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NOTIZIARIO<br />

GRUPPO MINERALOGICO<br />

"AUSER" CECINA (LI)<br />

Anno 5 - n°18 (Ottobre/Dicembre 2008)<br />

Cerreto Piano - Area Direzionale<br />

foto M. Magni<br />

Cerreto Piano - Area lavorazione del minerale<br />

foto M. Magni


<strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER"<br />

Anno 5 N° 18<br />

Notiziario trimestrale a cura del<br />

<strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" di <strong>Cecina</strong> (Li)<br />

Ottobre/Dicembre 2008<br />

Per ricevere i numeri del Notiziario e per inviare eventuali<br />

articoli scrivere a :<br />

GRUPPO MINERALOGICO "AUSER"<br />

Casella Postale, 153 - 57023 <strong>Cecina</strong> (Li)<br />

tel. 0586/632112 - fax 0586/632433<br />

Si ringraziano per la collaborazione:<br />

Tutti i Soci del G. M. "AUSER"<br />

e chiunque voglia darci una mano alla pubblicazione del Notiziario<br />

(Stampato in proprio)<br />

SOMMARIO<br />

SOMMARIO<br />

Articolo: Magni Massimo<br />

Foto: Guarguagli Massimo<br />

Magni Massimo<br />

Alberto Ghelardini<br />

Escursione sui siti minerari di<br />

Cerreto Piano – Pereta/Zolfiere<br />

nel Comune di Scansano (Gr) 1<br />

Introduzione 1<br />

Itinerario 1<br />

Miniera di Cerreto Piano 2<br />

Miniera di Pereta - Zolfiere 7<br />

G.AUSER-<strong>Cecina</strong><br />

Attività <strong>Gruppo</strong> 19<br />

Manifestazioni 20<br />

Curiosità Mineralogiche 21<br />

Scala di Mohs 22<br />

Foto copertina:<br />

"Tozzo" di Cinabro (circa 5x5 cm.) - Cerreto Piano Di<strong>scarica</strong> Piccola<br />

(Foto M. Magni)<br />

Bibliografia:<br />

dr. PAOLO ORLANDI: Una nuova specie mineralogica toscana<br />

Conferenza 18/12/06 – La Limonaia (Pi)<br />

MARCO SORELL: Dal Bollettino della Società Storica Maremmana<br />

Fascicolo speciale n.49 – Grosseto - 1985<br />

MARCO SORELLI: Note sulle aree minerarie della Maremma toscana<br />

Memorie G. M. Romano


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

INTRODUZIONE<br />

ESCURSIONE SUI SITI MINERARI<br />

DI<br />

CERRETO PIANO – PERETA/ZOLFIERE<br />

NEL COMUNE DI SCANSANO (GR)<br />

Il mese di Novembre è notoriamente un periodo poco favorevole per uscite sul<br />

territorio dedicate alla ricerca di campioni minerari ma, dato che il coraggio non<br />

manca, abbiamo programmato una escursione Domenica 9 sulle località minerarie di<br />

“Cerreto Piano” e “Pereta-Zolfiere” site nel Comune di Scansano in Provincia di<br />

Grosseto: per l’estrazione del Cinabro la prima e dello Zolfo nonché della Stibina o<br />

Antimonite la seconda. La gita, iniziata sotto cattivi auspici per una insistente<br />

pioggerella di prima mattina, si è poi risolta felicemente sotto un sole primaverile per<br />

tutta la giornata trascorsa sul campo.<br />

ITINERARIO<br />

SR 322<br />

Fig.: 1<br />

Ubicazione dei siti minerari nel Comune di Scansano<br />

Uscendo da <strong>Cecina</strong> prendiamo la S.S. 1 sino allo svincolo di Grosseto Est per poi<br />

inserirsi sulla S.R. 322 delle “Collacchie” e, dopo circa 26 km., arrivare all’abitato di<br />

Scansano passando per Istia d’Ombrone e Pancole. Qui, seguendo le indicazioni per<br />

