23,90 euro). Le agenzie robintur<br />

(www.robintur.it) propongono<br />

ai soci COOP economici<br />

weekend nella capitale<br />

inglese con volo di linea e 2<br />

notti in hotel. Bonolatours<br />

(www.bonolatours.it) offre invece<br />

più lunghi soggiorni di<br />

e giorni, con volo aereo o<br />

viaggio in bus, organizzati dal<br />

tour operator Caldana. I turisti<br />

fai da te hanno solo l’imbarazzo<br />

della scelta tra le numerose<br />

compagnie aeree - da British<br />

Airways ad Alitalia passando<br />

per le classiche low cost ryanair<br />

ed EasyJet - che volano su Londra,<br />

spesso a prezzi contenuti.


Speciale salute<br />

influenza<br />

... febbre improvvisa con temperatura fino a 40° ed oltre, brividi, mal di testa,<br />

dolore muscolare, inappetenza, stato di malessere, tosse associata a bruciore e dolore<br />

retrosternale, rinite, sensazione di fastidio alla luce…<br />

Perché la vaccinazione antinfluenzale<br />

L’influenza implica spesso una lunga fase debilitante che può protrarsi per due settimane, nonché la<br />

perdita di giorni lavorativi o di scuola. Vaccinarsi contro l’influenza significa proteggersi contro tutte le<br />

problematiche derivanti dalla malattia ed evitare in questo modo anche il rischio di pericolose complicanze<br />

come le polmoniti batteriche.<br />

Quando vaccinarsi<br />

La vaccinazione antinfluenzale va praticata nel periodo pre-endemico, da ottobre a fine dicembre,<br />

e va ripetuta ogni anno.<br />

Che cos’è lo pneumococco<br />

Lo pneumococco è un microrganismo (un batterio) che può provocare otiti, sinusiti<br />

e tracheobronchiti, ma anche malattie gravi come la polmonite e la meningite<br />

ed è facilmente trasmissibile per via aerea da persona a persona.<br />

Cosa c’entra l’infezione pneumococcica con l’influenza<br />

Una polmonite pneumococcica può svilupparsi anche in seguito a una malattia<br />

