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Pe 8-2009 - Agesci

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RAGAZZI<br />

“<br />

ll metodo scout è<br />

molto adatto al<br />

ventunesimo secolo:<br />

le emozioni che ci<br />

legano, sono<br />

amplificate, facilitate,<br />

comunicate, ma non<br />

create dagli strumenti<br />

di Paolo Natali<br />

IN DIFESA<br />

della<br />

fantasia<br />

«...ma uno zingaro, un trucco, e<br />

un futuro invadente, fossi stato<br />

un po’ più giovane... l’avrei distrutto<br />

con la fantasia...».<br />

(F. De Gregori, Rimmel)<br />

Ve lo ricordate quel dibattito<br />

sull’uso del telefonino nelle attività<br />

scout, che vedevamo come<br />

un problema di basso profilo<br />

e passeggero? Erano i primi<br />

anni Duemila e forse molti di<br />

noi a quel tempo pensavano<br />

che sarebbe stata una battaglia<br />

di breve durata, e presto o tardi<br />

l’equilibrio cosmico si sarebbe<br />

ristabilito, il cielo di nuovo sorretto<br />

da un’asta di colmo, le<br />

scintille del fuoco gli unici segnali<br />

capaci di mescolarsi alle<br />

stelle nelle notti del campo estivo.<br />

E invece no, la Storia stava<br />

piegando la rotta della civiltà, e<br />

lanciando la generazione immediatamente<br />

successiva alla<br />

nostra in una spirale di perdizione<br />

fatta di telefonia, reti senza<br />

fili, comunità virtuali e Nin-<br />

Cosa rimane tra le pagine chiare<br />

e le pagine scure di una vita scout,<br />

qual è il segno più importante che<br />

ci si porta con sé per la vita?<br />

tendo Wii. Lasciando noi, eroici<br />

difensori dell’eterna e immutabile<br />

morale scout, responsabili<br />

del pesante incarico di difenderne<br />

i valori e cercare per<br />

quanto possibile di promuoverli<br />

presso quella generazione riluttante<br />

di debosciati, che nel<br />

frattempo smessaggiava allegramente<br />

tra una tenda e l’altra<br />

invece di sgusciare tra gli absidi<br />

di nascosto (e possibilmente<br />

farsi cogliere in flagrante, con<br />

nostra somma gioia). Ma pure<br />

in questo scenario apocalittico,<br />

col tempo, qualcuno ha invece<br />

scoperto che quel dibattito iniziato<br />

con il telefonino potrebbe<br />

essersi tramutato nella domanda<br />

chiave sia della loro che della<br />

nostra generazione: la tecnologia<br />

è strumento o schiavitù?<br />

Ora, gli anni passano e ormai<br />

forse perfino parlare di telefonini<br />

in attività potrà sembrare obsoleto<br />

ai più, e poi una facile critica<br />

è che tutto sommato la do-<br />

manda è vecchia come il mondo,<br />

se per tecnologia intendiamo<br />

in generale il prodotto dell’ingegno<br />

umano e quindi partiamo<br />

dai sassi appuntiti, dal<br />

fuoco o dalla ruota, tutti strumenti<br />

usati e abusati in innumerevoli<br />

forme. Ma il rapporto<br />

con i nuovi strumenti ha assunto<br />

un ruolo più importante nel<br />

corso degli ultimi decenni, da<br />

quando cioè un uomo nasce in<br />

un determinato contesto tecnologico<br />

e matura in un mondo<br />

che agli occhi del sé bambino<br />

sarebbe parso fantascientifico,<br />

assurdo, inimmaginabile e soprattutto<br />

terribilmente immorale.<br />

Non vi sorprendete mai a<br />

dire che era meglio quando i<br />

bambini si davano appuntamento<br />

alle tre e mezza al parco,<br />

invece che accordarsi via sms fino<br />

a 5 minuti prima? O che le<br />

lettere erano più “vere” delle<br />

email? Non c’è forse un velato<br />

giudizio morale nascosto dietro<br />

questi pensieri?<br />

Proposta educativa 08-<strong>2009</strong> 7

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