Magliano, Orbetello e la S.R. 74 prendiamo, dopo circa un chilometro appena usciti<br />

dal ponte sul fosso “Carpineta”, a destra per la S.P. 103 verso Salaioli.<br />

1<br />

SP 103<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

La strada, in verità molto stretta, si snoda tra vallate e colline a vigneti ed uliveti per<br />

circa 9 km. sino a intravedere la struttura metallica di un pozzo minerario che si eleva<br />

dalla campagna: il pozzo “Olga” della miniera di “Cerreto Piano”. Si giunge all’area<br />

dedicata alla ricerca dopo circa 200 mt. di una carrareccia a destra della Provinciale.<br />

Prima di giungere alla carrareccia si notano sulla sinistra i fabbricati del villaggio<br />

minerario con le caratteristiche di autosufficienza, come abbiamo avuto modo di<br />

appurare, proprie delle comunità minerarie che si sono sviluppate nel secolo scorso<br />

comprendendo, oltre alle strutture dedicate alla vera e propria lavorazione, anche i<br />

fabbricati adibiti ad uffici, abitazioni per il direttore e maestranze, ambulatorio, mensa<br />

ed officina.<br />

Al ritorno, dopo circa 3 km., oltrepassato di poco il bivio per Pomonte, deviamo a<br />

sinistra per una sterrata che ci porta, dopo circa 2 km., ad uno slargo in prossimità<br />

della sbarra di accesso alla miniera di Pereta-Zolfiere. Dalla sbarra, a piedi si<br />

percorrono circa 500 mt. prima di arrivare alla piccola di<strong>scarica</strong> di valle oppure circa 1<br />

km. per trovarsi nell’area di conferimento principale a monte. Le aree non sono<br />

perimetrate ma occorre evidenziare la presenza di cartellonistica, per ovvi motivi di<br />

proprietà e sicurezza, atta a precludere l’accesso agli estranei.<br />

Miniera di CERRETO PIANO<br />

Notizie Storiche<br />

L’attività mineraria nei comuni di Scansano e Magliano ha costituito in passato un<br />

fatto di grande rilievo sotto il profilo economico e sociale.<br />

Fig. – 2<br />

Cerreto Piano - il pozzo "Olga"<br />

foto M.Magni<br />

Il giacimento fu scoperto nel 1898 dall’Ing. Jasinski, già direttore delle miniere del<br />

Cornacchino e di Cortevecchia sul Monte Amiata. Egli rinvenne, in una formazione<br />

quaternaria di ciottoli alluvionali, alcune masserelle, della grossezza media di un<br />

pugno più o meno arrotondate e pesantissime, costituite quasi per intero da cinabro<br />

misto a sabbia silicea.<br />

2


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Lo strato di sabbie cinabrifere fu individuato nel 1909 ed i lavori proseguirono, dando<br />

luogo alla produzione di mercurio nel 1910, tramite un forno a storte.<br />

La miniera, deceduto l’Ing. Jasinski nel 1917, fu ceduta alla Banca Italiana di Sconto<br />

che nel 1919 vi impiantò un forno Cermak-Spirek: nel 1921 la banca fallì e la miniera<br />

di Cerreto Piano fu abbandonata. I lavori furono ripresi nel 1927, con la fondazione<br />

della S.I.A.M. (Società Italiana Anonima Mercurio), dal Comm. G. Ricciarelli di<br />

Castellazzara sino al 1937 quando la miniera fu ceduta al <strong>Gruppo</strong> Armenise<br />

acquirente anche della miniera del Siele sul Monte Amiata.<br />

Da qui la miniera, con alterne vicende e l’adozione di impianti moderni, per l’epoca,<br />

non riuscì a compensare le speranze degli imprenditori nonostante i loro sforzi e la<br />

massiccia ricerca: ebbe un massimo produttivo intorno al 1948-1950 dopodiché la<br />

produzione andò decrescendo per l’esaurirsi delle zone più ricche.<br />

Le spese sostenute per l’introduzione dell’impianto di “flottazione” e dei forni “Pacific”<br />

- i primi in Europa per il mercurio - nonché la morte improvvisa dell’Amministratore<br />

