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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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e non sapeva che erano angeli. I loro discorsi lo consolarono. Qualche istante dopo, il<br />

traghettatore attraccò: si imbarcarono tutti insieme, ma, raggiunto l’imbarcadero,<br />

Teodoro guardò e non vide più i vecchi monaci. Subito comprese che erano angeli di<br />

Dio, e si mise per strada piangendo, per la dolcezza dei discorsi che aveva raccolto dalla<br />

loro bocca, finché raggiunse Thmousons. Arrivato dai fratelli, questi lo abbracciarono<br />

con grande allegrezza e si felicitarono con lui; egli li passò in rassegna, secondo l’ordine<br />

del nostro padre Pacomio, e se ne ritornò poi a Pbow tutto consolato. Tuttavia era pur<br />

sempre afflitto e piangeva senza posa, dicendo: «Ho peccato, lasciandomi venire in<br />

cuore quella vanagloria».<br />

96. La piccola barca era sui punto di salpare per Alessandria, quando un vecchio<br />

seniore, di nome Zaccheo, superiore dei fratelli barcaioli, andò a trovare nostro padre<br />

Pacomio; e lo pregò di mandare Teodoro ad Alessandria con lui, perché si mettesse al<br />

servizio dei fratelli barcaioli, ed avesse così un po’ di conforto nella sua tristezza. Erano<br />

tante, infatti, le sue lacrime, che c’era da temere che gli occhi ne soffrissero. La<br />

proposta piacque a nostro padre Pacomio, che mandò Teodoro ad Alessandria con<br />

Zaccheo; scrisse una lettera al santo padre, l’arcivescovo Atanasio.<br />

In barca, Teodoro si comportava molto umilmente con i fratelli, stando a testa bassa,<br />

sottomesso a tutti come un fanciullo. Quando si mettevano a tavola per mangiare, i<br />

fratelli gli facevano posto perché si servisse per primo, ma egli non acconsentiva, se<br />

prima non erano serviti tutti; poi mangiava, recitando senza posa la parola di Dio;<br />

spesso passava anche tutta la notte a recitare le Scritture. Durante il viaggio, tutte le<br />

volte che si abbordava la riva, era Teodoro a saltare a terra per primo, per legare la<br />

barca al picchetto. Quando poi lo mandavano in qualche villaggio con un altro fratello,<br />

egli si raccomandava: «Se vuoi farmi un piacere, quando qualcuno ci accosta e ci saluta,<br />

rispondi tu». I fratelli lo accontentavano, comprendendo che il suo desiderio era dovuto<br />

alla grande umiltà. Arrivati ad Alessandria, l’arcivescovo lo vide e ne provò<br />

ammirazione: scrisse a nostro padre Pacomio, lodandogli Teodoro, perché ne aveva<br />

sentito parlare spesso, e desiderava conoscerne la condotta.<br />

Quando la barca tornò a sud, il nostro padre Pacomio, abbracciando Teodoro, Zaccheo e<br />

tutti gli altri fratelli, domandò: «Come va la chiesa?». Gli risposero: «Grazie alle tue<br />

preghiere, e all’aiuto di Dio, la pace si avvicina». Pacomio, infatti, era afflitto per la<br />

chiesa, perché gli Ariani le si erano levati contro come dei briganti; e pregava molto il<br />

Signore per la pace della sua chiesa cattolica travagliata, triste per il popolo di Dio così<br />

maltrattato e privato dell’arcivescovo Atanasio, il Cristoforo. Diceva: «Il Signore, dopo<br />

aver permesso queste cose per mettere alla prova i fratelli, farà presto vendetta di questi<br />

malfattori, come si meritano».<br />

Umiltà di Teodoro<br />

97. A proposito di Teodoro, Pacomio disse poi ai fratelli: «Non pensiate che Teodoro<br />

abbia subìto una diminuzione di fronte al Signore, per essere stato messo pubblicamente<br />

in disparte di fronte agli uomini. Per nulla; al contrario, i suoi progressi sono stati molto<br />

maggiori di prima, grazie all’umiltà con cui ha sopportato tutto. Ricordate che si<br />

compirà per lui la parola del Vangelo: Chi si abbassa, sarà innalzato. In realtà, Teodoro<br />

ed io stiamo compiendo lo stesso lavoro, e nello stesso spirito». Teodoro camminava

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