1 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Dipartimento di ...
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iotiche e, per la rapida mineralizzazione e conseguente liberazione <strong>di</strong> nutrienti, contribuire alla<br />
nutrizione delle piante. I materiali organici con valore del rapporto C/N maggiore <strong>di</strong> 30, non<br />
fornendo adeguate quantità <strong>di</strong> azoto, costringono i microrganismi ad utilizzare per la produzione<br />
<strong>di</strong> biomassa tutte le forme azotate [NH4 + , NO3 - ] <strong>di</strong>sponibili nel suolo, potendo indurre<br />
temporanee <strong>di</strong>fficoltà nutrizionali per le piante. Le sostanze umiche, invece, anche presentando<br />
quantità assolute <strong>di</strong> carbonio e azoto variabili, hanno, nei <strong>di</strong>versi ambienti climatici, valori del<br />
rapporto C/N praticamente costanti. Nei suoli incolti e coltivati delle zone climatiche umide,<br />
realizzandosi nel tempo con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio, per lenta mineralizzazione delle macromolecole<br />
umiche che bilancia le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carbonio e azoto, il rapporto C/N si stabilizza intorno a valori<br />
compresi tra 10 e 12 (Violante, 2002). La quantità <strong>di</strong> SOM varia con il tipo <strong>di</strong> ecosistema, con<br />
l’aumento del livello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> precipitazioni annuale, con l’abbassamento delle temperature<br />
minime annuali, con i residui delle operazioni <strong>di</strong> esbosco e l’intensità del taglio, con il tipo <strong>di</strong><br />
vegetazione (Gifford, 2002) e con elevati tenori <strong>di</strong> argilla. Per quanto riguarda la gestione, in<br />
letteratura si ritrovano numerosi lavori (i.e. Sanchez et al., 2006; Sah e Ilvesniemi, 2006) e meta<br />
analisi (Johnson, 1991; Johnson e Curtis, 2001) sugli effetti dei tagli sulla variazione quantitativa<br />
(contenuto C e N) e qualitativa (compattezza e stratificazione) <strong>della</strong> SOM. In situazioni<br />
comparabili <strong>di</strong> substrato, i suoli delle foreste non gestite rispetto a quelli <strong>di</strong> boschi gestiti sono<br />
più stratificati, porosi, e caratterizzati da una minore densità (bulk density) e compattezza. La<br />
compattazione e la per<strong>di</strong>ta <strong>della</strong> stratificazione sono effetti del taglio che a lungo termine operano<br />
un impatto negativo sulla crescita delle ra<strong>di</strong>ci (Froehlich et al., 1985) e sono anche conseguenza<br />
del passaggio <strong>di</strong> mezzi meccanici in bosco durante le operazioni <strong>di</strong> taglio. I risultati verso cui<br />
convergono la maggior parte dei lavori è che, in generale, la gestione non provoca sostanziali<br />
cambiamenti <strong>di</strong> SOM (Mund, 2004), ad eccezione dei tagli intensivi come il taglio raso con il<br />
quale si asporta tutta la biomassa epigea. In quest’ultimo caso, i danni risultano anche maggiori<br />
nelle situazioni in cui sono state utilizzate pratiche quali la fertilizzazione con azoto o i fuochi<br />
prescritti. La fertilizzazione, infatti, provoca un aumento <strong>della</strong> quantità <strong>di</strong> carbonio del suolo<br />
nella sua porzione superficiale mentre i fuochi prescritti determinano una maggiore<br />
pre<strong>di</strong>sposizione del suolo all’erosione. Il periodo <strong>di</strong> recupero <strong>della</strong> foresta può arrivare fino a 14-<br />
20 anni in caso <strong>di</strong> taglio raso (e.g. Cohen et al., 1996; Schulze et al., 1999). Subito dopo tagli<br />
intensivi, sono stati osservati impoverimento e lisciviazione <strong>della</strong> parte più superficiale del suolo<br />
e il danno è risultato tanto maggiore quanto minore era il contenuto <strong>di</strong> carbonio <strong>di</strong> partenza. Un<br />
caso particolare è stato quello delle foreste in cui era stata effettuata una lavorazione preventiva<br />
del suolo, per evitarne un eccessivo compattamento con le operazioni <strong>di</strong> esbosco. In questi ultimi<br />
casi gli effetti dannosi del taglio sono risultati minori. Sanchez e colleghi (2006) comunque,<br />
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