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LA BIBLIOTECA GRECA DI FRANCESCO PATRIZI Nel 1600 ...

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MARIA MuccrLLO<br />

<strong>LA</strong> <strong>BIBLIOTECA</strong> <strong>GRECA</strong> <strong>DI</strong> <strong>FRANCESCO</strong> <strong>PATRIZI</strong><br />

<strong>Nel</strong> <strong>1600</strong>, appena tre anni dopo la sua morte, il nipote vendeva a Roma a<br />

un messo del cardinale Federico Borromeo quello che restava della biblioteca<br />

di Francesco Patrizi 1. I codici, tutti greci, erano destinati alla Biblioteca<br />

Ambrosiana di Milano e costituivano l'estrema testimonianza di un'attività che<br />

aveva impegnato il filosofo nell'arco dell'intera vita. Di ciò forniscono prova<br />

1 Il Cataklgo Codicum Graecorum Bibliothecae Ambrosianae, a cura di A. Mattini el D. Bassi,<br />

Mediolani 1906, vol. II, fornisce per 12 dei tredici codici posseduti dal Patrizi l'indicazione che<br />

furono venduti a Roma nel <strong>1600</strong> dal 'figlio' (in realtà si trattava del nipote del filosofo, Francesco,<br />

a cui il 19 febbraio 1597, pochi giorni dopo la morte, il duca di Ferrara fece pervenire una<br />

lettera di condoglianze, pubblicata da P. M. ARCARI, Il pensiero politico di Francesco Patrizj da Cherso,<br />

Roma 1935, p. 72; a un matrimonio del Patrizio a suoi figli la documentazione in nostro possesso<br />

non fa mai cenno) a qualche emissario del Cardinale Borromeo, di cui non ci viene dato il<br />

nome, che andava raccogliendo materiale per la biblioteca che il prelato stava costituendo a<br />

imitazione, sembra, di quella dell'Escurial. I codici furono tutti 'visti' dall'Olgiati, uno dei primi<br />

bibliotecari della Biblioteca milanese, nel 1603. Ricordiamo che nel 1597, anno appunto della<br />

morte del Patrizi, Federico Borromeo era a Roma dove rimase fino al 1601, anno in cui tornò<br />

definitivamente a Milano e prese a svolgere una sistematica attività di ricerca di manoscritti<br />

antichi e rari, inviando suoi emissari dappertutto. Ma già nell'ambiente romano in cui finora era<br />

vissuto, l'interesse per i codici e i libri antichi era vivissimo e certamente collegato con l'impegno<br />

di elaborare una nuova visione della storia della Chiesa, basata su una migliore e più vasta<br />

conoscenza delle fonti e della tradizione cattolica. A ciò, come è noto, già intensamente lavorava<br />

il cardinal Baronio che nel 1590 aveva dedicato al cardinale Borromeo il secondo volume dei<br />

suoi Annali; e soprattutto, i religiosi della Valli cella con cui il Borromeo era in stretto contatto.<br />

Non appare dunque strano questo suo immediato interesse all'acquisto dei codici posseduti dal<br />

Patrizi che egli conosceva peraltro personalmente ed apprezzava. Sulla formazione della Biblioteca<br />

Ambrosiana si veda, tra gli altri, A. P ARE<strong>DI</strong>, Storia dell'Ambrosiana, Milano 1981 ; e inoltre,<br />

sul soggiorno del Borromeo a Roma, G. GABRIELI, Federico Borromeo a Roma, «Archivio della<br />

Società Romana di Storia Patria», LVI e LVII (1933-34), pp. 157-217; per la biografia di Federico<br />

Borromeo, la voce Borromeo, Federico, a cura di P. Prodi nel Dizionario Biografico degli Italiani,<br />

vol. 13, Roma 1971, pp. 33-42. All'Ambrosiana finirono, tra gli altri, anche i codici di Gian<br />

Vincenzo Pinelli (cfr. A. RIVOLTA, Cataklgo dci codici PineiJiani dell'Ambrosiana, Milano 1933), che<br />

possedeva dei manoscritti con opere del Patrizi, e cioè lo scritto giovanile // Delfino, o wro del<br />

bacio, i Paradoxa poetica, e una Lettera con un suo parere delle foci dei Po del 1581 (cfr. A. RIVOLTA, op.<br />

cit., pp. 59, 100, 252), tutte pubblicate da D. Aguzzi-Barbagli nella sua edizione F. <strong>PATRIZI</strong> DA<br />

CHERSA, Lettere ed Opuscoli inediti, Firenze 1975, pp. 135-164, 167-168, 29-33.


74 Maria Muccilio<br />

le sue lettere, i riferimenti sparsi nelle sue varie opere e, soprattutto, i codici<br />

stessi che come suo possesso figurano ancora nella Biblioteca dell'Escurial,<br />

nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e nel fondo Barberiniano greco della<br />

Biblioteca Vaticana. L'inizio di questa appassionata attività di ricerca, di raccolta<br />

e, come si vedrà, di commercio di manoscritti greci può farsi risalire agli<br />

anni della gioventù del Patrizi e trova un suo necessario presupposto nella<br />

conoscenza della lingua greca che, come egli riferisce nella lettera autobiografica<br />

a Baccio Valori del 1587, aveva acquisito quasi da autodidatta, valendosi<br />

soltanto di certi rudimenti appresi in poco più di un anno di studi a Ingolstadt<br />

e che gli consentirono ben presto di leggere il testo greco di Aristotele e «i<br />

commentari sopra la loica greci» z. Si può ritenere che proprio a questa sua<br />

conoscenza della lingua greca si deve quello che sembra essere stato il primo<br />

impiego del Patrizi, e cioè l'incarico affidatogli nel 1560 di «legere» a Giorgio<br />

II Contarini, conte di Zaffo, «l'Etica di Aristotele», probabilmente in lingua<br />

originale 3. È certo comunque che il possesso di tale lingua fu una condizione<br />

indispensabile perché egli potesse svolgere un secondo e più importante incarico<br />

sempre al servizio del Contarini, allorché nel 1561 fu inviato a Cipro a<br />

governare la contea ereditata dal conte alla morte del padre 4. Patrizi svolse<br />

questo ruolo per ben sei anni, prima alle dipendenze del menzionato conte di<br />

Zaffo e, nell'ultimo anno, per conto di Filippo Mocenigo, arcivescovo dell'isola<br />

s. A Cipro il filosofo assolse compiti di carattere economico-amministrativo,<br />

senza tuttavia smettere perciò di occuparsi di problemi culturali, come dimo-<br />

2 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 47.<br />

3 Cfr. ivi, p. 48.<br />

4 Cfr. ivi, p. 48. Propriamente Patrizi in un primo momento fu inviato «a riconoscere le<br />

cose, e i villaggi, e l'entrate»; il governo della Contea «con onorate e utili condizioni» gli venne<br />

offerto dopo che il Conte, sulla base delle informazioni ricevute per lettera dal Patrizi stesso,<br />

sulle possibilità di «migliorare i luoghi e accrescere l'entrate», lo ebbe richiamato a Venezia,<br />

molto probabilmente all'inizio dell'estate del 1562, se il Contile in una lettera a lui indirizzata<br />

da Pavia il 3 agosto di quell'anno gli poteva scrivere: «


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 75<br />

strano le lettere che da Nicosia scriveva, tra il settembre e il dicembre del<br />

1561, a Luca Contile a cui sembra avesse affidato l'incarico di seguire la stampa<br />

e la distribuzione dei suoi dialoghi Della Retorica che vennero appunto pubblicati<br />

in questi anni 6; e, soprattutto, la sua alacre attività di raccolta di manoscritti<br />

greci, quasi tutti di carattere filosofico, teologico e scientifico, che faceva<br />

6 Prima della sua partenza per Cipro, Patrizi intratteneva con il Contile rapporti di schietta<br />

amicizia e stima e uno scambio di lettere settimanale, forse collegato al ruolo, sembrerebbe di<br />

segretario, che Patrizi svolgeva nell'ambito della non meglio conosciuta Accademia Veneziana<br />

della Fama. Ne fanno fede due lettere che riguardano il periodo iniziale del servizio di Patrizi<br />

presso il conte di Zaffo. <strong>Nel</strong>la prima, del 25 gennaio 1560 diretta dal Contile a Sigismondo<br />

d'Este da Venezia, il poeta raccomanda a quel signore uno dei dialoghi Della Retorica del Patrizi<br />

di cui dice:


76 Maria Muccillo<br />

talora ricopiare a sue spese. D'altro canto però, quella di cercare e raccogliere<br />

manoscritti che, nel caso del Patrizi era certamente anche l'espressione di una<br />

esigenza dettata dall'orientamento prettamente filosofico dei suoi interessi, già<br />

evidente negli scritti del decennio precedente, era un'attività cui, sembra,<br />

anche altri insignì personaggi contemporanei dei Patrizi, presenti a Cipro per<br />

scopi di carattere militare o amministrativo-commerciale, si dedicarono assiduamente,<br />

spinti non solo dal desiderio di salvare alla civiltà un ricco patrimonio<br />

culturale nell'imminenza di un attacco turco, ma anche da precisi calcoli<br />

di carattere economico. Indicativo è a questo proposito il caso del giurista<br />

Girolamo Maggi che si trovò a Cipro come ingegnere militare proprio nel<br />

periodo del soggiorno patriziano e che collezionò una notevole biblioteca, finita<br />

poi nelle mani di un medico, professore di medicina all'Università di Colonia,<br />

a nome Arnold Manlius 7.<br />

<strong>Nel</strong>le Discussiones peripateticae, guardando retrospettivamente agli anni trascorsi<br />

nell'isola, Patrizi li considererà perduti, perduti per i suoi prediletti studi<br />

filosofici e anche per la sua promozione economica s. Ciò sembra però smentito<br />

proprio da questa sua indefessa attività di ricerca, trascrizione e raccolta di<br />

manoscritti cui egli a tutt'uomo si diede, sia probabilmente per poterli un giorno<br />

utilizzare, come fu, per i suoi scritti originali, che per farne un certo vantaggioso<br />

commercio, come anche avvenne. Fatto sta che, tornato, in verità<br />

alquanto deluso, nel 1568 a Venezia e ripresi i suoi studi a Padova, gli venne<br />

offerto l'incarico di servire in qualità di 'filosofo' il gentiluomo spagnolo Diego<br />

Hurtado de Mendoza y de la Cerda, principe di Melito e duca di Francavilla,<br />

viceré di Catalogna 9. Iniziò così la prima esperienza spagnola del Patrizi.<br />

di Contile a Giovanni Gigante del 24 marzo 1562 da Milano, ivi, L IV, ff. 359r-360'). Il Della<br />

Retorica e il Della Historia furono pubblicati tra il 1560 e il 1562 (cfr. F. PATRITIO, Della Historia,<br />

Diece dialoghi, in V enetia, appresso Andrea Arrivabene, 1560; Della Retorica Dicci Dialoghi, in Venetia,<br />

appresso Francesco Senese, 1562).<br />

7 Cfr. T. SEGHET, Hicro'!J"'i Magii de equuleo liber posthumus [ ... ], Hannover 1609, Epistola<br />

dedicatoria a Jungermann.<br />

8 Cfr. Discussionum peripateticamm tomi l libri XIII, Venetiis, apud D. de Franciscis, 1571,<br />

Dedica a Zacharia Mocenigo, nipote di Filippo Mocenigo, arcivescovo di Cipro: «lbi [scii.<br />

Cypri] optimam aetatis meae partem philosophiaeque studiis aptissimam, alienis commodis insudando,<br />

meis abutendo, plusquam integro septennio misere contriueram. Eo me malus quidam<br />

abstulerat error. ls idem assidue me fatigauerat, ut opibus alienis fabrefaciendis incumberem, res<br />

meas omnes praetermitterem, philosophiae studia, quae meae deliciae fuerant, penitus omitterem,<br />

non seme! vitae periculum subirem. ».<br />

9 Insigne letterato e famoso diplomatico, era altresl un appassionato collezionista di libri e<br />

raccolse una notevole biblioteca, ricca di manoscritti greci, latini ed arabi alla sua morte<br />

avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 agosto 1575, lasciò in eredità al re di Spagna. Non stupisce<br />

dunque che un raffinato bibliofilo come lui possa essere entrato in contatto col Patrizi che aveva<br />

portato con sé molti libri da Cipro, e non ne faceva, sembra, mistero. Su Diego Hurtado de<br />

Mendoza, si veda C. PÉREZ P ASTOR, Noticias y doCIImentos, relativos a la Historia y Litcratura espaiiolas,


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 77<br />

In Spagna, e precisamente a Barcellona, egli portò, insieme alla speranza di<br />

una sistemazione sicura, anche alcune casse di manoscritti greci, non sappiamo<br />

se già con l'intenzione di venderli, oppure se per uso privato. Qualunque fosse<br />

l'iniziale proposito del filosofo, è certo che egli, dopo appena sei mesi, completamente<br />

insoddisfatto del suo incarico, riprese la via del ritorno in Italia nel<br />

1569, ma non portò indietro il suo carico di manoscritti perché, come egli<br />

ancora riferisce nella citata lettera autobiografica a Baccio V al ori, si rese conto<br />

che di tali codici si poteva fare lì un vantaggioso commercio e decise perciò, se<br />

così si può dire, di cambiare attività facendosi commerciante di libri e manoscritti,<br />

e soprattutto di questi ultimi 10. Lasciò dunque su quella 'piazza' un suo<br />

«servitore tolto a Famagosta dallo ospitale infermo» e con lui un altro personaggio<br />

di Reggio non meglio identificato, perché si prendessero cura del commercio<br />

dei manoscritti li trasportati e si disponessero a riceverne altri che egli<br />

avrebbe avuto cura di mandare loro da Venezia, prendendo ovviamente parte<br />

alla metà dei guadagni 11. Probabilmente intenzionato a procacciarsi da vivere<br />

con questo tipo di attività, Patrizi, forse sopravvalutando l'entità dell'affare,<br />

mandò da Venezia due suoi nipoti, figli di una sorella rimasta vedova e povera,<br />

con un altro quantitativo di libri. Sembra però che costoro, una volta a<br />

Barcellona, venuti in lite con i suoi soci, non gli facessero avere più né proventi<br />

né notizie, e che lo stesso comportamento assumessero i suoi due primi<br />

incaricati 12. In questi stessi anni, tra il 1571 e il 1573, si deve collocare lo<br />

sviluppo, anch'esso fallimentare, di una vera e propria attività di editore del<br />

filosofo. Come risulta dai documenti resi noti dal Marciani 13, il 22 agosto<br />

1571 Patrizi stese a Venezia un contratto per la stampa de Le imprese del<br />

Ruscelli con una «madama Dionora pugliesa» (certa Leonora Caglia) che era<br />

«Memorias de la R. Academia Espaiiola», t. X: Hurtado de MendiY.Ql-XV-1575. Testamento de<br />

D.D.H. de MendiY.Ql, pp. 153-163; C. GRAux, Essai sur /es origines du fonds grec de I'EsCIIrial, «Bibliothèque<br />

de l'école des hautes études», 46 (1880), pp. 165 sgg.; P. A. REviL<strong>LA</strong>, Catalogo de /os Codices<br />

Griegos de la Biblioteca de el Escorial, Madrid 1936, I, pp. LXXXV-XCI; E. MILLER, Catalogo des Manuscrits<br />

grecs de la Bibliotheque de I'EsCIIrial, Paris 1848, pp. IV-IX.<br />

1° Cfr. F <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 49.<br />

11 Cfr. ibid.<br />

12 Cfr. ibid.<br />

13 A questa sua parentesi editoriale Patrizi non fa cenno nelle lettera autobiografica. Già<br />

alla Arcari (cfr. P. M. ARCARI, op. cit., pp. 44-46), che si basava su una indicazione del Tiraboschi<br />

(cfr. G. TIRABOSCHI, Storia della letteratura italiana, Modena 1781, IX, p. 153), era noto un atto di<br />

citazione del Patrizi contro una certa madama «Dionora pugliesa» riguardante la stampa di un<br />

volume di G. Ruscelli di cui, tra gli altri, detta signora aveva ereditato il manoscritto. Una ricostruzione<br />

accurata della vicenda sulla base di documenti dell'Archivio di Stato di Venezia è stata<br />

effettuata da C. MARCIANI, Un filosofo del Rinascimento editore-libraio: Francesco Patrizi e l'incisore Giovanni<br />

Franco da Cherso, «La Bibliofilia», LXXII (1970), pp. 177-198; Io., Ancora su Francesco Patrizi e<br />

Giovanni Franco, ivi, pp. 303-313.


