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muoverlo, perché senta subito. Così, anche a voi è possibile rivivere, se il Signore lo<br />
vuole».<br />
Quando intesero anche queste parole, i fratelli lanciarono grida e piansero più forte, per<br />
l’eccitazione dello Spirito che muoveva i loro cuori, attraverso la parola di Teodoro.<br />
Questi riprese e disse: «I fratelli della santa congregazione di Tabennesi saranno ancora<br />
figli del nostro padre Pacomio, l’uomo giusto? Vi sarà ancora chi interroghi il proprio<br />
vicino: Qual è il senso di questa massima? Ritorneremo ancora, chi al proprio lavoro,<br />
chi sui carro, chi sulla strada, chi recitando la parola di Dio, secondo la<br />
raccomandazione del nostro padre? Ebbene, fratelli, lottiamo contro noi stessi,<br />
camminiamo nel timore del Signore, e non trasgrediamo un solo precetto, delle leggi<br />
che ci sono state date. Che ciascuno di noi cammini, non secondo il proprio capriccio,<br />
ma secondo il beneplacito del Signore, che ci ha chiamati a questa grande purezza».<br />
Quando Teodoro vide la loro grande umiltà e il modo in cui piangevano senza smettere<br />
sulla noncuranza e la negligenza in cui erano vissuti, cessò di parlare. Allora si<br />
alzarono, pregarono tutti insieme e ciascuno si ritirò nella propria cella senza cessare di<br />
supplicare Dio.<br />
Teodoro e gli igumeni<br />
142. Quando gli igumeni dei monasteri seppero che Teodoro era stato messo al posto di<br />
apa Orsiesi, si alzarono e vennero a fargli visita con grande gioia; pensavano che,<br />
arrivati a lui, Teodoro sarebbe stato molto felice. Ma questi, al vederli, fu preso da una<br />
violenta indignazione. Dovettero fargli quasi forza, perché li abbracciasse; vedendo il<br />
suo aspetto, tremarono di paura. Teodoro poi si sedette e parlò loro con parole afflitte:<br />
«Credete forse che Dio ci sopporterà e non manderà su di noi la sua collera? Vi siete<br />
levati contro il nostro beato apa Orsiesi, e l’avete cacciato dalla sua carica, quest’uomo<br />
veramente buono, di cui siamo indegni! Lui che Dio e il nostro padre hanno stabilito nel<br />
suo santo luogo, che è venuto a prendere il posto dei nostri padri deceduti! Vi è<br />
qualcuno che possa lottare contro la decisione del Signore, in presenza del quale ogni<br />
vita è un nulla? Io mi stupisco che la vostra bocca si sia allungata a dire: Non vogliamo<br />
che costui regni su di noi! Sappiate che, se parliamo così, egli da parte sua ci chiederà:<br />
Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che ti ho contristato? Rispondimi. Il nostro defunto<br />
padre, nella dimora dei santi, vedendovi così, si stupisce e siede tristemente, dicendo<br />
con dispiacere: Non ho forse seminato del buon grano nel mio campo? E da dove viene<br />
questa erbaccia? Ora, fratelli miei, se abbiamo peccato, facciamo penitenza. Ecco<br />
dunque: io sto per fare con voi un patto davanti al Signore, riguardo al perdono della<br />
noncuranza in cui certuni sono vissuti. Voi, infatti, avete cominciato a disgregare il<br />
luogo santo, che il Signore ha donato al nostro padre Pacomio, grazie alle suppliche e<br />
lacrime che ha versato per noi. Voi vi ricordate, che nel tempo in cui era con noi, gli fu<br />
annunciato dal Signore tutto quello che è successo oggi, prima che avvenisse. Quando il<br />
Signore gli aprì gli occhi nella visione, egli vide la maggior parte dei fratelli, chi tra le<br />
fauci di coccodrilli, chi tra le fiamme, altri in balia delle bestie feroci, altri sul punto di<br />
far naufragio in mezzo al fiume, mentre invocavano aiuto. Ora, dunque, io faccio con<br />
voi questo patto; chiunque veglierà sulle proprie anime e non peccherà più contro il<br />
Signore, fino al giorno della morte, otterrà il perdono per tutte le perversità che ha<br />
compiute fino ad oggi, così da diventare come uno che sta per nascere, cui non si<br />
imputa né male, né merito, e che d’ora innanzi vivrà nel rinnovamento. Perciò