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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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isogno: tu non ne hai bisogno, e il pensiero carnale ti fa guerra». Ma egli non obbedì al<br />

pensiero suggerito dal Signore: andò invece a sedersi, mangiò e prese persino la<br />

scodella dell’economo per mangiarvi. Quando ebbero finito, i fratelli entrarono come al<br />

solito nella capanna, per ascoltare la parola di Dio dalla bocca di Teodoro; lo<br />

interrogavano per conoscere i propri difetti. Teodoro manifestò a ciascuno il suo punto<br />

debole. Ad alcuni diceva: «Siete dei pusillanimi»; ad altri «Siete facili all’ira»; ad altri<br />

ancora: «Il vostro linguaggio è duro; e fra di voi ne vedo uno che ha posto la sua<br />

speranza nella pentola». Platone comprese allora che aveva detto per lui queste parole<br />

enigmatiche, e subito si prosternò in mezzo ai fratelli, dicendo: «Perdonami, padre mio,<br />

perché non ho seguito la mia coscienza in ciò che mi era stato rivelato. Per aver<br />

disobbedito alla buona ispirazione del mio cuore, il Signore mi ha ripreso<br />

pubblicamente».<br />

Visione ultraterrena di Pacomio<br />

88. Un altro giorno, per ordine del Signore, il nostro padre Pacomio fu rapito in estasi<br />

allo scopo di fargli vedere i tormenti e i castighi degli uomini. Fu rapito nel corpo o,<br />

come è stato detto prima, fuori del corpo’? Dio lo sa. Condotto a nord del paradiso di<br />

delizie, lontano dal mondo e dal firmamento, vide fiumi, canali e fossati pieni di fuoco,<br />

nei quali venivano tormentate le anime dei peccatori. Procedendo con l’angelo e<br />

guardando i tormenti, si accorse che quelli, che sorvolava ora, soffrivano molto di più di<br />

quelli, che aveva incontrato prima, perché erano consegnati ad angeli torturatori,<br />

dall’aspetto terribile, che tenevano in mano fruste di fuoco. Se qualcuna delle anime che<br />

essi torturavano alzava la testa al di fuori del fuoco, la frustavano violentemente e ve la<br />

reimmergevano di più. Le anime sospiravano profondamente, senza poter gridare a<br />

causa della loro debolezza e delle sofferenze che le accasciavano; ed erano<br />

innumerevoli (per la verità molto numerose). Vide anche pozzi e cisterne piene di fuoco<br />

con una fiamma ancora più potente. Avendovi gettato uno sguardo, vide che in ogni<br />

cisterna c’era una sola anima. Essa aveva l’aspetto della carne portata in vita. I suoi<br />

piedi stavano uno da una parte e l’altro dall’altra e il fuoco consumava, ad una ad una,<br />

tutte le membra per cui l’anima si era insozzata sulla terra. Guardando con attenzione in<br />

una delle cisterne, riconobbe colui che vi era tormentato: si trattava di uno di coloro che<br />

sono tacciati nelle città e chiamati dalle Scritture molli.<br />

Vide anche che in quel luogo si tormentavano dei monaci; chiese all’angelo che lo<br />

accompagnava: «Che male hanno fatto per essere gettati qui?». L’angelo gli rispose:<br />

«Quelli che vedi sono completamente puri di corpo, ma sono degli oziosi che vanno in<br />

giro nelle dimore dei fratelli anacoreti; dicono male degli altri fratelli con coloro che li<br />

ospitano, sapendo che questi non sono in buoni rapporti con quelli; con le loro<br />

maldicenze pensano così di farsi benvolere, allo scopo di ricevere gratuitamente da<br />

mangiare e da bere. Quando poi cambiano sede e vanno altrove, denigrano quelli che<br />

poco prima aveva lodato, presso coloro che hanno appena denigrato: sempre allo scopo<br />

di essere bene accolti e di trovarci il loro vantaggio. Così per le loro maldicenze, sono<br />

gettati in questi tormenti duri ed incessanti».<br />

Gli angeli torturatori erano pieni di gioia e di allegria: come un fattore si rallegra<br />

vedendo crescere la ricchezza del padrone, così essi si rallegravano, perché il Signore li<br />

ha creati inflessibili, di modo che non abbiano pietà delle anime degli empi, come sta

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