78 Maria Muccillo<br />

stata 'ancella' di quel filosofo, stabilendo certe condizioni che furono poi<br />

ragione di una lunga e antipatica lite con la dama erede, oltre che del manoscritto<br />

dell'opera suddetta, anche di numerosi altri manoscritti appartenenti al<br />

Ruscelli e da lei pure venduti in Spagna per la Biblioteca dell'EscuriaJ14, Sempre<br />

nel 1571 Patrizi si assunse l'incarico di stampare per conto di Francesco<br />

Piccolomini, arcivescovo di Siena, alcuni manoscritti di Pio II 1s. L'attività di<br />

editore-libraio del Patrizi, che aveva, in collaborazione con il nipote Giovanni<br />

Franco, incisore e stampatore anch'egli, messo in piedi una 'libraria' cui aveva<br />

dato il nome di 'All'Elefanta ', si sviluppò, sembra, con una certa intensità e<br />

ancora nel 1573, il 27 giugno, egli potè consegnare al nipote 12 balle di libri<br />

stampati «di ogni sorte» 16. Il 19 novembre dello stesso anno, un altro documento,<br />

egli si qualifica come «honorando negotiante a Venetia» e invia in<br />

Spagna merci di vario genere e non solo libri 17. Ancora il 10 dicembre 1573,<br />

con un atto notarile, Patrizi diffida 36 librai e stampatori di stampare gli Avvertimenti<br />

amorosi e i quattro libri Della mercatura et del mercante perfetto di Benedetto<br />

Cotrugli di cui egli rivendicava l'esclusiva per 10 anni ts. <strong>Nel</strong>lo stesso 1573,<br />

sempre' All'Elefanta', ma con il simbolo cambiato (segno forse di una rottura<br />

del sodalizio col nipote), si stampano di Silvio Belli Vicentino Della proportione,<br />

et proportionalità communi passioni del quanto. Libri tre al Magnanimo Alessandro<br />

Farnese Cardinale e Gl'ordini della Militia Romana tratti da Polibio in figure di<br />

rame 19, Sembra che la stampa di quest'ultimo volume fosse effettuata autonomamente<br />

dal nipote quando già i rapporti con il filosofo si erano incrinati<br />

seguito al tracollo cui tale attività editoriale portò il Patrizi e a causa quale<br />

il nipote, per insolvenza dello zio nel frattempo dileguatosi, costretto a subì-<br />

14 Don Guzman da Silva, oltre che letterato e biblioftlo, era ambasciatore di Spagna a<br />

Venezia e in quel periodo si prodigava molto nella ricerca dì manoscritti e libri rari per la<br />

progettata biblioteca reale. Ciò spiega i suoi contatti con il Patrizi che egli sapeva disporre di<br />

importante materiale librario, e con la citata madama Dionora Pugliese che gli vendette a Venezia,<br />

il 19 luglio 1572, per 25 scudi, cinque manoscritti greci, certamente facenti parte dell'eredità<br />

!asciatale dal Ruscelli: Concilium Florentinum et Fetrariensem; Dionysii Tbracis grammatica et Diadochi<br />

centum capita monchi; Gregorii Scholarii smnones et Bessarionis Car.Jis Epistola ad Graecos; Nicephori in<br />

Aristo. Physica et meteora[ ... ]; Theodori Lascaris Physicae [ ... ](cfr. P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op.cit., p. Lxv).<br />

15 Cfr. C. MARCIANI, Un filosofo cit., p. 184.<br />

16 Cfr. ibid.<br />

17 Cfr. ivi, p. 185.<br />

1s Cfr. iui, pp. 196-197.<br />

19 Cfr. ivi, pp. 192-196. Può essere interessante osservare come quella che in un suo breve<br />

scritto del 12 aprile 1570 Patrizi illustra coma la sua 'insegna', spiegandone il significato simbolico<br />

e che figura nel frontespizio della prima edizione delle sue Discussiones peripateticae (cfr. L'insegna<br />

del Patrizi in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., pp. 165-166) non differisce, se non per la<br />

presenza di un piccolo elefante che sostiene l'albero della sempre verde speranza, dall'insegna<br />

della «libraria all'Elefanta» che egli aveva aperto insieme con il nipote Giovanni Franco.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 79<br />

re un certo periodo di carcere zo. È interessante tuttavia rilevare come Patrizi,<br />

che aveva già fatto dare alle stampe nel 1571 presso Domenico de Francisci il<br />

primo tomo delle sue Discussiones peripateticae 21, intendesse stampare anche opere<br />

proprie, come si desume dalla lettera del 12 settembre 1573 a Giovanni<br />

Battista Pigna, nella quale gli chiede un aiuto per la stampa del suo commentario<br />

a La Militia Romana di Polibio da dedicare ad Alfonso II, pregandolo di<br />

inviargli la risposta alla 'libraria della Elefanta'. Tale disegno non gli riuscì<br />

allora e poté realizzarlo solo dieci anni più tardi nel 1583, allorché stampò<br />

l'opera con i tipi di Benedetto Mammarelli 22.<br />

Anche l'attività di libraio-stampatore praticata dal Chersino in questi anni<br />

sembra essersi dunque conclusa in un fallimento e questo potrebbe essere stato<br />

uno dei motivi per cui egli decise di recuperare o, comunque, di tentare di<br />

recuperare il suo patrimonio di libri lasciato in Spagna. Si risolse quindi a partire<br />

nuovamente alla volta di quel paese. Verso la fine del 1574, come ricorderà<br />

molti anni dopo nella Nova dc universis philosophia 23, si imbarcò a Genova<br />

diretto a Barcellona, dove nel frattempo si era diffusa fra umanisti e bibliofili<br />

spagnoli la conoscenza delle sue Discussiones peripateticac. particolare<br />

quest'opera destò l'interesse di Antonio Agustin, vescovo di Tarragona 24, e di<br />

Geronimo da Zurita zs, storico e polemista, e ciò certamente non solo per il<br />

suo contenuto di pensiero, ma anche perché essa manifestamente si presentava<br />

zo Cfr. C. MARCIANI, op. cit., pp. 196-198.<br />

21 Cfr. FRANCISCI PATRITII Discussionum peripateticarum cit. in nota 8.<br />

22 Tale commento doveva essere illustrato «in figure di rame». La sua stampa non venne,<br />

come si è detto, effettuata, ma risulta che in quello stesso anno, proprio ad opera del nipote del<br />

Patrizi, venne pubblicata un'opera costituita solo di illustrazioni condotte su disegni del Palladio,<br />

come il Marciani ha stabilito (cfr. Gl'ordini delia Militia Romana tratti da Polibio in figure di rame,<br />

In Venetia 1573, All'Elefanta). Si trattava quasi certamente della sola parte illustrativa dell'opera<br />

scritta da Patrizi che non aveva i mezzi per sostenerne le spese di stampa e di cui comunque<br />

si annunciava in breve la pubblicazione (cfr. C. MARCIANI, Un filosofo cit., p. 195).<br />

23 Cfr. FRANCISCI PATRICII Nova de tmiwrsis philosophia [ ... ], Ferrariae, Apud Benedictum<br />

Mammarellum, 1591; Pancosmias liber XXV, f. 130': «Anno deinde M.D.L.XX.IIII e Ienua in<br />

Hispaniam nauigabamus».<br />

24 Su questo personaggio, canonista, filologn e bibliofilo, proprietario di una notevolissima<br />

biblioteca che fini aJl'Escurial, V. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., pp. XCV-XCVIII; E. MILLER, op. cit., pp. IX­<br />

XIV; C. GRAux, op. cit., soprattutto pp. 13-17; 280-314. A. Agustin comprò anche vari manoscritti<br />

da Patrizi, come risulta dal citato catalogo del De Andrés (G. DE ANnRÉs, Catalogo de<br />

los Codices Griegos Desaparecidos de la Rea/ Biblioteca de El Escorial, El Escurial 1968, pp. 67, 97, 195-<br />

196), quasi tutti contenenti opere di carattere teologico; P. A. REvrL<strong>LA</strong>, op. cit., pp. LXXXI­<br />

LXXXII.<br />

25 Su questo insigne storico spagnolo v. D. J. DoRMER, Progresos de la historia el reino de<br />

Aragon y eiogios de Geronimo Zurita [ ... ], Saragossa 1680. È da notare che erra P. M. Arcari quando,<br />

citando G. Graux, identifica Antonio Agustin e Gerolamo de Zurita (cfr. P. M. ARCARI, op. cit.,<br />

p. 49).


80 Maria Muccillo<br />

basata su una quantità di materiale bibliografico assai raro e ancora inedito o<br />

poco noto in Occidente. In una lettera del 22 gennaio 1575, da Lerida, raccomandando<br />

Patrizi allo Zurita, Antonio Agustin così scriveva: «Diàs ha que no<br />

veo cartas de V.M. No querria que fuesse la causa tener poca salud; Esta Beva<br />

Micer Francisco Patricio, un gran filosofo, cuyo libro embié a V.M. Podra tratar<br />

con él de las cosas que alla trata y de otras muchas que sabe, y de vender y<br />

comprar libros, y imprimir, y hazer imprimir, si V.M. quisiere imprimer sus<br />

historias en latin, ò en romance, que persona es que darà en todo buen recaudo»26,<br />

Come ben si vede, Patrizi appariva qui agli umanisti spagnoli non tanto e<br />

non solo nella veste dello studioso, ma anche, e soprattutto, in quella di uno<br />

stampatore-libraio, secondo appunto quel tipo di attività che aveva già cominciato<br />

a svolgere a Venezia in collaborazione col nipote Giovanni Franco.<br />

Ancora dalla citata lettera a Baccio Valori 27, si viene a sapere lasciò Barcellona<br />

alla volta di Madrid e, per mezzo di una lettera di raccomandazione di<br />

Antonio Agustin, entrò in contatto con il segretario di Filippo Antonio<br />

Gracian 28. Alla corte spagnola Patrizi fu alla fine di febbraio e non, come<br />

congetturava Jacobs 29, alla metà di marzo de11575. Egli non vi andò comunque<br />

solo per vendere i suoi manoscritti, di cui aveva frattanto provveduto a<br />

stendere un catalogo che consegnò al segretario Gracian 30. In realtà intendeva<br />

proporre al sovrano spagnolo, impegnato sul fronte della guerra contro i Turchi,<br />

un suo piano di riarmo di seicento galere, ritenendo di avere acquisito<br />

questo campo una considerevole esperienza, vista la sua lunga permanenza a<br />

Cipro e la sua profonda conoscenza dei metodi di guerra turchi. E in effetti<br />

egli presentò al re il suo progetto che, come ricorderà in seguito con una punta<br />

di amarezza, fu ascoltato, «ma non premiato» 31. Di ciò abbiamo sicura<br />

monianza in due documenti: un biglietto del 27 febbraio 1575 del sovrano<br />

26 D. J. DoRMER, op. cit., p. 385 sgg.; E. JACOBS, Francesco Patricio 1md seine Sammlung gricchischer<br />

Handschriften in der Bibliothek des Escorial, «Zentralblatt fiir Bibliothekswesen)), XXV (1908), pp. 7-<br />

8; P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., p. LXXXI. Sulla composizione della Biblioteca latina dell'Escurial v.<br />

P. G. ANTOLIN, Catdlogo de los Codices latinos de la Rea/ Biblioteca del Escurial, V, Madrid 1923, in<br />

particolare le pp. 77-103 per i libri provenienti da Venezia con l'intermediazione di Diego Guzman<br />

de Silva.<br />

27 F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 50.<br />

28 Oltre a quella per Gerolamo de Zurita, A. Agustin diede a Patrizi anche una lettera di<br />

raccomandazione per il segretario del re Filippo II, Antonio Gracian, lettera che non ci è<br />

pervenuta. Un'altra lettera di raccomandazione per Patrizi fu scritta al Gracian Guzman da<br />

Silva, anch'essa non pervenuta (cfr. P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., p. LXXII).<br />

2 9 Cfr. E. JACOBS, op. cit., p. 8.<br />

30 Cfr. P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., p. LXXXII. Su questo catalogo, perduto nell'originale, ma<br />

ritrovato in una copia più tarda, pubblicata dallo Jacobs, cfr. infra, nota 37.<br />

31 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 50.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 81<br />

stesso al suo segretario nel quale si parla in primo luogo, del 'discurso' o 'memoria'<br />

presentata da Patrizi, memoria che egli rinviava per un giudizio competente<br />

al suo segretario; e, in secondo luogo, si fa cenno a dei libri che Patrizi<br />

offriva per la vendita 32, Dello stesso giorno è il biglietto di risposta del Gracian<br />

che consiglia al sovrano di far inviare il 'discurso' patriziano ad Antonio<br />

Perez, più esperto di lui nella materia e di attenersi al suo giudizio; e per quel<br />

che riguarda i libri, afferma di averne il catalogo, che «deuen ser buenos», e<br />

che aspetta solo il momento di poterlo sottoporre al sovrano insieme a quello<br />

dei manoscritti offertigli da Don Diego Hurtado de Mendoza e da Antonio<br />

Agustin, anch'essi, come si è detto, contattati dal re per la costituzione della<br />

sua biblioteca 33. Di questo 'discurso' del Patrizi non si ha, per ora, traccia; ma<br />

un 'sommario' del suo contenuto, molto probabilmente quel sommario che<br />

Filippo II aveva richiesto al suo segretario, si conserva nell'Instituto del Conde<br />

de Valencia de Don Juan, Archivo de Zabalburu, con il titolo «Suma de lo que<br />

contiene el discurso de fran.co Patricio en materia de galeras» che fu inviato<br />

appunto ad Antonio Perez perché ne giudicasse il valore 34.<br />

Mentre la decisione sulla proposta patriziana relativa all'armamento delle<br />

galere si faceva attendere, procedeva invece spedita la concertazione della<br />

vendita dei manoscritti, su cui la scelta era senz'altro più facile. La lista dei<br />

codici che Patrizi vendette a Filippo II è rimasta a lungo ignota e il catalogo<br />

che egli consegnò al segretario del re dagli storici della biblioteca esco-<br />

32 «aql patricio me ha dado oy ese memoria! y aunque me pidi6 q le viese, seria imposible;<br />

bien sera q le veais vos y si os pareciere de fundamento me lo avisareis pa q yo haga q se<br />

vea con otras cosas q agora se tratan de galeras de q me dixo que hera, y q traya unos libros<br />

creo q me dixo q os mostraria» (Archivio de Zabalburu, su carta non numerata, citato in P.<br />

REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., p. LXXXII).<br />

33 «Esse discurso de Fran.co Patricio he visto; no me parece cosa indigna de q se vea en<br />

consejo de galeras ambiandolo V.M.d a Ant. 0 Pérez con orden lo haga ver por uno o todos, he<br />

puesto la suma en un papelillo aparte, aunque yo no entiendo bien la materia, alla lo conoceran<br />

mejor. V. M. d mandara lo q se le respondera (Filippo II annota in margine: « embialde de mi<br />

parte a An t. 0 pz. pa q; se saq. un sumario del y se pueda ver en la junta de galeras y lo q e n ello<br />

conuendra, y no sé si seria bueno lo viese primero el c.c de Chinch6n»). l De los libros me ha<br />

dado el catalogo q aqui va, deuen ser buenos; si V. M.d es seruido, verémoslos Ant. 0 de Covarrubias<br />

y yo, pues al fin se le auran de pagar, y yo seguro no nos falten hartos libros griegos con<br />

los de don di. 0 de mendoça y el obpo. de lérida q me ha escripto cerca de los suyos, y como V.<br />

