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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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«Perdonami, padre mio, sono stato io a commettere il furto». Teodoro rispose: «Il<br />

Signore ti ha perdonato la colpa che hai commesso, perché hai discolpato davanti a me<br />

l’innocente». Poi, chiamò il fratello che era stato accusato ingiustamente e gli disse: «So<br />

che non sei tu l’autore di questa mancanza, ma, anche se i fratelli ti hanno accusato<br />

ingiustamente, non devi inorgoglirti per la tua innocenza. Senza dubbio sei debitore a<br />

Dio di tante altre colpe commesse, perciò sii riconoscente verso di lui, ed abbine timore<br />

per sempre». Su questo parlò anche ai fratelli: «Non mi avete dato il potere di<br />

giudicare? Dio vuole che costui sia assolto; tutti del resto, abbiamo bisogno della sua<br />

misericordia».<br />

76. Nella comunità di Tabennesi, viveva un fratello soggetto ad una tentazione da parte<br />

del demonio. Teodoro lo caricò su di un asino e lo condusse a Pbow, affinché il nostro<br />

padre Pacomio pregasse per lui. Egli, che in piedi, rivolgeva ai fratelli la parola di Dio<br />

per la salvezza delle loro anime, lo vide da lontano. Lasciò subito i fratelli e uscì<br />

incontro a Teodoro. Alcuni si offesero e dissero: «Noi siamo i più anziani ed ecco che,<br />

appena ha visto Teodoro, benché più giovane, ci ha lasciati per andargli incontro».<br />

Quelli che si offesero erano gli stessi il cui cuore si era già turbato, quando il nostro<br />

padre aveva posto Teodoro a fare la catechesi. Dopo aver abbracciato Teodoro,<br />

Pacomio gli disse: «Prima che tu arrivassi, oggi il Signore mi ha parlato di te. Va’,<br />

affida ad un altro il fratello malato che hai condotto, e raggiungimi subito nella sinassi».<br />

Nostro padre Pacomio pregò per i fratelli e li congedò. Ognuno tornò al suo posto.<br />

Quando Teodoro tornò da nostro padre, questi lo condusse con sé ed entrò nella sinassi.<br />

Stando in piedi, pregarono dalla seconda ora fino alla nona. Mentre pregavano, ecco<br />

apparve su di loro un grande trono, alto come una torre, sul quale era seduto il Signore,<br />

nella forma voluta per mostrarsi ad essi. Talvolta il trono saliva tanto che cessavano di<br />

vederlo, talvolta scendeva su di loro, fino al punto che quasi avrebbero potuto toccano<br />

con le mani. Il trono continuò questa manovra per circa tre ore. Quando scendeva, il<br />

nostro padre Pacomio prendeva Teodoro, come se lo portasse sulle sue braccia, e lo<br />

offriva a Colui che stava seduto sui trono, dicendo: «Signore, accetta da me questo<br />

dono». Continuò così per molte volte, ripetendo le stesse parole, finché venne a lui una<br />

voce: «La tua preghiera è stata esaudita, sii forte e coraggioso». Poi mandò Teodoro, a<br />

prendere il fratello malato. Insieme pregarono per lui e il Signore lo guarì. Allora<br />

Teodoro condusse via il fratello, che tornò al sud, a Tabennesi, come se fosse sempre<br />

stato bene.<br />

77. Un giorno, il nostro padre si trovò a Tabennesi con i fratelli per fare i piccoli pani,<br />

dei quali avevano bisogno per un anno a Pbow, dove non c’erano ancora fornai. Aveva<br />

dato questo regolamento: «Nessuno parli nel forno, ma tutti recitino insieme la parola di<br />

Dio. Se quelli che impastano hanno bisogno di qualcosa, bussino sulla madia con la<br />

mano». Quella volta, mentre impastavano, uno dei fratelli si rivolse ad altri che<br />

servivano e disse: «Datemi un po’ d’acqua». Pacomio stava più lontano; subito un<br />

angelo del Signore gli fece un cenno, mentre i fratelli parlavano ancora tra loro:<br />

«Guarda come si comportano quelli; hanno trasgredito l’ordine che hai dato. Ebbene, se<br />

Teodoro viene a te e ti fa un cenno con la mano, potrai perdonarlo?». Egli rispose di no.<br />

Al mattino, nostro padre Pacomio chiamò Teodoro (era lui il padre del monastero di<br />

Tabennesi e aveva la responsabilità del forno e dei fornai) e gli disse: «Va’ ad<br />

informarti su chi ha trasgredito ieri sera la regola del forno». Teodoro esaminò la cosa

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