01 - Copertina - Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia

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18 FiammeGialle - Agosto 2012 TACCUINO TACCUINO IL GIOCO DEL CALCIO Ci sono due correnti di pensiero. Secondo la prima, il tifo per una squadra di calcio è segnato dalla nascita. Foto 1 Chi è nato a Napoli, “deve” sostenere la S.S.C. Napoli. I nati in città prive di squadre di rilievo possono invece tifare per una “grande”. Secondo un'altra scuola di pensiero, chiunque, ovunque nato, può tifare per qualsiasi squadra. Io sarei di questo secondo parere, perché, a mio avviso, il bel gioco è bel gioco e se la squadra del proprio campanile non sa giocare, meglio tifare per una squadra che sa giocare. Ma dico tutto questo sottovoce, perché, in materia calcistica, ho una specie di blocco psicologico, dovuto ad un episodio accaduto quando avevo 15 o 16 anni. Frequentavo l'Azione cattolica ed, avendo sempre avuto il pallino della carta stampata ma non potendo stampare un giornale vero e proprio, predisponevo i murales, fogli grandi di carta Fabriano sui quali scrivevo, ovviamente a mano, articoli di vario genere. I titoli, invece, li scrivevo con i pastelli colorati, non essendoci ancora (almeno mi pare) i pennarelli. Insomma, un giornaletto periodico che i miei amici leggevano con un certo godimento, almeno a me così sembrava. Un giorno, la mia Associazione cattolica disputò un incontro calcistico con un'altra Associazione, di un'altra Parrocchia ed io, ovviamente, mi ritenni in dovere di fare il resoconto della partita. Con la solita procedura, predisposi il murale, lo assicurai al muro con alcuni chiodini e restai in attesa. Cominciarono ad arrivare i miei amici e, come di consueto, dedicarono attenzione al mio parto. Ad un certo punto, cominciarono a ridere, ma a ridere così tanto da scom- pisciarsi dalle risate. Io avevo riferito di un incontro calcistico, mica avevo raccontato barzellette. La cosa fu presto chiarita. Nel registrare i nomi dei giocatori delle due squadre io non avevo seguito l'ordine prefissato: prima il portiere, poi non so chi e via elencando. Ignorando la regola, avevo elencato i nomi a caso e quelle belle anime dei miei amici sghignazzavano: “Oh, oh, Tonelli faceva il portiere, Casagrande era centravanti” e così via. Rimasi così mortificato che non mi è mai più venuto in mente di interessarmi di argomenti sportivi. Credo, anzi, che proprio quell'episodio abbia influito negativamente su di me, inducendomi ad una certa indifferenza nei confronti del gioco del calcio. Sento dire che è lo sport più bello del mondo. Sento parlare di fuoriclasse pagati a suon di milioni di euro e mi dico che un motivo ci sarà. Ma, per quanto mi riguarda, richiama la mia attenzione più un pilota di formula 1, o un ciclista (vuoi mettere un Bartali o un Coppi?), o uno sciatore, o un tennista. C'è stata, però, nella mia vita, un'eccezione. Quando venni spedito a Napoli, mio figlio Francesco aveva sei anni e già un gran tifo per la squadra locale. Avrei mai potuto mandarlo solo allo stadio? Certo che no. Così feci l'accompagnatore ma ben presto, confesso, mi trovai coinvolto nel tifo collettivo e magari in piedi, con le braccia al cielo, ad urlare: “Gooool”. E' da dire, però, che in campo c'era un certo Diego Armando Maradona – “il Mara”, come sbrigativamente lo chiamavo – che dava calci ad un pallone che, nel momento in cui sembrava che dovesse superare la porta avversaria, si fermava, tornava indietro ed entrava in rete. Giuro che cose così ho visto con i miei occhi ed allora è ovvio che anche il gioco del calcio può essere qualcosa di diverso da venti persone che corrono dietro ad una palla di cuoio. Ma “il Mara” non era un calciatore, era un giocoliere. E di Mara non ne sono più nati, almeno sino ad oggi. LA CASERMA DI VILLAZZANO Un'altra caserma che mi è rimasta nel cuore è quella di Villazzano, un borgo di di Giuseppe Giuliani Trento, dove, ai tempi dei tempi, aveva sede il Corso legionale di addestramento. Dopo un anno di Resia, venni spedito al comando del Corso ed alloggiavo nella caserma sede della Legione. La mattina presto andavo al protocollo legionale, prelevavo la posta di mia competenza e raggiungevo Villazzano con una “giardinetta” (una piccola Fiat) che avevo a disposizione. Il comando del Corso mi divertiva e quindi mi piaceva moltissimo. Facevo tutto io: insegnamento, attività ginnica, pratica d'armi, marce del sabato. Avevo un sottufficiale coadiutore, che restava a Villazzano giorno e notte. La caserma era in realtà una villa adattata a caserma, compresa la mensa. E forse fu quest'atmosfera che indusse una sera di sabato i miei giovanissimi allievi a fare “quattro salti in famiglia”, con qualche contadinella del luogo. Apriti cielo. La cosa, non so per quali misteriose vie, venne a conoscenza del comandante della Legione, il quale, seduta stante, ordinò che io alloggiassi anche a Villazzano per evitare il ripetersi di fatti ritenuti molto incresciosi. Ora, bisogna sapere che Villazzano distava, se ben ricordo, sette od otto chilometri da Trento e non era neppure un paese. Non avendo io nemmeno un motorino di proprietà, sarei stato condannato a fare la vita del contadino e non per le poche settimane di durata di ciascun Corso ma a tempo indeterminato. Una prospettiva certo non allettante. In realtà, una variante degli arresti domiciliari. Ma, per fortuna, qualcuno, in Legione, si mosse a pietà nei miei confronti, provocando così l'assegnazione di una Isomoto (chi se le ricorda?) con la quale, se non altro, potevo scendere qualche volta in città, beninteso tornando a Villazzano per la notte. LIMITI DI VELOCITÀ