M. desta tan ocupado no oso tratar de nada». Al margine annota di nuovo Filippo II: «no he<br />

podido ver el catalogo de los libros l si fuéremos al pardo y ubiere tiempo, q lo dudo, alli me lo<br />

acordad» (Instituto del Conde de Valencia de Don Juan, citato in P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit.,<br />

p. LXXXII).<br />

34 In calce alla Suma, l'indicazione che Patrizi, oltre alle lettere di raccomandazione di<br />

Diego Hurtado de Mendoza, presentava anche


82 Maria Muccillo<br />

rialense è stato dato per perduto, o, comunque, lo si è ritenuto bruciato<br />

ms1eme con le molte altre centinaia di libri nell'incendio che investi la<br />

famosa biblioteca il 7 giugno 167135, Ma se, con ogni probabilità, l'originale<br />

del catalogo di mano del Patrizi deve effettivamente considerarsi perduto,<br />

già il Graux non escludeva che di esso potessero essere state fatte delle<br />

copie 36. E infatti una di queste è stata scoperta da Jacobs nella Biblioteca<br />

di Berlino. Si tratta di una copia settecentesca che si trova nei fogli 9-12<br />

del ms. Phillips 1866 della citata Biblioteca e proviene dal lascito di Pierre<br />

François Chifflet, membro del Collegio Gesuitico di Clermont, morto nel<br />

1682, che aveva ricevuto tale copia, non si sa se per sua richiesta o a quale<br />

altra condizione, dalla Spagna prima dell'incendio del 167137. Grazie a questa<br />

importante scoperta dello Jacobs è ora possibile avere abbastanza<br />

precisa di quello che Patrizi aveva raccolto negli anni Cipro e cogliere<br />

anche alcune direttive fondamentali di questa sua attività di collezionista di<br />

antichi manoscritti greci. Il catalogo reca il titolo Cathalogus librorum Graecorum<br />

manuscriptorum: quorum plerosque Franciscus Patricius e ypro aduexit: alios ex insulae<br />

direptione Venetias allatos coemit: atque ad CatholiCIIm Hispaniarum Regem Philippum<br />

Il attulit e, come plausibilmente congettura Jacobs 38, fu trascritto da un<br />

copista che non aveva conoscenza del greco. Esso descrive 75 manoscritti,<br />

di cui 74 greci e uno latino. I 74 codici greci sono distinti in tre gruppi a<br />

seconda del formato (2°, 4°, 8°). All'interno di ciascun gruppo i manoscritti<br />

sono raggruppati ancora secondo l'antichità della scrittura (literis antiquis oppure<br />

literis recentioribus) e, infine, a seconda del carattere del loro contenuto,<br />

in libri teologici, filosofici, medici, storici, matematici e filologici.<br />

Il Cathalogus, che qui si ripropone secondo l'edizione datane dallo Jacobs<br />

attraverso un confronto: 1) con l'Inventario dei manoscritti che Filippo II<br />

donò il 30 aprile del 1576 all'Escurial, inventario scoperto nell' Archivio<br />

di Madrid 39; 2) con la trascrizione francese del catalogo dei mano-<br />

35 Cfr. E. jACOBS, op. cit., p. 10. Sull'incendio della Biblioteca, cfr. P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit.,<br />

pp. XVII-XVIII.<br />

36 Cfr. C. GRAux, op. cit., p. 129.<br />

37 Cfr. E. JAcons, op. cit., p. 10; cfr. V. RosE, Vecyichnis der lateiniscben Handscbriften, I. Band,<br />

in Die Handscbriften- Vecyichnisse der Koniglicben Bibliotbek :(Il Ber/in, XII. Band, Berlìn 1893, p. 478<br />

(17. Phill. 1866).<br />

38 Cfr. E. JAcons, op. cit., pp. 10-11.<br />

39 Cfr. Seccion 8•. San Lorenzo, Legajo 1', cit. in R. BEER, Die Handscbriftenscbenkung Pbilipp<br />

Il an den Escoriai vom Jabre 1576. Nacb einem bisber 11nverojJentlicbten Inventar des Madrider Palastarchivs,<br />

«Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des AllerhOchsten Kaiserhauses)), 23 (1903),<br />

pp. XXVI-XXVIII. Il titolo esatto di tale inventario è Inventario de los libros q11e foeron entregados para<br />

SII custodia a los disp11tados del monasterio de San Loren!{JJ el Reai por Hf!1'11ando de Briviesca, g11ardajf!Jas de SII<br />

magestad, 3• de abril de 1576. Questo inventario, per la parte che concerne i suoi manoscritti, si


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 83<br />

scritti greci dell'Escurial preparato tra il 1590 e il <strong>1600</strong> da Nicola della Torre<br />

(Pinax) 40; e 3) con il Catalogue del Miller (da parte nostra aggiungiamo<br />

l'attuale collocazione dei vari codici nel Catalogo più recente a cura di Revilla<br />

e De Andrés, che abbiamo confrontato con i precedenti), presenta tutte<br />

le caratteristiche di un catalogo commerciale, nel quale alla descrizione della<br />

'merce' si accompagna una valutazione della stessa:<br />

Theologici in folio literis antiquis.<br />

1. Canonum Apostolicorum, et Synodicorum interpretatio . Acephalus. In quo<br />

etiam Imperatorum nouae vrbis dignitates, episcopatus Orientis. Latinarum quarundam<br />

dictionum expositio. Cyrilli Alexandrini contra Nestorium cap. 12. Jo. episcopi<br />

Ciri responsiones ad Cabasilum episcopum Dirrhachiensem . Nicetae Heracliensis<br />

responsio ad Constantinum Vnicus . Mercurii Trimegisti de Terraemotibus . Rarus.<br />

Paschalis variae interpretationes . Nicetae Entelli de anima. Eiusdem de Paradiso .<br />

Eiusdem de coelesti, et ecclesiastica Hierarchia. Omnes tres vnici. a<br />

DE ANDRÉs, II, 379. -X. III. 1. -Inventario 136, 104. - Pinax 550.<br />

2. Fragmentum quoddam Theologicum. b<br />

DE ANDRÉS, II, 262?. - Y. II. 7.?<br />

Philosophici.<br />

3. Joannis Elachisti Logica. In quo etiam Disputatio de Trinitate.<br />

Inventario 139, 25. - Pinax 147.<br />

Medici.<br />

4. Varia omnis generis morborum remedia, ex Sorano, Archigene Philagrio, aliis<br />

nobilissimis medicis antiquis collecta . libri 14•, 15• et 16 5 integri, duo Juniores mutili<br />

. Vnicus.<br />

DE ANDRÉS, II, 212. - (/). II. 15. -Inventario 153, 6. - Pinax 354.<br />

Historici.<br />

S. Imperatorum vitae per epitomen, à Galieno usque ad Michaelem Teophili<br />

filium . V nicus. r<br />

DE ANDRÉS, n, 296. - Y. I. 3. -Inventario 156, 6. - Pinax 76.<br />

basò su una copia dell'originale catalogo approntato da Patrizi stesso, adattato al suo schema<br />

sistematico (cfr. E. JACOBS, op. cit., pp. 13-14).<br />

40 Tale il titolo completo: mvaç 1:0>v &v "'TI flamÀtKTI PtJlÀ.w9iJIC11 PtPÀ.irov (ms. X.I. 16, secondo<br />

la catalogazione di E. MrLLER, op. cit., p. 332 sgg.; G. DE ANDRÉs, op. cit., p. 260).<br />

a) Codice del secolo XlV, proveniente da Cipro.<br />

b) Tale frammento contiene per lo più epistole di Padri bizantini.<br />

c) Codice del secolo XIII. Contiene propriamente JoHANNIS ZoNARAE Annalium libri Xli­<br />

XVI Da notare che la esatta segoatura di questo manoscritto nel catalogo del Miller non è<br />

come si trova, forse per un errore di stampa, in Jacobs: v.I.3, bensl y.I.3.


84 Maria Muccillo<br />

Theologici in folio literis recentioribus.<br />

6. Eumolpi Phili commentaria in 4 Gregorij Nazianzeni orationes . V nicus.<br />

Inventario 137, 32. - Pinax 634.<br />

7. Nicete Serrhei commentaria in 14m Gregorii eiusdem orationes.<br />

8. Basilii de Maioribus honorandis in quo etiam In aliquot Gregorii eiusdem orationes<br />

commentaria . Incerti . et Fidei catholicae definitio doctissima.<br />

Inventario 137, 3.<br />

9. Matthei Blastaei canones omnium conciliorum. In quo etiam Eiusdem enumeratio<br />

ecclesiasticarum dignitatum, et ministeriorum. Et De paenitentia . et Theodori<br />

Balsamonis carmina Heroica . Rarus. d<br />

DE ANDRÉS, n, 378. -x. II. 18. -Inventario 137, 13. - Pinax 560.<br />

10. Synesij omnia opera. Inter quae hymni non pauci. Unici.<br />

Inventario 137, 31.- Pinax 607.<br />

Philosophici literis recentioribus m folio.<br />

11. Plotini omnia opera. In quo etiam Porphyrii de vita et libris Plotini. Et<br />

Numenii Pythagorei de Materia . V nicus. Pselli de Assyriorum dogmatibus . Historiae<br />

quaedam incertae. Et Adagia . et Prolegomena Rhetorica . et De Rhetorica . V nicus.<br />

8<br />

DE ANDRÉS, n, 208.- . II. 11. -Inventario 143, 35.- Pinax 251.<br />

12. Procli Theologiae Platonicae lib. 6. Rarus. In quo etiam Marini Neapolìtae<br />

Procli vita.<br />

DE ANDRÉS, n, 209. . II. 12? -Inventario 143, 19.- Pinax 258?<br />

13. Eiusdem Procli Stichiosis Theologica. Rarus. In quo etiam Eiusdem commentaria<br />

in Cratylum. Et eiusdem commentaria in Alcibiadem.f<br />

REVIL<strong>LA</strong>, I, 107.- r. III. 8. -Inventario 143, 21.- Pinax 261.<br />

14. Procli eiusdem commentaria in Parmenidem . libri septem integri . Rarus.<br />

Inventario 143, 20: Eiusdem commentaria in Parmenidem integer.<br />

15. Hermiae commentaria in Phaedrum.t<br />

REVIL<strong>LA</strong>, I, 113.- r. III. 14 oppure x. I. 6. -Inventario 143, 24 oppure 25.- Pìnax<br />

239?<br />

d) Il titolo con il quale Patrizi menziona tale codice è un titolo che si riferisce soltanto<br />

allo scritto iniziale e finale; in realtà in esso sono contenute anche numerose altre lettere di vari<br />

Padri e autori bizantini. Da osservare che il Graux (cfr. G. GRAux, op. cit., p. 126) erroneamente<br />

riteneva che questo codice fosse appartenuto a Nicolò Barelli.<br />

e) Da una nota in greco si rileva che il codice fu finito di copiare nell'agosto del 1563 per<br />

mano di tre copisti, e cioè di un certo sacerdote Gregorio, di Costantino Paleocappa e di un<br />

terzo ignoto scrittore.<br />

f) La prima parte dell'attuale escurialense fu copiata a Padova nel 1569 dallo scrittore<br />

Sofiano Melisseno, come si rileva da una nota nel testo; tale copista, insieme ad altri, copiò<br />

anche i restanti fogli del codice.<br />

g) Il Miller, che non conosceva ovviamente il catalogo pubblicato dallo Jacobs, non lo<br />

potè attribuire a Patrizi.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 85<br />

16. Olympiodori commentaria in Phaedrum. Eiusdem commentaria in Philebum.<br />

Eiusdem commentaria in Gorgiam. et Joannis Pediasmi commentaria in Theocriti<br />

Syringa.<br />

Inventario 143, 13. - Pinax 244.<br />

17. Damascij De rerum prindpiis . liber rarissimus et plurimi faciendus.<br />

REVIL<strong>LA</strong>, I, 82?. -I. II. 2? -Inventario 143, 37.<br />

18. Jo. Stobaei Physica . Rarus. h<br />

REVIL<strong>LA</strong>, I, 141.- T. II. 2. -Inventario 143, 28.- Pinax 363.<br />

19. Nicephori Blemmidae logica. In quo Gregorij Pachymerae Physica . et Logica<br />

quaedam et De anima. i<br />

DE ANDRÉS, II, 204. -


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 87<br />

Theodorum Paleologum de Anima. Et Jo. Argyropyli solutio quarundam questionum<br />

ad medicos Cyprios. vnicus. 11<br />

DE ANDRÉS, II, 234. -


88 Maria Muccillo<br />

42. Ptolemei Pelusiotae Canones Astrologici . vnicus. In quo etiam Nicephori<br />

Gregorae de Astrolabio. Isaaci Argyrae canones solares et lunares . vnicus. Euclidis<br />

liber primus.<br />

Y. III. 21. Parte I. -Inventario 151, 10. - Pinax 229.<br />

43. Capita curativa 250 . vnicus.<br />

Inventario 154, 12.<br />

44. Actuarij de vteri positione et alia.<br />

Inventario 154, 11. - Pinax 332.<br />

Medici in 4 10 literis antiquis.<br />

45. Capita curatiua ex diuersis collectus . vnicus.<br />

Inventario 154, 10.- Pinax 332.<br />

46. Cyrani Persarum Regis multa medica. In quo etiam Simeonis magistri medica<br />

quaedam. Pythagorae . et Brontologium mensium. Astrologica multa. De duodecim<br />

lapidibus. De Balaam. De Herbis. De furiosis. De anima. De 4or virtutibus in tribus<br />

animae partibus. De climatibus. De pelagis. De mensibus Aegyptiorum et Graecorum.<br />

De Iride. De mundi aeternitate. De vita in Paradiso et ligno vitae. De principijs naturae.<br />

De Horoscopo et planetis. Jo. Grammatici de Astrolabio. Alia Astrologica. Pythagorae<br />

scepterium. Horum pleraque singularia sunt.<br />

Inventario 144, 14. - Pinax 349.<br />

4 7. Pauli medici Protaxis. Hippocratis Juramentum. Item aliud iuramentum. Et<br />

collectio Theorematum medicorum. Xenonis curatiuae medicationes. Amerumni antidota.<br />

Jacobi Spatharij quaedam. Liber vnicus.<br />

Non figura né in Inventario né in Pinax.<br />

Philologici in 4 10 literis antiquis.<br />

48. Libanij epistolae multae. In quo Platonis Phaedrus. Aristotelis de anima cum<br />

scholijs. Philoponi commentarla in 14 libros Metaphysicos . V nicus. Aristotelis libri<br />

metaphysici cum scholijs. Planudis synagmata . vnicus. Euclidis libri 5 priores. In quibus<br />

apparet falsa esse, quae de Theonis commentarijs dicuntur . vnicus. Phocii Patriarchae<br />

homeliae XI . vnicus . liber plurimi aestimandus.<br />

Inventario 144, 7. - Pinax 183.<br />

49. Liber variarum homiliarum, Oratìonum, tractatuum numero 118. auctorum<br />

variorum: quorum index illic reperietur . liber vnicus, et plurimi faciendus. bb<br />

DE ANoRÉs, n, 265.- r: n. 10.<br />

50. Aristophanis nebulae.<br />

Inventario 165a, 2. - Pinax 52.<br />

bb) È un codice del secolo XIII, secondo alcuni paleografi scritto da Eustachio di Tessalonica.<br />

Il Miller non indicava Patrizi come suo proprietario.


