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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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agnati, mi sono bastati.<br />

Parlò loro di nuovo: «Volete passare la notte in veglia?». Risposero di sì. Allora egli<br />

disse: «Furono insegnate dal mio padre, il santo anziano apa Palamone, tre maniere di<br />

vegliare. A mia volta voglio dirvele, perché ne scegliate una: o pregate dalla sera fino a<br />

mezzanotte, e poi vi coricate fino all’ora della sinassi; oppure vi coricate fino a<br />

mezzanotte, e poi pregate fino al mattino; oppure fate alternativamente un tempo di<br />

veglia e un tempo di preghiera, dalla sera al mattino». Scelsero di alternare sonno e<br />

preghiera. L’uomo di Dio stabilì i momenti di veglia e quelli di preghiera secondo il<br />

modo indicato. Uno dei fratelli, che cadeva dal sonno, si coricò, solo in un angolo;<br />

l’altro restò a pregare fino al mattino insieme con nostro padre. Giunta l’ora della<br />

sinassi, svegliarono quello che si era coricato, e fecero la sinassi. Colui che aveva<br />

resistito fino al mattino si coricò a sua volta nel fondo della barca. L’altro che si era<br />

coricato, remò con nostro padre finché giunsero a Tmousons.<br />

Arrivato al monastero, il nostro padre abbracciò i fratelli, e apa Cornelio, da lui<br />

assegnato come loro superiore. Cornelio chiese ai fratelli arrivati in barca: «Che cosa ha<br />

fatto, in questi giorni, il nostro padre?». Gli risposero: «Questa notte ci ha dato una<br />

lezione». Allora egli disse: «Quale debolezza prende gli uomini di questo tempo! È mai<br />

possibile che un vecchio privo di forze vi vinca, voi giovani!». La sera presero un pasto<br />

modesto. Il nostro padre disse poi a Cornelio: «Se vuoi recitiamo qualche preghiera».<br />

Apa Cornelio gli rispose: «Va bene». Così si alzarono e pregarono; restarono a pregare<br />

fino all’ora della sinassi. Quando si suonò per la sinassi, apa Cornelio smise e disse a<br />

nostro padre Pacomio: «Padre mio, che cosa ti ho fatto per meritare una simile lezione?<br />

Non mi hai lasciato neppure bere un po’ d’acqua la sera, quando mi sono alzato da<br />

tavola». Egli rispose: «Cornelio, è possibile che ti lasci vincere da un debole vecchio?».<br />

Cornelio comprese allora che nostro padre era stato informato da Dio sul fatto di essersi<br />

preso gioco dei fratelli, dicendo: Vi siete fatti superare da un debole vecchio. Si umiliò<br />

allora davanti a lui dicendo: «Perdonami, Padre, capisco di avere peccato, parlando non<br />

correttamente o». E andarono, dopo di ciò, a celebrare la sinassi.<br />

60. Lasciato il monastero, andarono verso Tbeou. Il nostro padre fece visita ai fratelli,<br />

poi tornò rapidamente a Pbow. Giuntovi, prese presso di sé Pafnuzio, fratello di<br />

Teodoro, per farlo economo dei monasteri, perché era uomo di parola e di azione dotato<br />

di tutte le virtù del Signore.<br />

61. Un giorno, mentre Pacomio stava a letto ammalato, gli si preparò un po’ di buon<br />

ragù, perché ne mangiasse, data la malattia. Quando vide quella salsa, disse a Teodoro:<br />

«Portatemi una brocca d’acqua». Il padre versò acqua nel ragù e lo mescolò, finché<br />

l’olio che vi si trovava non fu scolato via. Poi disse a Teodoro: «Versami acqua sulle<br />

mani, perché me le lavi». Lavatesi le mani, versò acqua sui piedi di Teodoro, che<br />

domandò: «Che cosa hai fatto, padre mio?». Nostro padre Pacomio rispose: «Versando<br />

acqua su questo piatto di legumi, ho eliminato la dolcezza del suo sapore, perché non<br />

provocasse in me alcun appetito della carne; tu mi hai versato acqua sulle mani; io a mia<br />

volta ti ho lavato i piedi. L’ho fatto per non essere condannato. Tu infatti mi hai servito,<br />

mentre dovevo essere io stesso il servitore di tutti».<br />

Astuzia di Teodoro

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