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1 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Dipartimento di ...

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Conclusioni e <strong>di</strong>scussione<br />

La storia selvicolturale <strong>della</strong> cerreta demaniale <strong>di</strong> Feudozzo è comune a molte cerrete<br />

dell’Appennino centro meri<strong>di</strong>onale (Gual<strong>di</strong>, 1974; Marchetti et al., 2006; La Marca e<br />

Notarangelo, 2009). Come per altri siti, infatti, la foresta fu destinata in parte alla produzione <strong>di</strong><br />

traversine ferroviarie con il governo a fustaia e i tagli successivi e in parte alla produzione <strong>di</strong><br />

legna da ardere con il governo a ceduo. In particolare la cerreta oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che occupa la<br />

zona <strong>di</strong> fondovalle, fu ceduata in maniera intensiva fino al 1949, anno in cui cominciarono i tagli<br />

<strong>di</strong> avviamento che si prolungarono fino al 1963 (Montaldo, 1949; La Marca, 1977).<br />

Successivamente, come risulta sia dalla documentazione dei piani <strong>di</strong> assestamento, sia<br />

dall’analisi <strong>degli</strong> incrementi anulari, seguì un periodo <strong>di</strong> sospensione dei tagli durato circa 40<br />

anni. Durante questo periodo non fu eseguito alcun <strong>di</strong>radamento, né altro tipo <strong>di</strong> gestione e, se da<br />

un lato questo ha favorito negli anni l’incremento <strong>degli</strong> stock, dall’altra parte ha portato anche ad<br />

un rallentamento <strong>della</strong> NPP annuale a <strong>di</strong>scapito del miglioramento del serbatoio <strong>di</strong> carbonio. La<br />

particella 70, infatti, considerando sia il piano dominante che quello dominato, presenta ancora<br />

oggi delle caratteristiche strutturali che si collocano a metà tra il ceduo e la fustaia. La densità <strong>di</strong><br />

2777 piante ad ettaro, è risultata molto simile a quella <strong>della</strong> particella <strong>di</strong> 17 anni <strong>della</strong><br />

cronosequenza <strong>di</strong> ceduo <strong>di</strong> Roccarespampani (VT) stu<strong>di</strong>ata da Tedeschi et al., (2005) per il quale<br />

son state riportate 3300 piante ad ettaro. Allo stesso modo i valori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> altezza<br />

del soprassuolo dominato, sono più simili a quelli del ceduo tra i 5 e i 10 anni. L’area basimetrica<br />

<strong>di</strong> 33.8 m 2 ha -1 , invece, è affine a quella riportata da La Marca e Notarangelo (2009) per fustaie<br />

non <strong>di</strong>radate <strong>di</strong> Bosco Quarto (FG) con valori <strong>di</strong> circa 35.1 m 2 ha -1 . Il piano dominante, invece,<br />

ha un <strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o e un’altezza dominante simili a quelli riportati da Nocetti et al., (2007) per<br />

fustaie <strong>di</strong> cerro in avviamento <strong>della</strong> Toscana ma con la <strong>di</strong>fferenza che a Feudozzo le piante<br />

dominanti sono 346 ad ettaro, mentre nelle fustaie avviate ci sono in me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 697 polloni ad<br />

ettaro. Questa <strong>di</strong>versità <strong>della</strong> struttura <strong>della</strong> cerreta <strong>di</strong> Feudozzo si spiega se si considera che al <strong>di</strong><br />

sotto del piano dominante, coesiste uno strato <strong>di</strong> piante piccole e <strong>di</strong> vecchi polloni che<br />

provengono in parte dalla trascorsa gestione e in parte dai ricacci avvenuti dopo i tagli <strong>di</strong><br />

avviamento. I polloni <strong>di</strong> cerro inoltre, hanno la tendenza a raggiungere il piano dominante in<br />

virtù delle caratteristiche eliofile <strong>della</strong> specie, determinando una variazione <strong>di</strong> altezza ridotta pur<br />

in presenza <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong>ametrica ancora <strong>di</strong>fferenziata (Nocetti et al., 2007). Con i tagli <strong>di</strong><br />

sementazione, cominciati all’inizio <strong>degli</strong> anni 90, si è provveduto all’asportazione <strong>di</strong> tutta la<br />

biomassa dominata e <strong>di</strong> parte <strong>di</strong> quella dominante, semplificando notevolmente la struttura finale.<br />

Molte fustaie <strong>di</strong> cerro dell’Italia centro-meri<strong>di</strong>onale provengono da una gestione tesa a favorire la<br />

struttura monoplana e monospecifica che, per la qualità <strong>della</strong> legna da ardere, pre<strong>di</strong>lige il cerro<br />

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