da virus influenzale o a una bronchite cronica. Nelle persone anziane, la<br />

vaccinazione antipneumococcica ha dimostrato di ridurre la mortalità e i<br />

ricoveri ospedalieri.<br />

Con la consulenza del Prof. Claudio Cricelli,<br />

Presidente SIMG – Società Italiana di Medicina Generale<br />

meglio<br />

non<br />

prendersela


libri<br />

La laicità dei cristiani<br />

consumatori<br />

cultura e oltre<br />

È la laicità uno dei temi che in questo<br />

momento storico interessano o assillano<br />

cattolici e laici italiani. In questi giorni<br />

esce un bel libro di Giovanni Bianchi, ex<br />

presidente delle Acli, deputato, poeta e<br />

scrittore, ma soprattutto uomo profondamente<br />

religioso, che ci spiega come<br />

oggi i cattolici italiani sono divisi dalla politica in due<br />

parti nette, quelli che fanno della identità, quindi della<br />

contrapposizione la loro peculiarità e quelli invece<br />

che mettono l’accento sul dialogo e sul riconoscimento<br />

dell’altro. Giovanni Bianchi ci indica nel magistero<br />

del Cardinal Carlo Maria Martini la sintesi tra queste<br />

due posizioni apparentemente inconciliabili. Martini<br />

ha insegnato a vivere l’identità cristiana e cattolica<br />

nella solidarietà con il mondo ed è stato un politico<br />

alto, nel senso che ha spiegato ai credenti che la “polis”<br />

è lo sbocco privilegiato del loro amore per Dio.<br />

Giovanni Bianchi<br />

Martini “politico” e la laicità dei cristiani<br />

San Paolo edizioni - 136 pagine, 12 euro<br />

ricordando Guido rossa<br />

Una figlia che insegue le ragioni profonde<br />

dell’assassinio politico del padre e, a<br />

trenta anni di distanza, ripercorre con<br />

una personale inchiesta le vicende che<br />

hanno portato le Brigate rosse ad assassinare<br />

l’operaio e sindacalista Guido<br />

rossa in quella mattina del 2 gennaio<br />

1979, mentre saliva sulla sua modesta 0 Fiat per<br />

andare a lavorare all’Italsider di Genova. Sabina rossa,<br />

oggi senatrice, ha voluto alzare il velo su decenni di<br />

omertà e di rimozione ed ha intervistato l’assassino<br />

del padre, in un confronto drammatico, magistrati,<br />

carabinieri, compagni di lavoro e di impegno sindacale<br />

di quel suo genitore accusato dalle Br di avere<br />

denunciato un “postino” dei terroristi e che per questo<br />

fu condannato a morte. Ne esce non solo una inchiesta<br />

su quell’omicidio, ma lo spaccato di un’epoca<br />

terribile. Che non è stata ancora del tutto chiarita,<br />

come il libro dimostra apertamente.<br />

Giovanni Fasanella e Sabina rossa<br />

Guido Rossa, mio padre<br />

Bur - 200 pagine, 8.80 euro<br />

L’inizio di De Gasperi<br />

Un documentatissimo saggio di Paolo Pombeni, storico<br />

dell’Università di Bologna, che racconta l’inizio<br />

del’avventura politica di Alcide De Gasperi, statista<br />

cattolico protagonsita del secolo scorso, ma la cui<br />

eredità ancor oggi molti si contendono.<br />

Paolo Pombeni<br />

Il primo De Gasperi<br />

Il Mulino - 305 pagine, 23 euro<br />

novembre 2007<br />

37<br />

mostre<br />

a cura di Giorgio oldrini<br />

Il racconto degli anni ‘70<br />

Gli anni ’70 del secolo scorso sono<br />

in mostra alla Triennale di Milano<br />

in una grande esposizione multimediale<br />

curata dall’architetto Mario<br />

Bellini. Su due piani dell’edificio<br />

milanese si possono percorrere<br />

cammini guidati da parole chiave<br />

di quegli anni, viaggio, corpo,<br />

conflitto, corteo. O confrontarsi con figure emblematiche<br />

di quel tempo dal poeta Pier Paolo Pasolini<br />

ad Aldo Moro. O ammirare ancora i quadri di Mario<br />

Schifano e di Alighiero Boetti, insieme a lavori di designer<br />

e di illustratori. C’è però anche un bar dell’epoca,<br />

nel quale si può seguire la mitica partita di<br />

calcio Italia Germania -3, semifinale del campionato<br />

mondiale del Messico. Si entra in uno studio radiofonico,<br />

come fosse quello di radio Popolare, dal<br />

quale seguire i funerali di Fausto e Iaio, assassinati al<br />

Casoretto. A piano terreno, insieme alla mostra del<br />

fumetto dell’epoca, ecco il tema del rapporto che in<br />

quegli anni si è acceso tra arte e corpo, attraverso i<br />

lavori di Andres Serrano e di tanti altri artisti che hanno<br />

rivoluzionato la concezione non solo artistica della<br />

considerazione del corpo.<br />

Annisettanta, il decennio lungo del secolo breve<br />

triennale di Milano<br />

Dal 27 ottobre al 30 marzo - entrata 8 euro<br />

tel 02-72434241-205 - www.triennale.it<br />

Il paese delle fiabe<br />

Sarmede, in provincia di Treviso,<br />

è ormai diventato il paese<br />

delle fiabe e anche quest’anno<br />

propone la ormai<br />

tradizionale Mostra internazionale<br />

dell’illustrazione per<br />

l’infanzia che nel corso del tempo ha trasformato il<br />

serioso Municipio in un luogo di incanto, che riempie<br />

i corridoi che portano nell’ufficio del Sindaco o<br />

alla Sala del Consiglio di orsi e leoni, ambienti fatati<br />

e maghi. Quest’anno il tema della Mostra è la favola<br />

dell’Estremo Oriente, che viene esposta attraverso fili<br />

di seta e illustrazioni che vengono da quella parte<br />

del mondo di per sé fatato. Ogni anno poi si presenta<br />

un ospite d’onore e quest’anno sarà presente<br />

l’opera del croato Svjetlan Junakovic, famoso per le<br />

sue immagini piene di poesia e di ironia. Intorno alla<br />

sua opera, quelle di altri 3 artisti che vengono dai<br />

cinque continenti.<br />

Le immagini della fantasia. XXV Mostra internazionale<br />

dell’illustrazione per l’infanzia<br />

Sarmede (tv) Sala del Municipio<br />

Dal 21 ottobre al 16 dicembre<br />

entrata libera - tel. 0438-8959582<br />

info@sarmedemostra.it


Musica da sentire ...<br />

... da vedere<br />

Gentile rivista della Cop,<br />

vi scrivo per protestare<br />

una protesta. Grazie alle<br />

funzioni del mio navigatore satellitare,<br />

che puoi impostare se vuoi<br />

fare la strada “facile”, la strada<br />

“difficile” o la strada “diabolica”,<br />

ho inserito un’opzione “la strada<br />

più costosa”, per errore. Mi ha<br />

cultura e oltre<br />

Lo spirito è quello delle composizioni originali,<br />

l’intensità e il misticismo che passa<br />

per i suoni “spaziali”, eterei eppure così<br />

terreni del reggae, dei classici di Bob Marley.<br />

Da Lively up Yourself a Sun is Shining, sino a One<br />

love. riletti, reinterpretati dagli sperimentatori della<br />

musica elettronica contemporanea. Che riescono ad<br />

esaltare quelle vibrazioni infinite che hanno permesso<br />

al reggae di diventare, con Marley, linguaggio planetario,<br />

world music moderna. Da non perdere.<br />

Bob Marley and Wailers - Roots, Rock, Remixed - Quango<br />

consumatori<br />

L’incanto è quello suscitato da una<br />

voce cristallina, rarefatta, che sembra<br />

perdersi, immersa nell’ambiente, tra le<br />

nuvole ed il vento. Joni Mitchell è sempre<br />

più sofisticata, leggera, e affida a bellissime<br />

composizoni pensate per il pianoforte una visione<br />

paradisiaca della natura. Ballate che nascono dalla<br />

contemplazione dell’Oceano e del panorama infinito<br />

di foreste verdi e inaccessibili, che Joni Mitchell<br />

riesce, con una poetica delle piccole cose, a far rivivere<br />

nelle nostre case. Un grande ritorno.<br />

Joni Mitchell - Shine - Universal<br />

È possibile leggere una generazione ascoltando i dischi<br />

che hanno segnato la sua crescita? Come nelle<br />

pagine di Alta Fedeltà, il libro di Nick Hornby, Assante<br />

e Castaldo provano a ricostruire le nostre vite, descrivendo<br />

33 dischi (con ovvio il riferimento ai 33 giri),<br />

che parlano di amore di ribellione, o, più semplicemente,<br />

che ci hanno permesso di allargare l’orizzonte<br />

del mondo nel quale abitiamo. Da London Calling dei<br />

Clash a Achtung Baby degli U2, da Led Zeppelin IV a<br />

Live at the Lyceum di Bob Marley’ e My Favourite Things<br />

di John Coltrane. Per nulla equilibrata, per questo<br />

lettera di protesta<br />

di natalino Balasso<br />

www.natalinobalasso.net<br />

fatto fare 00 chilometri di autostrada<br />

che ho dovuto lasciare lì un<br />

tesoretto al casello. E sì che dovevo<br />

solo andare al bar!<br />

Oltre tutto, stare in macchina è<br />

un forte incremento al lavoro dell’analista.<br />

Siccome tutti gli automobilisti<br />

si incolonnano sempre<br />

nella corsia di sorpasso, anche se<br />

di Pierfrancesco Pacoda<br />

una lettura affascinante.<br />

Ernesto Assante e Gino Castaldo<br />

33 Dischi Senza i Quali non si Può Vivere - Einaudi<br />

Questo libro (con DVD) è il risultato delle<br />

sperimentazioni di QOOB, la rete web<br />

di MTV, realizzata con la partecipazione<br />

degli spettatori. Che possono diventare<br />

parte del progetto, mettendo in rete video creati da<br />

loro. Tech Stuff raccoglie una serie di mini film dedicati<br />

alle tecniche ed agli artisti più importanti della nuova<br />

musica elettronica. Il libro è una guida, per permettere<br />

a tutti di trasformarsi in parte attiva della<br />

z P s g f H d n<br />

troppi cartelli, poche corsie<br />

novembre 2007<br />

3<br />

Gypsy music, canzoni in movimento,<br />

musica che parla di confini e di nomadi.<br />

E lo fa mescolando la cultura gitana con<br />

il jazz e con tutte le emozioni incontrate,<br />

ogni giorno, sulla strada. Dalla romania Fanfare<br />

Ciocarlia partono per un viaggio che ci porta in giro<br />

per Balcani, tra feste di piazza, matrimoni e celebrazioni<br />

di riti religiosi. Tra fanfare, tamburi e violini, tra<br />

frammenti di pop radiofonico (!) e i colori accesi<br />

della Spagna, tra il il jazz ed il funk.<br />

Fanfare Ciocarlia - Queens and Kings - Ma-So<br />

Dopo la meravigliosa dichiarazione<br />

d’amore per le profondità “etniche”,<br />

per le vergini folk-politiche di Pete Seeger,<br />

dopo i concerti e il disco con la più<br />

eccitante country big band che mai abbia suonato<br />

dal vivo, Bruce Springsteen ritorna al rock “narrativo”<br />

delle storie ambientate dove l’America finisce di<br />

essere la nazione delle mille luci ed assume i toni di<br />

una terra che crede ancora nella sfida, nella frontiera.<br />

Con lui, nuovamente, la E Street Band.<br />

Bruce Springsteen - Magic - Sony<br />

non devono sorpassare proprio<br />

nessuno, in modo che nell’ultima<br />

corsia a sinistra c’è sempre la coda<br />

e le altre corsie son tutte libere,<br />

ma se tu sorpassi a destra ti ritirano<br />

la patente, quindi stai in coda<br />

imprecando mentalmente, perchè<br />

magari hai caricato in macchina<br />

anche tua suocera, che ti dà


l’evento: Doppio jazz<br />

A novembre due festival<br />

a Bologna e roma<br />

Due grandi festival jazz, il suono<br />

afro-americano, dalle radici<br />

del blues alle avanguardie del<br />

bop e dell’improvvisazione.<br />

Due eventi per un viaggio nella<br />

cultura sonora che, per la prima<br />

volta, ha unito l’Africa e l‘Occidente, la frenesia dei<br />

ritmi tribali e le sofisticate partiture per fiati.<br />

A Bologna ritorna il Bologna Jazz Festival, che inaugura<br />

il 9 novembre, con il concerto di Chick Corea, uno<br />

dei protagonisti della rivoluzione “elettrica”. E poi<br />

Kyle Eastwood (1 novembre), figlio del regista e attore<br />

Clint, autore delle colonne sonore di film come<br />

Million Dollar Baby, John Scofield (1 novembre) e<br />

molti altri. Per informazioni, tel. 0 1. 1 3370/7 ;<br />

www.festivaljazzbologna.it.<br />

