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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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Ecco, vi abbiamo istruito su queste cose. Ma non bisogna che certuni si scandalizzino,<br />

fratelli, leggendo del banchetto di Salomone. Al contrario, riflettiamo che ci è<br />

raccontato nel mistero, perché Salomone è figura del nostro Salvatore, uscito dal suo<br />

seme secondo la carne; egli che inviò tutti i suoi servitori, come si legge nel Vangelo in<br />

parabola: I miei buoi e i miei animali grassi sono uccisi, tutto è pronto, venite alle<br />

nozze. Infatti, lui è veramente la Sapienza di Dio, come sta scritto: La sapienza si è<br />

costruita una casa, ha rinforzato sette colonne, ha immolato le sue vittime, ha<br />

mescolato il vino nelle coppe, ha preparato la tavola, ha inviato i suoi servi, a tutti,<br />

buoni e cattivi.<br />

Ebbene, o fratelli, ecco che abbiamo parlato della povertà e della rinuncia dei santi; noi,<br />

per parte nostra, imitiamo la loro condotta, in modo da diventare loro figli».<br />

146. Dopo aver tenuto questo discorso, apa Teodoro si alzò, pregò e rimandò gli<br />

igumeni ai monasteri, secondo l’ordine che aveva fissato. Questi subito lo lasciarono<br />

ringraziandolo e dicendo: «Prega per noi, padre nostro». Dopo il congedo e la loro<br />

partenza, Teodoro si alzò e si recò nel monastero di Seneset a fare visita al nostro padre<br />

Orsiesi, e a riconfortarlo dicendo: «Abbi fiducia! Noi due siamo un solo uomo in ogni<br />

opera buona. Sei tu che mi hai designato, e siamo figli dello stesso padre». Il nostro<br />

padre Orsiesi, ogni volta che vedeva l’umiltà di Teodoro si consolava delle sue pene e<br />

non pensava più che aveva deposto la carica, ma diceva tra sé: «Il nostro padre Pacomio<br />

non è affatto morto». Dopo avergli fatto visita e averlo interrogato su tutti gli affari dei<br />

monasteri, apa Teodoro tornò a Pbow per ordine di apa Orsiesi.<br />

Chiaroveggenza di Teodoro<br />

147. Quando nella congregazione regnarono il buon ordine e l’unità, come prima, apa<br />

Teodoro si sedette e parlò ai fratelli riuniti, dicendo: «Sto per dirvi una parola che il<br />

Signore realizzerà presto, affinché tutti, e soprattutto quanti di voi ne dubitano, sappiate<br />

che il nostro essere riuniti non si è prodotto in maniera umana, ma divina. Ebbene,<br />

fratelli, la parola è questa: vi è tra voi un fratello che in questi giorni il Signore visiterà.<br />

Egli conosce esattamente il modo in cui ci siamo comportati, e dopo la sua morte, andrà<br />

a raccontare a nostro padre e ai suoi compagni dell’altro secolo come siamo vissuti,<br />

legati e stretti dal Signore. Questo perché l’orgoglio e la gioia degli uomini di Dio<br />

consiste nel fatto che la loro discendenza cresca e prevalga sulla terra, come dice il<br />

dottore Paolo ai servi di Dio: Qual è la nostra speranza, o la nostra gioia, o la corona<br />

del nostro orgoglio? Non siete voi alla presenza del Signore Gesù Cristo nella sua<br />

parusia?<br />

Dopo cinque giorni, avvenne esattamente come aveva predetto: si ammalò un fratello<br />

anziano, asceta e fedele, di nome Akulas, contabile presso l’economo incaricato<br />

dell’amministrazione di tutti i conventi della congregazione. Mentre costui era oppresso<br />

dalla malattia, fu annunciato al nostro padre Teodoro che si trovava in pericolo di morte<br />

un altro fratello, che pure sapeva scrivere molto bene; che si trovava in un altro<br />

convento, dove si era ammalato. Apa Teodoro, appresa la notizia, disse ai fratelli:<br />

«Veramente sono preso da una grande tristezza al pensiero di questi due fratelli<br />

ammalati; infatti, se il Signore li visita, godranno del riposo eterno, mentre noi abbiamo<br />

bisogno di loro per il servizio di tutta questa moltitudine di fratelli riuniti nella

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