01 - Copertina - Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia
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Recensioni<br />
L'ECO DEI MIEI PASSI A<br />
KABUL, DI GIUSEPPE<br />
AMATO, ED. MURSIA<br />
EDITORE, PAGG. 176<br />
€. 15,00.<br />
Siamo così abituati a<br />
sentir parlare di<br />
Kabul, dei talebani,<br />
del comando Nato,<br />
delle missioni di pace<br />
che spesso, forse,<br />
dimentichiamo che dietro ci sono delle<br />
persone. Per molti di noi sono solo notizie<br />
che vengono da posti lontani e riguardano,<br />
per lo più, realtà che non hanno nulla<br />
a che fare con la nostra. Giuseppe Amato,<br />
capitano dell'esercito italiano, ne<br />
'Leco dei miei passi a Kabul dà volto e<br />
concretezza a questo mondo. Nel libro,<br />
pubblicato da Mursia, sono raccolte venti<br />
storie che vengono da Kabul, storie che<br />
sono state vissute in prima persona da<br />
Amato. Non ci si aspetti chissà quali fatti<br />
eclatanti (anche se ci sono, purtroppo,<br />
DOGANE, DOGANIERI E FIAMME GIALLE AD<br />
ACCIAROLI E PIOPPI (1187 – 1999).<br />
GERARDO SEVERINO. EDIZIONI DEL CEN-<br />
TRO DI PROMOZIONE CULTURALE PER IL<br />
CILENTO<br />
Nell'antico Reame di Napoli, le gabelle di<br />
minor conto, esercitate a vario titolo, sia<br />
dai funzionari statali che dai feudatari<br />
locali, erano definite “Doganelle”, in contrapposizione<br />
alla cosiddetta “Dogana<br />
grande”, alla quale lo Stato percepiva un<br />
relazioni di attentati), ma è soprattutto la<br />
quotidianità a farla da padrone in queste<br />
pagine e a dare alla narrazione un sapore<br />
più vero. Con uno stile lontano da fronzoli<br />
e maniere di mestiere (a volte sembra di<br />
leggere dei verbali “militari” per via<br />
dell'essenzialità dello stile e del modo<br />
diretto di esprimersi), Giuseppe Amato ci<br />
presenta i suoi incontri con i politici di<br />
Kabul e, prima ancora, con i loro segretari,<br />
le usanze degli afghani, la paura che si<br />
prova nel sentirsi tirare per la giacca e le<br />
curiosità di alcune abitudini. Soprattutto<br />
Amato ne L'eco dei miei passi a Kabul ci<br />
racconta la vita che si svolge in quella città.<br />
E prova a pennellare dinanzi ai nostri<br />
occhi qualche aspetto del carattere degli<br />
afghani, forgiato da un territorio arido,<br />
duro e a volte inaccessibile che la tradizione<br />
culturale locale così spiega: Quando<br />
Dio creò la Terra decise anche dove piazzare<br />
i diversi Paesi e continenti; alla fine,<br />
trovandosi alcuni popoli senza un lembo<br />
di terra, Dio si trovò costretto a rivedere i<br />
maggior rendimento. Acciaroli e Pioppi<br />
non furono attive solo come “Dogane<br />
Baronali” gestite cioè direttamente dal feudatario<br />
del posto, ma anche “Doganelle<br />
della seta e del mare, considerata anche<br />
la loro particolare collocazione geografica<br />
che ne ha fatto un avamposto della lotta al<br />
contrabbando marittimo. Ad Acciaroli,<br />
così come a Pioppi, la Dogana non rappresentò<br />
solo una fonte di guadagno per<br />
la Badia di Cava, alla quale tali località<br />
appartenevano, e per i signorotti locali<br />
che vi possedettero il feudo dopo il 1410.<br />
Essa configurò quel legame con l'esterno,<br />