A roma, dal al 1 novembre, all’ Auditorium Parco<br />

della Musica, va in scena il roma Jazz Festival. Tra gli<br />

artisti in programma, una segnalazione, per Johnny<br />

Griffin, Lee Konitz e Manu Dibango. Per informazioni,<br />

tel. 0 . 02 11; www.romajazzfestival.it<br />

programmazione della celebre tv musicale.<br />

AA.VV. - Tech Stuff. Sussidiario di Musica Elettronica - Isbn<br />

Dalla scrittura di Sergio Bardotti, paroliere per artisti<br />

come Tenco, Endrigo e Paoli, un racconto in presa<br />

diretta che ci restituisce 0 anni di canzone d’autore<br />

italiana. Partendo da Sanremo ed arrivando a De André.<br />

E poi Dalla, Mina, i grandi musicisti della Motown<br />

ospiti degli studi rCA. Un viaggio per rivivere<br />

avventure creative che sono entrate nella<br />

storia.<br />

E. Labianca e S. Bardotti - Canzoni per te. Appunti<br />

di Musica Leggera (1957-2007) - Arcana<br />

Le sue radici musicali sono quelle<br />

dello ska, del reggae, dei Caraibi.<br />

Tutti reinterpretati attraverso<br />

l’amore per il pop italiano degli<br />

anni ’ 0 e ‘70: Giuliano Palma<br />

trasmette così nella melodia della<br />

nostra canzone d’autore, tutto<br />

il suo amore per la Giamaica, per<br />

le atmosfere sinuose, di una notte a Kingston, tra<br />

Marley e l’Equipe 84. E proprio la sua versione tropicale<br />

di È tutta mia la città, è una delle più affascinanti<br />

canzoni dell’autunno. Contenuta nell’album Boogaloo,<br />

registrato con il suo gruppo, the Bluebeaters.<br />

Giuliano, quali dischi ascolti quando giri l’Italia<br />

con la tua band?<br />

Sono un ascoltatore impaziente, ho bisogno di consumare<br />

ogni genere. Le mie passioni? Il rock , certamente,<br />

il nuovo disco dei Kings of Leon. E poi le<br />

bellissime compilation della Fania, l’etichetta newyorchese<br />

che ha rappresentato un luogo di incontro tra<br />

jazz e latino-america. Da non perdere la raccolta Boogaloo.<br />

Ascolto molta musica prodotta prima dell’avvento<br />

della tecnologia. Mi piace il sentimentalismo<br />

soul di Marvin Gaye (Acquistate il Best…). In autogrill<br />

compro tutti i cd a basso costo dedicati alla musica<br />

della mia infanzia, quella che più influenza i miei attuali<br />

lavori, dai Camaleonti all’Equipe 84’.<br />

Acquisti in autogrill anche i dvd?<br />

Sì, spesso trovo dei classici. Gli ultimi? Broadway Danny<br />

Rose di Woody Allen ed i western della storia del<br />

cinema, come Butch Cassidy. Ho acquistato Dolls di<br />

Kitano e Tommy il musical di culto degli Who.<br />

E i libri?<br />

Anche quelli durante i tour. Ho appena finito La Cattedrale<br />

del Mare di Falcones, Il Giovane Holden di Salinger<br />

che si era rovinato, dopo innumerevoli letture e<br />

Sei Gradi di Separazione di Guare. E, come per i film,<br />

c’è un classico: ho iniziato a leggere Nietzsche!<br />

a m r Q t b c<br />

dei gran schiaffoni sulla coppa se<br />

ti sente parlare male.<br />

Allora continui a mandare giù<br />

magoni, perchè c’è quello che<br />

cambia corsia ché ha visto un ca-<br />

mion chilometri più avanti che<br />

forse potrebbe avere l’intenzione<br />

di sorpassare. Oppure c’è quello<br />

che ti sorpassa con una gran sgasata<br />

e poi si mette davanti a te e<br />

comincia a rallentare sempre di<br />

più, allora pensi “Lo sorpasso o<br />

no? Non è che si offende?” ma<br />

visto che ormai va ai orari decidi<br />

di sorpassarlo e scopri che è<br />

al telefono e senza auricolare, che<br />

è una delle robe più pericolose<br />

del mondo. E dopo dieci secondi<br />

novembre 2007<br />

cultura e oltre<br />

senti un’altra sgasata: è lui che ti<br />

risorpassa perchè ha finito la telefonata.<br />

Secondo me ciò è dovuto al fatto<br />

che continuano ad aggiungere<br />

corsie a destra, ma là non ci va<br />

nessuno! Ecco l’errore: bisogna<br />

aggiungere corsie di sorpasso,<br />

quindi dalla parte sinistra della<br />

strada, è lì che servono, è lì che<br />

c’è l’intasamento!<br />

Sentivo dire in un programma di<br />

approfondimento culturale, che<br />

s’intitola “L’isola dei famosi”, che<br />

i problemi delle nostre strade son<br />

dovuti al fatto che noi italiani non<br />

abbiamo il senso delle regole,<br />

non facciamo caso ai cartelli, al<br />

39<br />

l’intervista: Giuliano Palma<br />

punto che sui muri di cinta delle<br />

caserme dobbiamo scrivere “Non<br />

oltrepassare”, come se già il muro<br />

non significasse che non bisogna<br />

passare oltre. Io non credo che<br />

esista un paese dove quelli che<br />

fanno i cartelli gaudagnano così<br />

tanto. Su ogni strada, su ogni<br />

parcheggio, su ogni spiazzo, è<br />

tutto un carosello di cartelli che ti<br />

dicono quello che non puoi fare,<br />

quello che devi fare e perfino<br />

quello che, se tu volessi, potresti<br />

fare.<br />

Ecco, gentile rivista, qual è il problema<br />

di questo paese: troppi<br />

cartelli e poche corsie.<br />

Natalino Balasso


a marzabot<br />

Paolo Bedeschi,<br />

presidente di <strong>Coop</strong> Reno<br />

novembre 2007<br />

di paolo bedeschi<br />

presidente di <strong>Coop</strong> Reno<br />

Nel giugno 1999, in occasione del decennale di <strong>Coop</strong> Reno, pubblicammo<br />

un numero speciale della rivista <strong>Consumatori</strong>, per descrivere<br />

l’azione condotta dalla nostra cooperativa tesa a salvaguardare<br />

la presenza della <strong>Coop</strong> in tante piccole comunità, sia di pianura che di<br />

montagna.<br />

L’esperienza di Marzabotto fu così descritta: “La prima cooperativa di<br />

consumo nasce a Marzabotto nel 1919. Gli anni del fascismo la vedono<br />

chiudersi come la gran parte delle cooperative, ma nel 1945 l’esperienza<br />

cooperativa riprende con la <strong>Coop</strong>erativa di Consumo del Popolo del Comune<br />

di Marzabotto... Il negozio <strong>Coop</strong> si trova appena sotto la Porrettana,<br />

vicinissimo alla stazione ferroviaria. Nel 1992, anno di incorporazione<br />

della <strong>Coop</strong> Tre Valli in <strong>Coop</strong> Reno, rappresentava il punto di vendita<br />

più moderno della montagna, essendo stato inaugurato nel 1988. Riorganizzato<br />

tra il 1993 e il 1996, manifesta oggi chiaramente la sua inadeguatezza<br />

in quanto troppo piccolo rispetto alle esigenze dei vecchi e dei<br />

nuovi soci e clienti. Per queste ragioni è già allo studio la sostituzione di<br />

tale punto di vendita con un supermercato capace di offrire un servizio<br />

migliore e più qualificato”.<br />

Si era nel giugno del 1999. Già nell’ottobre del 1998 eravamo stati contattati<br />

dall’impresa Lucchi di Zocca che in quel periodo aveva intrapreso<br />

con l’Amministrazione Comunale un percorso che avrebbe dovuto portare<br />

“velocemente” a uno scambio tra la sua area edificabile, ubicata dall’altra<br />

parte della ferrovia, con il campo sportivo del Comune. In sintesi,<br />

attraverso questo accordo, il campo sportivo nuovo veniva costruito a Est<br />

della ferrovia, mentre sull’area sportiva veniva trasferita l’edificabilità<br />

già acquisita dall’impresa Lucchi. All’interno di tale nuovo progetto, oltre<br />

ad alcune decine di alloggi, trovava spazio un nuovo supermercato.<br />

L’impresa Lucchi pertanto nel 1998 ci sottopose per la prima volta la<br />

proposta di acquisto di un supermercato, che essa avrebbe realizzato in<br />

un comparto urbanistico contrattato con il Comune di Marzabotto. Il no-<br />

40


Il supermercato di <strong>Coop</strong> Reno forse vedrà la luce nel 2008,<br />

dopo una decina d’anni di gestazione e varie traversie, mentre<br />

un imprenditore privato concorrente potrà insediarsi in molto<br />

meno tempo. Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto<br />

sia falsa e pretestuosa la polemica di Caprotti sui “favoritismi”<br />

alle coop in Emilia e Toscana<br />

to nel 200 ?<br />

stro impegno successivo fu orientato a fornire tutte<br />

le indicazioni progettuali, affinché l’opera potesse<br />

corrispondere ai nostri standard qualitativi e quantitativi:<br />

edificio isolato dalle residenze, zone di scarico<br />

delle merci facili da raggiungere, parcheggi in<br />

numero sufficiente per sostenere la nostra attività<br />

commerciale, facilità di accesso dei nostri clienti,<br />

oltre ovviamente alla dimensione della struttura, all’interno<br />

della quale è nostra intenzione allestire un<br />

moderno supermercato di circa 700 mq di superficie<br />

di vendita. Il nostro progetto fu definito tra il 2000<br />

e il 2001.<br />

Nel settembre 2007, sembra che l’iter per rendere<br />

esecutivo l’accordo tra Comune e impresa Lucchi sia<br />

giunto a conclusione. Ora il progetto esecutivo potrà<br />

essere presentato dall’impresa, per l’ottenimento della<br />

Concessione Edilizia, che dovrebbe essere rilasciata<br />

entro la fine dell’anno. Poi il cantiere potrebbe finalmente<br />

partire nei primi mesi del 2008. Nel<br />

frattempo abbiamo contratto il prezzo dell’opera con<br />

l’impresa Lucchi due volte, la prima nel 2003 e la seconda,<br />

con aggiornamento della cifra, il 28 marzo del<br />

2006. Abbiamo cominciato a parlare del nuovo supermercato<br />

di Marzabotto utilizzando la lira come base<br />

di calcolo (l’euro non c’era ancora), quando <strong>Coop</strong><br />

Reno contava 28.500 soci (ora siamo in 54.000) e sviluppava<br />

la propria attività attraverso 25 punti vendita<br />

per un fatturato annuo di 131 miliardi di lire, mentre<br />

quest’anno raggiungeremo i 133 milioni di euro (praticamente<br />

il doppio). In questo periodo il mondo è<br />

cambiato e anche Marzabotto è cambiata, attraverso<br />

un sensibile sviluppo, che ha portato nuovi abitanti,<br />

novembre 2007<br />

41<br />

cioè nuovi consumatori, ai cui bisogni noi siamo stati<br />

costretti a dare un servizio carente e inadeguato.<br />

Abbiamo inoltre dovuto cercare di dare spiegazioni ai<br />

nostri soci che in tanti momenti, giustamente, non<br />

riuscivano a rendersi conto dei motivi che portavano<br />

alla dilatazione dei tempi per la definizione della procedura<br />

autorizzativa.<br />

La cooperazione di consumo, a Marzabotto, è presente<br />

da quasi novant’anni. Dal 1945, ininterrottamente,<br />

siamo al sevizio della comunità. Abbiamo i mezzi<br />

economici per realizzare la nuova struttura in cui<br />

continuare la nostra attività, non chiediamo altro<br />

che poter investire, creando anche nuovi posti di lavoro.<br />

Recentemente è stata montata una pesante polemica<br />

da parte del padrone di Esselunga, Bernardo Caprotti,<br />

nei confronti della <strong>Coop</strong>, che a suo dire è<br />

favorita dalle cosiddette amministrazioni rosse o di<br />

centrosinistra, soprattutto in Emilia-Romagna e in<br />

Toscana. Il caso di Marzabotto dimostra invece l’esatto<br />

contrario: il nostro supermercato vedrà la luce dopo<br />

una decina d’anni di gestazione, mentre un imprenditore<br />

privato, nostro concorrente, potrà insediarsi a<br />

Pian di Venola attraverso una variazione dello strumento<br />

urbanistico, deliberata dal Consiglio comunale<br />

di Marzabotto, che gli consentirà di insediare una attività<br />

commerciale in una zona nata e sviluppata per<br />

essere solamente ad uso artigianale-industriale. Oggi,<br />

però, per la nostra vicenda intravediamo la luce alla<br />

fine di un lunghissimo tunnel. Non è ancora ora di<br />

fare festa, aspettiamo almeno l’avvio del cantiere, ma<br />

teniamoci pronti, perché dopo tante tribolazioni sarà<br />

giusto trovare il momento per gioire.


