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1 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Dipartimento di ...

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(FWD, dal termine inglese Fine Woody Debris). Anche la necromassa, come la lettiera (par.<br />

4.1.3), rappresenta un punto <strong>di</strong> passaggio dallo stock <strong>di</strong> carbonio <strong>della</strong> componente epigea al<br />

suolo seppure con perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> turnover più lunghi. Con la progressiva decomposizione per opera<br />

<strong>della</strong> meso e microfauna del suolo, dei funghi e dei batteri, il carbonio viene rilasciato in parte in<br />

atmosfera sottoforma <strong>di</strong> CO2 (Cap. 5) e in parte nella sostanza organica del suolo (SOM) (par.<br />

4.1.5). Il lento rilascio graduale <strong>di</strong> nutrienti al suolo favorisce la formazione <strong>di</strong> humus e la<br />

fertilizzazione del bosco, aumentandone la produttività totale, con influenze positive sulla<br />

rinnovazione naturale (Kutnar et al., 2002). Inoltre la presenza <strong>di</strong> necromassa facilita la<br />

conservazione del suolo e il miglioramento <strong>della</strong> stabilità dei versanti. In questo quadro <strong>di</strong><br />

multifunzionalità del legno morto, non è da tralasciare infine, la sua funzione <strong>di</strong> conservazione<br />

<strong>della</strong> bio<strong>di</strong>versità che si esplica sia attraverso la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> substrato e fonte <strong>di</strong> energia per<br />

gli organismi saproxilici, sia per la creazione <strong>di</strong> microhabitat favorevoli alla sopravvivenza <strong>di</strong><br />

molte specie animali e vegetali (Humphrey et al., 2004; Marchetti e Lombar<strong>di</strong>, 2006). Per questo<br />

ruolo, la necromassa viene considerata importante nella GFS sia per gli aspetti quantitativi come<br />

pool (stock) <strong>di</strong> carbonio che per i suoi aspetti qualitativi come in<strong>di</strong>catore nel criterio 4 (Linee<br />

guida operative <strong>della</strong> GFS) (MCPFE, 2007).<br />

Le variabili campionate per la stima dello stock sono il volume e la classe <strong>di</strong> decomposizione.<br />

Quest’ultima variabile fornisce informazioni riguardo allo stato <strong>di</strong> invecchiamento <strong>della</strong> struttura<br />

legnosa che può essere messo in relazione con il tempo passato al suolo, me<strong>di</strong>ato dalle con<strong>di</strong>zioni<br />

stazionali e climatiche (a parità <strong>di</strong> tempo, la decomposizione procede più velocemente in<br />

ambienti umi<strong>di</strong> e cal<strong>di</strong>). La velocità <strong>di</strong> decomposizione può essere assai varia e, in particolare per<br />

le querce è molto lenta e può impiegare dai 45 fino ai 90-100 anni per la completa<br />

decomposizione (La Fauci, 2006). La velocità <strong>di</strong>pende da fattori come: le <strong>di</strong>mensioni del<br />

materiale legnoso, le caratteristiche stazionali (altitu<strong>di</strong>ne, esposizione, microclima) o la varietà e<br />

la consistenza <strong>della</strong> comunità vivente dei decompositori (Marziliano et al., 2009). Un’elevata<br />

frequenza <strong>di</strong> classi alte (legno in stato <strong>di</strong> avanzata decomposizione) è in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

naturalità e/o <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> gestione. Mentre le classi più basse si ritrovano in popolamenti<br />

giovani o recentemente tagliati o in seguito ad eventi meteorici particolari (schianti da vento o<br />

neve). I fattori che determinano l’accumulo <strong>della</strong> necromassa sono principalmente i fattori<br />

climatici e la gestione. Le con<strong>di</strong>zioni climatiche possono accelerare o rallentare i fenomeni <strong>di</strong><br />

decomposizione come è emerso da un lavoro effettuato negli Stati Uniti, su scala regionale, nel<br />

quale è stato osservato che gli stock <strong>di</strong> carbonio <strong>di</strong> CWD e FWD sono positivamente correlati<br />

con l’umi<strong>di</strong>tà e negativamente con la temperatura massima e minima e con l’evapotraspirazione<br />

(Woodall e Liknes, 2008). In con<strong>di</strong>zioni climatiche ottimali, all’aumentare <strong>della</strong> produttività del<br />

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