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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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ispose: «Ecco che da sette anni ti seguo e tu mi mandi spesso a visitare i fratelli e a<br />

fissare loro delle regole, come tuo rappresentante; tuttavia non mi era mai venuto allo<br />

spirito questo pensiero, che sarei stato io, dopo di te, il loro padre; ma, dato che i fratelli<br />

insistevano, ho acconsentito. Se negassi e dicessi di non avere accettato, sarei mentitore<br />

davanti a te per tutta la vita e si compirebbe su di me la parola della Scrittura: Il Signore<br />

farà perire chiunque proferisce menzogna». Il nostro padre rispose a Teodoro in<br />

presenza di tutti i fratelli: «Io ti dico: da oggi non avrai più potere su nessuna questione<br />

dei fratelli; va’ in un luogo isolato e prega il Signore, finché non ti avrà perdonato ciò<br />

cui hai acconsentito». Teodoro se ne andò in un eremo e pianse davanti al Signore<br />

giorno e notte con lacrime abbondanti e sospiri Non piangeva per essere stato privato<br />

del suo rango, ma a causa del pensiero cattivo cui aveva dato spazio in sé.<br />

Ma un fratello, vistolo così afflitto e piangente, disse fra sé: «Non bisogna che a causa<br />

di questa afflizione, si allontani da noi!». Quando Teodoro usciva di notte dal ritiro per<br />

qualche sua necessità, questo fratello lo seguiva, come per sorvegliarlo, per paura che se<br />

ne andasse altrove. Ma Teodoro non ebbe mai la benché minima intenzione di<br />

allontanarsi dai fratelli: quando rientrava nel suo eremo pregava il Signore riguardo al<br />

fratello, dicendo: «Signore, Dio del mio padre Pacomio, libera questo fratello dal cattivo<br />

pensiero che gli è venuto in cuore, che io, cioè, starei per abbandonare i fratelli a causa<br />

di un piccolo rimprovero del mio padre. Piaccia al cielo che non mi capiti mai nulla di<br />

simile!». Più tardi, quando suonò per la sinassi, Teodoro avanzò in mezzo ai fratelli e<br />

disse: «Pregate per me, perché il mio Signore Gesù mi perdoni; mi sono infatti inebriato<br />

del vino della abominazione di cui ho bevuto inconsciamente». Poi si prostrò e pianse.<br />

Alla vista dell’abbondanza delle sue lacrime, tutti i fratelli si misero a piangere con lui.<br />

Finita questa confessione, ritornò nel luogo del suo ritiro a piangere davanti al Signore,<br />

come gli era stato ordinato da nostro padre Pacomio. Infatti, passando accanto<br />

all’eremo, i fratelli lo sentivano piangere, e anch’essi piangevano molto per lui.<br />

Molti fratelli anziani andavano a trovarlo per incoraggiarlo, e gli dicevano:<br />

«Probabilmente, sei triste e piangi perché il nostro padre Pacomio ti ha privato della<br />

posizione che occupavi». Ma Teodoro non approvava queste parole carnali, e diceva in<br />

tutta umiltà: «Io non piango per il motivo che il demonio vi ha insinuato: piango per il<br />

peccato che ho commesso davanti al Signore». Ed essi, credendo così di fargli coraggio,<br />

cominciarono a criticare davanti a lui il nostro padre Pacomio, dicendo: «Ma che colpa<br />

hai commesso, perché egli ti trattasse così? Non è forse evidente che sarai tu il suo<br />

successore? Perché mai ti ha privato del tuo rango?». Ma Teodoro, al sentire queste<br />

parole, diventò come uno che viene immolato. Perché mai si criticava davanti a lui<br />

l’uomo di Dio? E cercava di convincere i fratelli: «Non crediate che non lo meritassi,<br />

no. Tutto questo l’ha fatto per la salvezza della mia anima, perché io sia degno del<br />

Signore». Convinti della sua umiltà, lo lasciarono, glorificando il Signore che era in lui<br />

e avendo trovato grande profitto nelle sue parole.<br />

Un altro fratello, pio e asceta, di nome Titoue, andò a trovano e gli fece coraggio<br />

dicendo: «Teodoro, non ti addolorare per ciò che il nostro padre ti ha fatto. Lo sa il<br />

Signore, se perseveri in umiltà ringraziandolo per ciò che ti è capitato, un giorno sarai<br />

felice anche tu, come lo fu il giusto Giobbe». Gli disse molte altre parole di<br />

incoraggiamento, poi lo lasciò e tornò alla sua dimora. Teodoro profittò delle parole di<br />

Titoue, come gliele avesse dette il Signore. Si mise a pregare, e, preso in mano un libro,

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