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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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questa inclinazione alle lacrime. Teodoro rispose: «Voglio, o padre, che tu mi dica che<br />

vedrò Dio; altrimenti, che senso avrebbe essere stato messo al mondo?». Nostro padre<br />

Pacomio gli chiese: «Vuoi vederlo in questo o in quell’altro secolo?» Teodoro rispose:<br />

«Voglio vederlo nel secolo che dura in eterno». E nostro padre Pacomio: «Affrettati a<br />

produrre i frutti descritti nel Vangelo: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. E se<br />

ti viene nel cuore un pensiero cattivo, sia odio, o cattiveria, gelosia, invidia, disprezzo<br />

verso un tuo fratello, vanagloria, ricordatene immediatamente e dì: Se consento a una<br />

sola di queste cose, non vedrò il Signore». Udite tali parole dalla labbra di nostro padre<br />

Pacomio, Teodoro si dispose a camminare in umiltà e purità, perché il Signore esaudisse<br />

il suo desiderio di vederlo nel secolo dove non esiste vergogna.<br />

34. Un giorno – era il primo anno – Teodoro era seduto nella sua cella ad intrecciare<br />

cordami e recitava passi della Sacra Scrittura, che aveva imparato a memoria. Ogni<br />

volta che il suo cuore ne sentiva l’ispirazione, si metteva a pregare. Stava così seduto<br />

recitando, quando la cella si illuminò, ed egli ne fu vivamente sorpreso. Gli apparvero<br />

due angeli splendenti, dall’aspetto di uomini. Atterrito, lasciò la cella e corse sulla<br />

terrazza. Infatti non aveva ancora avuto visioni. Quando arrivò sulla terrazza, vi<br />

giunsero anche gli angeli, che gli tolsero lo sbigottimento, affinché non avesse più<br />

paura. Il più grande gli disse: «Stendi la mano, Teodoro». Egli stese la mano, e l’angelo<br />

depose numerose chiavi nelle sue mani. Ricevutele, le mise nella destra, e, immerso<br />

nello stupore per l’avvenimento, guardò di soppiatto, ma non vide più gli angeli;<br />

guardandosi di nuovo le mani non vide più le chiavi. Non osò informare nostro padre<br />

Pacomio di questa rivelazione, perché lo aveva sentito dire spesso: «Mi hanno dato<br />

segretamente delle chiavi». Si disse: «Chi sono per mettermi sullo stesso piano<br />

dell’uomo di Dio, io peccatore? È molto meglio, piuttosto, camminare nell’umiltà per<br />

tutti i giorni della mia vita. Sappiamo infatti che questa è la volontà di Dio».<br />

35. Durante la Quaresima, Teodoro andò dal nostro padre Pacomio e gli chiese: «Poiché<br />

la settimana Santa è di sei giorni, nei quali si sono compiuti il nostro perdono e la nostra<br />

salvezza, non sarebbe meglio digiunare anche i primi quattro giorni, oltre agli altri<br />

due?» Pacomio gli rispose: «La regola della Chiesa è che noi digiuniamo solo questi<br />

due giorni, in modo da conservare le forze necessarie, per eseguire gli ordini senza venir<br />

meno, cioè la preghiera incessante, le veglie le recitazioni della legge di Dio e il nostro<br />

lavoro manuale, a proposito del quale le Scritture ci ordinano di tendere le mani ai<br />

miseri Coloro che si dedicano a pratiche di tal genere, come quelli che si ritirano in<br />

solitudine, sono esentati da uffici terreni, che li disturberebbero; ma spesso si può<br />

constatare che si lasciano comodamente servire da altri, e che sono orgogliosi o<br />

pusillanimi, o vanitosi, alla ricerca di inutile gloria umana.<br />

36. Un altro giorno, Teodoro andò a trovare il nostro padre Pacomio e gli domandò:<br />

«Che devo fare con questo mal di testa?» Pacomio rispose: «Un uomo fedele deve<br />

tenersi in corpo la malattia per dieci anni, prima di parlarne con qualcuno, a meno che si<br />

tratti di una malattia che è impossibile nascondere». Udite queste parole dalle labbra del<br />

nostro padre Pacomio, Teodoro si dispose a sopportare qualunque cosa con animo grato,<br />

per amore della croce.<br />

37. Dopo un certo tempo, sua madre ricevette dal vescovo di Sne una lettera, perché il<br />

nostro padre Pacomio permettesse al figlio Teodoro di uscire ed essa potesse vederlo:

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