Delegato (1964) furono decisive per le sorti della miniera di Cerreto Piano dato che la<br />

subentrata nuova amministrazione non ritenne opportuno proseguire nelle attività, a<br />

seguito anche alla crisi del mercato del mercurio, per cui alla fine del 1970 la S.I.A.M.<br />

chiese di fermare gli impianti per la loro manutenzione. Questo provocò profonde<br />

agitazioni sindacali ma, nel marzo 1971, la società rinunciò alla concessione<br />

mineraria e da allora la miniera è stata abbandonata.<br />

- Dati certi sull’attività svolta si hanno dal 1929 a tutto il 1970 nel cui periodo<br />

sono state prodotte in totale 53.940 bombole di mercurio.<br />

- Gli anni più proficui della produzione di mercurio vanno dal 1946 al 1950 con<br />

10.645 bombole prodotte per un totale di 367.252,5 kg. di Hg; a questo<br />

periodo corrispondono 145.444 giornate lavorative con un tenore di mercurio<br />

del minerale trattato pari allo 0,55%.<br />

- La produzione di mercurio più bassa è riscontrabile nei 5 anni che vanno dal<br />

1966 al 1970 con 3.393 bombole prodotte per un totale di 117.058,5 kg. di<br />

Hg cui corrispondono giornate lavorative 55.307 con tenore di Hg del<br />

minerale trattato pari allo 0,16 %.<br />

Fig. – 3<br />

"Tozzi" di cinabro (magg. 12,5x7,5 cm.)<br />

foto e coll. M.Magni<br />

3<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Ubicazione e morfologia del territorio<br />

L’area mineraria di “Cerreto Piano” si trova in Provincia di Grosseto tra i comuni di<br />

Scansano e Magliano nella zona compresa tra i fossi “Vivaio”, a Est, e “Turbone”, a<br />

Ovest, a circa 9 km. a S.S.E. del paese di Scansano, a circa 4 km. a Est dal paese di<br />

Pereta ed a circa 15 km. da Montemerano. E’ circondata dalle alture di Monterozzo,<br />

dalle Zolfiere di Montedonico, dalle Acquilaie e, verso S.S.E., dal piccolo altipiano di<br />

Monte Aperto e Ghiaccio Forte che la racchiudono quasi nel fondo di una conca.<br />

Fig.: 4<br />

Ubicazione dei siti minerari<br />

Il giacimento è compreso in uno strato di sabbie silicee plioceniche contenenti cinabro<br />

con a letto i galestri eocenici ed a tetto, fino a giorno, argille del pliocene.<br />

Lo strato, rotto frequentemente da faglie che dall’affioramento, da cui ebbero inizio i<br />

lavori minerari, lo inabissano fino a 2170 mt. dalla superficie nella zona più depressa<br />

(pozzo “Olga”), risale man mano sino alla profondità di 120 mt., quasi al livello del<br />

mare, con una potenza di 6-8 mt. nella parte esplorata ed è costituito da tanti piccoli<br />

straterelli di sabbia a differente granulometria, quasi sempre nettamente divisi fra loro<br />

da una sottile patina argillosa e giallastra per lo zolfo ivi presente.<br />

Il cinabro si trova prevalentemente nelle sabbie a granulometria piuttosto grossolana,<br />

quasi sempre sotto forma di noduli (talvolta alla notevole concentrazione del 35%-<br />

40% di mercurio) ed assai più raramente diffuso nelle sabbie stesse.<br />

La coltivazione veniva effettuata in galleria con abbattimento mediante volata di mine.<br />

Dal materiale abbattuto, costituito prevalentemente da sabbia, erano facilmente<br />

cernibili i blocchi di cinabro– denominati “Tozzi” - rotti ma non disfatti dalle mine,<br />

mentre nella sabbia rimanevano i frammenti minuti di “Ricco” e, ove esistente, il cina-<br />

