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VITA COPTA DI PACOMIO E TEODORO

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APPEN<strong>DI</strong>CE B<br />

Prime esperienze monastiche di Pacomio<br />

Quanto a Pacomio, gli si radunarono attorno, ad uno ad uno, gli abitanti dei villaggi<br />

circostanti; si costruivano abitazioni nel luogo dove si era ritirato in convento, e vi<br />

conducevano vita anacoretica, formando una piccola colonia. Quando vide che i fratelli<br />

andavano riunendosi attorno a lui, fissò loro il seguente regolamento: ciascuno doveva<br />

bastare a se stesso e trarsi da solo d’impiccio; ciascuno poi dava una quota parte per i<br />

bisogni materiali, sia per il nutrimento, sia per gli stranieri che ricevevano ospitalità da<br />

loro; mangiavano tutti insieme; a lui rimettevano i loro guadagni, perché li<br />

amministrasse. Questo facevano volontariamente e liberamente, perché si incaricasse di<br />

tutti i loro bisogni, in quanto lo ritenevano uomo sicuro, e, dopo Dio, il loro padre.<br />

Questo regolamento era ammorbidito secondo la loro debolezza, come dice l’Apostolo:<br />

Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli. E scrivendo ai Corinzi dice<br />

ancora: Vi ho nutriti con latte e non con cibo, perché non ne eravate capaci: ed ecco,<br />

non ne siete ancora capaci.<br />

Tale era dunque la maniera in cui si comportò, perché vedeva che non erano ancora<br />

capaci di legarsi tra di loro in una comunità perfetta, del genere di cui è scritto negli Atti<br />

a proposito dei credenti: Erano un cuor solo e un’anima sola, e tutti i beni<br />

appartenevano loro in comune. Non vi era persona che dicesse: è mio di quello che gli<br />

apparteneva. E nostro padre Pacomio li nutriva come gli era possibile nutrirli, come sta<br />

scritto: Un padre giusto nutre bene. Ciò che riceveva da loro, secondo questa regola, lo<br />

amministrava; se capitava che gli si portasse del pesce e delle altre provviste, le<br />

accettava e le preparava loro. Quando aveva finito di preparar da mangiare, se aveva<br />

passato in digiuno il giorno precedente, si sedeva, posava il sale sulla mano e vi<br />

mangiava sopra il suo pane.<br />

Questo era il modo in cui agiva sempre con loro, facendosi loro servitore, secondo il<br />

patto che aveva concluso con Dio, come dice Paolo: Benché libero, mi sono fatto servo<br />

di tutti, per guadagnare molti. Quanto ad essi, vedendo la sua umiltà e<br />

accondiscendenza, per la mancanza di dirittura dei loro cuori, io trattavano con<br />

disdegno e grande indifferenza. Abitualmente, quando comandava loro di regolare<br />

qualcosa, che riguardava i bisogni comuni, lo contraddicevano in faccia e lo insultavano<br />

dicendo: «Non ti obbediremo». Ed egli, per parte sua, non usava rappresaglie verso di<br />

loro, ma usava pazienza dicendo: «Vedranno la mia moderazione e la mia pena, e<br />

torneranno a Dio, si correggeranno e avranno timore del Signore». Ed anche questo<br />

faceva secondo la Parola di Paolo: Un servitore del Signore non deve disputare, ma<br />

essere umile di fronte a tutti; istruttore che sopporta il male, istruendo con dolcezza<br />

coloro che contraddicono, affinché Dio conceda loro di convertirsi alla conoscenza<br />

della verità, per uscire dalle reti del diavolo in cui erano prigionieri a discrezione<br />

Avvenne che all’epoca del raccolto andarono tutti insieme a mietere come salariati.

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