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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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sarete afflitti e sospirerete, in compenso del piacere che vi siete presi. E che nessuno,<br />

sentendomi parlare, dica nella sua superficialità: Se morirai, forse che per questo il<br />

mondo diventerà deserto? In verità, sappiamo tutti che Dio non abbandona le sue<br />

creature. Il Signore d’altronde sa che, se vorrete perseverare in questa grande fatuità,<br />

piangerete, piangerete, e piangerete ancora. Dov’è dunque ora il timor di Dio, che si è<br />

allontanato da alcuni di voi? Non mi ascoltavate quando mi sgolavo a forza di gridare?<br />

Ebbene, fratelli miei, che potremo fare con una barca, con un carro, o con qualunque<br />

altra cosa di questo mondo, in cui non c’è profitto per l’anima? Sono cose temporanee e<br />

destinate a perire, se viene a perire l’anima nostra, inebriata di queste vanità! Che<br />

differenza c’è tra noi e quelli che, a Choreb, si divertirono davanti al vitello,<br />

mangiarono, bevvero e l’adorarono, abbandonando il Dio che li aveva creati? Del resto,<br />

se non mi obbedite e non accettate il mio insegnamento, ci pensi Dio: qual è, infatti, il<br />

mio potere?».<br />

Dopo che Teodoro ebbe parlato, la maggior parte dei fratelli si mise a piangere, sapendo<br />

quale cura si desse per il bene e la salvezza delle anime. Poi egli si alzò e pregò molto<br />

tristemente, a causa dei fratelli che trascuravano la salvezza della propria anima.<br />

Ciascuno tornò alla propria dimora, avendone tratto un gran vantaggio per sé.<br />

193. Il nostro padre Teodoro si ammalò, per la profonda tristezza che aveva nell’anima.<br />

Gemeva per il fatto che i fratelli non traevano vantaggi dalla regola, perché<br />

trascuratezza e disprezzo li avevano cambiati al punto che gli era impossibile ristabilirli<br />

nella antica fermezza, per la dissipazione in cui vivevano. Aveva anche notato che la<br />

maggior parte dei fratelli non aveva più il coraggio di osservare le regole che l’uomo<br />

perfetto, il nostro padre Pacomio, aveva dato perché venissero praticate in completa<br />

diligenza. Quando gli igumeni dei monasteri seppero che il nostro padre Teodoro era<br />

ammalato, si recarono a visitarlo, tanto più che si avvicinava la santa Pasqua. Infatti tutti<br />

i fratelli si riunivano in quei giorni a Pbow per far battezzare i catecumeni e per<br />

prendere le loro disposizioni, secondo le regole stabilite. Giunti da lui, videro che aveva<br />

il viso triste; ne furono sconcertati e non osarono avvicinarsi. Teodoro, infatti, era triste<br />

per l’incidente accaduto. Dopo alcuni giorni Dio lo fece guarire dalla malattia. Egli<br />

allora, sedutosi, rivolse ai fratelli la parola di Dio attraverso le sacre Scritture; ogni<br />

giorno si sedeva e li incoraggiava dal mattino fino all’ora della colletta. Fece così<br />

durante tutti i giorni della Pasqua, benedicendo e ringraziando nostro Signore Gesù<br />

Cristo.<br />

La venerazione per Pacomio<br />

194. Teodoro cominciò poi a raccontare ai fratelli la vita del nostro padre Pacomio fin<br />

dalla giovinezza: tutte le pene che sopportò da quando cominciò a fondare la santa<br />

congregazione, le tentazioni del demonio, il modo con cui gli strappò le anime<br />

affidategli dal Signore, le visioni che il Signore gli aveva mandato, tutto ciò che aveva<br />

udito dalla bocca del sant’uomo e tutto ciò che aveva visto con i suoi occhi. Diceva<br />

loro: «Ascoltatemi, fratelli, e comprendete bene ciò che vi dico. L’uomo che celebriamo<br />

è, dopo Dio, padre di tutti voi. Dio, infatti, si è compiaciuto di salvare per mezzo suo<br />

una gran quantità di persone; ha salvato anche noi grazie alle sue sante preghiere. Il<br />

defunto padre nostro Pacomio, infatti, è uno dei santi di Dio, che ha adempiuto la sua<br />

volontà sempre e dovunque. Ho timore che ci dimentichiamo i suoi duri sforzi, e che

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