4


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

bro della mineralizzazione diffusa sempre accompagnato da marcassite (Solfuro di<br />

ferro) in quantità circa doppia del cinabro stesso.<br />

Fig. – 5<br />

Di<strong>scarica</strong> – “Calanchi”<br />

foto M.Guarguagli<br />

Fig. – 6<br />

Di<strong>scarica</strong> – Area di ricerca<br />

foto M.Magni<br />

5<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Il mercurio contenuto nel “Ricco” di cernita rappresentava il 70-80 % della produzione<br />

totale; il resto si otteneva dal minerale disperso nelle sabbie abbattute con tenore che<br />

si aggirava sul 5 per mille.<br />

Area di ricerca<br />

Fig. – 7<br />

"Canalone" di ricerca<br />

foto M.Magni<br />

Oggetto della nostra ricerca sono appunto i “Tozzi”: masserelle mineralizzate di varia<br />

dimensione e tenore di cinabro che si trovano, quale residuo, disperse nella massa<br />

sabbiosa estratta dalla miniera e conferita come inerte nell’area di di<strong>scarica</strong><br />

sottostante il pozzo “Olga”.<br />

Le sabbie, data la loro consistenza, sono oggetto di un forte dilavamento da parte<br />

Fig. – 8<br />

Tozzi di cinabro sul fondo di un "Canalone"<br />

foto M.Guarguagli<br />

6


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

degli agenti atmosferici con formazione di ripide scarpate e calanchi ed è qui,<br />

specialmente all’interno di questi ultimi, che possiamo incontrare reperti di un qualche<br />

pregio: interessanti se non altro per la loro provenienza storico-geomorfologica.<br />

La ricerca non è esente da pericoli dato che le pareti sabbiose dei calanchi possono<br />

cedere e quindi precipitare sul fondo con evidenti rischi per l’incolumità delle persone<br />

specialmente a seguito di piogge abbondanti.<br />

Come si può notare dalle foto di figg. 5 – 7, la zona dedicata alla ricerca dei “Tozzi”<br />

presenta non poche difficoltà per la particolare morfologia del materiale in di<strong>scarica</strong>: i<br />

campioni si possono reperire, specialmente dopo forti piogge che li hanno trasportati<br />

in zone basse, sul fondo dei canaloni frammisti a blocchi calcarei metamorfizzati,<br />

oppure in parete se abbiamo la fortuna di scorgerli tra le sabbie degli scoscendimenti.<br />

Miniera di PERETA – ZOLFIERE<br />

Notizie storiche<br />

In epoca storica alla civiltà Etrusca, popolo di veri maestri nell’arte della lavorazione<br />

dei metalli, era certamente nota una gran parte dei giacimenti minerari toscani.<br />

Tra questi si ricordano i giacimenti di zolfo, antimonite e cinabro di Pereta e di Zolfiere<br />

che probabilmente furono coltivati fin dal 5° secol o A.C.<br />

Ai giacimenti antimoniferi peraltro era rivolto poco interesse considerando che la<br />

scoperta dell’antimonio metallico è avvenuta solamente nel sedicesimo secolo, ad<br />

opera del monaco alchimista Basilio Valentino.<br />

Non possiamo però escludere almeno un impiego per uso cosmetico poiché, in epoca<br />

romana come ci riferisce Plinio, le donne si servivano del solfuro di antimonio, ridotto<br />

in polvere ed impastato con olio, per tingersi le ciglia.<br />

È molto probabile quindi che il giacimento antimonifero di “Pereta” fosse noto in<br />

epoca romana molto prima del sedicesimo secolo.<br />

A conferma è accertato un intervento romano di coltivazione, nel corso della guerra<br />

contro Pirro (vittoria romana sui Volcenti) e, successivamente, in epoca agustea; i<br />

lavori furono successivamente ripresi ai tempi delle contee (Contea Aldobrandesca<br />

1274 e Contea Sforzesca 1450), continuati dai granduchi di Lorena (1735), proseguiti<br />

intensivamente e razionalizzati in epoca napoleonica (1816) quindi perfezionati dal<br />

