La maiolica arcaica, in Firenze prima degli Uffizi. Lo scavo di Via de

1.2.2 PRIME PRODUZIONI SMALTATE
Angelica Degasperi
Maiolica arcaica (23)
La maiolica arcaica, che fa la sua comparsa nei contesti
di Via de’ Castellani sul finire del Duecento, rappresenta,
fino al XIV secolo avanzato, l’unica tipologia di vasellame
rivestito a vetrina stannifera destinato specificamente ad
essere impiegato sulla mensa.
A differenza di altri centri urbani mediovaldarnesi come
Prato e Pistoia, a Firenze non disponiamo di indicazioni
archeologiche che consentano di delineare un quadro
produttivo soddisfacente per l’epoca bassomedievale che,
allo stato attuale delle conoscenze, rimane fortemente lacunoso
1 . Lo studio condotto sui reperti di Via de’ Castellani
contribuisce a definire meglio la cultura materiale dell’epoca
e consente di osservare come il settore della produzione
ceramica rispondesse prontamente alle nuove esigenze
di una committenza che, in piena espansione economica,
riconosceva una valenza estetica a manufatti fino a quel
momento strettamente legati esclusivamente ad un ruolo
funzionale.
I materiali ceramici afferenti alla tipologia della maiolica
arcaica prodotti dallo scavo ammontano complessivamente
a 213 frammenti riconducibili a 143 forme minime 2 , un
quantitativo estremamente ridotto rispetto all’intera compagine
di vasellame recuperato nel corso delle indagini. Di
queste forme, soltanto 82 provengono da contesti affidabili,
mentre le restanti 61 sono state recuperate in contesti di
epoca rinascimentale o postrinascimentale che, fortemente
rimaneggiati, devono essere considerati all’origine della
frammentarietà e disomogeneità dei materiali.
Nonostante l’esiguità numerica e la notevole frammentazione
che caratterizza queste stoviglie da mensa, la loro
1 Per lo studio della maiolica arcaica ci si è potuti avvalere di un numero
piuttosto esiguo di notizie preliminari su materiali provenienti da indagini
stratigrafiche e da sterri. Tra queste si possono segnalare BUERGER, pp.
191-210 (scavi di S. Reparata); AA.VV. 1988a; DE MARINIS 1997 (scavi di
piazza della Signoria, di via del Proconsolo, di via de’ Castellani, dei viali
di Circonvallazione); DE MARINIS s.a. (scavo del pozzo di via de’ Castellani);
SALVINI 2005a (San Pier Scheraggio); G.A.F. 1979 (scavi della fortezza di
S. Giovanni Battista).
2 La natura della stratigrafia dei contesti successivi al periodo G 26 non ci
è apparsa utile al fine della restituzione di un quadro sui dati quantitativi.
Inoltre, la composizione del contesto US 248 attribuito, nonostante la
forte eterogeneità, al periodo E 21 (evidenziato con * nelle Tabelle 4 e 5),
ha indotto a non considerarlo nel trattamento statistico dei dati. I Grafici
1 e 2 non tengono pertanto conto dei materiali provenienti dai contesti
sopra menzionati.
CERAMICA E PIETRA OLLARE 409
presenza all’interno di contesti la cui cronologia si protrae
dai decenni finali del XIII secolo fino all’epoca rinascimentale,
ne denota una preferenza e una sostanziale continuità
d’uso sulle tavole fiorentine, anche nel momento in cui
cominciano ad affacciarsi sui mercati cittadini manufatti
di maggiore raffinatezza, come la maiolica arcaica blu, la
‘zaffera a rilievo’ e l’italo-moresca, che riflettono ormai i gusti
prettamente rinascimentali maturati dalla società fiorentina
decretando l’epilogo della cultura materiale medievale.
Benché la composizione dei contesti del periodo E 18 3
– i più antichi ad avere restituito ceramica smaltata – e le
caratteristiche tecnologiche, morfologiche e decorative dei
frammenti riconducibili alla prima fase d’utilizzo della maiolica
arcaica non consentano l’attribuzione di una cronologia
puntuale, è probabile che a Firenze come nel resto della
Toscana le stoviglie smaltate fossero in uso già prima del
XIV secolo. Incrementando dunque la gamma di recipienti
impiegati per il consumo delle vivande, sono i contenitori
da mescita in maiolica arcaica, maggiormente apprezzabili
in virtù del loro sviluppo in verticale, i primi che, probabilmente
già alla fine del Duecento, iniziano ad affermarsi
sulle mense, apparecchiate prevalentemente con stoviglie
in ceramica non rivestita o in legno sostanzialmente prive
di valenza estetica.
È soltanto nel periodo F 23, collocabile attorno alla metà
del Trecento, che, accanto ai contenitori per liquidi, fanno la
loro comparsa le prime forme pensate per il consumo delle
vivande (catini e forme aperte non meglio definibili) 4 .
