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RELAZIONE FINALE Titolare assegno: dott.ssa Gabriella Cerrone ...

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migliore comprensione della struttura chimica di tali nanoparticelle può, da una parte, aiutare a<br />

comprendere meglio i meccanismi alla base del processo di combustione e, dall’altra, fare luce<br />

sugli effetti che tali particelle hanno sulla salute umana [7, 8].<br />

La rilevanza e l’interdisciplinarità di tali tematiche giustifica il notevole sviluppo di metodologie<br />

sperimentali, avvenuto negli ultimi anni, per la caratterizzazione chimico-fisica del particolato<br />

carbonioso. Tecniche basate sullo scattering elastico e dinamico [9], sull’assorbimento ottico<br />

(principalmente nelle regioni spettrali dell’ultravioletto e visibile) [10], sulla diffrazione a raggi X<br />

[11], nonché su microscopia a trasmissione elettronica (TEM) ed a Forza Atomica (AFM) [12],<br />

hanno fornito informazioni intere<strong>ssa</strong>nti per lo studio della componente del particolato atmosferico<br />

con dimensione maggiore di 10 nm, mentre risulta ancora inesplorata (talvolta problematica) la loro<br />

applicazione a particelle nel range dimensionale di 1-5 nm.<br />

E’ proprio da questa constatazione che prende forma il presente progetto, il cui scopo è quello di<br />

mettere a punto una serie di metodologie sperimentali, tra di loro complementari, finalizzate alla<br />

caratterizzazione del particolato nanometrico direttamente prelevato da fiamme da laboratorio. In<br />

particolare, il progetto punterà all’implementazione di tecniche sperimentali di tipo ottico:<br />

spettroscopia in assorbimento, spettroscopia Raman per la caratterizzazione chimica e<br />

morfologica del NOC. La spettrometria di ma<strong>ssa</strong> è attualmente la tecnica maggiormente utilizzata<br />

per l’analisi dei composti carboniosi pro<strong>dott</strong>i nei sistemi di combustione [13-18]. Tecniche di<br />

diagnostica di tipo ottico forniscono informazioni complementari a quelle che si ricevono dalla<br />

spettroscopia di ma<strong>ssa</strong>. Esse costituiscono strumenti, ormai ben consolidati, per un’analisi non<br />

distruttiva del campione in esame. Dal punto di vista spettroscopico, le particelle organiche<br />

nanometriche sono state intensivamente investigate nella regione spettrale dell’U. V.[19-22].<br />

Informazioni di tipo morfologico sul particolato nanometrico possono essere ottenute con l’ausilio<br />

di tecniche spettroscopiche risolte in tempo come la Time Resolved Fluorescence Polarization<br />

Anisotropy (TRFPA). E<strong>ssa</strong> costituisce una tecnica non invasiva già ampiamente utilizzata in<br />

ambito biologico [24-27], ma solo recentemente applicata a sostanze pro<strong>dott</strong>e in sistemi di<br />

combustione [28]. Allo stato attuale, invece, non esistono studi conclusivi circa le proprietà di<br />

assorbimento nell’infrarosso. Tale regione risulta, invece, estremamente intere<strong>ssa</strong>nte per due ordini<br />

di motivi. In primo luogo, e<strong>ssa</strong> costituisce il presupposto essenziale per misure di diagnostica ottica<br />

basata sull’utilizzo di sorgenti laser commerciali a basso costo (laser a diodo a semiconduttore). In<br />

secondo luogo, lo spettro infrarosso di un assegnato campione è in grado di fornire l’impronta<br />

digitale delle strutture molecolari presenti in esso, e, quindi, risulta uno strumento indispensabile<br />

per lo studio delle proprietà chimico-fisiche delle strutture nanometriche.<br />

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