Granduca Leopoldo II (1824). Vedasi anche la letteratura tecnica riguardante antiche<br />

e saltuarie lavorazioni per antimonite e zolfo, risalenti al Medio Evo, e riferita<br />

all’.<br />

Esiste una curiosa leggenda secondo cui Antimonio deriva da<br />

“Antimonaco”: pare, infatti, che, nel primo medioevo, vi fossero alcuni frati<br />

che utilizzavano delle posate fatte con questo metallo. I frati, dopo aver<br />

mangiato, sarebbero stati oggetto di gravi disturbi senza comprenderne<br />

l’origine sino all’intervento di un medico che li mise in guardia contro una<br />

proprietà dell’antimonio: quella di essere un “emetico”, cioè di favorire il<br />

vomito. E’ da allora che questa sostanza avrebbe preso il nome di “antimonaco”.<br />

Al contrario di quello di “Pereta”, gli etruschi e i romani conoscevano certamente il<br />

limitrofo giacimento di Zolfiere da dove venivano estratti lo zolfo e il cinabro dei quali<br />

si facevano svariati usi. A testimonianza di un certo sfruttamento minerario da parte di<br />

questi popoli è il ritrovamento in alcune gallerie di utensili e manufatti di costruzione<br />

molto antica.<br />

Anche nel tardo medioevo ed in pieno rinascimento, le coltivazioni furono effettuate<br />

per zolfo e cinabro.<br />

7<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

A conferma di ciò è la presenza di un forno d’epoca medicea, situato nel cortile di una<br />

casa colonica posta a breve distanza dal giacimento solfo-cinabrifero.<br />

Negli ultimi anni del diciottesimo secolo l’attività estrattiva dello zolfo fu piuttosto<br />

intensa, anche se condizionata dalla presenza nel giacimento di sacche gassose<br />

costituite da anidride carbonica e anidride solforosa.<br />

Nel 1816 sotto il dominio francese furono estratti 200.000 quintali di zolfo poi, nel<br />

1838 dopo una sosta di circa un ventennio la produzione riprese per estinguersi<br />

nuovamente verso gli anni ottanta dello stesso secolo.<br />

Lavori in sotterraneo vennero infine eseguiti, in modo discontinuo, dal 1930 al 1942<br />

quando 6 minatori perirono a seguito di esalazioni mefitiche: da qui la decisione di<br />

procedere alla coltivazione a “cielo aperto” (Fig.: 10), demolendo il “tetto” minerario,<br />

tra il 1960 e il 1970 anno in cui cessò l’attività la vicina miniera di mercurio di Cerreto<br />

Piano esercitata dalla stessa società.<br />

Ubicazione e morfologia del territorio<br />

Come già accennato, il giacimento di “Pereta–Zolfiere” (circa 500 metri dal podere<br />

delle “Zolfiere”) è ubicato nell’omonima località in prov. di Grosseto a circa 5 Km.<br />

verso S.S.E. di Scansano ed a circa 3 Km. verso Est dall’abitato di Pereta, da cui è<br />

separato dallo spartiacque formato dai P.gi della Fornace, nelle vicinanze del Fosso<br />

Turbone.<br />

Fig. – 9<br />

Camino del forno di “Zolfiere”<br />

foto M. Magni<br />

In ambedue le zone (Zolfiere e Pereta) si segnala la presenza di putizze, relitti di un<br />

preistorico vulcanismo, tuttora attive anche se sul territorio non vi sono particolari<br />

segnali che evidenzino le loro emanazioni gassose.<br />

La mineralizzazione antimonifera, con assenza quasi totale di cinabro, è riscontrabile<br />

in una ganga di calcare retico sicilizzato, affiorante nella parte meridionale, con<br />

apparente forma di un dicco avente dimensioni massime di circa 500x150 metri,<br />

disposto longitudinalmente nel senso Nord-Sud, delimitato su due lati da sabbie e<br />

8


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

conglomerati pliocenico–quaternari e sugli altri due lati da detriti quarzosi.<br />

