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UN MARE DI CONFUSIONE - fabio zonin

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<strong>UN</strong> <strong>MARE</strong> <strong>DI</strong> <strong>CONFUSIONE</strong><br />

Di Fabio Zonin<br />

Torniamo a casa frettolosamente dall’edicola, con sotto braccio il nostro pacchetto di riviste di<br />

body building e non vediamo l’ora di essere sulla nostra scrivania, con gli occhi puntati su quelle<br />

pagine piene di sapere, e pronti, con carta e penna alla mano, a trascrivere le nuove meravigliose,<br />

scientifiche ed infallibili routines di allenamento che qualche campione americano o qualche guru<br />

della preparazione fisica ci propineranno sul numero di questo mese. Ormai le abbiamo provate<br />

tutte, dalla scheda che ha permesso a Dorian Yates di vincere il suo primo Mr. Olympia, al<br />

programma super-mega-ipertrofizzante “10 Kg di massa magra in 21 giorni” proposto da una<br />

qualche ditta di integratori e coadiuvato da un cocktail di compresse contenenti estratti ghiandolari<br />

con contorno di clorofilla ed acido ferulico. C’è chi ci propone allenamenti voluminosi, poco intensi<br />

e frequenti, chi brevi, intensi ed infrequenti, chi voluminosissimi, intensissimi e frequentissimi<br />

(magari con l’ausilio di quintalate di qualche “integratore ergogenico” in sospensione oleosa).<br />

In questo mare di confusione non sappiamo come orientarci, a chi credere. Forse finiremo per<br />

accettare il fatto che l’unica strada per ottenere risultati nel body building sia il diventare delle<br />

farmacie ambulanti, o forse che il body building sia uno sport per pochi eletti, quelli con la scritta<br />

“ipertrofizzati, o fibra” impressa nel DNA. Non cadiamo in questo errore; è innegabile che il fattore<br />

genetico sia determinante e che i farmaci funzionino, ma anche il fatto che, nel nostro piccolo, con<br />

un allenamento razionale e studiato in base alle nostre necessità ed ai nostri limiti, con un<br />

programma alimentare e di supplementazione ad hoc, e con il giusto recupero, riusciremo sempre<br />

ad avere incrementi in termini di forza e massa magra.<br />

La prima cosa da fare è il non tentare di imitare pappagallescamente i programmi di allenamento<br />

dei grandi campioni. Questi soggetti hanno infatti una genetica tale da permettere loro di<br />

ipertrofizzare i polpacci semplicemente spingendo il pedale della frizione dell’automobile, ed un<br />

bagaglio farmaceutico tale da curare l’osteoporosi ad un centinaio di vecchiette<br />

contemporaneamente. Quando leggiamo un articolo dobbiamo imparare ad avere una visione<br />

critica, essere in grado di riconoscere ciò che effettivamente si basa su una bibliografia scientifica<br />

da semplici opinioni di qualche improvvisato preparatore o da quanto dettato dall’esperienza<br />

personale di un singolo atleta.<br />

Una volta eliminato tutto quanto non è coerente con la ricerca scientifica ed è privo di un minimo di<br />

logica (già qui avremo stracciato gran parte del materiale propinatoci), ci rendiamo conto che<br />

ancora non vi è una coerenza tra il pensiero dei vari autori, che propongono strade diverse, e<br />

spesso, almeno apparentemente, in antitesi tra loro.<br />

La faida è iniziata più di qualche decennio fa, con le due grandi scuole, quella di Nubret e quella di<br />

Mentzer. Il primo proponeva sessioni di allenamento molto voluminose, poco intense, molto<br />

frequenti, il secondo, al contrario, puntava su intensità di lavoro estremamente alte, a discapito di<br />

volume e frequenza. Per quale motivo, nonostante le metodiche allenanti proposte fossero in<br />

completa antitesi tra loro, abbiamo visto nascere grandi campioni sotto l’egida di entrambe le<br />

scuole ?<br />

Un po’ di luce fu fatta allorché il Dr. Hatfield pubblicò, negli anni ottanta, il libro “Bodybuilding a<br />

scientific approach” dove il mitico “ Dr. Squat “ osserva come la cellula muscolare sia una unità<br />

molto complessa e non possa quindi esistere un solo metodo di allenamento in grado di<br />

provocarne un processo di adattamento in ogni sua parte. Ogni singolo componente della cellula<br />

muscolare contribuisce alla dimensione totale della stessa, e risponde comunque a stimoli diversi.<br />

