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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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voi per 17 anni, secondo le mie forze, per ordine di Dio e del nostro padre Orsiesi; è lui<br />

infatti il nostro padre comune. Se gli obbediamo e osserviamo le regole che ci ha dato, è<br />

segno che abbiamo fiducia che Dio è e sarà sempre con noi. Se cominciamo a esporre le<br />

lodi anche degli altri uomini di valore venuti dopo il nostro padre Pacomio, il discorso<br />

sarebbe molto lungo, soprattutto per ciò che riguarda nostro padre Orsiesi, uomo<br />

perfetto. La maggior parte di voi ha sentito gli elogi che di lui fece il nostro defunto<br />

padre, quando lo stabilì come superiore a Seneset. Lo paragonò ad una lampada d’oro<br />

he rischiara la casa del Signore, dicendo poi: Oggi è stata introdotta la fidanzata di<br />

Cristo. Il nostro padre, infatti, riconosceva in lui un uomo buono verso tutti e senza<br />

malizia, come una pecora, obbediente; si occupavano insieme degli affari dei fratelli. Vi<br />

ripeto spesso tutto ciò, perché nostro padre lo aveva a cuore».<br />

Teodoro si intratteneva in privato con i fratelli, li esortava con slancio, come se si stesse<br />

preparando ad andarsene presto dal Signore: così, avendo mostrato a ciascuno la<br />

salvezza dell’anima, non sarebbe stato rimproverato. Poi si alzò e pregò con i fratelli;<br />

ognuno fece ritorno nella sua dimora pieno di tristezza per ciò che Teodoro aveva detto,<br />

che cioè, stava per andare dal Signore, lasciandoli orfani.<br />

Visita di Atanasio<br />

200. Qualche tempo dopo, più avanti nell’anno, durante i giorni della Quaresima, nei<br />

quali nostro Signore digiunò per la nostra salvezza, Orsiesi sentì dire a Seneset che il<br />

beato Atanasio, vescovo di Alessandria veniva a sud, nella Tebaide, per confermare<br />

tutte le chiese nella fede di Cristo. Mandò subito a cercare il nostro padre Teodoro a<br />

Pbow, perché andasse incontro all’arcivescovo. Immediatamente Teodoro, presi con sé<br />

cinque fratelli, s’imbarcò su di una piccola nave e si diresse a nord, verso Seneset. Qui<br />

pregò Orsiesi di andare lui stesso incontro all’arcivescovo. Ma Orsiesi rifiutò,<br />

soprattutto perché spesso aveva inteso nostro padre Pacomio fare l’elogio<br />

dell’arcivescovo e chiamarlo padre della fede ortodossa del Cristo. Orsiesi dunque non<br />

voleva partire, a causa della sua profonda umiltà, e spingeva Teodoro ad andare<br />

dall’arcivescovo, dicendogli: «Se vai tu, è come se andassi anch’io, perché noi due<br />

siamo come un uomo solo, una sola anima, un solo spirito». Teodoro rispose allora ad<br />

Orsiesi: «Ricordati di noi nelle tue preghiere, e aspetta che Dio ci riconduca a te,<br />

utilmente e pacificamente». Lasciò allora Orsiesi che, insieme ad altri fratelli, lo aveva<br />

accompagnato alla sua barca e che gli diceva: «Saluta l’arcivescovo, padre della fede!».<br />

201. Teodoro, con i fratelli, partì verso nord. L’arcivescovo si trovava nel nord della<br />

diocesi di Smoun; era montato su di un asino e una folla immensa lo seguiva: vescovi,<br />

innumerevoli chierici con lumi e ceri, e monaci venuti da ogni parte, che cantavano<br />

salmi e cantici. Teodoro sbarcò all’altezza dei monasteri della diocesi di Smoun, prese<br />

con sé tutti quei fratelli e s’incamminò verso nord, a piedi, incontro all’arcivescovo;<br />

recitavano insieme le parole della santa Scrittura e i Vangeli di nostro Signor Gesù<br />

Cristo. L’arcivescovo, vedendoli da lontano, riconobbe che erano i figli di Pacomio, cui<br />

Dio aveva accordato il favore di riunire la santa congregazione. Mentre erano ancora<br />

lontani, Atanasio disse, a loro riguardo: «Chi sono quelli che volano al di sopra di me<br />

come nubi, come colombe con i loro piccoli?». Quando si furono avvicinati, Teodoro<br />

mandò avanti i fratelli anziani, perché abbracciassero l’arcivescovo prima di lui: egli<br />

infatti fuggiva la vanagloria. Ma l’arcivescovo, grazie allo spirito che dimorava in lui,

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