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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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sedette di nuovo e lavorò allegramente, perché aveva vinto la tentazione di orgoglio. E<br />

non rimproverò al fratello di aver tenuto un linguaggio sconveniente.<br />

Finita la stuoia, si sedette e rivolse ai fratelli la parola di Dio dal mattino alla sera. Poi<br />

disse: «Sono stato inviato qui, oggi, per la salvezza di un’anima. Ecco, ciò per cui sono<br />

venuto, l’ho trovato in un vaso di argilla». Con quelle parole enigmatiche, egli aveva<br />

indicato la colpa di un’anima. Mentre parlava, c’era anche un fratello di nome Elias,<br />

uomo semplice, che aveva sottratto cinque fichi, per mangiarli dopo il digiuno. Udite le<br />

parole terribili di nostro padre Pacomio, comprese che l’accusa si rivolgeva proprio a<br />

lui. Si alzò in fretta, ed andò a portare in mezzo ai fratelli i fichi, che erano nel vaso,<br />

dicendo: «Monsignor padre, perdonate il mio errore. Il Signore sa che ho preso solo<br />

questi. Ecco che vi ho rivelato la mia mancanza». I fratelli ammirarono lo spirito di Dio<br />

che era in nostro padre, e la sua perfetta perspicacia. Dopo di ciò, Pacomio alzatosi,<br />

pregò e ritornò a Pbow, senza aver mangiato né bevuto.<br />

La visione della sinassi<br />

73. Dopo il trasferimento a Tabennesi, Teodoro, finito il lavoro manuale, prese<br />

l’abitudine di recarsi ogni giorno a Pbow, di ascoltare la parola di Dio che il nostro<br />

padre rivolgeva ai fratelli, e di ritornare lo stesso giorno a Tabennesi, in modo da<br />

ripeterla a tutti i suoi. Fece tutto questo per lungo tempo. Un giorno, venne ad ascoltare<br />

il nostro padre, secondo l’abitudine, ma, non avendolo trovato, si recò sulla terrazza<br />

della sinassi e fece le sue recitazioni. Pacomio si trovava in preghiera nella sinassi, ma<br />

Teodoro non lo sapeva. Mentre recitava, il nostro padre ebbe una visione e terribili<br />

rivelazioni. In quel momento la sinassi fu scossa, come per un’andata. Quando Teodoro<br />

si accorse che la terrazza si muoveva, ebbe paura e si affrettò a scendere. Entrato nella<br />

sinassi a pregare, a causa dello spavento in cui si trovava, stese le braccia, ma non<br />

potendo restare in piedi per il terrore in cui era preda, si mise a sedere. Fu allora<br />

oppresso, come un uomo stretto tra due pareti, e fuggì velocemente fuori. Durante tutto<br />

questo, ignorava che il nostro padre si trovava all’interno del locale.<br />

Ecco la rivelazione che egli ebbe durante la preghiera. Guardò verso il muro del<br />

santuario, quando questo divenne tutto d’oro, e su di esso apparve una grande icona, sul<br />

tipo di una grande pittura, che portava una corona in testa. Questa corona era di una<br />

gloria incommensurabile: tutto intorno ad essa c’erano immagini di diverso colore,<br />

simili a pietre preziose, e che sono i frutti dello Spirito Santo: la fede, il bene, il timore,<br />

la pietà, la purità, l’umiltà, la giustizia, la longanimità, la bontà, la dolcezza, la<br />

temperanza, la gioia, la speranza e la perfetta carità. Davanti all’icona due grandi<br />

arcangeli molto venerabili, immobili, contemplavano l’immagine del Signore apparso<br />

nella sinassi. Contemplando questa grande rivelazione, il nostro padre Pacomio<br />

continuava a pregare così: «Signore, il tuo timore scenda per sempre su noi tutti,<br />

affinché non pecchiamo contro di te, durante tutta la vita». E ripeteva questa preghiera.<br />

Allora gli angeli gli dissero: «Non sei capace di sostenere il timore del Signore, come<br />

chiedi». Ma Pacomio rispose: «Sì, ne sono capace, con la grazia di Dio». Subito il<br />

raggio del timore, senza lasciare il suo posto, come il sole che si alza su tutta la terra,<br />

avanzò poco a poco verso di lui. L’aspetto di questo raggio luminoso era terribilmente<br />

meraviglioso e verdissimo. Quando il timore raggiunse il nostro padre, gli strinse tutte<br />

le membra, il cuore, le midolla e tutto il corpo. Subito egli cadde a terra e cominciò a

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