I lavori più recenti sono fatti risalire ai periodi 1883–1885, 1899-1903, 1939-1940, qui<br />

effettuati in sotterraneo ed al 1979-1981 con estrazione a cielo aperto.<br />

Con questi ultimi lavori il supposto dicco quarzoso è stato in parte messo allo<br />

scoperto mediante due grosse trincee, riscontrando purtroppo scarsa stibina e più<br />

abbondanti minerali ossidati con zolfo e marcassite.<br />

Non si conoscono i dati produttivi di questa miniera, tranne quelli relativi ai due ultimi<br />

periodi di attività ma l’equivalente in metallo del minerale estratto non deve avere<br />

raggiunto il migliaio di tonnellate complessive.<br />

Dal punto di vista <strong>mineralogico</strong>, la località è famosa per la presenza di rari minerali<br />

secondari dell’antimonio, in primo luogo la Peretaite e la Coquandite, quali nuove<br />

specie mineralogiche ivi riconosciute, e la Klebelsbergite come prima segnalazione in<br />

Italia.<br />

Sono limitate le specie mineralogiche segnalate nella di<strong>scarica</strong> della miniera zolfocinabrifera<br />

di Zolfiere anche perché la quasi totalità del territorio su cui è collocata, è<br />

stata ricoperta dai materiali provenienti dalle escavazioni della miniera antimonifera di<br />

Pereta. Sono segnalate, in letteratura ma senza alcun valore collezionistico salvo che<br />

per il cinabro, le seguenti specie: anidride, aragonite, calcite, cinabro, fluorite, gesso,<br />

halotrichite, marcasite, pirite, quarzo e zolfo.<br />

Fig. – 10<br />

Resti di galleria di coltivazione<br />

foto M.Guarguagli<br />

La di<strong>scarica</strong> della miniera antimonifera di Pereta è stata invece prodiga sia per la<br />

quantità che per la qualità delle specie mineralogiche ad oggi osservate: tanto da<br />

farla ritenere, a livello mondiale, una delle più importanti località ove presenti i<br />

minerali di ossidazione della antimonite ed altre specie rare quali minyulite, tripuhyite,<br />

mopungite, fluellite, gearksutite, klebelsbergite, oltre alla peretaite (Cipriani et al.,<br />

1980) e alla coquandite (Sabelli et al. 1992), specie mineralogiche rinvenute per la<br />

prima volta al mondo in questa località.<br />

Gli altri minerali osservati sono, in ordine alfabetico: anidride, antimonite, aragonite,<br />

9<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

barite, berthierite, calcite, cervantite, cinabro, coquimbite, dolomite, fluorite, gesso,<br />

goethite, greigite (melnikovite), halotrichite, idroromeite, jarosite, marcasite,<br />

metastibnite, pickeringite, pirite, quarzo, realgar, roemerite, senarmontite, stibiconite,<br />

valentinite, voltaite, e zolfo.<br />

Area di ricerca<br />

Sono praticamente due le zone dedicate alla ricerca di campioni:<br />

La prima si trova in prossimità delle antiche gallerie di estrazione del materiale, oggi a<br />

cielo aperto, al limitare dei campi a coltivazione agricola.<br />

La seconda, la principale, a circa un chilometro di distanza e circa 50 metri più in alto,<br />

si trova praticamente su di un pianoro soprastante il “Fosso Vivaio”.<br />

La ricerca ha occupato parte della mattina e tutto il pomeriggio, sino quasi al<br />

tramonto, data la quantità del materiale a disposizione e l’ampiezza delle aree di<br />

di<strong>scarica</strong>. La zona è stata, in passato ed in tempi recenti, oggetto di attenzione da<br />

parte di ricercatori e collezionisti che hanno praticamente depredato i campioni più<br />

rappresentativi delle mineralizzazioni offerte dal sito.<br />

Fig. – 11<br />

Pereta – Panoramica Di<strong>scarica</strong> Bassa<br />

foto M. Magni<br />

La ricerca, che ieri poteva semplicemente compiersi verificando la presenza di blocchi<br />

mineralizzati e procedere alla loro rottura controllando la presenza di geodi ed il loro<br />

contenuto anche solo “a vista”, oggi i materiali scartati, provenienti da molti decenni di<br />

ricerche, ricoprono i “vecchi” blocchi ancora integri per cui, prima di poter iniziare<br />

qualsiasi attività, è necessaria una preventiva opera di sgombero dai materiali più<br />

recenti. Dopodiché una buona lente è necessaria per l’osservazione e l’analisi visiva<br />

dei campioni.<br />

I minerali si rinvengono nei blocchi di ganga calcitica o quarzosa, e bisogna fare<br />

attenzione soprattutto quando questi ci appaiono colorati dalla presenza di zolfo<br />

oppure presentano venature e noduli contenenti antimonite o suoi sali di alterazione.<br />

