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grandemente rattristati. Quel giorno, secondo le sue abitudini, egli intratteneva i fratelli<br />
sulle Scritture, e disse loro: «Ecco che alcuni sono tristi per aver saputo che è affondata<br />
la barca carica di stoppe. Noi abbiamo abbandonato con gioia le ricchezze che avevamo<br />
in famiglia, per il nome del Signore Gesù Cristo, mentre ancora eravamo<br />
nell’ignoranza; ebbene, ci affliggeremmo ora per quanto ci è stato tolto, dopo aver<br />
ricevuto la vera scienza del Signore? Leggiamo e recitiamo continuamente le Scritture,<br />
e non abbiamo notato la parola di Giobbe: È il Signore che ha donato, è il Signore che<br />
ha tolto; come è piaciuto al Signore; sia benedetto il nome del Signore. Ora, che è<br />
giunto il momento per noi di diventare figli di Giobbe il giusto, benedicendo il Signore<br />
nella prova che ci colpisce, fratelli miei, non siamo pusillanimi, al punto di attribuire<br />
ignoranza a quel Dio che ci ha messi alla prova. Tutto ciò che c’è nella congregazione<br />
non è nostro, né dei nostri genitori secondo la carne, che sono nel mondo, ma di nostro<br />
Signor Gesù Cristo, che ci ha riuniti insieme. Se ce io lascia per i nostri bisogni, sono<br />
elemosine e carità che ci elargisce con amore. Se d’altra parte ce io toglie,<br />
ringraziamolo e sia fatta in noi la sua volontà: sappiamo con certezza che non ci accadrà<br />
se non ciò che ci è utile. Non dobbiamo, fratelli miei, affliggerci per gli incidenti che ci<br />
possono capitare: affliggiamoci piuttosto per la povertà delle nostre anime e facciamo la<br />
volontà del Signore; è Lui che si prenderà cura di noi in tutto, come sta scritto: Cercate<br />
per prima cosa il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in<br />
sovrappiù, e non mancheremo di nulla». Sì, la parola detta dal Signore Gesù Cristo nel<br />
Santo Vangelo si compì nel nostro padre Teodoro, perché custodiva i suoi<br />
comandamenti, come sta scritto: Chi ha i miei comandi e li osserva, mi ama; e colui che<br />
mi ama sarà amato dal Padre mio, e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.<br />
Vigilanza di Teodoro<br />
184. Un altro giorno, mentre il nostro padre Teodoro dormiva, un angelo lo svegliò e gli<br />
disse: «Alzati, svelto, va’ in chiesa: c’è il Signore». Teodoro si alzò ed andò, obbedendo<br />
alla voce udita, perché aveva una coscienza ben sveglia e una fede incrollabile, visto<br />
che teneva sempre lo sguardo fisso al cielo, come dice il cantore David: Cominciai a<br />
vedere sempre il Signore accanto a me, alla mia destra perché non vacillassi. Giunto al<br />
portico della chiesa, guardò verso l’interno e vide un’apparizione: il pavimento dove<br />
posava i piedi, così come lo vedeva Teodoro, rassomigliava a zaffiro luminoso. Egli non<br />
poteva guardarlo, a causa della viva luce che splendeva davanti a lui. Uno degli angeli,<br />
che assistevano il Signore disse a Teodoro: «Perché non esorti frequentemente i fratelli<br />
a non trascurare la sinassi all’ora della preghiera e ad offrire preghiere al Signore? Non<br />
sai che il Signore viene spesso in mezzo ad essi per fasciare i feriti e perdonare i peccati<br />
a coloro che li hanno commessi?». Il nostro padre Teodoro, udendo queste parole si<br />
turbò, per il terrore che lo invadeva, e disse: «Perdonami, Signore, se fino ad oggi sono<br />
stato negligente: da questo momento non mancherò di starvi attento».<br />
Dopo la visione, continuò ad essere spaventato e turbato, ricordandosi la situazione di<br />
tutto Israele, un giorno, nel deserto; quale fu lo spavento di tutti, dei figli, delle figlie e<br />
delle mogli, perché il Signore si era mostrato loro, terrorizzandoli affinché non<br />
peccassero più contro di lui. Lo vedevano tutti sul monte Sinai: la montagna intera era<br />
piena di fuoco, di lampi, di nuvole, di tenebre e del suono forte delle trombe, cosicché,<br />
per il gran terrore che li aveva invasi, gridarono verso Mosè: «Parlaci tu e non ci parli<br />
più Dio: abbiamo paura di morire tutti e di essere consumati dal fuoco».