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 89<br />

Theologici in 4ro literis recentioribus.<br />

51. Cyparissioti de symbolica et demonstratiua Theologia. Eiusdem Eneas 4ra ex<br />

Diuinis libris, de sublimibus passionibus. Eiusdem ex Graecorum Demonstrationibus,<br />

quod non oporteat putare mundum Deo coeternum . omnes tres libri vnici.<br />

Inventario 139, 20.- Pinax 744.<br />

52. Jo. Damasceni de sacris imaginibus. In quo etiam Photij Patriarchae Paratitlus<br />

de septem synodis . vnicus. Pselli expositio Assyriorum dogmatum et Epiphanij de 12<br />

Capillis. Et Nili Rhodii de lapidibus . vnicus. De praeparatione vnguenti Mosaici.<br />

Aphricani de muliere foecunda et sterili efficienda . vnicus. De anno bisextili . et<br />

duae epistolae Gregorìj papae ad Leonem Isaurum . et Alia quaedam de Idolis.<br />

Inventario 139, 23. - Pinax 740.<br />

53. Gregorij varia carmina . videlicet Hypothecae, Leges, Threni, Hymni, Macarismi<br />

et Sententiae . vnicus.<br />

Inventario 139, 21. - Pinax 56.<br />

54 Basilij Exhameron. cc<br />

DE ANDRÉS, III, 477. - 'P. IV. 3 2 . -Inventario 139, 22. - Pinax 533 o 534.<br />

55. Incerti Contra Palomicos tomos libri 8 . non sunt autem Gregorae, longe eruditissimi.<br />

Inventario 139, 24. - Pinax 763.<br />

Philosophici in 4to literis recentioribus.<br />

56. Jo. Stobaei Ethica, aliqua integra ab diversa impressis.<br />

Inventario 145, 21. - Pinax 265.<br />

57. Pselli de magno anno. In quo etiam Plethonis de terrae figuris. Rarus. Fabulae<br />

incerti. Destructio quorundam Aristotelicorum Dogmatum. Vnicus. Simeonis magistri<br />

Synopsis Physicorum. Et Pselli Phisica epitome. Rari.<br />

Inventario 151, 6. Pinax 232.<br />

58. Zachariae Scholasticì dialogus. Ammonìus . in quo etiam de stoica philosophia<br />

. et Theophilacti Antistenes. V nicus.<br />

Inventario 145, 24. Pinax 150.<br />

59. Pediasmi commentaria in Cleomedem. Rarus. d4<br />

DE ANDRÉS, II, 291 ?. - Y. III, 21.<br />

Mathematici in 4ro literis recentioribus.<br />

60. Nicomachi Arithmetica, cum commentarijs Procli Laodicensis . vnicus.<br />

Inventario 151, 8.- Pinax 206.<br />

61. Jo. Camateri, de astrorum dispositione. Gregorij De anima ad Tatianum. Isaaci<br />

Argyrae de triangulis, et aliis figuris.<br />

Inventario 151, 9.- Pinax 231.<br />

cc) Il Miller non sapeva che Patrizi era stato il possessore del codice.<br />

dd) Di questo codice non è sicura l'identificazine. Il Miller non lo indicava come posseduto<br />

da Patrizi.


90 Maria Muccillo<br />

Philologici in 4 10 literis recentioribus.<br />

62. Herodiani de figuris . Et eiusdem de Rhetorica. Et epitome Idearum Hermogenis.<br />

Et de 14 statibus et Matthei Macarij epitoma progymnasmatum. Et Hypothesis<br />

oratìonum Demosthenis. Gregorij logica. V nicus.<br />

Inventario 160b, 7.- Pinax 163.<br />

63. Ichnilatis apologi . liber apud Indos conscriptus vnicus. In quo Pselli de<br />

animae generatione in Timeo. Eiusdem de animae potentiis. Palladij de Bragmanorum<br />

historia . vnicus. Pselli apophtegmata. Rarus. De Francis et reliquis Latinis . Et Basilij<br />

de anìmalìbus . vnicus. Simeonis Sethi translatio ex Agarenorum lingua . vnicus ee<br />

DE ANDRÉS, II, 276. - Y. III. 6. -Inventario 145, 23.- Pinax 32.<br />

64. Abbatis Nonni de fabulis Graecorum.<br />

Inventario 160b, 8. - Pinax 123.<br />

65. Libanij declamationum 3m volumen . vnicusff<br />

DE ANnRÉs, n, 238. - f/J. m. 19.<br />

66. Michaelis Antipati Epitome digestorum.<br />

Inventario 148, 3.<br />

In 8° literis antiquis.<br />

67. Medica quaedam . .&?<br />

DE ANDRÉS, III, 501.- 'P. IV. 27. -Inventario 155, 1 ?: De re medica, liber acephalus.<br />

- Pinax 350?<br />

68. Logistica quaedam.<br />

Inventario 144, 10.<br />

69. Epistolae Patriarchae cuiusdam. Et Libanii orationes aliquot.<br />

Inventario 160c, 3. - Pinax 185.<br />

In 8° literis recentioribus.<br />

70. Theonis Alexandrini canones Astrologici.<br />

Inventario 152, 1. - Pinax 349.<br />

71. Nicephori Blemmidae Logica ante Syllogismos. bh<br />

DE ANDRÉS, III, 583. - m. IV. 31.<br />

ee) Da una nota in greco nel testo si rileva che il codice fu copiato nel 1564, in parte da1<br />

sacerdote Gregorio a spese del Patrizi.<br />

Jf) Il Miller non sapeva che tale codice fosse appartenuto a Patrizi.<br />

gg) Codice del secolo XIII contenente solo in piccola parte scritti di argomento e<br />

per il resto, testi di carattere matematico e fisico. Il Miller non lo considerava possesso del<br />

Patrizi.<br />

bb) Lo scritto contenuto nel codice reca il titolo preciso NICEPHORI BLEMMIDAE Epitome<br />

logica. Il Miller non lo indicava come appartenente a Patrizi.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi<br />

72. Eiusdem Perihermenias et Syllogismi. ii<br />

DE ANDRÉs, m, 494. - 'P. IV. 20.<br />

73. Scholia in tres Aeschili tragedias.<br />

Inventario 165a, 3. - Pinax 72.<br />

74. Jo. Monachi philosophia.<br />

Inventario 144, 12.<br />

Latini.<br />

75. Tibullus . Catullus . et Propertius.<br />

Sunt.<br />

Volumina 75. Auctores 183. Tractatus 378. Singulares 50. Antiqui codices 33.<br />

Qui in regia bibliotheca non reperiuntur Tractatus 356.<br />

Dalle osservazioni appunto sulla rarità, unicità e antichità dei vari 'pezzi'<br />

descritti, non risulta difficile capire che l'originale di cui questo catalogo pubblicato<br />

dallo Jacobs è copia, era stato scritto direttamente dal Patrizi che lo<br />

aveva composto in modo da mettere in evidenza il valore dei libri da lui proposti<br />

per la vendita. Anzi, prima di stenderlo, egli si era preoccupato di esaminare<br />

il fondo librario della biblioteca reale, rilevando come in essa mancassero<br />

di fatto circa il 98 per cento dei libri da lui offerti. Forse fu proprio questa<br />

sapiente descrizione del suo patrimonio di manoscritti, che indusse il re a comprare<br />

tutti i 7 5 'pezzi' della collezione patriziana, nonostante la nota avversione<br />

del sovrano all'acquisto di 'doppiette'. Patrizi ricevette la cifra di mille reali<br />

in contanti, più un 'dispaccio' di 660 ducati da riscuotersi a Milano. Dell'avvenuta<br />

vendita riferisce il Gracian all'ambasciatore spagnolo a Venezia, Don<br />

Diego Guzman de Silva, 1'11 maggio 1575, sottolineando che furono pagati<br />

molto bene 41, in questo certamente di parere diverso dal che nella citata<br />

lettera autobiografica afferma al contrario: «Hebbe del prezzo de' libri mille<br />

ii) Il titolo esatto dello scritto contenuto nel codice è NICEPHORI BLEMMIDAE Epitomes iogicae<br />

cc. 26-40. Il Miller non sapeva che Patrizi ne era stato il possessore.<br />

41 Cfr. «Carta de Antonio Gracian al Embajador D. Diego Guzman de 11 de mayo<br />

de 1575», conservata nell'Archivio de Simancas. Estado- Legajo 1515. <strong>Nel</strong>lo stesso archivio<br />

(Estado- Legajo 1547, f. 332) si trova anche un riassunto del catalogo del Patrizi dal titolo<br />

« Catalogus graecorum aliquot librorum quos F. Patricius, partim ipse Cypro partim ab<br />

aliis ex Insulae direptione Venetias allatos, ibi coemit», che raccoglie 143 titoli di opere distinti<br />

in 9 gruppi per materia, al margine di alcuni dei quali viene indicato se erano stati pubblicati in<br />

latino o in greco. Il Revilla (cfr. P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., p. LXXXIII, nota 3), da cui sì ricava<br />

l'indicazione, non afferma nulla sull'indentità dell'autore del riassunto. Il documento che abbiamo<br />

esaminato in fotocopia, non è in ogni caso di mano del Patrizi.<br />

91


92 Maria Muccillo<br />

reali soli, e de gli altri un despacchio per Milano di ducati seicentosessanta» 42.<br />

Tali ducati poi, come si rileva dalla lettera scritta dal filosofo ad Alfonso II<br />

d'Este, duca di Ferrara, da Ferrara il 27 agosto 1579, egli poté veramente<br />

riscuoterli soltanto cinque anni dopo, allorché finalmente il promesso «dispaccio»<br />

reale arrivò alla 'camera' di Milano 43. In effetti, come si rileva dai calcoli<br />

dello Jacobs, aveva piuttosto ragione Patrizi quando considerava mal pagati i<br />

suoi manoscritti che vennero valutati meno di un reale a pagina, cifra che<br />

costituiva appunto all'epoca il prezzo medio di una pagina di codice sul mercato.<br />

Dall'esame dei circa 33 manoscritti che, secondo il Catalogo di Revilla-De<br />

Andrés, sono attualmente presenti all'Escurial, e che sicuramente facevano<br />

parte del fondo patriziano, si desumono interessanti indicazioni non solo sul<br />

luogo di provenienza, ma anche sui loro precedenti proprietari e sull'epoca<br />

della loro trascrizione. In generale sulla base di tali dati è possibile affermare<br />

che la collezione venduta dal filosofo al re di Spagna, fu in gran parte di origine<br />

cipriota e solo alcuni codici vennero fatti trascrivere a Venezia dal Patrizi<br />

stesso dopo il suo ritorno in patria. Cosi ad esempio, il manoscritto indicato<br />

nel Catalogo dello Jacobs sopra riportato con il numero 13, contenente la Elementatio<br />

tbeologica di Proda e i commenti di quest'ultimo al Crati/o e all'Alcibiade<br />

di Platone, risulta copiato nel 1569 da Sofiano di Creta sulla base di un codice<br />

della biblioteca di Gian Vincenzo Pinelli 44; il manoscritto indicato con il<br />

numero 19 e contenente le opere di Niceforo Blemmida e Gregorio Pachymeres<br />

reca la data del 1564, epoca in cui Patrizi si trovava a Cipro, e fu forse<br />

proprio fatto trascrivere per suo incarico 45; la stessa data reca anche il manoscritto<br />

n° 63, copiato in parte da un certo Gregorio sicuramente per conto del<br />

filosofo e contenente opere di Psello ed altri scritti rari 46; il manoscritto col<br />

numero di catalogo 40, contenente il Somnium Scipionis con il commento di<br />

Macrobio, i Caratteri di Teofrasto e opere di vari altri autori, era appartenuto<br />

dapprima a un senatore cipriota di nome Jean, poi a un membro dell'illustre<br />

famiglia Lascaris a nome Alessandro, e infine era passato nelle mani del Patri-<br />

4<br />

2 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 50.<br />

43 Cfr. ivi, p. 24. Patrizi chiedeva al duca


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 93<br />

zi 47. Il contenuto dei suoi manoscritti ci autorizza a pensare che Patrizi non si<br />

sia lanciato a raccogliere tutto quanto gli fosse capitato tra le mani, ma che<br />

avesse appositamente selezionato i vari 'pezzi' della propria collezione, facendo<br />

appunto fare copia di quelli che rivestivano per lui maggiore interesse.<br />

Alcuni di essi era andato personalmente ricercando nei monasteri ciprioti. Ci è<br />

noto il caso del Commento alla Metafisica di Aristotele attribuito a Filopono,<br />

che fu in seguito da lui pubblicato presso l'editore Mammarelli 48. Secondo<br />

quanto riferisce l'editore nella Epistola al lettore, esso fu da Patrizi trovato in<br />

un monastero di monaci basiliani a nome Flattri (in realtà tale sarebbe il nome<br />

di Platrai, una località in prossimità della quale era situato il chiostro di Aghia<br />

Maura 49). Ma, come si diceva, non tutta la collezione patriziana venduta a<br />

Filippo II proveniva da Cipro. Alcuni dei manoscritti furono acquistati a<br />

Venezia, dopo la caduta dell'isola, forse presso profughi in difficoltà, e fatti<br />

trascrivere a Padova su incarico del filosofo. Ciò è dimostrato dai codici catalogati<br />

coi nn. 13 e 22, entrambi copiati da Sofiano Melisseno so a Padova nel<br />

maggio-giugno del 1569, poco dopo il ritorno di Patrizi da Cipro.<br />

Andando ora ad esaminare gli autori e le opere contenute nei codici<br />

patriziani, si deve rilevare innanzi tutto la presenza di scritti inediti e di autori<br />

poco conosciuti in Occidente. Come si è detto, Patrizi stesso aveva raggruppato<br />

nel catalogo di vendita i suoi manoscritti secondo il carattere del contenuto,<br />

distinguendo libri teologici, filosofici, storici, medici, matematici e filologici. I<br />

libri teologici sono circa un terzo dell'intera raccolta ed offrono vario materiale<br />

relativo alla storia dei concili della Chiesa d'Oriente, una documentazione<br />

47 Cfr. E. MILLER, op. cit., pp. 439-444, n. 471 ('P.-IV.-1.); P. A. REVIL<strong>LA</strong>, op. cit., III,<br />

pp. 81-85, n. 475.<br />

48 Cfr. IoANNIS PHILOPONI breves sed apprime doctae et utiles expositiones in omnes XIII Aristotelis<br />

libros eos qui vocantur metaphysici, quas Franciscus Patricius de Graecis Latinas fecit, nunc primo typis excussae<br />

in lucem prodeunt, Ferrariae, apud Dominicum Mammarellum, 1583. Interessante è quanto l'editore<br />

premetteva alla traduzione patriziana: «Eas [scii. expositiones] Franciscus Patricius [ ... ], dum<br />

in Cypro commoratur, in monasterio quodam Basilianorum Monachorum, quod Flattri dicebatur,<br />

reperit, membrana ac charactere, satis ut apparebat, antiquis, exaratus ac titulo hoc simplici<br />

Graeco, Jo. Philoponi. Eas, simul cum aliis multis libris Graecis, omni scientiarum genere refertis,<br />

quos magna ille diligentia, labore ac sumptibus conquìsierat, manuscriptis, pattim, ut vetustiore<br />

manu scripti erant, coemptis, secum ante Turcìcam eius insulae devastationem in Italiam<br />

auuexerat». Il manoscritto in questione sembra ora perduto e il chiostro in cui Patrizi lo trovò è<br />

probabilmente quello dì 'Ayiu Maupa, a un'ora circa di distanza dalla località di m.a1:pat, forse il<br />

Flattri cui si riferisce Mammarellì (cfr. E. JACOBS, op. cit., pp. 25-26). Cfr. C. B. ScHMITT, Philoponus'<br />

Commentary on Aristotie's Physics in the Sixteenth century, in Philoponus and the Rejection of Aristotelian<br />