MARZABOTTO<br />

consumatori<br />

un supermercato<br />

“in condominio”<br />

chi ci lavora<br />

caponegozio fede adami<br />

vice marzia masotti<br />

resp. gastronomia teresa adami<br />

resp. macelleria marco frondi<br />

e poi… Liana badini, manuela baseotto,<br />

alessio Gamberini, raffaella ferrari, paola<br />

felizza Lanzarini, alessandra Lenzi, paola<br />

marino, nada sammartino, tania vivacqua<br />

di Daniela Dalpozzo<br />

coop reno<br />

Non si vede proprio: bisogna avvicinarsi molto e<br />

soprattutto conoscerne l’esistenza. I più non<br />

immaginano che sotto il grande condominio<br />

giallo, vicinissimo alla stazione, ci sia un supermercato<br />

<strong>Coop</strong>. Ubicazione certamente infelice, che sarebbe<br />

dovuta durare per pochi mesi (come ha spiegato il presidente<br />

di <strong>Coop</strong> Reno Paolo Bedeschi nelle pagine precedenti).<br />

Oggi comunque, come d’altronde da parecchi<br />

anni, il supermercato è pronto per traslocare in<br />

altro luogo, sempre nella stessa zona ma in un’area<br />

molto più ampia, con la possibilità di aumentare così<br />

la superficie di vendita, ritarando settori e layout secondo<br />

le nuove esigenze dei consumatori. Come spiegato<br />

nell’editoriale, l’attesa è stata lunga per <strong>Coop</strong><br />

Reno e con un risultato non ancora certo. Intanto il<br />

supermercato, inserito al pian terreno di un’unità abitativa<br />

vicino alla stazione, accoglie chi viene qui a fare<br />

la spesa, facendo come si dice “di necessità virtù” e<br />

comunicando, grazie a un personale sempre disponibile<br />

e sorridente, l’intenzione di soddisfare le esigenze<br />

della clientela. Il bacino d’utenza, oltre ai 6.000 abitanti<br />

del comune che insiste su un territorio molto<br />

novembre 2007<br />

42<br />

Sacrificato per via dello spazio<br />

e della collocazione, accoglie<br />

soci e consumatori al pian<br />

terreno di uno stabile vicino<br />

alla stazione. Con tutti i disagi<br />

di una difficile convivenza.<br />

In attesa del tanto sospirato<br />

nuovo punto vendita, però,<br />

il super di Marzabotto<br />

realizza buone vendite<br />

vasto, accoglie gli abitanti di Pian di Venola, Pioppe di<br />

Salvaro e Lama di Reno. È limitato dal lato verso Bologna<br />

dal supermercato di Sasso Marconi e dall’altra dal<br />

super di Vergato, che dista soli 13 km. La concorrenza<br />

è rappresentata da un piccolo negozio a conduzione<br />

familiare, posizionato sulla strada provinciale. Ma tra<br />

un po’ sorgerà un grande Plenty…<br />

I rapporti con il “condominio” sono ambivalenti come<br />

normalmente capita in questi casi. “Sono contenti che<br />

possono fare la spesa in ogni momento della giornata<br />

– ci racconta la caponegozio Fede Adami – ma spesso,<br />

quando lo scarico merci avviene a negozio chiuso, di<br />

mattina presto o di sera tardi, si lamentano un po’”. Il<br />

supermercato è ad assortimento completo, con qualche<br />

referenza di extralimentare, compatibilmente con<br />

lo spazio a disposizione. Il tipo di clientela è misto:<br />

molti sono anziani residenti nel centro ma ci sono anche<br />

molti giovani che vengono, al ritorno dal lavoro, a<br />

fare la spesa quotidiana predigilendo i prodotti freschi.<br />

A Marzabotto sono sorti molti nuovi insediamenti,<br />

tante case, alcune ancora in costruzione, soprattutto a<br />

Pian di Venola e a Lama di Reno, che ospitano soprattutto<br />

giovani famiglie con bambini. Nel punto vendita<br />

sono presenti tutti i settori. Pane e pasticceria, orto-


frutta confezionata, generi vari, salumi e latticini e<br />

una macelleria a libero servizio che tre giorni la settimana<br />

vede la vendita assistita. Grande successo riscuote<br />

il “famoso” ripieno per i tortellini, richiesto a<br />

gran voce anche in estate. Il reparto extralimentare in<br />

senso stretto non esiste, “ma cerco di presentare ogni<br />

tanto generi come il tessile, i fiori, gli articoli natalizi,<br />

sempre tenendo conto dell’esiguità degli spazi”, ribadisce<br />

la caponegozio, che qui è nata e risiede da sempre<br />

e pertanto conosce i clienti si può dire uno ad uno.<br />

Il prodotto a marchio <strong>Coop</strong> si è conquistato negli anni<br />

la fedeltà dei soci e consumatori che acquistano soprattutto<br />

detersivi, olio e prodotti per la prima colazione.<br />

Anche il biologico, dopo un’iniziale diffidenza<br />

dovuta in parte ai prezzi più alti, ora piace a molti:<br />

mamme con bambini in primo luogo, che vogliono sicurezza<br />

alimentare al massimo grado. L’equo & solidale,<br />

quando presente, è anch’esso apprezzato: l’extralimentare,<br />

in particolare le magliette, sono piaciute<br />

molto e sono andate in esaurimento in brevissimo<br />

tempo. L’orario è spezzato perché la clientela non richiede<br />

deroghe. I giorni clou della settimana sono il<br />

mercoledì (per il bollino triplo come tutti i supermercati<br />

di <strong>Coop</strong> Reno), il giovedì, giorno di mercato in<br />

paese, e il sabato. Anche qui l’operazione “collezionamento”<br />

riscuote ampi consensi e procura, il mercoledì,<br />

molta clientela aggiuntiva e spese più consistenti.<br />

Il punto vendita segue il piano promozionale di <strong>Coop</strong><br />

Reno con “fuori banco” che seguono i vari momenti<br />

promozionali dell’anno, spazio permettendo. Si vendono<br />

anche le tessere telefoniche e l’operazione “<strong>Coop</strong><br />

Voce” ha riscosso un successo inaspettato. Il personale<br />

è giovane e ben motivato: è “trainante” e socievole e<br />

ha trasformato l’area di vendita in un pacevole luogo<br />

di scambio di chiacchiere e informazioni, soprattutto<br />

per i molti anziani che qui vivono soli.<br />

I rapporti con le istituzioni (parrocchia, Pro loco,<br />

scuole e Auser) sono improntati alla collaborazione,<br />

che si concretizza in prodotti alimentari regalati per<br />

allestire le feste e le tombole. In anni non remoti, anche<br />

in corsi di educazione alimentare e di lettura delle<br />

etichette per gli alunni della locale scuola elementare<br />

e media. <br />

novembre 2007<br />

43<br />

i numeri<br />

area di vendita 300 mq<br />

soci (al 30 settembre) 9 3<br />

Dipendenti 13<br />

casse 2<br />

previsione vendite 2007 2.510.000 euro<br />

Generi vari 462 metri espositivi<br />

Latticini e salumi 43 metri<br />

surgelati 2 metri espositivi<br />

Gastronomia 3,60 metri<br />

carni 3 metri a vendita assistita e 3,50<br />

metri a libero servizio<br />

ortofrutta 5 metri refrigerati<br />

un grill per la cottura polli<br />

comunicaZione ai soci<br />

Il 26 ottobre 2007 è stato redatto il verbale di<br />

Revisione cooperativa ai sensi del D.Lgs 220/2002<br />

da parte del revisore incaricato dalla Lega Nazionale<br />

<strong>Coop</strong>erative e Mutue. Dalle risultanze del<br />

sopra citato verbale è stato proposto il rilascio<br />

dell’attestazione di revisione. In ottemperanza a<br />

quanto disposto dall’art. 17 del D. Lgs 220/2002,<br />

l’estratto del verbale è a disposizione dei soci<br />

presso la sede sociale di <strong>Coop</strong> Reno.


di Giovanni maria rossi<br />

(e l’adozione a distanza)<br />

rende liberi, nel sen-<br />

L’istruzione<br />

so che aiuta ad affrancarsi<br />

dalla miseria materiale e dall’ignoranza:<br />

dare la possibilità a bambini<br />

che vivono in condizioni di povertà<br />

di imparare a leggere, scrivere, utilizzare<br />

un personal computer, è un<br />

atto di grande merito. Anche perché<br />

spesso le scuole costano e i genitori<br />

non possono permettersi di pagare:<br />

hanno, se sono fortunati, appena il<br />

denaro sufficiente per il cibo.<br />

Prevenire l’abbandono scolastico e<br />

dare istruzione, e spesso anche cibo,<br />

a chi non se lo può permettere è un<br />

obiettivo della Scuola Santa Maria<br />

di Igarassù. Scuola che accoglie 550<br />

bambini e ragazzi di diverse età e<br />

che “vive” grazie al sostegno a distanza<br />

di associazioni come Nova,<br />

che i soci di <strong>Coop</strong> Reno ben conoscono<br />

e seguono da anni.<br />

Le aumentate difficoltà economiche<br />

in cui si dibatte il Brasile in questi<br />

anni più recenti, hanno richiesto di<br />

“adottare una classe”: in particolare<br />

la III classe della scuola materna è<br />

stata sostenuta economicamente<br />

per l’intero anno scolastico con materiale<br />

didattico, stipendio all’insegnante,<br />

divise, pranzo e merenda,<br />

nonché assistenza medica per 20<br />

bambini. Un obiettivo raggiunto<br />

anche attraverso il ristorno che i<br />

soci di <strong>Coop</strong> Reno hanno devoluto<br />

a questa iniziativa. È con estremo<br />

piacere pertanto che pubblichiamo<br />

(a fianco) la lettera di ringraziamento<br />

che ci è pervenuta da Igarassù.<br />

<br />

consumatori<br />

coop reno<br />

L’ADOZIONE<br />

renDe Liberi<br />

L’adozione a distanza (possibile anche grazie al ristorno dei soci<br />

<strong>Coop</strong>) di una classe della materna della Scuola Santa Maria<br />

