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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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l’anima si riavvicinò al corpo, tutte le membra si aprirono segretamente; l’anima si<br />

rimise di nuovo nel suo corpo, e questo ritornò alla vita. Mentre gli angeli<br />

riconducevano l’anima di Pacomio, i fratelli, che stavano presso di lui, dormivano.<br />

Dopo di ciò, altre volte ancora lo portarono in Paradiso. In che modo? Lo sa Dio, come<br />

dice l’apostolo Paolo: Se con il corpo, o senza il corpo, lo ignoro; lo sa Dio. È così che<br />

costui fu condotto al terzo cielo, e udì parole segrete che non è permesso a un uomo<br />

ripetere. Così, anche il nostro padre Pacomio, mentre veniva condotto in Paradiso, vide<br />

le città dei santi, di cui non è possibile descrivere le costruzioni, i monumenti, i beni<br />

destinati dal Signore a quelli che lo amano. E si ricordò di ciò che il Signore disse nelle<br />

parabole del Vangelo, e di come si rivolse ai servitori le cui mine ne produssero alcune<br />

cinque, altre dieci: Entrate nella gioia del vostro padrone; e ancora: Diede ad uno<br />

potere su dieci città, all’altro, su cinque.<br />

Quel «secolo» ha un clima molto temperato, e la sua superficie è senza limiti. Gli alberi<br />

da frutto e le vigne producono un nutrimento spirituale, e sono incorruttibili. I frutti<br />

degli alberi di questo secolo sono cose vili e disprezzabili di fronte alla varietà di quelli<br />

Ad ogni albero e pianta che cresce nel Paradiso, non mancano mai frutti che spandano<br />

un abbondante profumo. Non è possibile all’uomo sopportare questo profumo senza<br />

venir meno, a meno che Dio non gli doni la forza. Quel «secolo» si trova sopra la terra e<br />

sopra il firmamento; quel paese è molto sopra le montagne. Le luci, che sono nel<br />

firmamento e che illuminano la terra, non sono le stesse che illuminano quel secolo; è il<br />

Signore che lo illumina, come dice Isaia: Non è la luce del sole che ci illumina di<br />

giorno, né la luce della luna che ci illumina di notte, ma il Signore sarà la nostra luce<br />

per sempre. Là non c’è né giorno, né notte, ma una luce abbondante e indefettibile. Le<br />

sue frontiere sono così vaste, che questo mondo non è nulla rispetto ad esso. Un po’<br />

fuori del Paradiso, vi sono alberi da frutto e vigne del tutto simili a quelle di questo<br />

mondo. Quando nostro padre Pacomio le vide, pensò tra sé: «Forse, dopo il diluvio, Noè<br />

ne prese e le ripiantò nel mondo», ripensando alla parola scritta nel Genesi: Dopo la<br />

loro uscita dall’arca, Noè e i suoi figli divennero agricoltori e piantarono una vigna.<br />

Ma quel «secolo» è circondato di fitte tenebre, piene di bestiole molto piccole, cosicché<br />

nessuno può penetrarvi a meno di essere accompagnato da un angelo di Dio.<br />

Se raccontiamo queste cose, è perché abbiamo fede nella parola detta a Davide nel<br />

salmo: O Dio, con i nostri orecchi abbiamo inteso, i nostri padri ci hanno raccontato,<br />

l’opera che hai compiuta ai loro giorni, ai tempi antichi e per dire, anche noi: Ciò che<br />

abbiamo udito e appreso, che i nostri padri ci hanno raccontato, non sfugga ai loro<br />

figli, alla generazione futura<br />

A proposito di due monaci<br />

115. Dopo di ciò, giunse alla portineria del monastero un uomo che voleva farsi<br />

monaco. Nostro padre Pacomio uscì per vederlo, e lo interrogò: «Vuoi farti monaco?».<br />

Quello rispose: «Avevo questa intenzione tempo fa, ma la mia negligenza mi ha<br />

trascinato verso le opere di questo vano mondo. Oggi, mentre camminavo, ho udito<br />

sopra di me una voce, che mi chiamava per nome; ho risposto dicendo: Che cosa c’è, o<br />

Signore? La voce ha continuato: Fino a quando sarai negligente e rifiuterai di fare

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