10


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Comunque con pazienza, “olio di gomito” e con l’aiuto di un buon mazzolo è possibile,<br />

tra schegge e odore di zolfo, incontrare qualche reperto che possa appagare la fatica<br />

anche se rinvenire buoni campioni nell’area delle discariche non è propriamente cosa<br />

semplice.<br />

Fig. – 12<br />

Pereta – Panoramica Di<strong>scarica</strong> Alta<br />

foto M.Guarguagli<br />

Fig. – 13<br />

Pereta – Panoramica Di<strong>scarica</strong> Alta<br />

foto M.Guarguagli<br />

11<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 14 - I partecipanti alla spedizione<br />

da destra: C. Marchi, M. Guarguagli, M. Magni<br />

foto M. Guarguagli<br />

Fig.: 15 - Di<strong>scarica</strong> Alta - Putizza attiva<br />

foto M. Magni<br />

12


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig. - 16<br />

Antimonite con Metastibnite e Stibiconite<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M.Magni<br />

Fig. – 17 - 18<br />

Cristalli prismatici di Antimonite<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M.Magni<br />

13<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig. – 19<br />

Cristalli prismatici di Antimonite su quarzo (Di<strong>scarica</strong> Alta)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Alta)<br />

foto e coll. M.Guarguagli<br />

14


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig. - 20<br />

Geode con quarzi (magg. 20 mm)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M.Magni<br />

Fig. - 21<br />

Cristalli di quarzo (magg. 15 mm)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M.Magni<br />

15<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig. - 22<br />

Klebelsbergite su Antimonite(campo 10 mm)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M. Guarguagli<br />

Fig. - 23<br />

Blocco silicizzato con Antimonite e Stibiconite (di<strong>scarica</strong> bassa)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto M. Guarguagli<br />

16


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 24<br />

Klebelsbergite (c.a. 5 mm.)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Bassa)<br />

foto e coll. M. Guarguagli<br />

Fig.: 25<br />

Fluorite (c.a. 2 mm.)<br />

foto e coll. A. Ghelardini<br />

17<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 26<br />

Peretaite su metastibnite (c.a. 3 mm.)<br />

foto e coll. A. Ghelardini<br />

Fig.: 27<br />

Fluorite su quarzo (c.a. 1 mm.)<br />

foto e coll. A. Ghelardini<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig. – 28<br />

Cristallo di Zolfo (c.a 1 mm.)<br />

(Di<strong>scarica</strong> Alta)<br />

foto M.Guarguagli – Arch. G.M.A.<br />

ATTIVITA’ DI GRUPPO<br />

Terza Mostra Didattico-Culturale presso Palazzetto dei Congressi<br />

Visita delle scuole elementari F. D. Guerrazzi alla mostra Didattico-Culturale che<br />

ha avuto luogo nei gg. 17-18-19 Ottobre 2008<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Manifestazioni<br />

Torino 3 - 5 Ottobre 2008 M<br />

Info A. G. Editrice tel. 01611087<br />

Scandicci 4 - 5 Ottobre 2008 B/S<br />

Info GAMPS tel. 0557224141<br />

Imola 11 - 12 Ottobre 2008 B/S<br />

Info Luca Loreti tel. 054235339<br />

Pontedera (Pi) 26 ottobre 2008 B/S<br />

Info Carlo Roggi tel. 058753702<br />

Siena 8 - 9 Novembre 2008 B/S<br />

Info Stefano Ghezzi tel. 3388682508<br />

Trento 15 - 16 Novembre 2008 B/S<br />

Info Luciano Ducati ducatiluciano@libero.it<br />

Roma 6 - 7 Dicembre 2008 M<br />

Info tel. 3337964784<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Curiosità Mineralogiche<br />