di Igarassù, in Brasile, ha permesso a una ventina di bambini<br />

di avere materiale didattico e assistenza medica per un intero anno<br />

novembre 2007<br />

La lettera<br />

44


consumatori<br />

coop reno<br />

Gran cuore<br />

DI SANT’AGOSTINO<br />

Un nutrito gruppo<br />

di volontari della<br />

Protezione civile<br />

(tra cui anche<br />

giovani ragazze)<br />

sorveglia su<br />

un territorio<br />

contraddistinto<br />

dall’acqua<br />

e dalla pianura<br />

planiziale<br />

del bosco<br />

della Panfilia<br />

Sant’Agostino, 6.112 abitanti<br />

all’ultimo censimento, comune<br />

ferrarese situato in un’ampia<br />

area golenale del Reno con la<br />

presenza di una delle più interessanti<br />

formazioni boschive della regione:<br />

il bosco Panfilia. Un comune che ha<br />

nel suo stemma araldico l’acqua, ma<br />

anche un fiammante cuore: forse il<br />

novembre 2007<br />

segno che marca il costruire delle<br />

sue genti. Certo è che qui è attiva e<br />

funzionante un’importante associazione<br />

di volontari territoriali della<br />

Protezione Civile. Un gruppo di 42<br />

soci iscritti – fra cui anche giovani<br />

ragazze – che ha sede operativa in<br />

una frazione di Sant’Agostino, San<br />

Carlo, che per la sua collocazione<br />

territoriale gode di un buon rapporto<br />

con le amministrazioni comunali<br />

dei due comuni vicini: Sant’Agostino<br />

e Mirabello.<br />

Questa associazione ha un proprio<br />

statuto, un codice etico, un regolamento<br />

funzionante. In questo è<br />

fondante lo spirito altruistico e filantropico.<br />

I membri presentano<br />

una sensibilità verso il patrimonio<br />

naturale, la sua conservazione,<br />

come la prevenzione verso eventi<br />

catastrofici che possono avverarsi.<br />

L’associazione non è solo riconosciuta<br />

ufficialmente, ma è debitamente<br />

iscritta come tale nel circuito<br />

della Protezione civile regionale<br />

come nell’Albo delle associazioni di<br />

volontariato di Ferrara e della regione<br />

Emilia Romagna come onlus.<br />

Un po’ per il sito geografico, il<br />

gruppo si è caratterizzato con uno<br />

specifico qualificante: il rischio<br />

45<br />

idraulico che è quasi d’obbligo per<br />

un gruppo di Protezione civile del<br />

ferrarese. “È ovvio quindi – mi dice<br />

il presidente Ottorino Zanoli – che<br />

per questo ci si eserciti durante<br />

quello che è definito “periodo di<br />

pace”, per essere pronti alla chiamata<br />

nel periodo di attivazione”.<br />

Eccezione di questo gruppo è però<br />

che molti dei suoi membri, nel periodo<br />

di pace, non riempiono solo<br />

sacchetti di sabbia, salgono scale e<br />

accendono pompe, bensì sono attivi<br />

nel corpo sociale del paese. Si<br />

prestano cioè a fare socializzazione<br />

con la parte debole che vive in questo<br />

territorio: aiutano gli anziani e,<br />

in diversi momenti, creano, in ambiti<br />

pubblici, momenti di svago e di<br />

convivialità per rasserenare le loro<br />

giornate.<br />

Questo in sintonia con le amministrazioni<br />

comunali con cui si sono<br />

sottoscritte convenzioni operative<br />

e, in forza di ciò, il gruppo gode di<br />

una contribuzione economica che<br />

supporta il mantenimento dei bisogni<br />

dell’associazione.<br />

Chi ha visto queste persone all’opera<br />

nel momento del bisogno, sa<br />

come la loro presenza sia necessaria<br />

e importante. (w.m.)