Science, a cura di R. Sorabji, Ithaca, New York 1987, pp. 210-230.<br />

49 Cfr. E. JAcons, op. cit., p. 26.<br />

50 E. MILLER, op. cit., p. 97, n. 104 (1:.-III.-8.). È da notare che il secondo dì questi manoscritti<br />

non è ricordato dal Miller fra quelli di Patrizì; è segnalato invece da P. A. REviL<strong>LA</strong>, op.<br />

cit., p. 354, n. 107 e p. 337, n. 100.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 95<br />

filosofica che si veniva sempre più precisando ed arricchendo con lo studio<br />

della tradizione platonico-neoplatonica, figuravano anche tutta una serie di<br />

autori, in parte già noti, ma con commenti sconosciuti, le cui opere Patrizi<br />

andava raccogliendo con assiduità e forse già con l'intento di proporle all'attenzione<br />

della cultura occidentale. In particolare, ci sembra significativa la presenza<br />

di tutte le opere di Plotino accompagnate dalla Vita scritta da Porfirio<br />

53; un De materia, definito 'unicus', di Numenio Pitagorico; il De AsfJriorum<br />

dogmatibus di Psello, la Theoiogia Platonica di Proclo con la Vita del filosofo scritta<br />

da Marino; dello stesso autore la Eiementatio theoiogica, i commenti al Crati/o,<br />

all'Aicibiade, e al Parmenide (quest'ultimo «integen>!) 54; i commenti di Ermia al<br />

Fedro, al Fiiebo e al Gorgia, il De rerum principiis di Damascio («liber rarissimus et<br />

plurimi facièndus»); e ancora, tutta una serie di scritti che, se non potevano<br />

considerarsi rari o sconosciuti come alcuni dei precedenti, erano tuttavia di<br />

grande interesse per il filosofo che a contatto di queste letture veniva definendo<br />

la sua violenta polemica antiperipatetica esposta poi nel primo tomo (e più<br />

tardi negli altri tre tomi) delle Discussiones peripateticae. E proprio di quest'opera<br />

si riesce forse, alla luce di questo grande interesse di Patrizi per la tradizione<br />

del pensiero bizantino, a capire adesso meglio il significato: si trattava infatti<br />

di 'chiudere', attraverso una critica 'definitiva', con la tradizione peripatetica<br />

che per vari secoli aveva monopolizzato il campo della filosofia, gettando<br />

ombra non solo sulla filosofia greca precedente Aristotele, ma anche in qual-<br />

53 Sulla rinascita del pensiero di Plotino e sul suo significato tra Quattrocento e Cinquecento,<br />

cfr. E. GARIN, La rinascita di Plotino, in In., Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al<br />

XVIII secolo, Bari 1975, pp. 89-112.<br />

54 A proposito del commento procliano al Parmenide di Platone si può presumere che<br />

Patrizi credesse di possederne il testo integrale completo di sette libri. Dell'importanza storica e<br />

filologica di questo suo manoscritto egli sembra anche cosciente visto che, come si può rilevare<br />

dal catalogo di vendita pubblicato dallo Jacobs, sottolineava il fatto di avere 'integra' l'importante<br />

opera di Proclo. Il codice escurialense a cui Patrizi fa qui riferimento è sparito, bruciato<br />

forse nell'incendio del 1671. Ma, come si vedrà, egli fece in modo di recuperare negli anni<br />

successivi l'importante testo e soprattutto l'ultima parte. Ancora oggi, a quanto ci risulta, questa<br />

parte del commento è considerata perduta ed è stata pubblicata soltanto la traduzione latina<br />

curata da Guglielmo di Moerbeke (cfr. Plato latinus III: Parmcnides usque ad finem primae hypothesis nec<br />

non Procli Commentarium in Parmcnidem, pars ultima adhuc inedita, interprete Guillelmo de Moerbeka, edd.<br />

R. Klibansky-C. Labowsky, London 1953; G. REALE, Saggio introduttivo a PROCLO LIGIO <strong>DI</strong>ADOCO,<br />

I Manuali[ ... ], Milano 1985, pp. XXXIII-XXXIv). Ora, in base a questa nostra ricerca sulla biblioteca<br />

greca di Patrizi, si sarebbe indotti a supporre che questa ultima parte del testo greco del<br />

commento al Parmenide esista e sia disponibile in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana<br />

appartenuto a Patrizi (v. injra, p. 114, nota e). L'impossibilità tuttavia di consultare il manoscritto<br />

in questione per la prolungata chiusura della Biblioteca Ambrosiana ci ha impedito finora di<br />

verificare la corrispondenza del frammento del codice ambrosiano con la traduzione latina del<br />

testo procliano di Guglielmo di Moerbeke. Non possiamo per il momento dunque stabilire se<br />

esso corrisponda effettivamente alla parte perduta di questo importante testo.


96 Maria Muccillo<br />

che modo su quella successiva, a partire dalla filosofia neoplatonica, che tuttavia<br />

aveva continuato a vivere nella filosofia bizantina, mentre il mondo occidentale<br />

veniva 'occupato' da qualla arabo-aristotelica. Di qui si spiega anche il<br />

progetto di un «thesaurus sapientiae» che conservasse quanto restava della<br />

filosofia più antica, caldea, egizia e greca, e il piano di una completa 'rinascita'<br />

della filosofia platonica, che doveva perfezionare l'opera, già intrapresa da<br />

Ficino, con la ricerca, edizione e traduzione delle opere ancora sconosciute<br />

della scuola neoplatonica, quelle appunto dei tardo-neoplatonici, Damascio,<br />

Proclo, Ermia, Olimpiodoro ss. Né può stupire che nella raccolta patriziana<br />

figurassero anche opere di carattere poetico e letterario come raccolte di carmi,<br />

poemi, scolii come i Carmina di Catone, gli Aurea Carmina di Pitagora, le<br />

opere di Esiodo, Teocrito e Pindaro, le Telctae di Orfeo, se si pensa all'importanza<br />

della riflessione del filosofo sulla poesia e sul suo significato filosofico s6.<br />

E se è certo che a Patrizi fin da questi anni sta molto più a cuore la filosofia<br />

neoplatonica, ermetica e caldea, non poca importanza rivestiva per lui anche<br />

la tradizione aristotelica, sia pure per motivi polemici. Ciò spiega la presenza<br />

nella sua biblioteca di tutta una serie di testi appartenenti alla scuola peripatetica<br />

come il commento al De anima di Aristotele che egli riteneva di Ammonio,<br />

i Caratteri di Teofrasto, alcune opere filosofiche di Dionigi di Alicarnasso, le<br />

Vite dei sofisti di Filostrato, le parafrasi di Temistio ai cinque libri fisici di<br />

Aristotele, una anonima Destructio quorundam Aristotelicorum dogmatum, ed altri<br />

testi o frammenti di testi aristotelici, scritti che egli utilizzò poi nelle sue opere<br />

originali e, in particolare, nelle Discussiones peripatcticac.<br />

Il catalogo dei libri venduti da Patrizi al re di Spagna si presenta dunque<br />

come uno specchio fedele di quegli interessi culturali che egli ebbe poi, solo in<br />

seguito, modo di coltivare e sviluppare. Cosl non mancano nella collezione<br />

55 Ficino conosceva alcune delle opere di questi autori poiché ne possedeva o ne aveva<br />

consultato i manoscritti (cfr. Marsi/io Ficino e il ritorno di Platone. Manoscritti, stampe e documenti, a cura<br />

di S. Gentile, S. Niccoli e P. Viti, Firenze 1984, pp. 34-35,36-37, 58-59, 109-110, 126-128, 129,<br />

151-152, 110-111). Anche dal punto di vista della raccolta dei codici, l'attività del Patrizi si<br />

presenta tuttavia come una integrazione di quella ficiniana, dato che la sua collezione di manoscritti<br />

registra la presenza di opere che Ficino non sembra possedesse, come ad es. il Commento<br />

al Crati/o di Proclo, il De principiis di Damascio, ìl Commento al Gorgia di Olimpiodoro. Di qui<br />

l'interesse di Patrizi ad arricchire attraverso il reperimento di nuove opere la conoscenza della<br />

filosofia greca che egli considerava come l'unica e vera tradizione filosofica del mondo cristianooccidentale,<br />

includendo in essa anche la filosofia bizantina.<br />

56 Basterà qui soltanto ricordare il Discorso della diversità dci furori poetici e la Lettura sopra il<br />

sonetto del Petrarca La gola e'i sonno e l'oeiose piume, pubblicati insieme con La città felice. Il Barignano, in<br />

Venetia, Per Giovan Griffio, 1553. Sulla concezione patriziana della poesia e del furore nei suoi<br />

scritti giovanili, si veda soprattutto L. BoLZONI, L'universo dei poemi possibili. Studi su Francesco Patrizi<br />

da Cberso, Roma 1980, pp. 26-61, e la bibliografia ivi segnalata.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi<br />

neppure libri di medicina (bisognerà ricordare che Patrizi per volere del padre<br />

aveva iniziato a Padova studi di medicina, studi che abbandonò per l'erompere<br />

prepotente di interessi filosofici, ai quali tuttavia continuò a dedicare una certa<br />

attenzione), come le raccolte di 'rimedi' di medici antichi come Sorano,<br />

Archigene e Filagrio, Cirano re dei Persiani, Paolo Egineta, Ippocrate, Amerumno,<br />

Jacobus Spatharius; di matematica, per la quale Patrizi ebbe sempre<br />

grande interesse e verso la quale lo spingevano anche l'amore per la filosofia e<br />

la musica. Si trovano qui infatti opere di numerologia e di musica come gli<br />

Harmonica di Briennio, i testi di Aristosseno, Anatolio, Nicomaco, accanto ai<br />

Thcologoumcna dell'aritmetica di Pitagora, all'opera di Teone di Smirne sull'aritmetica<br />

e sulla musica di Platone, ai commenti di Porfirio alla musica di Tolomeo<br />

e a quella di Alipio. Notevole e significativa anche la presenza di scritti<br />

di carattere astrologico, da quelli di Paolo Alessandrino a quelli di Teodosio e<br />

Zoroastro, ai Canones astrologici di Tolomeo Pelusiota e a quelli solarcs e lunares di<br />

Isacco di Argira, allo scritto sulla disposizione degli astri di Giovanni Camatero.<br />

Interessante infine anche il gruppo dei libri definiti 'philologici' dove si<br />

incontrano opere sulla retorica, sulla memoria, sulla logica, scritti di Psello<br />

sulla generazione dell'anima nel Timco di Platone, uno scritto di Palladio sulla<br />

storia dei Brachmani definito 'unico', un altro scritto sulle favole dei Greci di<br />

Abbate Nonno, un terzo volume delle Declamazioni di Libanio di cui si mette in<br />

evidenza la 'unicità', ed altre ancora. Dei vari volumi elencati nel catalogo<br />

patriziano, uno solo è in latino e contiene opere di Tibullo, Catullo e Properzio.<br />

<strong>Nel</strong>la biblioteca del Patrizi si raccoglie dunque un patrimonio di sapere<br />

'enciclopedico' che si caratterizza per la sua 'rarità' ed 'unicità' oltre che per<br />

la sua ampiezza cronologica e tematica, verso cui spingeva altresì la cultura<br />

varia e complessa dell'epoca, alla ricerca di un rinnovamento che si profilava<br />

allora soprattutto come migliore conoscenza dell'antico, un antico che per<br />

Patrizi è, nella sua più genuina ispirazione, essenzialmente platonico. E non è<br />

forse azzardato affermare che anche dalla sua biblioteca è dato osservare il<br />

delinearsi del disegno patriziano di portare alla luce, per contrapporla a quella<br />

aristotelica, l" enciclopedia' delle scienze platoniche, nella quale un posto centrale<br />

occupano appunto, accanto alla teologia e alla filosofia, la musica, la<br />

matematica, la poesia, la retorica, l'arte della memoria. <strong>Nel</strong>la biblioteca del<br />

Patrizi, cosl come essa risulta costituita dal catalogo fin qui illustrato, sono<br />

dunque rappresentati i suoi più vivi interessi che coincidono, per molti<br />

con le più profonde esigenze di rinnovamento della sua epoca: l'interesse teologico<br />

per la patristica greca conforme allo spirito della teologia umanistica;<br />

l'interesse filosofico per il neoplatonismo e la polemica antiaristotelica;<br />

resse per la matematica e per la musica, strettamente connessi con l'orientamento<br />

platonico; infine, l'attenzione alla poesia come espressione della 'prisca<br />

theologia ', che, come è noto, porterà il filosofo ad occuparsi in modo assai


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 99<br />

in Cypro inveni, mecumque abstuli, nec non libellum de astrolabii constructione.<br />

Fuit Christianus, Haereseos Tritheitarum caput, ut supra ex Nicephoro<br />

retulimus. » 60, Inoltre, elencando nel libro XI le «Aristotelicorum interpretum<br />

variae interpretandi rationes», a proposito del metodo di scrivere epitomi e<br />

compendi, Patrizi fa un altro chiaro riferimento a testi della sua biblioteca:<br />

«Finitimum est huius tertium expositionis genus quo integros libros in Epitomas<br />

et compendia redigimus. Quod multis est usitatum non equidem antiquiorum<br />

et recentiorum Pselli, namque est apud me epitome naturalis Aristotelicae<br />

philosophiae, et Ioannis Damasceni, et Nicephori Blemmidae. » 61. Ancora,<br />

illustrando il libero atteggiamento filosofico di Proclo, scrive: «Huius vero, et<br />

Syriani discipulus Proclus Lycius utrisque his hypothesibus sese opposuit.<br />

Neque enim omnia vere ab Aristotele docta asseruit, neque etiam in omnibus,<br />

eum cum Platone sentire docuit, quod saepe tum in Theologia sua, et commentariis<br />

in Cratylum, Alcibiadem, et Parmenidem, quae apud nos sunt<br />

omnia, tum etiam iis quae in Timaeum extant clarissime apparet» 62. Analogamente<br />

si compiace di citare i commenti di Ermia da lui posseduti: « Quod<br />

etiam condiscipulus eius, et Syriani auditor Hermias secutus videtur, ut apparet<br />

ex commentario eo quod in Platonis Phaedrum edidit quod itidem est apud<br />

nos» 63. <strong>Nel</strong> primo tomo delle Discussiones si menzionano ancora le Nuvole di<br />

Aristofane, di cui, come si è visto, Patrizi possedeva un manoscritto; i Sermoni<br />

di Epitteto, i manoscritti di Proclo utilizzati per ricostruire la storia della matematica<br />

prearistotelica, e infine i commenti di Filopono alla Metafisica di Aristotele<br />

che dice scoperti e portati con sé da Cipro: «Et Philoponus iis commentariis<br />

quos in Metaphysicos omnes scripsit, quos nos ex Cypro nobiscum<br />

attulimus, ad hunc locum ita scribit» 64.<br />

60 Cfr. FRANCISCI PATRICII Discuss. perip. cit., t. I, L X, p. 142. Patrizi cita anche il manoscritto<br />

di quel commento alla Metafisica di Aristotele, attribuito a Giovanni Filopono, che egli<br />

nel 1583 pubblicherà (v. supra, nota 48): «Pasicrates quoque Eudemi Rhodii frater, cuius esse<br />

primum minorem metaphysicorum librorum, ex quorundam opinione Philoponus testatur initio<br />

in eum librum commentariorum suorum, quem nos ex cyprica calamitate eripuimus» (cfr. ivi,<br />

p. 129).<br />

61 Cfr. ivi, p. 148. In quest'opera Patrizi pubblicò e tradusse anche un frammento dal llspi<br />

ÙJCoucrlòv (De audibilibus) di Aristotele (cfr. ivi, pp. 85-94) che, fino ad allora inedito, si era conservato<br />

nel Commentario di Porfirio agli Harmonica di Tolomeo, opera di cui possedeva il manoscritto,<br />

che pose a base della sua edizione, e che corrisponde allo scritto che figura al n. 23 della<br />

lista dello Jacobs (ct>.-II.-3. del Catalogo del Miller). Della rarità del frammento il filosofo era<br />

pienamente consapevole, come dimostrano le sue parole introduttive alla citazione: «Sed Porphyrius<br />

in commentarijs quae in Ptolemaei musicen scribit prolixum satis fragmentum ex Aristotelis<br />

libro lt&pì ÙKoucrlòv De audibilibus. Quem librum nemo alius, quod ego sciam, nominauit.<br />

id fragmentum, ne quìcquam desit, huc adscribam [ ... ])) (cfr. ivi, p. 85).<br />