con il nuovo e spesso anche con l'ignoto,<br />
avendo ospitato per secoli e secoli,<br />
all'ombra della sua antica torre vicereale,<br />
nella vecchia “Taberna” e nei suoi uffici<br />
genti provenienti da ogni angolo della terra,<br />
le quali a stento riuscivano a spiegarsi<br />
nella propria lingua madre. La storia di<br />
quelle Dogane, dei Doganieri e, ancora<br />
più vicino a noi, delle Fiamme Gialle che vi<br />
hanno vissuto sino la secolo scorso è davvero<br />
affascinante, essendo stati (sia gli<br />
uomini che gli uffici che essi stessi rappresentavano)<br />
testimoni di un luminoso passato<br />
nel quale quasi tutte le terre del<br />
Cilento sono state teatro di incredibili traffici<br />
mercantili, di straordinari accadimenti<br />
militari, ma anche di progressi scientifici e<br />
culturali, oltre che mete di grandi scrittori e<br />
viaggiatori che ne hanno lasciato lusinghiere<br />
testimonianze.<br />
FiammeGialle - Agosto 2<strong>01</strong>2<br />
37<br />
confini e, limitandoli e tagliandoli, recuperò<br />
vasti, sconfinati brandelli di terraferma.<br />
Si trovò quindi con tanti ritagli, li gettò<br />
nel buco che sul mappamondo era rimasto<br />
vuoto tra l'Asia centrale e il subcontinente<br />
indiano, e infine disse: “Questo è<br />
l'Afghanistan”.<br />
IL CONTRABBANDIERE DI UOMINI. STORIA<br />
DEL FINANZIERE GIOVANNI GAVINO TOLIS,<br />
UN EROE DEL BENE AL SERVIZIO<br />
DELL'UMANITÀ (1919-1944). GERARDO<br />
SEVERINO, CARLO DELFINO EDITORE,<br />
2<strong>01</strong>2. “Contrabbandieri di Uomini" è<br />
l'appellativo con cui la Polizia di frontiera<br />
germanica definiva in atti, dopo l'8 settembre<br />
1943, i "passatori", vale a dire<br />
coloro i quali favorivano l'espatrio clandestino<br />
in Svizzera, sia di ebrei che di perseguitati<br />
dal nazifascismo. Giovanni Gavino,<br />
sardo di Chiaramonti (Sassari) si era<br />
arruolato nella Guardia di Finanza nel<br />
1938, poco più che ventenne. Destinato<br />
al Circolo di Como, venne impiegato in<br />
servizio al confine italo-elvetico presso la<br />
Brigata di frontiera di Ponte Chiasso.<br />
Attraverso quel valico, dal settembre '43<br />
all'aprile del '44 (quando venne catturato<br />
e deportato a Mauthausen, ove poi<br />
sarebbe morto), grazie a lui e a uomini e<br />
donne altrettanto generosi, sarebbero<br />
passati molti fuggiaschi, centinaia e centinaia<br />
di vite umane che altrimenti avrebbero<br />
conosciuto gli orrori dei lager nazisti,<br />
prima di subire un'orribile fine. Pur essendo<br />
trascorsi oltre sessant'anni da quegli<br />
eventi, alcune preziose carte d'archivio ci<br />
hanno consentito di restituire alla famiglia<br />
d'origine, al suo paese natale, alla Guardia<br />
di Finanza ed alla Storia la sua vita, il<br />
suo esempio di italianità, il suo estremo<br />
sacrificio. Ebbene, Giovanni Gavino Tolis<br />
viene, oggi, riconosciuto come un uomo<br />
giusto, dal cuore grande, sul cui petto brillasimbolic<br />
a m e n t e<br />
una Medaglia<br />
d'Oro,<br />
q u e l l a a l<br />
Merito Civile<br />
che il Presidente<br />
della<br />
Repubblica,<br />
G i o r g i o<br />
Napolitano,<br />
gli ha voluto<br />
c o n f e r i r e<br />
"alla memoria".