La scoperta di una nuova specie mineralogica non è una cosa rara, o per lo meno<br />

non lo è in Italia dove sono state scoperte oltre 250 specie delle circa 4500<br />

conosciute in natura. In Toscana principalmente si riconoscono le seguenti località<br />

quale breve esempio ove è stata identificata la maggior parte delle nuove specie<br />

mineralogiche:<br />

- Area geotermica di Larderello,<br />

- Area vulcanica di Pitigliano<br />

- Mineralizzazioni metallifere della Toscana meridionale<br />

- Pegmatiti delle rocce granitiche elbane<br />

- Complesso metamorfico Alpi Apuane<br />

In particolare nel Complesso metamorfico Alpi Apuane e presso la Miniera detta:<br />

- Buca della Vena (Stazzema, Lucca)<br />

è stata isolata ed identificata, ad opera e per merito del dr. Paolo Orlandi pur tra le<br />

notevoli difficoltà derivanti dalla presenza di minerali simili, una nuova specie<br />

mineralogica cui è stato imposto il nome di ”Marrucciite” a ricordo di un comune<br />

amico e grande naturalista: Angelo Marrucci scomparso prematuramente nel 2003.<br />

La “Marrucciite” è un solfosale a formula bruta Hg3Pb16Sb18S46 che si presenta in<br />

cristalli aciculari di colore nero e lucentezza metallica, allungati e striati con sottili fibre<br />

elastiche che presentano una facile sfaldatura parallelamente all’allungamento.<br />

Marrucciite (Foto dr. Paolo Orlandi)<br />

Dimensioni reali rapportate alla scala indicata<br />

Analisi chimica della Marrucciite (peso %) eseguita su due diversi cristalli:<br />

Cu – Hg - Pb - Sb - S - Cl<br />

0,09 – 7,73 – 42,17 – 28,96 – 19,00 – 0,06 = 98,02 media di 7 analisi<br />

0,18 – 7,90 – 42,41 – 29,71 – 19,47 – 0,07 = 99,73 media di 4 analisi<br />

Rapporti atomici sulla base di (S+Cl)=46<br />

0,11 - 2,98 - 15,76 - 18,41 - 45,88 - 0,12<br />

0,21 - 2,98 - 15,46 - 18,44 - 45,87 - 0,13<br />

Da cui la formula ideale Cu=0; Hg=3; Pb=16; Sb=18; S=46; Cl=0<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Scala di Mohs<br />

1 Talco Scalfibile con l'unghia<br />

2 Gesso Scalfibile con l'unghia<br />

3 Calcite Scalfibile con una monete di rame<br />

4 Fluorite Scalfibile con un coltello<br />

5 Apatite Scalfibile con un coltello<br />

6 Ortoclasio Scalfibile con una lima d'acciaio<br />

7 Quarzo Scalfisce il vetro<br />

8 Topazio Scalfisce facilmente il quarzo<br />

9 Corindone Scalfisce facilmente il topazio<br />

10 Diamante Non è scalfibile<br />

All'inizio del secolo scorso, il mineralogista viennese Friedrich Mohs mise a punto<br />

una scala delle durezze (detta appunto Scala di Mohs) da 1 a 10 usata ancora oggi<br />

tra i collezionisti.<br />

Ognuno dei minerali di riferimento citati scalfisce quello di durezza inferiore e viene a<br />

sua volta scalfito da quello di durezza superiore.<br />

I minerali aventi durezza 1 - 2 sono considerati teneri, quelli con durezza da 3 a 6<br />

sono mediamente duri e quelli che superano 6 sono ritenuti duri.<br />

Nel caso di minerali con durezza tra 8 e 10 si parla di gemme preziose, in quanto<br />

molte gemme, hanno una durezza compresa in quest'ambito.<br />

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