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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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non ci rendiamo più conto di lui, che ha fatto di questa comunità un solo spirito e un<br />

solo corpo, con gli altri santi nostri padri che l’aiutarono mentre fondava questa santa<br />

congregazione. Ecco che il Signore, per mezzo di Geremia, ha benedetto la casa di<br />

Gionadab, figlio di Rechab, dicendo: Gionadab non mancherà di discendenti che siano<br />

alla mia presenza tutti i giorni della vita, perché hanno seguito le istruzioni del loro<br />

padre. Noi crediamo che la benedizione del nostro padre resterà con noi e con i nostri<br />

successori, sempre, davanti a Dio. Quindi non siamo negligenti e non dimentichiamo le<br />

leggi e i precetti che ci ha dato mentre era con il corpo in mezzo a noi.<br />

Che cosa abbiamo, infatti, di più degli altri uomini? Che cosa? Forse il fatto che siamo<br />

vestiti diversamente, e abbiamo la vita cinta da un cordone? O che siamo raggruppati in<br />

una congregazione? Ma ce ne sono molti riuniti insieme come noi, che portano il nostro<br />

stesso abito: la gloria e la grazia del Signore nostro Dio riempie infatti il mondo intero.<br />

Ma ciò che il Signore ci ha accordato in più è ciò che ci è stato dato dal defunto nostro<br />

padre. Egli è vissuto come i profeti, seguendo la condizione di servo, nella quale,<br />

secondo il Vangelo, visse nostro Signore, e che fu senza offesa, come voi stessi potete<br />

testimoniare. Voi sapete che egli ci istruiva, tra le lacrime, come dice Paolo nel libro<br />

degli Atti, di coloro che egli istruiva; sapete anche che ci riuniva ogni giorno e ci<br />

intratteneva sui santi precetti, tratti dalle Sacre Scritture, perché li osserviamo; sapete<br />

anche bene che, prima di predicarli a noi, li praticava. Ci è capitato dunque un giusto,<br />

dal quale abbiamo appreso la volontà di Dio: ci ha insegnato ad alzare le braccia verso il<br />

Signore e il modo di pregare Dio. E non è forse giusto che lo benediciamo, dopo il<br />

Signore che ci ha creati? Dio infatti si è rivolto ad Abramo, che aveva fatto la sua<br />

volontà, dicendo: Benedirò colui che ti benedirà; e maledirò colui che ti maledirà.<br />

Ebbene, fratelli miei, diciamo tutti Sia benedetto Dio, insieme con il defunto padre<br />

nostro Pacomio, che ci guida verso la vita eterna, grazie alla pena che si è dato per noi<br />

nelle sue preghiere».<br />

Tutti i fratelli, a una sola voce, risposero: «Sia benedetto in tutte le sue opere il pio<br />

padre, il defunto padre nostro Pacomio». Quando tutti, con gioia e fiducia grande,<br />

ebbero così esclamato, Teodoro riprese: «Alcuni di voi pensano che sia di onore alla<br />

carne? In nessun modo. O pensano forse ancora che la nostra preghiera si fondi su di un<br />

uomo? Certamente no. Noi glorifichiamo e benediciamo lo Spirito di Dio che dimora in<br />

quell’uomo. E se benediciamo anche la carne, lo facciamo perché è stata tempio del<br />

Signore. Bisogna dunque farlo, anche perché crediamo e sappiamo che il nome di lui è<br />

scritto nel libro della vita insieme a quello di tutti i santi.<br />

Ebbene, fratelli miei, è per noi necessario e giusto descrivere i suoi sforzi penosi,<br />

dall’inizio fino alla piena realizzazione, gli esercizi ascetici ai quali si era dedicato. Il<br />

suo ricordo resterà così sulla terra come resta per sempre nei cieli, secondo quanto disse<br />

il beato Giobbe: Chi farà sì che le mie parole restino scritte e consegnate in un libro<br />

per sempre. E nessuno, nella sua ignoranza, osi dire: Sta anche scritto: Sia maledetto<br />

l’uomo che confida in un uomo. Vi è stato già insegnato molte volte che chi aderisce al<br />

Signore non si chiama più uomo, ma spirito, come sta scritto: Chi aderisce al Signore fa<br />

un solo spirito con lui; e ancora: Voi non siete nella carne, ma nello spirito. Dunque,<br />

secondo questo testo, colui che aderisce al Signore e lo serve ha cessato di essere uomo,<br />

a causa dello Spirito Santo che abita in lui. Avviene come di una spada e del suo fodero:<br />

non si dice spada e fodero, come se fossero due cose distinte e aventi un doppio nome,

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