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situazione, dopo aver trascorso la notte intera a vegliare e a pregare Dio per questo,<br />
quando grazie alla provvidenza divina e al suo grande amore per gli uomini, alla prima<br />
ora del giorno, un cittadino bussò alla porta del monastero. Quando il fratello portinaio<br />
gli aprì disse: «Dì al vostro padre che si tratta di un po’ di frumento che avevo promesso<br />
di dare alle miniere per la mia salvezza. Sono stato avvisato in sogno che ne avete<br />
bisogno. Mandate quindi a scaricare e ricordatevi di me». Il portinaio riferì la cosa al<br />
nostro padre che rimase molto stupito. Si alzò, uscì e si rivolse al cittadino: «È vero,<br />
abbiamo bisogno di frumento, ma accordaci una dilazione, in attesa che il Signore ci<br />
mandi il denaro corrispondente che ti daremo». L’uomo rispose: «Non l’ho portato per<br />
essere pagato, ma soltanto per la mia salvezza e perché siete uomini di Dio». Nostro<br />
padre scaricò allora il frumento con l’aiuto dei fratelli, poi diede al cittadino alcuni<br />
regali santi, dei pani, un po’ di cavolo e alcuni legumi. L’uomo accettò ogni cosa con<br />
grande fede in Dio, e, ricevuta da nostro padre la benedizione, se ne andò pieno di gioia.<br />
Allora il nostro padre Pacomio si mise a sedere e rivolse ai fratelli la parola di Dio a<br />
proposito del dono che quell’uomo aveva fatto così prontamente. I fratelli ammirarono<br />
come Dio avesse mandato loro rapidamente il frumento di cui avevano bisogno, a causa<br />
del suo santo servo, nostro padre Pacomio.<br />
Dionigi il confessore<br />
40. C’era un confessore, dopo il tempo delle persecuzioni, di nome apa Dionigi,<br />
sacerdote della chiesa di Nikentori, uomo timorato di Dio e amico del nostro padre<br />
Pacomio. Sentito dire che Pacomio non permetteva più ai monaci, che venivano da fuori<br />
a trovare i fratelli, di entrare nel monastero come una volta, ma li faceva restare nella<br />
foresteria, ne fu rattristato. Si alzò e venne a trovarlo a Tabennesi, con l’intenzione di<br />
fargli le sue rimostranze. Quando ne ebbe parlato all’uomo di Dio, questi rispose: «Non<br />
credere, apa Dionigi, che sia mia intenzione rattristare neppure una persona, e tanto<br />
meno il mio Signore che dice con la sua santa bocca: Ciò che avrete fatto ad uno di<br />
questi piccoli che credono in me, lo avrete fatto a me. Ma tu sai benissimo che nella<br />
comunità si trovano varie categorie di uomini: anziani, giovani, neofiti. Perciò ho deciso<br />
che gli ospiti siano fatti entrare nella sinassi all’ora della preghiera, ma che in seguito<br />
siano condotti a mangiare in un luogo separato. Ho deciso anche che non devono girare<br />
per il monastero, perché non si scandalizzino, vedendo certi neofiti. Anche il patriarca<br />
Abramo, infatti, ha servito il Signore e i suoi compagni in disparte, presso l’albero, fuori<br />
della tenda». Dionigi, udito ciò, fu soddisfatto delle spiegazioni ricevute.<br />
41. C’era una donna, che soffriva di un flusso di sangue da molto tempo. Era la moglie<br />
di un abitante di Nikentori. Appena seppe che Dionigi stava per andare dall’uomo di<br />
Dio Pacomio, si recò da lui e gli chiese: «So che l’uomo di Dio Pacomio è tuo amico;<br />
vorrei che tu mi portassi con te per vederlo. Ho speranza che, se soltanto lo vedrò, il<br />
Signore mi concederà la guarigione». Egli l’accontentò, perché conosceva la tortura che<br />
pesava su di lei, e la fece salire subito sulla barca. Giunsero al nord, dal nostro padre<br />
Pacomio. Dionigi entrò nella cella e, dopo aver avuto la spiegazione a proposito degli<br />
ospiti tenuti in disparte, gli disse: «Vorrei che tu ti alzassi ed andassimo in portineria per<br />
un affare importante». Egli lo seguì fin fuori del monastero, dove si sedettero e<br />
conversarono insieme. La donna si mise dietro al nostro padre e grazie alla sua grande<br />
fede, appena ebbe soltanto toccato i vestiti di lui, fu guarita. L’uomo di Dio Pacomio ne<br />
fu molto rattristato, perché fuggiva sempre la gloria degli uomini.