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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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con cura e vide che diciotto uomini erano colpevoli. Molto imbarazzato, tornò dal<br />

nostro padre Pacomio e gli fece un cenno con la mano dicendo: «Da dove? Fino a<br />

dove?». Quando Pacomio gli vide fare il cenno, si ricordò della parola che l’angelo<br />

aveva detto, e gli rise in faccia, di un riso pieno di collera. Teodoro vedendolo ridere in<br />

tal modo, fu molto più triste. Alcuni dei presenti lo interrogarono. «Perché piangi? Che<br />

cosa ti ha detto?». Nostro padre Pacomio disse loro: «Lasciatelo che pianga sulla<br />

negligenza che ha commesso davanti a Dio».<br />

Teodoro affidò allora la direzione del forno ad un altro fratello e si ritirò in un locale<br />

della comunità, secondo la volontà del nostro padre Pacomio. Digiunava ogni due<br />

giorni, pregava giorno e notte sospirando e piangendo su ciò che i fratelli avevano fatto.<br />

Dopo il terzo sabato da quando era in questa grande ascesi, Pacomio gli disse: «Basta, è<br />

sufficiente; ma fai attenzione a non essere più negligente e che i fratelli non<br />

trasgrediscano più il regolamento, perché tu non ne sia colpevole di fronte a nostro<br />

Signore Gesù Cristo».<br />

Teodoro assistente a Pbow<br />

78. Il nostro padre Pacomio, vedendo che Teodoro progrediva nell’opera del Signore, lo<br />

tolse da Tabennesi, e al suo posto mise un altro, di nome apa Sourous junior. Condusse<br />

Teodoro a Pbow, lo prese con sé perché lo assistesse, come Gesù Nave presso Mosè. Lo<br />

mandava molto spesso nei monasteri a visitare i fratelli e a incoraggiarli con la parola di<br />

Dio. Difatti era lui che, in ogni monastero, accettava quelli che venivano a farsi monaci;<br />

ed era sempre lui che mandava via quelli che era necessario cacciare, per ordine di Dio<br />

e del nostro padre Pacomio.<br />

79. Un altro giorno, Teodoro si trovava a lavorare con i fratelli in un certo posto;<br />

terminato il lavoro, fece preparare il pasto della sera. Mentre mangiavano, Teodoro<br />

stava in piedi a servirli e notò uno che mangiava molti porri. Era un giovane vigoroso,<br />

giunto tra i fratelli da non molto tempo. Quando finì di servire il pasto ai fratelli,<br />

Teodoro si ritirò in disparte, appoggiandosi al muro; digiunava infatti ogni due giorni, e<br />

fuori faceva un gran caldo. Rivolse poi la parola ai fratelli, a proposito di colui che<br />

aveva mangiato molti porri, e che era lì presente ad ascoltare: «Non conviene che un<br />

monaco mangi molti porri: danno vigore al corpo, e suscitano guerra all’anima». Mentre<br />

parlava, giunse da loro il nostro padre Pacomio, che voleva vedere il luogo in cui<br />

Teodoro lavorava con i fratelli. Vedutolo appoggiato al muro, gli disse con tristezza:<br />

«Dovrà forse il muro sostenere il tuo corpo?». Subito Teodoro si raddrizzò e chiese<br />

umilmente perdono al nostro padre; infatti si umiliava in tutto, senza posa, per diventare<br />

perfetto nella legge del Signore.<br />

Teodoro era molto addolorato a proposito del fratello cui aveva rimproverato di<br />

mangiare porri. Forse non era volontà di Dio che egli usasse quel tono. Diceva tra sé:<br />

«Perché non ho atteso che il Signore lo stimolasse nella sua libera scelta e che<br />

imparasse a sottomettere il corpo, nella virtù di coloro che conducono una buona vita?».<br />

Quel fratello, che aveva ascoltato le parole di Teodoro, non cercò più di mangiare porri<br />

fino al giorno della sua morte. Neppure Teodoro, dopo aver constatato ciò, ne mangiò<br />

più fino alla morte, temendo di essere condannato da Dio per non essersi astenuto da<br />

una cosa di cui aveva rimproverato un altro.

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