coop reno<br />

convenzione teatri<br />

AUDITORIUM DI MOLINELLA - V. MAZZINI, 90<br />

staGione teatraLe 2007-0<br />

Direzione artistica rosaspina.<br />

un teatro di aurelia camporesi<br />

e angelo Generali<br />

prosa h. 21,00<br />

17 novembre - Ivano Marescotti<br />

“ITER ITER (CAMÉNA CAMÉNA)”<br />

1 dicembre - spettacolo fuori<br />

abbonamento. ingresso € 6,00 -<br />

Laboratorio Closer - “ZIO PEL-<br />

LEGRINO OVVERO PRANZO IN<br />

CASA ARTUSI” di Gianpiero Pizzol<br />

19 gennaio - Piccola Compagnia<br />

delle Serenate “UNDERGROUND<br />

VALSE” tango<br />

16 febbraio - CSS Udine “L’ARTE<br />

E LA MANIERA DI ABBORDARE<br />

MEDICINA TEATRO<br />

accaDe Di sera<br />

sala del suffragio, ore 21<br />

15 dicembre - ITC 2000 “SEI UNA<br />

BESTIA VISCOVITZ”<br />

26 gennaio - Matteo Belli “ORA<br />

X: INFERNO DI DANTE”<br />

9 febbraio - Debora Villa “SE AR-<br />

RIVASSERO I MARZIANI?”<br />

23 febbraio - Compagnia Sinequanon<br />

“MUCCHE BALLERINE”<br />

5 aprile - Donati & Olesen “BAR-<br />

BABLUES”<br />

19 aprile - Paolo Cavoli “RECITAL”<br />

Spettacoli comici: 13 euro<br />

Spettacoli prosa: 10 euro<br />

Carnet 4 spettacoli: 36 euro<br />

Carnet 4 spettacoli per Soci <strong>Coop</strong><br />

Reno: 32 euro<br />

Quater sabet e onna<br />

DmanGa a teater<br />

sala del suffragio, ore 21<br />

22 dicembre - Compagnia Bruno<br />

Lanzarini “VOjA ED MARÉ”<br />

13 gennaio - Compagnia Arrigo<br />

Lucchini “UN LETT PER STANOTT”<br />

16 febbraio - I cumediant Bulgnis<br />

“AL CONDOMENNI DI BUSEDER”<br />

IL PROPRIO CAPOUFFICIO PER<br />

CHIEDERGLI UN AUMENTO” di<br />

Georges Perec con Rita Maffei<br />

29 marzo - vetrano & randisi<br />

“L’ANIMA BUONA DI SEZUAN”<br />

di B. Brecht. Regia Enzo Vetrano<br />

e Stefano Randisi con Maria Grazia<br />

Bodio, Lia Careddu, Corrado<br />

Giannetti, Paolo Meloni, Isella<br />

Orchis, Cesare Saliu, Maria Grazia<br />

Sughi, Luigi Tontoranelli<br />

spettacoLi per raGaZZi<br />

La domenica pomeriggio<br />

alle ore 16<br />

25 novembre - Viva Opera Circus<br />

(VR) “IL GATTO CON GLI STIVALI”<br />

1 marzo - Il teatro del Reno “MA<br />

ALORA L’è FIOL ED…”<br />

22 marzo - Il ponte della Bionda<br />

“FESTA DI MATRIMONIO”<br />

carnet 5 spettacoli: 35 euro<br />

Soci <strong>Coop</strong> Reno: 5 spettacoli 30 euro<br />

una storia aL Giorno<br />

sala del suffragio e magazzino<br />

verde, ore 16<br />

6 gennaio - Per bambini dai 6 ai<br />

10 anni “MASTRO PINOCCHIO”<br />

20 gennaio - Dai 4 ai 10 anni<br />

“IL BASTONE MAGICO” (burattini)<br />

10 febbraio - Dai 5 ai 10 anni<br />

“IL LIBRO DELLA GIUNGLA”<br />

15 marzo - Da 1 a 4 anni<br />

“I COLORI DELL’ACQUA”<br />

29 marzo - Da 1 a 4 anni<br />

“IL GATTO MATTO”<br />

carnet 3 ingressi:15 euro.<br />

fino a 14 anni: 12 euro<br />

scuoLe aL maGaZZino<br />

rassegna teatrale per le scuole,<br />

ore 10. magazzino verde e sala<br />

del suffragio<br />

7/9 novembre - Per la scuola primaria:<br />

“BIANCANEVE”<br />

2 dicembre - Teatro Pirata (AN)<br />

“CINDERELLA VAMPIRELLA”<br />

13 gennaio - Fontemaggiore (PG)<br />

“MIGNOLINA”<br />

27 gennaio - Florian Proposta (PE)<br />

“HANSEL & GRETEL”<br />

24 febbraio - Rosaspina (BO)<br />

“ALADINO E LA LAMPADA MERA-<br />

VIGLIOSA”<br />

Info e prenotazioni<br />

Prenotazioni telefoniche: ai numeri<br />

348 9050346 oppure 051 2965700<br />

seguendo le istruzioni della segreteria<br />

telefonica.<br />

Prenotazioni via mail:<br />

rosaspinaunteatro@libero.it<br />

15 /17 gennaio - Per le scuole primarie:<br />

“SENTIERI…DEL PERDERSI<br />

E RITROVARSI”<br />

13 e 16 febbraio - Per le scuole<br />

secondarie: “ETTORE E ACHILLE”<br />

11 e 12 febbraio - Per le scuole<br />

primarie: “IL LIBRO DELLA<br />

GIUNGLA”<br />

26/2 febbraio - Per le scuole per<br />

l’infanzia: “PATATINE VOLANTI”<br />

7 marzo - Per le scuole per l’infanzia:<br />

“PICCOLA STORIA DI UNO<br />

ZOO”<br />

12/14 marzo - Per le scuole secondarie:<br />

“FUORI GIOCO, UNA<br />

STORIA DI BULLISMO”<br />

22 e 24 febbraio - Per le scuole primarie<br />

(IV e V) e secondarie: “SAN<br />

MARTINO DI SOTTO (ALLE BOM-<br />

BE)”<br />

26/2 marzo e 23 maggio -<br />

Per le scuole per l’infanzia:<br />

“PIETRA E PIUMA”<br />

6/ maggio: “VOCE DI CARTA”<br />

posto unico: 5 euro, insegnanti<br />

omaggio<br />

Spettacoli prenotabili telefonando al<br />

333 4096410


staGione teatraLe 2007 - 0<br />

Xi edizione rosaspina. un teatro<br />

– associazione culturale<br />

Direzione artistica di aurelia<br />

camporesi e angelo Generali<br />

prosa h. 21,00<br />

29 ottobre - Moni Ovadia “A TU<br />

PER TU CON MONI OVADIA” di e<br />

con Moni Ovadia<br />

10 novembre - <strong>Coop</strong> teatro laboratorio<br />

“HEINA E IL GHUL”. Con<br />

Abderrahim El Hadiri.<br />

Al termine degustazione di piatti<br />

tipici marocchini<br />

15 dicembre - spettacolo fuori<br />

abbonamento ingresso € 6,00<br />

Laboratorio Closer “ZIO PELLEGRI-<br />

NO OVVERO PRANZO IN CASA<br />

ARTUSI” di Gianpiero Pizzol<br />

25 gennaio - Marco Baliani “UNA<br />

NOTTE NEL BOSCO DEGLI SPIRI-<br />

TI”. Di e con Marco Baliani. Musiche<br />

in scena Mirto Baliani. Prima<br />

Nazionale<br />

2 febbraio - Teatro Stabile di Ge-<br />

coop reno<br />

stagione 2007 - 200<br />

TEATRO DI MINERBIO - PALAZZO MINERVA<br />

2007<br />

nova/Mercadante Teatro Stabile di<br />

Napoli Mara Baronti in “INDIA”.<br />

Regia di Alfonso Santagata. Musicisti<br />

in scena Gloria Clemente e<br />

Cristina Alioto<br />

29 marzo - Teatro Stabile Sardegna<br />

“L’ANIMA BUONA DI SEZUAN” di<br />

Bertolt Brecht. Regia Enzo Vetrano<br />

e Stefano Randisi. Con Maria Grazia<br />

Bodio, Lia Careddu, Corrado Giannetti,<br />

Paolo Meloni, Isella Orchis,<br />

Cesare Saliu, Maria Grazia Sughi,<br />

Luigi Tontoranelli.<br />

teatro per raGaZZi<br />

La pianura dei ragazzi<br />

iii edizione<br />

11 novembre h. 16,30 - Florian<br />

Proposta “BARBABLù”<br />

1 novembre h. 16,30 - Drammatico<br />

Vegetale “TRE VOLTE AN-<br />

DERSEN”<br />

6 gennaio h. 17,30 - Rosaspina<br />

“UN TEATRO L’USIGNOLO DEL-<br />

L’IMPERATORE”<br />

20 gennaio h. 16,30 - Gli Alcuni<br />

Prezzemolina “I CUCCIOLI E LA<br />

FATA MORGANA”<br />

10 febbraio h. 16,30 - Fontemaggiore<br />

Teatro “I TRE PORCELLINI”<br />

17 febbraio h. 16,30 - Fratelli di<br />

Taglia “I VIAGGI DI SINDBAD”<br />

merenda offerta al termine degli<br />

spettacoli<br />

prezzi:<br />

prosa: intero € 12 ridotto € 10<br />

abbonamento a 5 spettacoli: intero<br />

€ 55 ridotto € 45<br />

teatro ragazzi: adulti € 6 ragazzi € 5<br />

abbonamento a 6 spettacoli:<br />

adulti € 30 ragazzi € 25<br />

Info, prenotazioni e abbonamenti<br />

Prenotazioni telefoniche: ai numeri<br />

348 9050346 oppure 051 2965700<br />

seguendo le istruzioni della segreteria<br />

telefonica.<br />

Prenotazioni via mail:<br />

rosaspinaunteatro@libero.it<br />

In collaborazione con Membro della<br />

GIORNATA NAZIONALE DELLA<br />

COLLETTA ALIMENTARE<br />

CONDIVIDERE I BISOGNI PER CONDIVIDERE IL SENSO DELLA VITA<br />

LA TUA SPESA PER CHI HA BISOGNO<br />

NEI SUPERMERCATI ADERENTI ALL’INIZIATIVA<br />

TI ASPETTIAMO!<br />

QUESTI SONO I PUNTI VENDITA DI COOP RENO<br />

DOVE SI EFFETTUERÀ LA RACCOLTA DI PRODOTTI<br />

altedo Via Nazionale 141/a – baricella Piazza Pertini – castenaso Via Gramsci 21 – castiglione<br />

dei pepoli Via Dante Alighieri 11/2 – marzabotto Via Matteotti 1 – medicina Via L. Fava<br />

421/20 – minerbio Via Roma 13 – molinella Via Montello 4 – monghidoro Via Matteotti 14<br />

– monteveglio Viale dei Martiri 9 – osteria Grande Via Grassi 9 – porretta terme Via Don<br />

Minzoni 9/11 – san Giorgio di piano Via Panzacchi 2 – san pietro in casale Via Matteotti 183<br />

– san vincenzo di Galliera Via Vittorio Veneto – sant’agata bolognese Via Sibireni 2 – silla<br />

di Gaggio montano Via Giovanni XXIII 84 – vado Via Val di Sella 38/B – vergato Via Nazionale<br />

36 – berra Via Postale – boscomesola Via Morandi 1 – casumaro Via Finale Emilia – Jolanda<br />

di savoia Via Togliatti 1 – poggio renatico Via Salvo D’Acquisto 22 – renazzo Via Alberelli<br />

6/7 – s. agostino Via Statale per Ferrara – ficarolo Via Matteotti 18 – fiesso umbertiano Via<br />

Dante Alighieri – stienta Via Maffei 12<br />

www.bancoalimentare.it - tel. 02.67.100.410


coop reno<br />

un ragazzo<br />

a vado<br />

il 10 novembre<br />

la presentazione<br />

Sabato 24 novembre il libro<br />

“La staffetta” sarà presentato<br />

a Vado alla presenza dell’autore.<br />

L’appuntamento è fissato<br />

alle 15,30 presso la Sala<br />

Delegazione Comunale di<br />

Vado. Chi lo desidera può<br />

acquistare il libro al prezzo di<br />

copertina (solo 5 euro) direttamente<br />

sul sito dell’Associazione<br />

Oltre i Portici<br />

(www.oltreiportici.it)<br />

o telefonare al numero<br />

331.1078.926<br />

consumatori<br />

nella storia<br />

novembre 2007<br />

di Giovanni maria rossi<br />

staffetta” è la storia di un ragazzo di 15 anni. Franco aveva 15 anni<br />

e poteva vivere una vita normale, con le gioie e le difficoltà che ogni<br />

“La<br />

età segna. Si ritrovò invece in mezzo a una guerra, la più drammatica<br />

del XX secolo. Oggi la guerra la conosciamo dai libri di storia, oppure la<br />

vediamo in televisione, ma per capire davvero cosa significhi essere in guerra<br />

dovete guardare gli occhi di quelli che l’hanno vissuta mentre raccontano, a<br />

distanza di tanti anni, cosa hanno dovuto subire.<br />

Le ragazze e i ragazzi dell’associazione culturale Oltre i Portici, un giorno<br />

sono stati accompagnati sui sentieri del Parco storico di Monte Sole da Franco<br />

Fontana e hanno ascoltato dalla sua voce i giorni della Strage nell’Appennino<br />

Emiliano, l’eccidio che assunse simbolicamente il nome di Marzabotto, anche<br />

se i paesi colpiti furono molti di più. Da quell’incontro è nata l’idea di scrivere<br />

un libro ispirato alla sua storia, e così intervista dopo intervista, sentiero dopo<br />

sentiero, è nata la trama di un romanzo che con il suo linguaggio semplice e<br />

diretto riesce a coinvolgere il lettore, lo appassiona, lo commuove.<br />

Perché raccontare un’altra storia di guerra e perché questo libro si intitola<br />

“La staffetta”? Il presidente dell’associazione Andrea Mascherini ci risponde:<br />