La mia sensazione, talvolta, è che viviamo in un mondo di matti. Io sono stato abituato a prendere il tram, poi il filobus, l'autobus, la metropolitana e, per gli spostamenti interurbani, il treno. La mia famiglia d'origine non possedeva l'auto. Poi sono arrivati gli anni sessanta, il miracolo economico, la diffusione dell'auto. Ho avuto anch'io un'auto e, poiché mi è sempre piaciuta la velocità (nella prossima vita, se ci sarà, cercherò di fare il pilota di formula 1), sono andato a rotta di collo per strade ed autostrade. Vicende personali e familiari mi hanno fatto percorrere credo centinaia di volte la Roma-Napoli, ad una velocità mai inferiore ai 150 all'ora ma più prossima ai 200, sempre con Alfa Romeo, prima con la mitica Giulia poi con la 75 Twin Spark. A 200 chilometri orari, io vivevo una sorta di beatitudine, mi sentivo leggero ed appagato. Quando fui ricoverato per un problema cardiaco, dicevo al cardiologo che non vedevo l'ora di uscire per potermi ripagare con una corsa a 200 all'ora. Quello mi chiese se non mi avesse dato di volta il cervello ed io lo sfidai: mi metta un Holter e vediamo. Il cardiologo constatò che, a 200 all'ora, il mio cuore batteva meglio di prima. A 130 chilometri all'ora, invece, mi assopisco. Per questo motivo, ora che i controlli si sono fatti rigidi (il Tutor è il mio nemico), io non posso più guidare in autostrada, soprattutto quelle a tre corsie. Se andassi a 200, mi ritirerebbero subito la patente. Se andassi a 130, provocherei una catastrofe. D'altra parte, ora che c'è l'alta velocità e con i prezzi alle stelle della benzina, andare in auto è diventata quasi una follia. Però. Però non capisco questo accanimento contro le auto ed è per questo motivo che talvolta mi pare di vivere in un mondo di pazzi. Abbiamo fatto di tutto per ingrandire la Fiat, le abbiamo predisposto le autostrade, la fabbrica di automobili in genere veniva vissuta come il motore di tutta l'economia, ed ora dietro-front, guerra alle auto. A Napoli hanno inventato le Ztl - zone a traffico limitato - per favorire i pedoni e diminuire l'inquinamento. Io vivo nell'ambito di una queste Ztl, quella marittima, e devo mostrare ad ogni piè sospinto il documento dal quale risulta la mia residenza per poter superare i varchi. Forse rinunzierò anche ad usare l'auto in città e me ne andrò a piedi, visto che i mezzi pubblici funzionano come funzionano. D'altro canto, il medico dice che, alla mia età, bisogna fare molte passeggiate. La riflessione sul mondo dei pazzi, però, resta invariata. 