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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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convento difficile, perché abitasse in un convento facile, e costui si rallegra dentro di sé<br />

nell’apprenderlo, vi dichiaro che in lui non abita lo spirito di Dio. Costui è ricco di<br />

cuore, mentre non possiede nulla, come sta scritto: Vi sono alcuni che si fanno ricchi,<br />

mentre non possiedono nulla, altri che si umiliano, mentre sono in una grande<br />

ricchezza. Viceversa, se uno, che si trovava in un convento facile, è stato nominato in<br />

un convento difficile, e si affligge per questo, in lui non abita lo spirito di Dio<br />

nell’umiltà. Infatti, l’uomo che ama veramente Dio di tutto cuore, non si rallegra d’altro<br />

che nel veder compiersi un comando di Dio, o ancora quando vede il suo prossimo<br />

compiere progressi nella legge, come sta scritto: Se un membro è onorato, tutte le<br />

membra si rallegrano con lui. La tristezza non ha presa su di lui, se non quando vede<br />

qualcuno camminare nella negligenza, secondo quanto è scritto: Chi è scandalizzato,<br />

senza che io bruci? Tu dunque, o uomo apotattico, che non hai altra preoccupazione<br />

all’infuori del Signore, se sei designato per un monastero di condizioni difficili, non sei<br />

capace di risolverti a dire, ringraziando il Signore: Ti ringrazio di aver soltanto trovato<br />

un posto dove tendere le mani a te; o anche: Perché non dovrei essere riconoscente e<br />

gioioso, visto che ho adempiuto un comando, praticando l’obbedienza e la<br />

sottomissione! E se il tentatore ha gettato nel tuo cuore un vano dispiacere, ricordati del<br />

beato Giobbe, che, benché re, fu di una perfetta rinuncia, prima della venuta del<br />

Salvatore. Infatti, apprendendo la scomparsa della sua fortuna e la morte dei figli e delle<br />

figlie, non solo non si avvilì, ma rinunciò anche al poco che gli restava, cioè ai vestiti e<br />

ai capelli della sua testa, con gioia e benedicendo il Signore, che era la sua speranza; si<br />

prostrò e l’adorò dicendo: Come sono uscito nudo dal ventre di mia madre, nudo vi<br />

rientrerò: il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia come piace al Signore, sia<br />

benedetto il nome del Signore! Se questo giusto non fosse stato apotattico ogni giorno,<br />

nel proposito del suo cuore, si sarebbe afflitto ed avrebbe peccato contro il Signore per<br />

la scomparsa della sua fortuna. In che modo avremmo saputo queste cose, se non per la<br />

parola che egli pronunciò quando era tentato? Ancora coperto di piaghe, insegnò a<br />

chiunque di aver sopportato queste cose non a causa dei peccati che avrebbe commesso<br />

o dell’aver gioito della ricchezza, ma perché il Signore lo metteva alla prova. Fu così<br />

che disse: Se ho posto la mia ricchezza nelle pietre preziose, o se mi sono rallegrato<br />

quando mi è giunta una grande ricchezza... Vuole che tutti quelli che credono nel<br />

Signore sappiano che i santi possiedono ricchezze, non in vista della soddisfazione della<br />

carne e del piacere, ma al solo scopo di nutrire i poveri e gli indigenti, come un<br />

intendente messo dal padrone a capo della sua fortuna per nutrire i servitori,<br />

conformemente alla parabola del Vangelo. Questo giusto, infatti, si esprime così: Ero<br />

occhio per i ciechi, piede per gli zoppi, ero padre per gli infelici, ecc. Allo stesso modo,<br />

l’apostolo ci ha parlato della rinuncia del legislatore Mosè: questi rinunciò ad essere<br />

chiamato figlio del Faraone, preferendo soffrire molto con il popolo di Dio, piuttosto<br />

che approfittare della gioia passeggera del peccato. Noi sappiamo anche che il<br />

patriarca Abramo era ricco di oro, argento e numerosi servitori. Allora, perché non<br />

siamo informati sulle molte elemosine fatte ai poveri, se non perché si compia la parola<br />

dell’apostolo: Le nostre membra nobili non hanno bisogno di onori? Infatti, quando si<br />

scrive che essi piacquero al Signore, è chiaro che nella ]oro vita hanno compiuto ogni<br />

opera buona e ogni carità. Noi constatiamo, infatti, che di molti santi si scrive che erano<br />

ricchi, e che a causa della rinunzia del cuore dichiararono di loro bocca: Siamo poveri, e<br />

miserabili; come dice Davide, che pure era re: Io sono un povero, un miserabile, ma il<br />

Signore è il mio pensiero. L’apostolo ugualmente ci parla dei patriarchi che salutarono e<br />

confessarono: Noi siamo stranieri e pellegrini sulla terra.

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