“Abbiamo camminato sui sentieri e visitato i posti in cui sono avvenute le<br />

atrocità di quei giorni, abbiamo ascoltato da Franco, con voce commossa, le<br />

sorti della sua famiglia e degli abitanti del luogo. Oggi la staffetta è una disciplina<br />

sportiva, dove un atleta consegna un ‘testimone’ a chi viene dopo di<br />

lui; vorremmo che questo libro rappresentasse il ‘testimone’<br />

della staffetta di Franco e dei tanti eroi semplici come lui,<br />

consegnato ai ragazzi del nuovo millennio”. Oggi Franco<br />

Fontana dice: “Non c’è notte in cui non mi svegli e mi ritrovi<br />

con la mente su questi monti, a rivivere quei giorni fatti di<br />

dolore ma anche di speranza per un futuro migliore”.<br />

L’associazione culturale Oltre i Portici è nata da un gruppo di<br />

giovani che attraverso i suoi libri e il giornale on-line www.le-<br />

paginedellanostravita.it vuole trasmettere e raccontare “le<br />

emozioni”. Dopo l’uscita del loro primo libro “Venite a vedere”,<br />

hanno presentato questo romanzo che dimostra come le prospettive<br />

e i temi di cui si vogliono occupare, sono molteplici.<br />

Raccogliendo la testimonianza di vita di una persona eccezionale<br />

come Franco Fontana i giovani di Oltre i Portici riescono a trasmettere,<br />

con questo libro, il testimone di memoria e di ideali<br />

degli anni della Resistenza Italiana.<br />

Il linguaggio scelto, molto semplice, si presta bene anche per le<br />

scuole, dove non è mai facile parlare di certi argomenti. Anche i<br />

bambini delle scuole infatti, accompagnati in visita su quei sentieri<br />

in cui è ambientata “La staffetta”, riescono a capire il valore della<br />

bontà e della sofferenza, forse è per questo che Franco conserva in<br />

casa decine di lettere di bambini dedicate a lui, come questa in cui<br />

un bambino delle elementari gli scrive “Caro Partiginano, sono contento<br />

di averti incontrato; ti voglio bene e ti ringrazio per le tue idee<br />

che sono anche le mie”. Crediamo che un libro come questo possa<br />

essere davvero un testimone importante per continuare a trasmettere<br />

quelle “idee”.<br />

<br />

48<br />

“La staffetta” racconta l’esperienza giovanile<br />

di Franco Fontana, partigiano a 15 anni


consumatori<br />

coop reno<br />

La scienZa<br />

più vicina alla gente<br />

A Loiano successo per<br />

la 3° edizione di “La scienza<br />

in piazza”, iniziativa<br />

della Fondazione Marino<br />

Golinelli per la diffusione<br />

della cultura scientifica.<br />

Tra i sostentori c’è<br />

anche <strong>Coop</strong> Reno<br />

Laboratori di biologia, genetica,<br />

fisica, chimica, climatologia e<br />

matematica; mostre di astronomia,<br />

matematica e arte-scienza;<br />

un planetario gonfiabile, spettacoli di<br />

intrattenimento scientifico, incontri<br />

con gli scienziati e tanti altri eventi.<br />

Tutto questo è stata la 3ª edizione de<br />

“La Scienza in Piazza”, manifestazione<br />

che si è tenuta a Loiano dal 20 al<br />

23 settembre con ottimi numeri: più<br />

di 3.000 partecipanti attivi dei comuni<br />

di Loiano, San Benedetto Val di<br />

Sambro, Monghidoro, Pian del Voglio,<br />

Pianoro; 25 attività proposte; 6<br />

partner scientifici; 45 tutor e animatori<br />

scientifici coinvolti. Un progetto<br />

ideato dalla Fondazione per la diffusione<br />

della cultura scientifica e la<br />

promozione di una percezione positiva<br />

della Scienza. Il 21 settembre, in<br />

serata, l’incontro con il giornalista<br />

Giuliano Ferrara e con Padre Giorgio<br />

Maria Carbone, docente di etica nella<br />

Facoltà di Teologia dell’Emilia-Romagna,<br />

sul tema : “Scienza, fede e libertà”<br />

che ha incontrato un larghissimo<br />

interesse di pubblico. “In<br />

un’ottica di differenziazione dell’offerta<br />

culturale – ha sottolineato l’assessore<br />

regionale alla cultura Alberto<br />

Ronchi – la Scienza in Piazza è una<br />

proposta particolarmente interessante<br />

poiché affronta in modo semplice<br />

e comprensibile le tematiche scientifiche,<br />

portandole nelle piazze dei piccoli<br />

centri della regione: un ottimo<br />

veicolo per avvicinare la scienza ai<br />

cittadini. Questa iniziativa ha anche<br />

novembre 2007<br />

la caratteristica di coinvolgere vari<br />

livelli istituzionali e enti privati, un<br />

intreccio positivo che auspichiamo<br />

possa diffondersi sempre di più”.<br />

Un’iniziativa che promuove la divulgazione<br />

scientifica e fa comprendere<br />

a giovani e bambini che la scienza<br />

non è avulsa dalla vita quotidiana.<br />

Marino Golinelli, presidente della<br />

omonima Fondazione, ha sottolineato<br />

l’aspetto di continuità dell’iniziativa<br />

giunta alla terza edizione: “Puntiamo<br />

sui giovani – ha detto – e sulla<br />

loro formazione attraverso modalità<br />

didattiche innovative e coinvolgenti.<br />

Anno dopo anno, la Scienza in Piazza<br />

si è ampliata, non solo estendendo il<br />

circuito di ‘luoghi per la Scienza’ ma<br />

anche per quanto concerne un arricchimento<br />

delle tematiche trattate.<br />

L’iniziativa della Fondazione Golinelli<br />

incontra l’urgenza, avvertita forte-<br />

49<br />

mente in ambito scolastico, della dispersione<br />

dell’apprendimento delle<br />

materie scientifiche. Come ha detto<br />

il sindaco di Loiano, Giovanni Maestrami,<br />

“la partecipazione e l’interesse<br />

di tutti i cittadini loianesi e dei<br />

comuni limitrofi, è un’ulteriore dimostrazione<br />

di questa urgenza:<br />

l’adesione numericamente massiccia<br />

da parte degli alunni delle scuole di<br />

ogni ordine e grado ha consentito di<br />

avvicinare i cittadini di domani alla<br />

scienza nei suoi vari aspetti”. La manifestazione<br />

ha visto valorizzare due<br />

realtà di eccellenza del territorio di<br />

Loiano: la Stazione Astronomica, seconda<br />

in Italia per la dimensione del<br />

telescopio (152 cm di diametro),<br />

dopo quella di Asiago, e il “Progetto<br />

delle 3 A: agricoltura, alimentazione,<br />

ambiente” che coinvolge 87 classi<br />

del territorio montano .


Quel che fa la qualità.<br />

Carni e salumi di filiera controllata<br />

Filiera – Il Gruppo Mordenti garantisce un’elevata e costante<br />

qualità in tutta la gamma dei suoi prodotti, grazie al<br />

controllo e alla gestione di tutte le fasi della filiera, dall’allevamento<br />

al prodotto finito, partendo dal continuo miglioramento<br />

della materia prima: il suino. Ogni scrofetta e i<br />

suoi piccoli, altamente selezionati, sono assistiti con cura;<br />

l’alimentazione a base di mangimi controllati, prodotti con<br />

farine di mais, grano, orzo, proteine vegetali e di siero di<br />

latte, porta ad un accrescimento naturale, garantendo una<br />

carne genuina.<br />

Il Prodotto – Oggi è importante la consapevolezza dell’alimentazione,<br />

nutrirsi bene è dare il giusto peso ad un corretto<br />

apporto di valori nutritivi. Il Mordentino è un salamino da<br />

250 gr. adatto a chi è attento all’alimentazione, senza<br />

rinunciare alla bontà. Prodotto con metodo artigianale, a<br />

stagionatura lenta e naturale, per l’aspetto, il profumo, ed<br />

il gusto, Mordentino ricorda il vero salame fatto in casa.<br />

Selezione delle Carni – Le carni pregiate sono accuratamente<br />

selezionate. La loro scelta manuale permette di ottenere<br />

ottimi valori nutrizionali.<br />

Insieme Insieme<br />

SUPERMERCATI<br />

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scegli il<br />

nei migliori Supermercati e<br />

ci aiuterai a sostenere l’AISM e la ricerca<br />

scientifica contro la SCLEROSI MULTIPLA<br />

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ASSOCIAZIONE ITALIANA<br />

SCLEROSI MULTIPLA<br />

Preparazione Impasto ed Insacco – Dopo la selezione, la<br />

carne è macinata e condita con le migliori essenze per<br />

garantire un sapore delicato e appassionato al gusto.<br />

Stagionatura – La lenta ed attenta stagionatura crea un<br />

connubio perfetto tra aroma e gusto per dare vita ad un<br />

prodotto delicato, particolarmente adatto ai bambini, ma<br />

anche a chi, pur goloso, è attento all’alimentazione.<br />

Confezionamento – Confezionato in atmosfera protetta, il<br />

Mordentino si presenta adagiato nell’apposita scatolina<br />

con tutte le informazioni sul prodotto. Per ogni chiarimento<br />

il consumatore può rivolgersi all’azienda, utilizzando il<br />

numero verde sulla confezione.<br />

Controllo – Tracciabilità e rintracciabilità sono monitorate<br />

in ogni fase della lavorazione.<br />

Il consumatore può conoscere l’origine e la storia dei<br />

prodotti Mordenti, tutti igienicamente controllati, che ha<br />

deciso di acquistare. Sicuro di avere fatto la scelta giusta.<br />

Posizionamento – Il Mordentino si trova nei migliori supermercati<br />

ed ipermercati, negli appositi espositori e nelle<br />

scaffalature del libero servizio.<br />

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Salumificio Mordenti • via Provinciale, 127 • 47016 Fiumana di Predappio (FC) • Italy<br />

tel. +39 0543 940651 • fax +39 0543 940663 www.mordentisalumi.com email: gimorden@tin.it<br />