19 SEGNALE ORARIO Televisore acceso. Quadrante di un orologio proiettato sullo schermo. La lancetta dei secondi segna meno quaranta alle venti, poi trentanove, trentotto….tre, due, uno, zero. Tatatatatatà. Sigla del telegiornale della sera. Controllavamo l'esattezza del nostro orologio. Questo accadeva ieri. Oggi, i telegiornali delle venti fanno a chi anticipa di più. Così, se uno come me, che ho la mania della puntualità, non si anticipa abbastanza, rischia di perdere i titoli di testa, che molte volte sono l'unica cosa decente dei telegiornali. Dopodiché, conviene spegnere il televisore o andare da un'altra parte, per non sentire i soliti sproloqui o il solito elenco di disgrazie. Fine del telegiornale della sera. Carosello, quindici minuti. I bimbi a dormire, gli adulti ad assistere allo spettacolo serale, che cominciava alle ventuno e si concludeva alle ventitré, comunque prima di mezzanotte. Questo accadeva ieri. Oggi, dopo il telegiornale, ci sono i giochi, i pacchi, i varietà. Bisogna attendere le ventuno e trenta per mandare in onda lo spettacolo della sera, che quindi difficilmente non sforerà la mezzanotte. Poi ci sono i cosiddetti programmi di seconda serata che spesso cominciano proprio dopo mezzanotte. La Rai, però, ha un sito bellissimo, dove è possibile vedere in ore diurne i programmi mandati in onda ad ore impossibili, almeno per quanto riguarda quattro delle tante reti. Anche Mediaset e la 7 hanno i loro replay, ma non così completi. Ma perché la televisione ci vuole tutti nottambuli? GRATTACIELI Il 5 luglio 2012 è stato inaugurato a Londra il grattacielo “Shard” (la scheggia), dovuto al progetto dell'architetto italiano Renzo Piano. Il grattacielo FiammeGialle - Agosto 2012 misura 310 metri di altezza, conta 95 piani ed ha una visuale a 360 gradi per sessanta chilometri sulla metropoli. Lo Shard sarà superato, entro l'anno, da un grattacielo che si sta costruendo a Mosca, la Mercury City Tower, di 332 metri. Tuttavia, lo Shard detiene un primato, oltre che provvisorio, anche regionale, perché è solo 45° nel mondo. Il primato appartiene al grattacielo Burj Khalifa, di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, che misura 830 metri. Sempre in tema di grattacieli, leggo che la Cina ha superato gli Stati Uniti, potendo contare su 75 grattacieli oltre i 240 metri. Una domanda sorge spontanea. Ma se uno abita a 830 metri da terra e si guastano gli ascensori, che cosa succede? NAPOLI È “A meglia vita è a toia ca si fesso e nun capisce niente” (la vita migliore è la tua, che sei fesso e non capisci niente – Chi non sa non soffre). “Nun sfruculià 'a mazzarella 'e San Giuseppe” (Non molestare la bacchetta di San Giuseppe – Non provocare). “Ce capimme a sische” (ci capiamo a fischi – abbiamo un'intesa perfetta). “Risponne a maneca 'e 'mbrelle” (risponde a manico di ombrello, a vanvera). “Fa bene e scuordate, fa male e pienzece (fa bene e dimentica, fa male e pensaci). “Cu tanta galle a cantà nun schiare maje juorno” (con tanti galli che cantano non fa mai giorno). ROMA ERA “Homo homini lupus” (l'uomo è lupo dell'uomo). “Homo nascitur ad laborem” (l'uomo nasce per soffrire). “Nosce te ipsum” (conosci te stesso).

