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Pacomio ne designò un altro ugualmente capace, di nome Titue, dal carattere buono ed<br />
ammirevole.<br />
Visita di Atanasio<br />
28. Avvenne che, dopo la nomina ad arcivescovo di Alessandria, apa Atanasio venne a<br />
sud, nella Tebaide, con l’idea di risalire fino ad Assouan per recare conforto alle sante<br />
chiese. Quando il nostro padre Pacomio lo vide, preceduto da un corteo di vescovi, presi<br />
con sé i fratelli, gli fece da scorta per un lungo tratto. Cantando in corteo,<br />
accompagnarono l’arcivescovo nel monastero, dove fece la preghiera nella sala di<br />
riunione e in tutte le dimore. Apa Serapione, vescovo di Nikentori, prese la mano<br />
dell’arcivescovo, la baciò e disse: «Prego la tua pietà di ordinare prete Pacomio, il<br />
superiore dei monaci, perché sia messo a capo di tutti i monaci della mia diocesi. È<br />
davvero un uomo di Dio, ma a me rifiuta obbedienza su questo punto». Immediatamente<br />
Pacomio si dileguò tra la folla per non farsi trovare. L’arcivescovo si mise a sedere con<br />
tutta la folla che lo accompagnava, e disse a Serapione: «In verità, riguardo all’uomo di<br />
cui tu parli, apa Pacomio, da quando sono ad Alessandria, già prima della mia<br />
consacrazione, ho udito la fama della sua fede. Felice lui e i suoi figli, e benedetto<br />
l’albero duraturo, che ha piantato». Poi, alzatosi, pregò e disse ai fratelli: «Salutate da<br />
parte mia il vostro padre e ditegli: «Poiché ti sei nascosto a noi, fuggendo ciò da cui<br />
vengono gelosie, discordie e invidie, e hai scelto ciò che è superiore e resterà per<br />
sempre! Ebbene, nostro Signore soddisferà i tuoi desideri. Poiché hai fuggito la<br />
grandezza vana e temporanea, non soltanto ti auguro che ciò non avvenga mai, ma a<br />
questo scopo tenderò le mani all’Altissimo perché mai e poi mai tu venga rivestito di<br />
cariche. Se poi, per volontà di Dio, ritorneremo un’altra volta, voglia il cielo che<br />
possiamo meritare di vedere la tua pietà onorevole». Così li lasciò e continuò il<br />
cammino verso sud, accompagnato da molti vescovi e da una gran folla con lampade,<br />
ceri e incensieri innumerevoli. Soltanto dopo la partenza dell’arcivescovo, ii nostro<br />
padre Pacomio uscì dal nascondiglio.<br />
Vocazione di Teodoro<br />
29. Un giorno, ritornando dal nord, giunse un confratello monaco, il quale avendolo<br />
sorpreso la notte a Tabennesi, dovette chiedere ospitalità al monastero. Nostro padre<br />
Pacomio, disse ai fratelli di trattarlo con grande fraternità. Terminato il pasto, egli si<br />
sedette e rivolse la parola di Dio ai fratelli, commentando le Scritture. Anche quel<br />
fratello stava seduto ad ascoltare come gli altri. Tornato a sud, nel suo monastero della<br />
diocesi di Sne, i fratelli, la sera, si radunarono come al solito; infatti, finito il modesto<br />
pasto, avevano l’usanza di riunirsi e di esporre ciò che ognuno sapeva delle Scritture.<br />
Anche la sera di quel giorno, sedutisi, ciascuno propose la spiegazione che aveva<br />
imparato e che aveva sentito da un altro. C’era lì un giovane, di nome Teodoro, di<br />
buona famiglia, che stava seduto ascoltando con grande attenzione e vigilanza ciò che si<br />
diceva: non parlava mai, ma osservava un profondo silenzio. Il fratello venuto dal nord,<br />
prese la parola: «Permettetemi, fratelli, di dirvi il passo. e il relativo commento che ho<br />
udito da un uomo giusto. Ritornando verso il sud, fui ospite a Tabennesi da apa<br />
Pacomio. La sera egli si mise a sedere e rivolse la parola di Dio ai fratelli riuniti. Parlò<br />
del Tabernacolo e del Santo dei Santi, riferendosi ai due popoli. Il primo popolo è il<br />
Tabernacolo esteriore: il suo servizio consiste nell’offrire sacrifici e pane visibili. Il