6 2 Cfr. ivi, t. I, l. XI, p. 162.<br />

63 Cfr. ibid.<br />

64 Cfr. ivi, t. III, l. III, p. 309.


100 Maria Muccillo<br />

Ma è chiaro che, al di là dei puntuali riferimenti che si sono qui indicati,<br />

l'enorme erudizione, la varietà degli autori e dei testi citati in quest'opera, e in<br />

particolare nel primo tomo, non poteva sussistere senza l'ampia utilizzazione di<br />

questo ricco materiale documentario e, in particolare, senza l'armamentario di<br />

notizie trasmesse dalle varie dossografie e dai commenti e testi degli autori<br />

bizantini. D'altro canto Patrizi non manca di mettere in evidenza l'importanza<br />

della storia e della cultura bizantina che egli apprezzava e considerava come la<br />

genuina prosecuzione della storia e della cultura greca. Valga quanto egli afferma<br />

nell'ultima parte del libro X sulla storia della filosofia bizantina, ripercorrendone,<br />

sulle orme di Zonara, autore che ebbe peraltro immensa fortuna tra<br />

gli storiografi rinascimentali e specialmente nel mondo protestante, l'alterna<br />

vicenda di splendori e miserie, di decadenze e rinascite fino alla definitiva<br />

eclissi seguita all'invasione turca. Alla base del processo di progressiva decadenza<br />

della civiltà bizantina è per Patrizi l'invasione dei Saraceni che provocò<br />

la « Philosophiae ad Saracenos et Arabas migrati o» 65. La 'filosofica desolazione'<br />

durò fino all'epoca di Barda, e solo sotto l'imperatore Michele, nel secolo<br />

X, gli studi filosofici furono ripresi ad opera di personaggi di grande valore<br />

come Leone 'filosofo', Eustazio, Eustrazio, Sisinnio e, infine, P sello « philosophorum<br />

princeps». Da allora non mancarono in Grecia «viri, et in Aristotelis,<br />

et Platonis doctrina doctissimi, usque ad Constantinopolitanam direptionem:<br />

qual es fuerunt Nicephorus Blemmidas qui sub Io. Duca floruit. huius<br />

compendia habemus 66 in Logicam et naturalem philosophiam. Sub annos<br />

1260 Michaele Paleologo, et Andronico floruerunt multi: inter quos Georgius<br />

Pachymerius, Theodorus Metochita, quorum epitomae etiam habentur: nec<br />

non Iohannes Bechus, Georgius Cyprius, Chilas Ephesinus, Daniel Cyzicenus,<br />

Io. Glucys, Nicephorus Gregoras et post hos Maximus Planudes, Bessarion,<br />

Georgius Gemistus, Theodorus Gaza, Io. Argyropylus, Georgius Trapezuntius<br />

et alii eius generis viri illustres» 67.<br />

Sulla frenetica attività con la quale Patrizi costituiva la sua raccolta di<br />

codici offre interessanti indicazioni anche l'epistolario. In particolare esso permette<br />

di seguire l'evolversi di un progetto che Patrizi sembra aver concepito<br />

assai presto e a cui rimase poi legato per vari anni, senza poterlo peraltro rea-<br />

65 Cfr. ivi, p. 144.<br />

66 Non sappiamo se usando la dizione 'habemus' Patrizi intenda qui riferirsi alla collezione<br />

da lui posseduta o se, più in generale, indichi che tali opere di Blemmida siano in circolazione<br />

e disponibili. In realtà, come risulta dall'elenco dei manoscritti patriziani pubblicato dallo<br />

Jacobs, Patrizi possedeva la Logica, un «ante Syllogismos» e un «Perihermeneias et Syllogismi»,<br />

ma non la Pl!Jsica.<br />

67 Cfr. F. PATRICII Discuss. perip. cit., t. I, L X, p. 144. Di Giorgio Pachimere Patrizi possedeva<br />

la Pl!Jsica, una «Logica quaedam» e un De anima; non sembra invece possedesse le Epitomi<br />

di Teodoro Metochita.


102 Maria Muccillo<br />

se vostra Signoria me ne dà licentia, che altrimenti non lo farei» 69, Patrizi<br />

pregava inoltre il Pinelli di mandargli altro materiale: «Et quando sarà il tempo<br />

le piacerà di m andarmi il testo greco stampato di T rismegisto et acdò che<br />

manco si passi con l'inquisitore che vedrà il libro essere stato stampato altre<br />

volte» 70, In un'altra lettera scritta sempre al Pinelli da Venezia del 31 maggio<br />

1571 Patrizi faceva di nuovo menzione della sua raccolta di frammenti: «Et<br />

però mando a Vostra Signoria la lista delle cose da me raccolte, così di frammenti,<br />

come anco di dogmi, se ben scritto da Posteriori di Aristotele, poiché il<br />

titolo del libro se non mi muto sarà: Antiquissimorum sapientum, tam Gentilium<br />

quam Graecorum, qui ante Platonem atque Aristate/cm philosophati sunt, libelli, fragmenta,<br />

dogmata a F. P. collecta: Aoyza Zoroastri, stampato con commento e uno scritto<br />

che ho da Gemisto. Caldeorum collecta ex Platonicis. Dogmata As.ryriorum: Pselli, ex<br />

Laertio aliisque. Brachmanorum: ex Apollonia atque aliis. Aegyptiorum: ex Mercurio, Jamblicho,<br />

Plutarcho, Palephato ut puto autore, Mysticae Aegyptiorum Theologiae Aristate/i<br />

ascriptae atque aliis. Fragmenta multa Orphei: ex Platonicis Carmina Pythagorae Vita eiusdem<br />

ex Laertio, Porphyrio. Dogmata ex Jamblicho, él< rwv fJeoAoyovpévwv arithmetices,<br />

aliis. Libelli Pythagoreorum: Ocelli, Timei, Architae praecepta et fragmenta, Empedoclis<br />

Sphaera et multa fragmenta multorum Pythagoreorum ex Stobeo. Fragmenta: Xenocratis et<br />

Parmenidis, ex diversis; Zenonis Eleatis Dialectica, ex Procli Theologia; Democriti, ex Stobeo,<br />

ex antiquis epistolis; Anaxagorae ex diversis [ ... ] e ciò per istituire quanto si può<br />

quella antica filosofia» 71,<br />

Come si vede, la fonte patriziana di questa raccolta di frammenti antichi<br />

«per istituire l'antica filosofia» è costituita in gran parte da opere e autori che<br />

facevano parte della sua collezione di manoscritti greci e alcuni di questi, fatti<br />

trascrivere alla vigilia del suo secondo viaggio in Spagna, derivavano proprio<br />

da codici della biblioteca pinelliana. Appare da tutto ciò chiaro dunque che la<br />

biblioteca greca del Patrizi non nasceva soltanto con finalità di carattere commerciale,<br />

ma obbediva a uno scopo scientifico, quello di raccogliere i documenti<br />

di una 'nuova', inedita storia della filosofia antica, ancora in qualche<br />

modo ignota alla cultura occidentale, 'occupata' dalla filosofia di Aristotele e<br />

dei suoi commentatori arabi e latini. Non era dunque un caso che certe opere<br />

e certi autori fossero nella collezione del filosofo. La disponibilità di questo<br />

notevole patrimonio di libri greci è senz'altro un elemento determinante<br />

dell'attività filosofica del Patrizi nel decennio 1570-1581 e, in particolare, della<br />

stesura integrale delle Discussiones peripateticae che furono pubblicate in quattro<br />

tomi a Basilea nel 1581 per i tipi di Perna. Esse vennero in qualche modo a<br />

prendere il posto del progettato 'thesaurus' i cui frammenti furono così utiliz-<br />

6 9 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERso, Lettere cit., p. 7.<br />

7° Cfr. ivi, p. 7.<br />

71 Cfr. ivi, pp. 8-9.


104 Maria Muccillo<br />

senza una occupazione, visto che, come sembra, del commercio dei manoscritti<br />

e della loro pubblicazione egli era, almeno inizialmente, orientato a vivere.<br />

Di ritorno dalla Spagna, come è noto, Patrizi trovò dapprima ospitalità<br />

alla corte modenese, e nel 15 78, presso quella di Ferrara nella quale iniziò uno<br />

dei periodi più felici e culturalmente, se non economicamente, fecondi della<br />

sua vita. Della sua fallita esperienza commerciai-culturale consumatasi negli<br />

anni spagnoli, Patrizi non amerà molto parlare e preferirà piuttosto, a proposito<br />

del suo secondo viaggio in Spagna, accennare alla sua proposta di carattere<br />

militare, non accolta dal sovrano spagnolo 75; e, al massimo, con molto rimpianto,<br />

alla perdita dei suoi preziosi manoscritti 76. Con la vendita della sua<br />

biblioteca greca può considerarsi anche definitivamente chiusa la fase editoriai-commerciale<br />

e storiografica dell'attività del Patrizi. Da questo momento si<br />

apre per il filosofo un periodo di intensa attività creativa e di grande impegno<br />

culturale nel quale la ricerca di libri e di antichi codici obbedisce ormai al solo<br />

scopo della indagine filosofica personale ed è intimamente connessa con la sua<br />

nuova situazione professionale e sociale di professore di filosofia platonica<br />

nell'Ateneo ferrarese, e di ascoltato consigliere e cortigiano nella vivacissima<br />

congerie culturale della corte di quella città. Non è forse azzardato affermare<br />

che se Patrizi ricomincia ora di nuovo a raccogliere materiale documentario,<br />

scritti ed opere rare dell'antichità, ciò accade esclusivamente in vista di un ben<br />

preciso programma scientifico-filosofico. Tale programma trova il suo perno<br />

nel disegno di ridare vita alla tradizione platonica e neoplatonica, ermetica e<br />

caldea, sviluppando e completando il progetto di rinnovamento filosofico e<br />

religioso messo in atto dai platonici quattrocenteschi, soprattutto da Fidno 77,<br />

e di arrivare ad una 'nuova' ed insieme 'antichissima', e perciò stesso 'rinata ',<br />

altra fiata in Ispagna: d'onde dopo tre anni di continui travagli, privo di un tesoro di antichi<br />

libri Greci scritti, ritornato in Italia, sono stato chiamato, sotto la sua magnanima protettione)).<br />

75 Anche ne L'Amorosa Filosofia, scritta a Modena nel 1577, troviamo un riferimento al suo<br />

viaggio in Spagna, ma in esso Patrizi racconta soltanto del suo progetto di riarmo di galere<br />

sottoposto al sovrano spagnolo con scarso successo e non fa cenno alla vicenda dei suoi manoscritti:<br />

« Partitici poi, il Patritio condotto mi seco, mi venne primieramente narrando i suoi travagli<br />

havuti in Spagna et il negotio suo tenuto col Re Catolico in servitio di tutto il Christianesimo.<br />

Giul(io Carrato). E quale negotio fu egli? Quar(enghi). La somma è stata da mostrare a<br />

quel potentissimo Re più maniere di far armate in mare tanto potente che potesse non solo<br />

pareggiare, ma superare ancora le forze del Turco, con che veniva non solo a conservare gli stati<br />

e regni suoi, ma si faceva atto a nuovi e grandi acquisti con assicurare dal commune nemico la<br />

Italia e per conseguenti di tutta la Christianith (cfr. <strong>FRANCESCO</strong> PATRlZI, L'amorosa filosofia, pubblicata<br />

per la prima volta a cura di J. C. <strong>Nel</strong>son, Firenze 1963, pp. 8-9).<br />

76 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 50.<br />

77 Mi sia consentito rinviare, per un esame di questo aspetto dell'attività di Patrizi, a<br />

M. MuccrLLO, Marsi/io Ficino e Frfl!lcesco Patrizi da Cherso, in Marsi/io Ficino e il ritorno di Platone. Studi<br />

e documenti, a cura di G. C. Garfagnini, II, Firenze 1986, p. 657 sgg.


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 105<br />

concezione dell'universo, fisico e metafisica. In sostanza la possibilità di elaborare<br />

la sua 'nova philosophia' platonica, neoplatonica, ermetica e caldea, insieme<br />

anche presocratica e naturale, scaturente dall'armonica cooperazione e sintesi<br />

di ragione ed esperienza, e sbocco coerente e genuino di quella millenaria<br />

tradizione che aveva ricostruito sia attraverso la critica e la consapevole emarginazione<br />

della filosofia aristotelico-scolastica, che con l'utilizzazione della filosofia<br />

greco-bizantina, più di quella erede e depositaria della tradizione classica,<br />

costituisce ora lo scopo della 'nuova' biblioteca che Patrizi ricomincia a raccogliere.<br />

Le lettere costituiscono ancora una volta la fonte più diretta per l'individuazione<br />

di alcuni dei tratti più significativi della sua nuova collezione. Tra le<br />

prime testimonianze di questa rinnovata attività di ricerca di testi, è una lettera<br />

scritta il 27 luglio 1577 da Modena al grande bibliofilo ed erudito romano<br />

Fulvio Orsini a Roma, nella quale Patrizi fa riferimento a un testo di Stobeo e<br />

di Damascio che il nobiluomo romano gli aveva «comunicato», non si sa se<br />

perché lo assumesse a base di una trascrizione, o se per semplice consultazione:<br />

«[ ... ] et io la supplico quanto posso (in relazione alla richiesta di Tarquinia<br />

Molza Porrina di ottenere dall'archivio dei Farnese custodito appunto<br />

dall'Orsini, documenti relativi al suo avo Francesco Maria Molza dei cui scritti<br />

intendeva fare una edizione), confidando che non meno mi sarà cortese per<br />

questa meritevolissima signora, di quello che fu già a me in communicarmi lo<br />

Stobeo e il Damascim> 78. In realtà, come si vedrà dall'elenco dei manoscritti<br />

greci di Patrizi acquistati dal cardinale Federico Borromeo per la Biblioteca<br />

Ambrosiana di Milano, il filosofo possedeva un codice di Damascio del quale<br />

aveva steso un Indice (Pinax) e che sembra avesse in parte egli stesso copiato,<br />

lasciando l'altra parte a Camillo Veneto, che è il copista di molti dei manoscritti<br />

finiti alla morte del filosofo all'Ambrosiana 79. Che il codice patriziano<br />

sia stato ricopiato da quello fattogli avere dall'Orsini, non si è in grado di<br />

stabilirlo; ma la cosa, tenuto conto della lettera del 1577 sopra citata, potrebbe<br />

essere plausibile. Vero è che al f. 1033 del codice, in una nota marginale, si<br />

trova: «finito di vedere adi 11 giugno 1589», ma ciò non esclude necessariamente<br />

che Patrizi possedesse il manoscritto già prima, anche se tuttavia, date<br />

le scarse possibilità economiche del filosofo, non sembra tanto probabile che<br />

egli abbia potuto pagare un copista per far trascrivere, seppure in parte, un<br />

codice cosl imponente. Vero è che Patrizi in questi anni, e cioè all'inizio del<br />

suo insegnamento ferrarese, soffriva di una grande penuria di libri. c1o s1<br />

lamentava in una lettera al duca Alfonso II d'Este, scritta da Ferrara il 27<br />

78 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 12.<br />

79 Cfr. supra, nota 69. A. MARTIN!-D. BASSI, Catalogus Codicum Graecorum Bibliothecae Ambrosia­<br />

nae, cit., II, p. 854, n. 743 (T 113 sup.).