La mia sensazione, talvolta, è che viviamo<br />

in un mondo di matti. Io sono stato<br />

abituato a prendere il tram, poi il filobus,<br />

l'autobus, la metropolitana e, per gli spostamenti<br />

interurbani, il treno. La mia<br />

famiglia d'origine non possedeva l'auto.<br />

Poi sono arrivati gli anni sessanta, il<br />

miracolo economico, la diffusione<br />

dell'auto. Ho avuto anch'io un'auto e,<br />

poiché mi è sempre piaciuta la velocità<br />

(nella prossima vita, se ci sarà, cercherò<br />

di fare il pilota di formula 1), sono<br />

andato a rotta di collo per strade ed autostrade.<br />

Vicende personali e familiari mi<br />

hanno fatto percorrere credo centinaia<br />

di volte la Roma-Napoli, ad una velocità<br />

mai inferiore ai 150 all'ora ma più prossima<br />

ai 200, sempre con Alfa Romeo,<br />

prima con la mitica Giulia poi con la 75<br />

Twin Spark. A 200 chilometri orari, io<br />

vivevo una sorta di beatitudine, mi sentivo<br />

leggero ed appagato. Quando fui<br />

ricoverato per un problema cardiaco,<br />

dicevo al cardiologo che non vedevo<br />

l'ora di uscire per potermi ripagare con<br />

una corsa a 200 all'ora. Quello mi chiese<br />

se non mi avesse dato di volta il cervello<br />

ed io lo sfidai: mi metta un Holter e<br />

vediamo. Il cardiologo constatò che, a<br />

200 all'ora, il mio cuore batteva meglio<br />

di prima. A 130 chilometri all'ora, invece,<br />

mi assopisco. Per questo motivo,<br />

ora che i controlli si sono fatti rigidi (il<br />

Tutor è il mio nemico), io non posso più<br />

guidare in autostrada, soprattutto quelle<br />

a tre corsie. Se andassi a 200, mi ritirerebbero<br />

subito la patente. Se andassi<br />

a 130, provocherei una catastrofe.<br />

D'altra parte, ora che c'è l'alta velocità e<br />

con i prezzi alle stelle della benzina,<br />

andare in auto è diventata quasi una follia.<br />

Però. Però non capisco questo accanimento<br />

contro le auto ed è per questo<br />

motivo che talvolta mi pare di vivere in<br />

un mondo di pazzi. Abbiamo fatto di<br />

tutto per ingrandire la Fiat, le abbiamo<br />

predisposto le autostrade, la fabbrica di<br />

automobili in genere veniva vissuta<br />

come il motore di tutta l'economia, ed<br />

ora dietro-front, guerra alle auto. A<br />

Napoli hanno inventato le Ztl - zone a<br />

traffico limitato - per favorire i pedoni e<br />

diminuire l'inquinamento. Io vivo<br />

nell'ambito di una queste Ztl, quella<br />

marittima, e devo mostrare ad ogni piè<br />

sospinto il documento dal quale risulta<br />

la mia residenza per poter superare i<br />

varchi. Forse rinunzierò anche ad usare<br />

l'auto in città e me ne andrò a piedi, visto<br />

che i mezzi pubblici funzionano come<br />

funzionano. D'altro canto, il medico dice<br />

che, alla mia età, bisogna fare molte<br />

passeggiate. La riflessione sul mondo<br />

dei pazzi, però, resta invariata.<br />

19<br />

SEGNALE ORARIO<br />

Televisore acceso. Quadrante di un orologio<br />

proiettato sullo schermo. La lancetta<br />

dei secondi segna meno quaranta<br />

alle venti, poi trentanove, trentotto….tre,<br />

due, uno, zero. Tatatatatatà.<br />

Sigla del telegiornale della sera. Controllavamo<br />

l'esattezza del nostro orologio.<br />

Questo accadeva ieri. Oggi, i telegiornali<br />

delle venti fanno a chi anticipa<br />

