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L’ispezione di Artemios<br />
185. Un altro giorno, nostro padre Teodoro raccontò di aver avuto una visione riguardo<br />
ad un ufficiale imperiale, che sarebbe entrato tumultuosamente nel monastero di Pbow<br />
con i suoi soldati. Ne informò i fratelli, dicendo: «Verrà tra di noi un ufficiale imperiale<br />
con i suoi soldati, per procurarci turbamenti e fastidi. Ma abbiate fiducia, il vostro cuore<br />
stia saldo e non abbiate timore: il Signore certamente neutralizzerà i disegni di costui.<br />
Sono stato informato, infatti, che non farà alcun male tra noi».<br />
Quell’anno, partì in barca con qualche compagno, per visitare i fratelli. Mentre si<br />
avvicinavano ai monasteri che egli aveva intenzione di visitare, nella diocesi di Smoun,<br />
incrociarono il duca che andava a sud, a sèguito delle istruzioni ricevute. Il nostro padre<br />
Teodoro disse ai fratelli che lo accompagnavano: «Ritorniamo a sud; bisogna che<br />
questo duca arrivi a Pbow, secondo la visione che vi ho riferito e che si realizzerà per<br />
noi». Ma i compagni non acconsentirono a tornare indietro perché dicevano: «Dopo<br />
tante fatiche sopportate per arrivare fin qui, ecco, siamo ormai vicini ai fratelli che<br />
abbiamo intenzione di visitare: e dovremmo tornare indietro senza averli neppure<br />
accostati!». Poiché i fratelli non acconsentivano, Teodoro fece attraccare la barca e si<br />
ritirò in disparte a pregare, insieme ad alcuni di loro. Mentre pregava, il Signore lo<br />
assicurò esplicitamente che quel duca sarebbe entrato nel monastero, ma avrebbe<br />
lasciato in pace i fratelli. Così Teodoro proseguì per visitare i fratelli, insieme a quelli<br />
che lo accompagnavano.<br />
Il nome di questo duca era Artemios. Quando fu vicino al monastero, ordinò ai soldati<br />
di prendere le armi e di salire a cavallo, come per un’azione militare. Durante la notte,<br />
avanzò con cautela e fece circondare il monastero dai suoi soldati, con questo ordine:<br />
«Se un monaco vuole entrare nel monastero, permetteteglielo pure, ma se vuole uscire,<br />
impediteglielo. Chi non obbedisce, uccidetelo a colpi di spada». Entrato nel monastero,<br />
si sedette, tenendo in mano un’ascia, circondato dagli altri ufficiali e dagli arcieri. Per<br />
mezzo di un interprete, disse ai fratelli: «Conducetemi qui il vostro padre». Gli<br />
risposero: «Non è qui: è partito per visitare i fratelli». Disse loro di nuovo:<br />
«Conducetemi qui colui che viene dopo di lui». Chiamarono allora apa Psahref, un<br />
anziano. Il duca gli disse : «Sono venuto ad eseguire un rescritto imperiale. So che un<br />
nemico dell’imperatore si nasconde tra voi, un persiano. Ebbene, consegnatemelo, e non<br />
vi farò alcun male. Ma se vi rifiutate di consegnarmelo, devasterò tutti i vostri monasteri<br />
e vi disperderò». Apa Psahref gli rispose: «Noi siamo uomini ritirati dal mondo, e riuniti<br />
insieme nel nome del Signore. Non vi è nessun nemico dell’imperatore, che si nasconda<br />
tra noi. Tutte le nostre dimore sono a tua disposizione: falle perquisire come ti pare». Il<br />
duca ordinò allora di perquisirle. Compiuta la perquisizione, un fratello, pio asceta di<br />
nome Domnios, di origine armena, si rivolse al comandante, dicendogli in greco: «Ti<br />
chiediamo di fidarti di tre nostri anziani, che ti daranno testimonianza, davanti al<br />
Signore, sul fatto che colui che cerchi non si trova tra noi». Il duca, rivolgendosi a<br />
coloro che lo circondavano, disse: «Questo monaco straniero ha parlato saggiamente».<br />
Allora il più anziano, apa Psahref, con altri tre, andò in chiesa, per rendere<br />
testimonianza a lui con giuramento. Egli, in chiesa, disse loro: «È l’arcivescovo<br />
Atanasio il nemico dell’imperatore; è lui che noi stiamo cercando, per lui l’imperatore<br />
ci ha mandati». L’anziano rispose al duca: «Certo, l’arcivescovo Atanasio è il nostro