Avremo quindi, ad esempio, che serie eseguite con carichi bassi, ripetizioni alte e con tensione<br />

lenta e continua, porteranno allo sviluppo di un maggior numero di mitocondri ed all’estensione dei<br />

capillari che circondano la cellula, che serie eseguite con carichi elevati, con ripetizioni basse e<br />

velocità esecutive maggiori, stimoleranno l’aumento del numero di miofibrille, e che velocità di


esecuzione diverse e carichi diversi porteranno alla stimolazione delle fibre muscolari di tipo 1 o ti<br />

tipo 2.<br />

L’evoluzione della ricerca scientifica ha portato a concludere come il meccanismo che porta<br />

all’ipertrofia sia multifattoriale, ed i possibili stimoli a tale processo siano molteplici.<br />

Si è visto infatti come la deplezione dei fosfati favorisca la formazione di poliribosomi, sedi della<br />

sintesi proteica, come la presenza di acido lattico in alte concentrazioni produca quelle<br />

microlesioni a livello della membrana cellulare che portano alla crescita mediante ricostruzione<br />

eccedente, come i movimenti lenti, in particolare nella fase eccentrica, siano lo stimolo principale<br />

(mediante la liberazione dei fattori di crescita insulino simili IGF1 e IGF2) allo sviluppo delle fibre<br />

embrionali e alla costruzione di nuove fibre a partire dalle cellule satelliti, come sembri che lo<br />

stretch prolungato e contrastato possa portare allo splitting della fibra (iperplasia).<br />

Quali sono quindi le metodologie di allenamento che realmente funzionano, e soprattutto, quali<br />

sono le regole da seguire per una corretta scelta delle nostre routines allenanti?<br />

Non esiste una metodica di allenamento unica e perfetta, ne esistono tante, ognuna delle quali<br />

agirà su diversi meccanismi che provocano l’ipertrofia, e soprattutto, ognuna di esse funzionerà<br />

per un periodo di tempo limitato, finché il nostro organismo non si sarà adattato allo stimolo dato.<br />

I criteri da seguire saranno quindi i seguenti:<br />

• Scegliere tecniche allenanti supportate da una ricerca scientifica.<br />

• Non utilizzare le stesse tecniche troppo a lungo.<br />

• Accertarsi che la scheda sia equilibrata e che vi sia una coerenza interna (muscoli di<br />

dimensioni simili dovranno svolgere un lavoro simile, ed avere dei tempi di recupero simili; la<br />

scheda dovrà essere strutturata in modo tale da abbinare i gruppi muscolari in modo logico; il<br />

frazionamento deve tenere conto delle caratteristiche e delle esigenze del soggetto, ecc.).<br />

• Alternare metodiche che vadano ad agire su compartimenti diversi della cellula muscolare e su<br />

diversi meccanismi che portano all’ipertrofia.<br />

• A periodi di allenamento con intensità elevate e grossi carichi, alternare periodi ad intensità più<br />

bassa e con carichi più leggeri (tendini, legamenti ed articolazioni, una volta sottoposti a grossi<br />

stress, recuperano molto più lentamente rispetto ai muscoli).<br />

• Mantenere il giusto rapporto tra carico e recupero (ad intensità elevate devono necessariamente<br />

corrispondere volumi di lavoro e frequenza allenanti ridotti - non si cresce durante l’allenamento, si<br />

cresce durante il recupero !).<br />

Con la speranza di avervi creato abbastanza dubbi da spingervi a non prendere quanto dato per<br />

buono, ma ad avere una costruttiva visione critica che vi porterà all’ottenimento dei vostri migliori<br />

risultati, non mi resta che augurarvi ... BUON ALLENAMENTO !!!

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