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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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visto, rispose con modestia: «Mi sono esaminato su ogni punto nei giorni scorsi, prima<br />

di venire dalla tua carità». Subito Palamone discese, gli aprì la porta, lo baciò con un<br />

bacio puro e gli disse: «Non pensare, figlio mio, che quanto ti ho detto a proposito delle<br />

preghiere, del lavoro o delle veglie, te l’abbia detto per vanagloria umana; non pensare<br />

neppure che lo imponga agli uomini. No, noi ti insegniamo soltanto a lavorare per la tua<br />

salvezza, perché tu non abbia alcun pretesto, perché sta scritto per noi: Ogni cosa pura<br />

è luminosa, e anche: È con il farti violenza che tu entri nel regno dei cieli. Ora spero<br />

che ritornerai alla tua casa per esaminare te stesso, perché non è poca cosa quello che tu<br />

domandi».<br />

Pacomio gli rispose: «Ho già messo alla prova la mia anima in ogni cosa, ed ho fiducia<br />

che, con l’aiuto di Dio e delle tue sante preghiere, tu sarai tranquillo a mio riguardo».<br />

L’anziano gli rispose: «Fai bene»; e subito lo accolse con gioia, e lo tenne con sé<br />

qualche giorno, per provarlo, nella preghiera, nelle veglie e nei digiuni. Quando<br />

mangiavano il loro pane, l’anziano lo lasciava mangiare da parte, tutto solo.<br />

Quando l’anziano lo ebbe messo alla prova per tre mesi ed ebbe visto il suo coraggio e<br />

la sua risoluzione, prese degli abiti da monaco con la cintura, li pose davanti all’altare e<br />

restò insieme con lui tutta la notte, a pregare; poi, all’ora della luce, lo rivestì. Fecero<br />

insieme la preghiera del mattino con gioia, poi abitarono insieme, come un solo uomo,<br />

dandosi ad esercizi di devozione, penosi e sfibranti.<br />

Quando Pacomio fu monaco, Palamone lo provò dalla sera alla mattina in veglie,<br />

digiuni, preghiere, recitazioni e svariati lavori manuali, per giudicare le sue necessità in<br />

fatto di sonno e vedere se avrebbe potuto resistere senza star male. Giunta la sera,<br />

mangiarono un piccolo pane e l’anziano disse al giovane: «Bagniamo le canne, i fili e le<br />

fibre, che ci bastino per tutta la notte, perché è di regola, la notte del sabato, vegliare<br />

dalla sera alla mattina». Pacomio fece con grande obbedienza ciò che Palamone gli<br />

aveva ordinato. Poco dopo il tramonto, stando in piedi, pregarono e vegliarono<br />

benedicendo Dio ed eseguendo il loro lavoro manuale senza interruzione. Se la<br />

sonnolenza li sorprendeva mentre lavoravano, passavano subito ad un altro lavoro, per<br />

svincolarsi così dalla pesantezza del sonno. In seguito, se il sonno continuava ad<br />

opprimerli, andavano verso la montagna, fuori della loro dimora e, trasportando in<br />

panieri la sabbia da un posto all’altro, affaticavano il corpo per poter vegliare in<br />

preghiera. L’anziano, se vedeva il giovane cadere dal sonno, lo incoraggiava: «Sii<br />

vigilante, Pacomio, affinché Satana non ti tenti. Molti si sono addormentati nella loro<br />

afflizione a causa della pesantezza del sonno». Ma, constatato che Pacomio resisteva<br />

fino all’ora della sinassi, si rallegrò molto della sua obbedienza e dei suoi progressi in<br />

vista della salvezza.<br />

11. Il giorno della conclusione della santa Pasqua avvenne che l’anziano apa Palamone<br />

gli disse: «Pacomio, figlio mio, oggi è un gran giorno; alzati, preparaci il pasto e<br />

mangiamo un poco a mezzogiorno; a sera mangeremo ancora un po’». Subito Pacomio<br />

si levò e preparò il pasto; dopo avere pregato, si sedettero a mangiare. Guardando il<br />

sale, l’anziano vide un po’ d’olio che Pacomio vi aveva aggiunto; si percosse il viso e<br />

disse: «Il mio Signore fu crocefisso per me e io dovrei mangiare ciò che dà vigore alla<br />

carne! Mangiamo invece verdura senza olio e aceto, mettiamo cenere nel sale; non<br />

allontaniamoci dalla legge dei nostri padri e non mangiamo ciò che dà vigore alla

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