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AISM, con la sua Fondazione, è l’unica organizzazione in Italia che interviene a 360 gradi<br />

sulla sclerosi multipla attraverso la promozione e il finanziamento della ricerca scientifica, la<br />

promozione e l’erogazione di servizi a livello nazionale e locale, la rappresentanza e la tutela dei<br />

diritti affinché le persone con sclerosi multipla siano pienamente partecipi ed autonome. Acquistando<br />

questo prodotto ci aiuterai a sostenere una borsa di studio triennale per ricercatori senior.<br />

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Servizio<br />

<strong>Consumatori</strong><br />

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o semplicemente darci consigli<br />

telefonici, il servizio è gratuito.<br />

Numero Verde<br />

800-277078<br />

www.mordentisalumi.com<br />

gimorden@tin.it


il birocciaio<br />

e il carradore<br />

Due mestieri<br />

scomparsi, l’uno<br />

a complemento<br />

dell’altro. Due<br />

maestri artigiani<br />

che insieme<br />

realizzavano<br />

(o riparavano)<br />

un carro da<br />

usare nei campi<br />

di Walter matteucci<br />

Il birocciaio e il carradore: il primo<br />

era costruttore di una sorta di<br />

carretti cassonati in cui veniva<br />

posto di tutto, da prodotti agricoli dei<br />

campi ad altri che venivano veicolati<br />

nelle vie dei paesi per il traino ai mercati<br />

o per la vendita minuta. L’altro,<br />

un costruttore di carri di ogni foggia<br />

e materiale che spesso erano un assemblaggio<br />

di legni lavorati, formanti<br />

un pianale, su cui erano posti foraggi<br />

che, ben impilati ed alti, venivano<br />

portati alle stalle e ai silos, trainati da<br />

animali, traballanti, ma senza mai rovesciarsi.<br />

Il birocciaio, come un po’<br />

tutti a quei tempi – ma forse anche<br />

oggi per altre professioni – era un<br />

mestiere che si trasmetteva di padre<br />

in figlio. Il biroccio (brozza in dialetto<br />

ferrarese e brozz in bolognese) è<br />

consumatori<br />

novembre 2007<br />

51<br />

coop reno<br />

una sorta di carretto, con alte sponde,<br />

a due ruote. Sempre fatto di solo legno,<br />

magari di essenze e qualità differenti,<br />

in ragione della struttura formante.<br />

Il birocciaio era quindi<br />

falegname, fabbro, ma anche pittore<br />

poiché molti di questi birocci avevano<br />

le sponde colorate. Non come<br />

quelli siciliani, però pregevoli. Ecco<br />

che il birocciaio-falegname aveva ragione<br />

di scegliere il legno stagionato<br />

di quercia per i raggi delle ruote, del<br />

noce per l’assato, l’olmo per il timone,<br />

l’abete per le sponde. Era in gran<br />

parte d’inverno che veniva per lo più<br />

fatto il lavoro, tutto di intagli, di incastro,<br />

senza chiodi ma con i rivetti di<br />

noce. Il ferro era usato solo per la<br />

ruota, una sorta di lamina preformata<br />

di un pelo più piccola della ruota di<br />

legno su cui veniva posta, arroventata.<br />

Divenuta fredda, creava un corpo<br />

unico e girava al comando dell’uomo.<br />

Ed era simile anche il mestiere del<br />

carradore: questi costruiva più importanti<br />

carri e aveva una tradizione<br />

professionale radicata nel tempo, addirittura<br />

se ne ha traccia in Mesopotamia<br />

e di sicuro fra i romani che lo<br />

chiamavano carpentarius e per assonanza<br />

denominavano carpentum un<br />

carro leggero a quattro ruote, adibito<br />

al trasporto delle persone. Anche il<br />

carradore era un misto di falegname<br />

e fabbro, poiché i carri che costruiva<br />

erano un assemblaggio di legni e di<br />

lavorio di forgia per adattarvi le ferraglie.<br />

Nella sua officina, il carradore<br />

lavorava per lo più al realizzo di carri<br />

per l’uso nei campi o riparandoli<br />

quando alcune parti cedevano per<br />

l’usura o la consunzione per ragioni<br />

diverse. Vi si costruivano semplici<br />

carriole ma anche carrozze per famiglie<br />

signorili. Ovviamente, è inutile<br />

dirlo, questi due mestieri sono stati<br />

superati dai cambiamenti della moderna<br />

tecnologia.


è giunta alla<br />

ventesima edizione<br />

e si tiene a Coronella,<br />

consumatori<br />

frazione di Poggio<br />

Renatico,<br />

nel ricordo<br />

degli Estensi<br />

La ricetta<br />

ingredienti per 6 persone<br />

Per il ripieno: 800 grammi di zucca<br />

cotta al forno, 300 g di parmigiano<br />

grattugiato, un pizzico di noce<br />

moscata.<br />

Per la sfoglia: 600 grammi di<br />

farina, 6 uova, un pizzico di sale.<br />

Per il condimento: 100 g di burro,<br />

60 g di parmigiano, qualche foglia<br />

di salvia oppure un ragù di carne.<br />

preparazione. Si prepara il<br />

monte della farina, si versano<br />

acqua, uova e si impasta la<br />

sfoglia; la si lascia riposare in<br />

una terrina coperta. Si pulisce la<br />

zucca gialla cotta dai filamenti<br />

e dalla scorza, la si mette in una<br />

terrina con gli altri ingredienti<br />

su indicati e si prepara il ripieno<br />

che dovrà risultare morbido. Si<br />

tira poi la sfoglia tagliandola in<br />

quadretti grandi circa 4 cm e vi<br />

si distribuisce il ripieno, unendo<br />

e saldando poi le punte così<br />

da formare un triangolo ben<br />

imbottito. I cappellacci si cuociono<br />

in abbondante acqua bollente<br />

per 7/12 minuti, si scolano e si<br />

condiscono con burro fuso e salvia<br />

oppure con il ragù, ma sempre<br />

con un’abbondante spolverata di<br />

parmigiano grattugiato.<br />

novembre 2007<br />

coop reno<br />

onore<br />

al caplâz<br />

di Walter matteucci<br />

Coronella, meno di mille abitanti, è un paese di storia antica, legata a<br />

quel lavorio bonificante degli idraulici estensi. Il suo primo nucleo abitativo<br />

si ha contezza fosse posto da Ercole I d’Este (1526-1604) in quell’alveo<br />

di Reno che poi fu spazzato via da un’alluvione delle stesse acque fluviali.<br />

Coronella ebbe costrutto nelle “terre di mezzo” fra il bolognese e il<br />

ferrarese, a cavallo della “Via della confina” e ancora oggi questa strada divide<br />

il paese che è amministrato da due comuni diversi: Poggio Renatico e Vigarano<br />

Mainarda. Oggi un lavoro di recupero storico-architettonico ha permesso<br />

di ridare visibilità al sistema difensivo ferrarese degli Estensi nei punti di passaggio<br />

delle vie fluviali. Essendo così legata al dominio estense, è stato dunque<br />

giocoforza che Coronella recuperasse, come attore principale di una sagra<br />

che è festa aggregante di paese, quel menu gastronomico di cui è certezza la<br />

presenza sulla mensa di questa casata ducale: il cappellaccio con la zucca.<br />

La sua più antica ricetta, di cui si ha datazione documentale al 1584, è infatti<br />

scritta e descritta da Giovan Battista Rossetti, scalco di Lucrezia d’Este.<br />

Comprensibilmente è legata a un prodotto tipico della coltura ferrarese<br />

come la zucca. È questa una di quelle paste ripiene che caratterizzano un<br />

territorio. Un delicato impasto di zucca gialla, parmigiano, una grattata di<br />

noce moscata, un pizzico di sale e il tutto avvolto in una sfoglia tagliata a<br />

quadretti. Ben cotti in abbondante acqua bollente per 7/8 minuti, poi scolati,<br />

conditi con burro fuso e salvia o con un ricco ragù, completati sempre<br />

con una spolverata di grana grattugiato.<br />

Questa “Sagra del caplâz” si svolge, da sempre, in più fine settimana: i due<br />

di fine agosto e il primo di settembre. Si svolge nell’area del campo sportivo<br />

di Coronella in cui ha sede una struttura che ospita attrezzate cucine e uno<br />

stand allestito per l’occasione, capace di accogliere oltre 350 persone sedute<br />

ai tavoli. La passata edizione ha visto oltre ottomila persone fermarsi allo<br />

stand per gustare i cappellacci di zucca e altre specialità legate alla tradizione<br />

gastronomica locale. La sagra si realizza grazie al lavoro dei soci della<br />

Polisportiva Coronella, con il patrocinio del Comune di Poggio Renatico; il<br />

ricavato economico serve da sostegno finanziario per la società sportiva di<br />

calcio, come di altre compagini sportive amatoriali e di iniziative di carattere<br />

sociale e culturale. <br />

53


La Direzione ricorda ai Soci che la raccolta punti in cor-<br />

so terminerà il 10 Febbraio 2008 e le prenotazioni<br />

dei regali saranno accettate fino al 1° Marzo 2008.<br />

Dopo questa data tutti i punti residui verranno azzerati<br />

e, con le stesse modalità del catalogo precedente, a<br />

fine campagna verrà attivato il recupero dei punti non<br />

utilizzati dai Soci, convertendoli in computer portatili<br />

da donare ad Istituti Comprensivi situati nei luoghi in<br />

cui è presente <strong>Coop</strong> Reno.<br />

Per evitare affollamenti nelle prenotazioni e ritardi nel-<br />

le consegne, invitiamo tutti i Soci, qualora abbiano già<br />

individuato il regalo, ad anticipare la prenotazione fin<br />

da ora.

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