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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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51. Dopo un po’ di tempo, un grande monaco, anziano e valido, di nome apa Jonas del<br />

monastero detto Tmousons, mandò a cercare il nostro padre Pacomio. Questi si alzo,<br />

prese tre fratelli e si recò da lui. Quando l’ebbe avvicinato e baciato, Jonas gli disse:<br />

«Visto che Dio, per mezzo tuo, ha suscitato nel nostro tempo un gran profumo, ebbene,<br />

anch’io desidero partecipare ad esso. Il nostro padre disse: «Bene», e organizzò il<br />

monastero in tutto secondo l’ordinamento degli altri. Anche là spessissimo andava a far<br />

visita, quando avevano bisogno di qualcosa, materiale o spirituale. Fece l’annessione<br />

anche di un altro monastero, quello nel quale aveva risieduto da secolare, e cioè<br />

Pmampesterposem, e sottopose la cura dei fratelli all’autorità della congregazione. Essi<br />

da parte loro, si prendevano cura di alcuni datteri che crescevano lì.<br />

52. Dopo un altro periodo di tempo, gli fu detto in una rivelazione: «Bisogna che tu<br />

organizzi un monastero anche a Tkahstnin, per radunarmi un popolo anche in quel<br />

luogo». Subito si alzò, prese con sé i fratelli, si recò là, e costruirono un monastero con<br />

la sala di riunione. Poi istituì i capocasa con i loro secondi, ogni regolamento e tutto ciò<br />

di cui avevano bisogno secondo l’ordinamento degli altri monasteri. Costituì, per<br />

governarli, un monaco come padre, grande e valido, di nome apa Pesso. Il monastero si<br />

chiamava Tse. Egli stesso o il nostro padre Pacomio, si recava frequentemente da loro,<br />

li visitava ed esercitava verso di loro la propria sorveglianza per mezzo della parola di<br />

Dio, per tutto quanto era necessario.<br />

53. Avendo sentito parlare di lui, un abitante, facoltoso e devoto, della città meridionale<br />

di Kos, prese subito la barca che gli apparteneva, la caricò di frumento e la fece portare<br />

a nostro padre. Gli mandò una lettera così concepita: «Ho inteso la fama della tua<br />

rinomata pietà, e che ti rechi al nord e al sud negli altri monasteri per visitare i tuoi figli<br />

in Dio, monsignor padre. Per questo ho inviato alla tua Pietà questa piccola barca,<br />

perché tu ne prenda il carico e lo utilizzi per i fratelli. La barca resti a tua disposizione<br />

per sempre, perché tu preghi per me e io ottenga pietà presso il Re del cielo. In effetti,<br />

non sono io a farti questo regalo, ma Colui di cui tu e il tuo illustre convento siete i<br />

servitori».<br />

54. Dopo un certo tempo, un vescovo della città di Smin, chiamato Arios, ma ortodosso<br />

e asceta, mandò al nostro padre Pacomio un messaggio che diceva: «Ti prego di venire<br />

da me e di organizzare un monastero nella nostra località, perché la benedizione del<br />

Signore giunga nella nostra regione grazie a te». Egli si alzò, prese dei fratelli e qualche<br />

anziano; salirono su una piccola barca e raggiunsero il nord. Appena arrivati dal<br />

vescovo, questi mostrò il posto e donò loro una barca, dicendo: «Ecco questa piccola<br />

barca, vi potrà servire». Nostro padre Pacomio costruiva con i fratelli il monastero<br />

portando sul dorso la calcina come gli altri. C’era in quella città della gente cattiva e<br />

criminale che gli faceva grandi difficoltà. Usciva di notte e distruggeva la parte già<br />

costruita della cerchia del monastero. Ma poiché l’uomo di Dio aveva molta pazienza<br />

gli fu data questa rivelazione in una visione: un angelo tracciava, con le dita, la cerchia<br />

del monastero e la circondava di fuoco. Dopo di ciò, i fratelli lavorarono con gioia,<br />

finché la costruzione fu terminata e i nemici confusi.<br />

55. Mentre Pacomio costruiva le case e nominava capi ed assistenti, vi erano nella città<br />

dei filosofi cattivi, che vennero al monastero per metterlo alla prova. Mandarono a dire<br />

a Pacomio: «Vogliamo che tu venga da noi, per riunirci a discutere». L’uomo di Dio,

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