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RAGAZZI<br />
“<br />
ll metodo scout è<br />
molto adatto al<br />
ventunesimo secolo:<br />
le emozioni che ci<br />
legano, sono<br />
amplificate, facilitate,<br />
comunicate, ma non<br />
create dagli strumenti<br />
di Paolo Natali<br />
IN DIFESA<br />
della<br />
fantasia<br />
«...ma uno zingaro, un trucco, e<br />
un futuro invadente, fossi stato<br />
un po’ più giovane... l’avrei distrutto<br />
con la fantasia...».<br />
(F. De Gregori, Rimmel)<br />
Ve lo ricordate quel dibattito<br />
sull’uso del telefonino nelle attività<br />
scout, che vedevamo come<br />
un problema di basso profilo<br />
e passeggero? Erano i primi<br />
anni Duemila e forse molti di<br />
noi a quel tempo pensavano<br />
che sarebbe stata una battaglia<br />
di breve durata, e presto o tardi<br />
l’equilibrio cosmico si sarebbe<br />
ristabilito, il cielo di nuovo sorretto<br />
da un’asta di colmo, le<br />
scintille del fuoco gli unici segnali<br />
capaci di mescolarsi alle<br />
stelle nelle notti del campo estivo.<br />
E invece no, la Storia stava<br />
piegando la rotta della civiltà, e<br />
lanciando la generazione immediatamente<br />
successiva alla<br />
nostra in una spirale di perdizione<br />
fatta di telefonia, reti senza<br />
fili, comunità virtuali e Nin-<br />
Cosa rimane tra le pagine chiare<br />
e le pagine scure di una vita scout,<br />
qual è il segno più importante che<br />
ci si porta con sé per la vita?<br />
tendo Wii. Lasciando noi, eroici<br />
difensori dell’eterna e immutabile<br />
morale scout, responsabili<br />
del pesante incarico di difenderne<br />
i valori e cercare per<br />
quanto possibile di promuoverli<br />
presso quella generazione riluttante<br />
di debosciati, che nel<br />
frattempo smessaggiava allegramente<br />
tra una tenda e l’altra<br />
invece di sgusciare tra gli absidi<br />
di nascosto (e possibilmente<br />
farsi cogliere in flagrante, con<br />
nostra somma gioia). Ma pure<br />
in questo scenario apocalittico,<br />
col tempo, qualcuno ha invece<br />
scoperto che quel dibattito iniziato<br />
con il telefonino potrebbe<br />
essersi tramutato nella domanda<br />
chiave sia della loro che della<br />
nostra generazione: la tecnologia<br />
è strumento o schiavitù?<br />
Ora, gli anni passano e ormai<br />
forse perfino parlare di telefonini<br />
in attività potrà sembrare obsoleto<br />
ai più, e poi una facile critica<br />
è che tutto sommato la do-<br />
manda è vecchia come il mondo,<br />
se per tecnologia intendiamo<br />
in generale il prodotto dell’ingegno<br />
umano e quindi partiamo<br />
dai sassi appuntiti, dal<br />
fuoco o dalla ruota, tutti strumenti<br />
usati e abusati in innumerevoli<br />
forme. Ma il rapporto<br />
con i nuovi strumenti ha assunto<br />
un ruolo più importante nel<br />
corso degli ultimi decenni, da<br />
quando cioè un uomo nasce in<br />
un determinato contesto tecnologico<br />
e matura in un mondo<br />
che agli occhi del sé bambino<br />
sarebbe parso fantascientifico,<br />
assurdo, inimmaginabile e soprattutto<br />
terribilmente immorale.<br />
Non vi sorprendete mai a<br />
dire che era meglio quando i<br />
bambini si davano appuntamento<br />
alle tre e mezza al parco,<br />
invece che accordarsi via sms fino<br />
a 5 minuti prima? O che le<br />
lettere erano più “vere” delle<br />
email? Non c’è forse un velato<br />
giudizio morale nascosto dietro<br />
questi pensieri?<br />
Proposta educativa 08-<strong>2009</strong> 7