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1 Università degli Studi della Tuscia di Viterbo Dipartimento di ...

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La zona che circonda una torre eddy è denominata fetch e dovrebbe essere il più possibile<br />

omogenea (Kaimal e Finnigan, 1994). All’interno del fetch, l’area sorgente del flusso misurato<br />

con la strumentazione EC è definita footprint o anche, come definita da Schmid (2002), il<br />

“campo visivo” <strong>di</strong> una torre eddy. La footprint viene stimata a partire da modelli matematici che<br />

consentono <strong>di</strong> determinare la provenienza del flusso campionato e <strong>di</strong> mettere così in relazione i<br />

dati <strong>di</strong> NEE con le con<strong>di</strong>zioni ecologiche dell’area dalla quale originano (struttura, biomassa,<br />

LAI, respirazione del suolo, variabili micrometeorologiche, etc.). L’analisi <strong>della</strong> footprint<br />

consente <strong>di</strong> determinare se il flusso provenga da aree omogenee e, se necessario, escludere<br />

dall’elaborazione finale i punti che ricadono al <strong>di</strong> fuori dell’area oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Questo stu<strong>di</strong>o,<br />

volendo analizzare i flussi provenienti da particelle sottoposte o meno a interventi <strong>di</strong> gestione, ha<br />

trovato nell’analisi <strong>della</strong> footprint uno strumento fondamentale per la selezione e l’elaborazione<br />

successiva dei dati.<br />

I modelli per stu<strong>di</strong>are la footprint si basano sul presupposto che l’area omogenea intorno al punto<br />

<strong>di</strong> misura abbia un’estensione definita. L’area sorgente del flusso <strong>di</strong>pende da parametri come<br />

l’altezza <strong>della</strong> vegetazione, la <strong>di</strong>stanza tra il punto <strong>di</strong> misura e la copertura, la velocità e la<br />

<strong>di</strong>rezione del vento, l’estensione del fetch e l’altezza del punto <strong>di</strong> misura. In uno spazio<br />

omogeneo, dove i dati raccolti sono sempre rappresentativi dell’area misurata, non è necessario il<br />

posizionamento esatto del sensore dal momento che i flussi possono essere comunque attribuiti<br />

alla stessa tipologia <strong>di</strong> ecosistema. Tuttavia, se l’area intorno alla torre EC è <strong>di</strong>somogenea, come<br />

nel caso <strong>di</strong> particelle forestali a <strong>di</strong>versa età e in cronosequenze, il segnale misurato <strong>di</strong>pende<br />

dall’area sopravento che esercita l'influenza maggiore sul sensore e <strong>di</strong> conseguenza dalla sua<br />

estensione e posizione nello spazio (Schmid, 2002). In questo caso, qualora si voglia attribuire il<br />

flusso misurato ad una data superficie, è necessario analizzare in dettaglio l’area dalla quale<br />

proviene il flusso stesso. Negli ultimi 50 anni sono stati messi a punto numerosi modelli <strong>di</strong><br />

footprint (Gash, 1986; Schmid 1997). Nella maggior parte dei casi la curva <strong>della</strong> footprint<br />

stimata dai modelli raggiunge un picco ad una determinata <strong>di</strong>stanza rispetto al sensore per poi<br />

<strong>di</strong>minuire drasticamente e uniformemente, ciò significa che il trasporto turbolento non è<br />

simmetrico rispetto all'asse verticale del sensore. Il termine footprint fu coniato da Schuepp et al.<br />

(1990) il quale sviluppò un modello <strong>di</strong> analisi per flussi <strong>di</strong> uno scalare passivo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

neutralità e descritto dall’equazione:<br />

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