di più. Così, se uno come me, che ho la<br />

mania della puntualità, non si anticipa<br />

abbastanza, rischia di perdere i titoli di<br />

testa, che molte volte sono l'unica cosa<br />

decente dei telegiornali. Dopodiché,<br />

conviene spegnere il televisore o andare<br />

da un'altra parte, per non sentire i<br />

soliti sproloqui o il solito elenco di<br />

disgrazie.<br />

Fine del telegiornale della sera. Carosello,<br />

quindici minuti. I bimbi a dormire,<br />

gli adulti ad assistere allo spettacolo<br />

serale, che cominciava alle ventuno e si<br />

concludeva alle ventitré, comunque<br />

prima di mezzanotte. Questo accadeva<br />

ieri. Oggi, dopo il telegiornale, ci sono i<br />

giochi, i pacchi, i varietà. Bisogna attendere<br />

le ventuno e trenta per mandare in<br />

onda lo spettacolo della sera, che quindi<br />

difficilmente non sforerà la mezzanotte.<br />

Poi ci sono i cosiddetti programmi di<br />

seconda serata che spesso cominciano<br />

proprio dopo mezzanotte. La Rai, però,<br />

ha un sito bellissimo, dove è possibile<br />

vedere in ore diurne i programmi mandati<br />

in onda ad ore impossibili, almeno<br />

per quanto riguarda quattro delle tante<br />

reti. Anche Mediaset e la 7 hanno i loro<br />

replay, ma non così completi. Ma perché<br />

la televisione ci vuole tutti nottambuli?<br />

GRATTACIELI<br />

Il 5 luglio 2<strong>01</strong>2 è stato inaugurato a<br />

Londra il grattacielo “Shard” (la scheggia),<br />

dovuto al progetto dell'architetto<br />

italiano Renzo Piano. Il grattacielo<br />

FiammeGialle - Agosto 2<strong>01</strong>2<br />

misura 310 metri di altezza, conta 95<br />

piani ed ha una visuale a 360 gradi per<br />

sessanta chilometri sulla metropoli.<br />

Lo Shard sarà superato, entro l'anno,<br />

da un grattacielo che si sta costruendo<br />

a Mosca, la Mercury City Tower, di 332<br />

metri. Tuttavia, lo Shard detiene un<br />

primato, oltre che provvisorio, anche<br />

regionale, perché è solo 45° nel mondo.<br />

Il primato appartiene al grattacielo Burj<br />

Khalifa, di Dubai, negli Emirati Arabi<br />

Uniti, che misura 830 metri.<br />

Sempre in tema di grattacieli, leggo che<br />

la Cina ha superato gli Stati Uniti,<br />

potendo contare su 75 grattacieli oltre i<br />

240 metri.<br />

Una domanda sorge spontanea. Ma se<br />

uno abita a 830 metri da terra e si<br />

guastano gli ascensori, che cosa<br />

succede?<br />

NAPOLI È<br />

“A meglia vita è a toia ca si fesso e nun<br />

capisce niente” (la vita migliore è la tua,<br />

che sei fesso e non capisci niente – Chi<br />

non sa non soffre).<br />

“Nun sfruculià 'a mazzarella 'e San<br />

Giuseppe” (Non molestare la bacchetta<br />

di San Giuseppe – Non provocare).<br />

“Ce capimme a sische” (ci capiamo a<br />

fischi – abbiamo un'intesa perfetta).<br />

“Risponne a maneca 'e 'mbrelle”<br />

(risponde a manico di ombrello, a<br />

vanvera).<br />

“Fa bene e scuordate, fa male e<br />

pienzece (fa bene e dimentica, fa male<br />

e pensaci).<br />

“Cu tanta galle a cantà nun schiare<br />

maje juorno” (con tanti galli che cantano<br />

non fa mai giorno).<br />

ROMA ERA<br />

“Homo homini lupus” (l'uomo è lupo<br />

dell'uomo).<br />

“Homo nascitur ad laborem” (l'uomo<br />

nasce per soffrire).<br />

“Nosce te ipsum” (conosci te stesso).

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