106 Maria Muccillo<br />

agosto 1579, rilevando di non avere ancora ricevuto il pagamento dello stipendio<br />

di due anni di lettura all'Università, per la quale, egli sottolinea, riceveva<br />

«una miseria», e questa miseria tuttavia non riusciva neppure a farsi pagare,<br />

mentre «tutti gli altri forestieri, che hanno letto in questo Studio, sono stati<br />

pagati prontamente di grossissimi salari»so. E aggiungeva: «A me mancano<br />

tutte queste cose (cioè altre fonti di reddito che invece gli altri Lettori dello<br />

Studio avevano), né posso comprare libri a maggior servitio di Vostra Altezza<br />

e per la historia et per altro; et in queste scritture di Po per avventura haverei<br />

fatto cosa migliore, se havessi havuto alcuni libri, e haverei fatto stampare il<br />

Polibio, già dedicato a Vostra Altezza» st. Per le sue ricerche Patrizi si industriava<br />

come poteva, facendosi prestare libri e manoscritti da suoi amici, come il<br />

Pinelli ad esempio, che, come già negli anni '70, lo assisteva fornendogli materiale<br />

per la sua biblioteca, o ricevendo da Patrizi stesso manoscritti che gli<br />

chiedeva di procurargli. La lettera inviata dal filosofo il 1 gennaio 1582 all'insigne<br />

erudito padovano indica significativamente il tipo di scambio librario<br />

che si verificava fra i due. Patrizi inviava, su sua richiesta, al Pinelli un manoscritto<br />

in folio di 262 carte contenente opere di Teodoro Metochite, importante<br />

autore bizantino morto nel 1332 e principale esponente del movimento di<br />

rinascita della cultura greca classica promosso dall'imperatore Andronico II<br />

Paleologo; e da parte sua lo pregava di comunicargli «che musici ha», e cioè<br />

quali manoscritti musicali avesse, nonché l'incipit e l'explicit del Commento di<br />

Porfirio alla Musica di Tolomeo sz. Patrizi conosceva quest'opera di Porfirio<br />

perché faceva parte della sua collezione cipriota, e di essa sembra avesse spesso<br />

bisogno data la sua costante riflessione sulla musica, strettamente congiunta<br />

alle sue ricerche nel campo della matematica e della geometria. <strong>Nel</strong> decennio<br />

1580-1590 non si hanno notizie precise sul processo di formazione della 'nuova'<br />

biblioteca greca del Patrizi. E probabile che egli molto attingesse a quelle<br />

dei suoi amici.<br />

In questi anni, impegnato nell'insegnamento universitario e coinvolto in<br />

tutta una serie di polemiche di carattere letterario, che poi sfociarono nell'imponente<br />

lavoro di stesura della Poetica 83, ed anche filosofico, come quella con<br />

l'Angelucci 84, Patrizi si adoperò per portare a compimento progetti disegnati<br />

80 Cfr. F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERso, Lettere cit., p. 23.<br />

81 Cfr. ibid. Il Polibio di cui parla qui Patrizi è La Militia Romana cit., che, come sì è detto,<br />

egli aveva già cercato di pubblicare nel 1573 senza successo (cfr. supra, nota 22).<br />

az Cfr. E. )ACOBS, op. cit., p. 18.<br />

83 Patrizi fu impegnato nella stesura di quest'opera tra il 1586 e il 1588 in questo stesso<br />

periodo si svolsero le polemiche con il Mazzoni e con il Tasso.<br />

84 Gli aristotelici attaccarono le Discussiones peripateticae soprattutto con Teodoro Angelucci<br />

che scrisse due opuscoli (THEODORI ANGELUTII Quod methaphysìca sint, eadem quam physit:a, nol/4 [ ... ]<br />

sententia. Qua multo obiter obscuriora Aristotelis, et magis recondita dogmata explicatur, Venetiis 1584 e


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 107<br />

precedentemente al suo ritorno dalla Spagna. In primo luogo riuscì a pubblicare<br />

un'opera che, a quanto sembra dalle lettere, gli stava grandemente a cuore e<br />

che aveva già preparato molti anni prima, all'epoca della sua collaborazione<br />

editoriale con il nipote Giovanni Franco. Infatti egli potè finalmente, nel<br />

1583, pubblicare la sua Militia Romana di Polibio, per la quale già in precedenza<br />

si era raccomandato al Pigna, segretario del duca di Ferrara ss. Inizia in questo<br />

periodo anche la feconda collaborazione con lo stampatore Mammarelli di<br />

Ferrara che pubblicò la traduzione patriziana degli Elementa theologica e degli<br />

Elementa physica di Proclo, traduzione che Patrizi aveva effettuato nel 1581 su<br />

un manoscritto da lui stesso copi·ato da un esemplare del secolo quindicesimo,<br />

come risulta da una nota da lui apposta sul f. nv: «fu tratta questa copia da<br />

uno esemplare scritto già 112 anni», e che fa parte appunto del gruppo dei<br />

manoscritti fatti acquistare dal cardinale Borromeo per la Biblioteca Ambrosiana<br />

86. È interessante, perché rivela con chiarezza il programma patriziano relativo<br />

alla diffusione della filosofia tardo neoplatonica e quindi anche l'orientamento<br />

delle sue acquisizioni bibliografiche, quanto si afferma nella Dedica al<br />

medico Antonio Maria Parolario. Qui egli cita la serie dei commenti di Prodo,<br />

da quelli a Euclide e a Tolomeo, a quelli a Platone, e cioè al Timeo, al<br />

Primo Alcibiade, al Crati/o, al Parmenide, alla Repubblica, nonché i sei libri della<br />

Teologia Platonica, commenti nella gran parte non ancora editi e nessuno ancora<br />

tradotto in latino. Egli ricorda, «in hoc platonicae philosophiae genere», gli<br />

'elegantissimi' commenti al Fedro, gli estratti 'dottissimi' provenienti da commenti<br />

al Pedone e al Filebo e l'intero commento al Gorgia di Olimpiodoro. Ma<br />

«omnium eminentissimae» egli considera le Quaestiones de principiis rerum di<br />

Damascio, opere tutte che «Si pubblice viserentur», infiammerebbero gli animi<br />

all'amore del sapere 87. Di queste opere, all'epoca in cui scriveva la citata epistola<br />

dedicatoria, e cioè il 10 maggio 1583, egli afferma soltanto che «extant»,<br />

ma non dice di averle, anche se le conosceva perché erano, in parte, nella sua<br />

Exercìtationum T.A. cum Francisco Patritio liber primus. In quo de methaphysicomm authore appella/ione et<br />

dispositione disputatur, Venetiis 1585, suscitando la reazione di Francesco Muti da Cosenza, telesiano<br />

(FRANCISCI MuTI CosENTINI Disceptationum libri V contra calumuias Theodori Angelutii in maximum<br />

philosophum Francìscum Patricìum in quibus pene universa Aristotelis philosophia in examen adducitur, Ferrariae<br />

1587). Sull'atteggiamento di Patrizi nei confronti della filosofia telesiana cfr. F. FIORENTINO,<br />

Bernardino Telesio, ossia studi storici su l'idea della natura nel Risorgimento italiano, II, Firenze 1874, pp. 1-<br />

19, 375-399.<br />

85 Cfr. la lettera a Giovan Battista Pigna, segretario ducale, del 12 settembre 1573 (F. PA­<br />

TRIZI DA CHERSO, Lettere cit., p. 10). Su quest'opera si veda ora C. VAsou, Il «platonico machiavellico>>:<br />

gli scritti «militari>>, in ID., Francesco Patrizj da Cherso, Roma 1989, pp. 229-234.<br />

86 Cfr. A. MARTINr-D. BAssr, Catalogus cit., I, p. 39, n. 38 (A 112 sup.).<br />

87 Cfr. PROCLI LYCII <strong>DI</strong>ADOCHI Elementa Theologica et Physica, quae Franciscus Patricius de Graecis,<br />

fecit latina, Ferrariae, apud Dominicum Mammarellum, 1583, Dedica.


108 Maria Muccillo<br />

collezione di manoscritti raccolta a Cipro 88. Allo stato attuale delle ricerche,<br />

non si può dire nulla di sicuro sulla datazione dei manoscritti che poi andarono<br />

ad arricchire la collezione dell'Ambrosiana, ad eccezione di alcuni che puntualmente<br />

indicheremo. Tuttavia si ha l'impressione che, ad eccezione di quello<br />

già segnalato che venne appunto trascritto da Patrizi stesso nel 1581, tutti<br />

gli altri siano da ascriversi agli anni successivi al 1589. È probabile che il filosofo<br />

tra 1'83, data di stesura della traduzione latina degli Elementi teologici e degli<br />

Elementi fisici di Proclo, e 1'87, anno di pubblicazione di un suo testo dedicato<br />

alla geometria, oltre che della composizione delle sue Deche sulla poetica e delle<br />

sue sortite in tema di polemiche letterarie ed erudite, attendesse alla riflessione<br />

su problemi di carattere filosofico-matematico, è in particolare tentasse<br />

una sua elaborazione del metodo geometrico, che, completando l'opera di<br />

Euclide e di Proclo, soddisfacesse meglio al concetto di scienza. Ci riferiamo al<br />

Della nova geometria 89, nella quale egli afferma di offrire quella 'via regia' per<br />

l'apprendimento di questa disciplina che geometri antichi come Euclide e Prodo<br />

avevano negato poter esistere. In particolare bisogna ricordare che Patrizi<br />

era in questi anni in rapporto con Gianbattista Benedetti, matematico di corte<br />

del duca Carlo Emanuele a Torino, che sosteneva posizioni antiperipatetiche.<br />

Da un accenno contenuto in una delle lettere dal Patrizi a lui dirette del 5<br />

dicembre 1586 90, sembra potersi arguire che egli pensasse di proseguire la sua<br />

opera innovativa proprio nel campo delle matematiche. Non a caso in questi<br />

stessi anni è in contatto anche con il Bottrigari, anch'egli matematico, poeta e<br />

disegnatore e uno degli autori che contribuirono allo sviluppo delle teorie<br />

musicali del tardo Rinascimento. A prova di quanto qui ipotizzato si può<br />

addurre la pubblicazione, avvenuta nel 1587, dei due libri De spacio 91, che<br />

88 Cfr. supra, p. 19; E.JACOBS, op.cit., pp. 17-18.<br />

89 Cfr. DeJ/a nuova geometria di Frane. Patrici libri X V Ne' quali con mirabile ordine, e con dimostrazioni<br />

à marauìglia più facili, e più forti delle usate si vede che le Matematiche per via regia, e più piana che da gli<br />

antichi fotto non si è, si possono trattare. Al Serenissimo Carlo Emanuele Duca di Savoia, In Ferrara,<br />

Per Vittorio Baldini Stampator Ducale, 1587. L'assunto perseguito dal Patrizi in quest'opera è di<br />

indicare una 'via' più breve e più facile per comprendere la geometria di quella proposta da<br />

Euclide. Egli sosteneva che vi può essere una dimostrazione chiara di quelle proposizioni che<br />

dagli antichi geometri vennero considerate in dimostrabili. E infatti, se per «scienza» deve intendersi<br />

«quel sapere, che o per diffinizione della essenza, o per dimostrazione delle proprietà<br />

essenziali si acquista, e per deduzione degli effetti dalle lor cagioni, in tutti e tre i modi scienza<br />

vi è del punto, delle linee [ ... ]» (cfr. ivi, Dedica). Una parte di quest'opera, tradotta in latino,<br />

sarà stampata da Patrizi nel l. III della Pancosmia (FRANcrscr PATRICII Nova de universis philosophia<br />

cit., Pancosmias liber tertius De pl?Jsici ac mathematici spacii, affectionibus, ff. 69'-73').<br />

9° Cfr. la lettera del 5 dicembre 1586 in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 44.<br />

91 Cfr. FRANCISCI PATRICII Philosophiae, De rerum natura libri li priores, alter de spacio pl?Jsico, alter<br />

de spacio mathematico, Ferrariae, Victor. Baldinus, 1587 (anche quest'opera venne ripubblicata nella<br />

Nova de universis philosophia cit., Pancosmias liber primus (De spacio pl?Jsico), ff. 61'-65"; l. II (De spacio<br />

mathematico), ff. 66'-68").


La biblioteca greca di Francesco Patrizi 109<br />

dovevano essere, come Patrizi stesso afferma in una lettera a Lorenzo Giacomini<br />

Tebalducci, il «principio della sua filosofia»: «ben dirà vostra signoria<br />

che io ho disviato dietro ad un folle pensiero di non più valida filosofia» 92,<br />

Questi tentativi di elaborazione di una 'nuova matematica' e di una 'nuova<br />

geometria' non sembrano avere avuto un particolare seguito. Dalle lettere che<br />

riguardano gli anni successivi al 1587, risulta soltanto che Patrizi si orientò<br />

soprattutto verso la pubblicazione del materiale che aveva pronto, in particolare<br />

il suo 'thesaurus', che doveva abbracciare dieci libri 93, i suoi quattro libri 'in<br />

materia platonica', stesi tra la fine di settembre e la fine di novembre del1588 (De<br />

Piatonicae pbiiosophiae scopo et praestantia; Cur Piato diaiogos scripserit; De ordine Platonicorum<br />

diaiogorum e De Piatonicae pbiiosopbiac cum Christiana consonantia et Aristotelicae ab<br />

utraque dissonantia) libri che non erano però ancora la sua 'filosofia', da lui ripresa<br />

solo in quello stesso mese di novembre 1588 e che doveva 'trovare' la «causa<br />

prima» con metodo aristotelico, ma non per via del moto, bensì per via del lume<br />

e della luce (Panaugia), e dedurre poi con 'metodo platonico' i prodotti della luce<br />

(Pancosmo). In quello stesso periodo era prossimo a finire De iis quae in mare ftunt, De<br />

iis quae ftunt in terra et sub terra, De iis quae in mare et aquis ftunt; dopo di che doveva<br />

stendere il De bumana pbiiosopbia, con cui si chiudeva il circolo della creazione, con<br />

il ritorno dell'uomo 'in paradiso' 94, Per richiamare l'attenzione su questi suoi<br />

studi su Platone e sulla sua 'filosofia', egli si rivolgeva appunto al circolo degli<br />

amici fiorentini 9s, cultori di filosofia platonica, cosl come per 'piazzare' i suoi<br />

studi matematico-musicologici si era rivolto agli amici di T orino. Le lettere di<br />

questo periodo non contengono cenni all'acquisto o alla trascrizione di manoscritti<br />

greci. È tuttavia evidente, dai tredici codici a lui appartenuti presenti nella<br />

Biblioteca Ambrosiana, che essi erano stati trascritti in funzione di questi suoi<br />

studi, sia di quelli di carattere matematico-musicale, sia di quelli relativi alla sua<br />

'filosofia' nella quale egli faceva proprie, in modo originale, alcune posizioni di<br />

quegli autori delle cui opere, come si è visto, egli lamentava la mancata pubblicazione,<br />

traduzione e diffusione, e cioè quelle di Proda, di Ermia, di Olimpiodoro e<br />

di Damascio.<br />

Già infatti nelle quattro operette ricordate, che vennero poi in parte pubblicate<br />

in calce alla sua Nova de universis pbiiosopbia nel 1591, anche se non sono<br />

presenti riferimenti a manoscritti da lui posseduti, si trova comunque menzione<br />

di alcune delle opere contenute nei codici che possedeva. Ad esempio, nell'opu-<br />

92 Cfr. lettera del 29 giugno 1587, in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 57.<br />

93 Cfr. lettera di Sigismondo Snizer (forse Sigmund Schnitzer medico a Bamberg) del 22<br />

maggio 1588 da Ferrara in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., pp. 61-62.<br />

94 Cfr. lettera del 27 novembre 1589 a Baccio Valori da Ferrara in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO,<br />

Lettere cit., p. 70.<br />

95 Cfr. ivi, pp. 70-7l.


110 Maria Muccillo<br />

scolo Dell'ordine de' libri di Platone 96, esponendo il significato del Crati/o nella filosofia<br />

di Platone, cita il Commento di Proclo, dal quale riprende appunto l'idea che<br />

lo scopo del dialogo fosse «mostrare che l'anima humana porta nell'essenza sua<br />

certa forza assomigliatrice», e poco oltre cita l'Alcibiade I «sopra il quale habbiamo<br />

di Proclo altissimi e nobilissimi questioni»; a proposito del Timeo ricorda i commenti<br />

di Proclo, di Calcidio e Ficino, e riferendosi alle difficoltà di questo testo<br />

platonico, aggiunge: «Ma la oscurità ci vien levata dà commentari di Proclo, dal<br />

Libro de' principii di Damascio e dal Ficino» 97. A proposito del Pedone, ricorda il<br />

commento di Olimpiodoro 98. Ancora, nello scritto che figura in appendice alla<br />

Nova de universis philosophia con il titolo Plato exotericus egli riporta, in greco, un<br />

brano dal Commento di Proclo al Parmenide99, e a proposito del 'vero' ordine dei<br />

libri di Platone 1oo cita il Commento dello stesso autore all' Alcibiade Il <strong>Nel</strong>la Nova<br />

de universis philosophia figura inoltre un brano testuale dal Commento procliano al<br />

Timeo 101 e una lunga citazione in greco dal «tertio suo [scil. Procli] in Parmenidem<br />

commentario», contenente un frammento di Orfeo 102. Va osservato che<br />

nella Nova de universis philosophia le citazioni dei commenti neoplatonici riguardano<br />

soprattutto l'antichissima sapienza, più rara e meno nota, e perciò più significativa.<br />

Cosi anche Damascio, Siriano, insieme a Proclo, sono qui importanti soprattutto<br />

come tramiti di quell'antichissima 'theologia' 103. Interessante, per la tematica<br />

qui trattata, è anche un accenno a Giorgio Gemisto Pletone da lui 'trovato'<br />

in Cipro: «Sed alius quidam author, quem in Cypro invenimus, et forte fuerit,<br />

Georgius Pletho: qui et ipse, uti Psellus, aliquot Zoroastri oracula exposuit, paulo<br />

aliter, rem hanc triadarum refert» 104, ma anche in questo luogo egli è ricordato<br />

96 Pubblicato dall'Aguzzi Barbagli in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., pp. 178-188, dal<br />

ms. P. 224 sup., fascicolo IX, ff. 2'-9' della Biblioteca Ambrosiana. L'opuscolo era dedicato al<br />

cardinale Borromeo.<br />

97 Cfr. ivi, p. 187.<br />

98 Cfr. ibid.<br />

99 Cfr. FRANCrscr PATRICII Nova de universis philosophia cit., Plato cxoteriros, f. 42'.<br />

100 Cfr. ivi, f. 44•.<br />

101 Cfr. FRANCrscr PATRICII Nova de rmiversis philosophia, Panaugiae liber decimus (De fonte ac Patre<br />

luminum), ff. 22'·•. Su questo trattato della Nova si vedano, tra gli studi più recenti, A. A. SPE<strong>DI</strong>CA­<br />

TI, Sulla teoria della luce in F. Patriv, «Bollettino di Storia della filosofia dell'Università degli studi<br />

di Lecce», V (1977), pp. 244-263; A. L. PuGLIAFITO, Per uno studio della


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 111<br />

soprattutto come espositore di oracoli. <strong>Nel</strong>lo stesso testo Proclo e Damascio sono<br />

ancora citati nella P anarchia 105, mentre una menzione del Commento procliano al<br />

Parmenide figura nello Zoroaster 106, Per la sua edizione dei testi ermetici in appendice<br />

alla Nova de universis philosophia sappiamo, per sua stessa dichiarazione, che<br />

Patrizi aveva utilizzato manoscritti che aveva trovato a Cipro, nel monastero<br />

Enclistra, e come per lo Zoroaster, aveva presumibilmente utilizzato materiale già<br />

raccolto negli anni '70 e che aveva appunto dovuto aspettare venti anni prima di<br />

poter vedere pubblicato. E infatti, tanto I'Hermes che lo Zoroastcr contengono<br />

frammenti derivanti da opere e autori che facevano parte della prima collezione<br />

del Patrizi nella quale figuravano appunto non solo i commenti neoplatonici, ma<br />

anche i testi eremetici, il Suida, il testo del Contra Iulianum di Cirillo, da lui ricordati<br />

107.<br />

Ma più ancora che la Nova de universis philosophia, un testo soprattutto rivela<br />

l'uso della 'seconda biblioteca' patriziana per l'elaborazione della sua 'filosofia',<br />

un testo che non fu mai pubblicato e che avrebbe dovuto far parte della<br />

redazione 'completa' della Nova. Ci si riferisce al De humana philosophia, trattato<br />

rimasto incompiuto, contenuto nel ms. Barberiniano greco 180 della Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana, in parte steso in latino, e in gran parte in greco, nel quale<br />

Patrizi aveva iniziato a trattare dell'anima umana, della sua natura e facoltà,<br />

basandosi quasi totalmente su testi tardo-neoplatonici 1os. Egli aveva qui trascritto,<br />

o parafrasato, in lingua greca, sotto specifici lemmi, passi tratti da vari<br />

autori antichi: Platone, talora lo stesso Aristotele, Ermete, Zoroastro; ma, più<br />

frequentemente ed ampiamente, talvolta per interi fogli, brani da Porfirio,<br />

dai commenti platonici di Prodo, e Olimpiodoro e dal De principiis<br />

ws Cfr. ivi, L XIX, f. 40•.<br />

106 Cfr. FRANCISCI PATRICII Zoroaster, in Nova de universis philosopbia cit., ff. 4•-s• e, soprattutto,<br />

il passo a f. 7', nel quale Patrizi lamenta la perdita del commento di Pico agli Oracoli zoroastriani,<br />

e ancora, dei XL libri di Amelio, i quattro libri di Porfirio, i commenti di Giamblico<br />

citati da Damascio, quelli di Siriano il Grande. Tali opere egli non aveva potuto rintracciare<br />

nelle sue ricerche cipriote e non figuravano fra quelle in suo possesso vendute a Filippo II.<br />

107 «Sed extat, et alius titulo sacri libri, quem nos in Cypro in monasterio cui nomen<br />

Endistra, simul cum reliquis invenimus. Et quem Ioan. Stobaeus Edogis suis Physicis inseruit,<br />

cum Fragmentis aliis, et libellis etiam non paucis, partim extantium, partim etiam non extantium.<br />

Quae omnia nos in unum contulimus volumen, simul cum iis pauculis, quae tum apud<br />

Cyrillum, libris contra Iulianum, tum apud Suidam reperimus, et iuxta nostra illa exemplaria,<br />

plusquam mille quadraginta loca, tum in Ficinianis tum in Stobaeanis, et Candallianis emendavimus».<br />

Tale manoscritto di Ermete non sembra figurare né nella lista dei manoscritti patriziani<br />

escurialensi, né in quella degli ambrosiani. Lo stesso Jacobs si chiedeva dove fosse andato a<br />

finire (cfr. E. JACOilS, op. cit., p. 28 nota 5). Per i libelli ermetici già raccolti, cfr. la lettera citata<br />

in nota 94 a Sigismondo Snizer in F. <strong>PATRIZI</strong> DA CHERSO, Lettere cit., p. 62.<br />

108 Mi sia consentito rinviare, a proposito di questo testo, a M. MucCILLO, Il «De bumana<br />

philosophia)> di Francesco Patri!(j nel ms. Barbcriniano greco 180, «Miscellanea Vaticana», IV (1990),<br />

pp. 281-307.


112 Maria Mucci/lo<br />

di Damascio. Questi ultimi autori, delle cui opere egli possedeva i manoscritti,<br />

sono, come si è detto, citati nell'originale greco, accompagnati da numeri che<br />

forse corrispondevano al numero del foglio e a quello dei capitoli in cui egli<br />

aveva suddiviso il testo greco. La schedatura dei passi in greco che costituisce<br />

la maggior parte del trattato, parte che Patrizi non aveva ancora riesposto in<br />

latino, offre una panoramica dei luoghi paralleli di questi autori sullo stesso<br />

tema, e mira in qualche modo ad integrare, appunto con l'apporto dei commenti<br />

tardo-neoplatonici, la dottrina platonica là dove essa si presentava oscura<br />

o carente nello svolgimento di argomenti che, se erano forse irrilevanti in<br />

Platone, erano però diventati assai importanti nella sua scuola. Ci si riferisce<br />

in particolare al tentativo di delineare intorno all'anima una dottrina completa<br />

che esponesse non solo la sua natura e il modo in cui essa si unisce al corpo,<br />

ma ne esaminasse più da presso il meccanismo di funzionamento nell'esplicazione<br />

delle varie attività conoscitive e psicologiche, come, ad esempio, le 'potenze<br />

dell'anima', la 'reminiscenza' e la 'dimenticanza', il significato della sua<br />

'razionalità' o 'irrazionalità', di 'opinione' e 'scienza', 'fantasia', 'senso' e via<br />

di seguito. Ora, sembra probabile (e qualche saggio di verifica da noi effettuato<br />

lo conferma), che Patrizi abbia usato per la stesura di quest'opera, proprio quei<br />

manoscritti che aveva raccolto nei quindici anni successivi alla vendita della<br />

sua collezione cipriota, e che ci sono pervenuti tra quelli della Biblioteca<br />

Ambrosiana di Milano.<br />

In una delle ultime opere filosofiche del Patrizi, posteriore alla pubblicazione<br />

della Nova de universis philosophia e alla stesura del De humana philosophia<br />

avvenuta tra la fine del 1591 e l'inizio del 1592, nel De numerorum mysteriis,<br />

inedito nel ms. H 180 inf. della Biblioteca Ambrosiana, di cui chi scrive sta<br />

preparando una edizione, si trovano ancora ricordate opere della sua 'seconda<br />

biblioteca'. Patrizi cita infatti il Commento di Proclo al Parmenide e la sua Elementatio<br />

theologica: «Proclus in commentarijs in Parmen. l et eadem unorum et<br />

multorum diuisione est usus. sed l in Theologids suis elementis, statim primo,<br />

validissima l demonstrauit demonstratione, scil. quod l Omnis multitudo quadam<br />

tenus particeps est unius. l» 109, Tra gli autori utilizzati nella stesura di<br />

questo testo, un posto di grande rilievo occupano Anatolio e Nicomaco di<br />

Gerasa dai cui Arithmetices theologumena egli cita estratti in latino 110. Questo<br />

scritto faceva parte della collezione cipriota del filosofo, ma non figura tra i<br />

manoscritti venduti ali' Ambrosiana. Il De numerorum mysteriis reca la data del<br />

VII febbraio 1594 e costituisce, se si eccettuano i Paralleli militari che Patrizi<br />

stava già scrivendo e che usciranno nell'anno successivo, e i vari rimaneggia-<br />

109 Cfr. ms. H 180 Inf. ddla Biblioteca Ambrosiana di Milano: FRANCiscr PATRITIJ De<br />

numerorum mysteriis, f. 153'.<br />

11o Cfr. FRANcrscr PATRITIJ De numerorum mysteriis cit., passim.


La biblioteca greca di Francesco Patrizj 113<br />

menti della Nova de universis philosophia di cui testimonia il ms. Palatino 650 della<br />

Biblioteca Palatina di Parma, l'ultima sua opera a noi nota. A questa data la<br />

'nuova biblioteca' del Patrizi può dirsi tutta costituita nella forma in cui ci è<br />

pervenuta nei cataloghi della Biblioteca Ambrosiana di Milano 111. Si tratta di<br />

tredici codici, tutti, eccetto due, venduti dal nipote del filosofo a Roma nel<br />

<strong>1600</strong> a un inviato del cardinale Federico Borromeo, tre anni dopo la morte del<br />

filosofo 112. Tutti i manoscritti sono cartacei e di scrittura recente, del secolo<br />

XVI. Di alcuni di essi è indicata con precisione la data di scrittura e lo scrittore,<br />

che in qualche caso è lo stesso Patrizi, ma più spesso il celebre Camillo<br />

Veneto, che si è già avuto modo di menzionare. Gli autori di cui i manoscritti<br />

contengono le opere, salvo qualche eccezione, sono filosofi della tarda scuola<br />

neoplatonica: in primo luogo Proclo, di cui Patrizi possedeva la Elementatio<br />

theologica in un codice da lui stesso copiato da un esemplare assai più antico 113,<br />

la Theologia Platonica, i Commenti all'Alcibiade I, il libro VII ed ultimo del Commento<br />

al Parmenide, ancora oggi dato, ma forse a torto, dagli studiosi per perduto,<br />

parti degli Sco/ii al Crati/o; Olimpiodoro di cui aveva gli Sco/ii al Filebo, al<br />

Gorgia, al Pedone; Ermia, con gli Sco/ii al Fedro; gli Sco/ii all'Iliade di Omero e le<br />

Allegorie sulla stessa opera di Tzetze; la Periegesis di Dionisio. Era questo un<br />

materiale su cui Patrizi direttamente lavorava e che gli era servito appunto per<br />

l'elaborazione della sua 'filosofia' platonica, come si è cercato di dimostrare<br />

attraverso l'individuazione dei riferimenti nelle lettere e nelle opere, e come<br />

risulta altresi dalle numerose note, schemi e glosse di suo pugno in margine ai<br />

codici. Di tali manoscritti si dà qui l'elenco come risulta dal Catalogus Codicum<br />

Graecorum Bibliothecae Ambrosianae, a cura di A. Martini e D. Bassi:<br />

(A 112 sup.) a<br />

Procli Diadochi Platonici Institutio theologica.<br />

(M 84 sup.) h<br />

1 Procli Diadochi in primum Platonis Alcibiadem, cum lemmatis margin.<br />

nonnullis ab initio et hic illic variis lectionibus; ( Michaelis) P selli epistulae ad<br />

Caesarem (133)'), ad Aemilianum Antioch. patriarch. (138"); (142•) ad Leonem à.au­<br />

KE)). (i. e. protosyncellum), (143") ad Xiphilinum.<br />

111 Cfr. A. MARTINI-D. BASSI, Catalogus cit., I, p. 39, n. 38 (A 112 sup.); II, p. 643, n. 530<br />

(M 84 sup.); p. 718, n. 636 (P 110 sup.); p. 854, n. 743 (T 113 sup.); p. 908, n. 812 (A 171 inf.);<br />

pp. 910-911, n. 816 (A 193 inf.); p. 949, n. 853 (C 79 inf.); p. 973, n. 871 (C 173 inf.); p. 1047,<br />

n. 954 (D 285 inf.); p. 1059, n. 978 (D 472 inf.); pp. 1104-1105, n. 1035 (H 27 inf.); p. 1107,<br />

n. 1040 (H 252 inf.); p. 1125, n. 1052 (I 86 inf.).<br />

112 Cfr. le nostre osservazioni, supra, nota 1.<br />

113 Cfr. A. MARTINI-D. BASSI, Catalogus cit., I, p. 39.<br />

a) Trascritto nel 1581 da Patrizi da un esemplare antico di 112 anni.<br />

b) Venduto a Roma dal 'figlio' del Patrizi nel <strong>1600</strong>.<br />

IO


118 Maria Muccillo<br />

della formazione della sua biblioteca, iniziatosi con la vendita dei codici ciprioti<br />

e con l'ingresso del filosofo nell'attività universitaria e cortigiana, sembra<br />

obbedire quasi esclusivamente all'esigenza della composizione delle sue opere<br />

e dello sviluppo della sua attività scientifica e filosofica. Ma entrambi i<br />

momenti, e quindi tutta l'attività di ricerca bibliografica del Patrizi, oltre a<br />

rivelare la sua irresistibile vocazione di bibliofilo ed erudito, denota altresì la<br />

fedeltà ad un orientamento filosofico platonico-neoplatonico scelto fin dagli<br />

anni giovanili e coerentemente sviluppato nel corso dell'intera vita, non solo<br />

attraverso la critica alla tradizione aristotelica e l'originale approfondimento<br />

della problematica platonica, bensì anche con una appassionata attività di<br />

ricerca di codici volta ad arricchire e perfezionare la conoscenza del pensiero<br />

neoplatonico con la scoperta, edizione e traduzione di tutte quelle opere del<br />

neoplatonismo ancora ignote all'Occidente e capaci, a suo avviso, una volta<br />

diffuse e conosciute, di promuovere quella svolta culturale e religiosa che<br />

Patrizi auspicava e a cui aveva dedicato la sua attività di professore e filosofo.

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