Con l’incremento dei centri e della produzione – legato a
decise modifiche nell’organizzazione del lavoro – si assiste,
in concomitanza all’introduzione delle prime stoviglie
da cucina invetriate che preludono a quel processo di
tripartizione funzionale delle ceramiche che si consoliderà
nel corso del secolo successivo, a un deciso aumento
quantitativo dei prodotti decorati in bicromia verde-bruno,
presenti da questo momento in una più articolata gamma
di varianti morfologiche.
Se nel momento dell’introduzione delle pregiate maioliche
arcaiche blu e ‘zaffere a rilievo’, il rapporto tra forme aperte
e chiuse in maiolica arcaica continua, come nelle fasi
precedenti, a restare decisamente a favore delle seconde
(periodi F 24-25) 5 , è al volgere del secolo XIV, quando
si assiste ad un netto aumento dei centri di produzione,
che questo rapporto si inverte, restituendo una gamma di
prodotti morfologicamente articolati, ma tecnologicamente
3 US 581, 646.
4 US 41, 339, 104, 235.
5 US 40, 263, 277, 295, 350, 509, 539/1, 540/1, 103.

410 I MATERIALI
assai meno accurati, caratterizzati da temi ornamentali che
si discostano ormai visibilmente da quelli minuziosi dei
prodotti di prima generazione (periodo G 26) 6 .
Periodo E 18
Nei primi momenti di diffusione della maiolica arcaica si
segnalano, all’interno di contesti costituiti essenzialmente
da contenitori acromi depurati (anfore, boccali, catini, orciuoli)
e grezzi (paioli, olle, boccali, testi, tegami e catini) 7 ,
rarissimi frammenti di boccali decorati in verde ramina e
bruno manganese8 .
Le dimensioni e lo stato di conservazione dei due frammenti
restituiti da US 5819 non consentono di avanzare ipotesi
sulle caratteristiche morfologiche e decorative delle due forme.
È soltanto nel caso del frammento di fondo di boccale
proveniente da US 64610 che è possibile riconoscere una
forma ad alto piede fortemente svasato la cui morfologia
denota la sua afferenza ad una cultura produttiva diffusa
a livello regionale11 .
In tutti e tre i frammenti la superficie interna risulta rivestita
di vetrina e nonostante il quantitativo estremamente ridotto
di pezzi di questa tipologia ceramica e il loro cattivo stato di
conservazione, è tuttavia rilevabile come già in questa fase
la produzione prevedesse l’utilizzo di impasti e di vetrine
diverse12 (Tabb. 4,5). In un caso si rileva inoltre un difetto
della superficie esterna, creatosi durante la cottura e dovuto
allo spazio troppo ridotto lasciato tra una forma e l’altra che
ha provocato la fusione delle due superfici tangenti13 .
La presenza di oggetti palesemente difettati, associata al
ridotto quantitativo di frammenti di maiolica arcaica che,
all’interno della compagine di 257 forme minime individuate
nei due contesti, rappresenta soltanto l’1,67% (Grafici 19
e 20), consente di ipotizzare una non ancora definitiva
6 US 13, 101, 102, 114, 115.
7 Tra i contesti che hanno restituito maiolica arcaica sono riconducibili
al periodo E 18 le US 581 e 646. La forma chiusa invetriata (US 581) e
il bordo ingubbiato e graffito (US 646) non meglio identificabile devono
essere considerati infiltrazioni da contesti soprastanti.
8 Si tratta di complessivamente tre frammenti riconducibili ad altrettante
forme minime.
9 Inv. 35, 36.
10 Inv. 4474.
11 Per la forma, riconducibile al tipo 23.3.2b, si veda BERTI G. et al. 1986b,
p. 485, fig. 1,2.
12 Le due forme provenienti da US 581 presentano un impasto di tipo MARC
3, quella di US 646 invece un impasto del tipo MARC 6. Le vetrine sono
riconducibili ai tipi INV MARC V 14 e 15. Nel caso di inv. 35 la vetrina non
è meglio definibile a causa delle spesse concrezioni formatesi sulla sua
superficie. Per la descrizione delle vetrine cfr. Tab. 6.
13 Inv. 35.
affermazione di questa tipologia ceramica sulle tavole dei
fiorentini i quali potevano ammettere anche l’utilizzo di ‘seconde
scelte’. L’esiguità dei prodotti in maiolica arcaica e la
presenza esclusiva di forme chiuse consentono di proporre
una datazione ancora entro il XIII secolo.
Periodo E 22
È probabilmente da ricondurre al loro carattere di ceramiche
di pregio il fatto che, almeno fino alla prima metà
del XIV secolo, le uniche stoviglie in maiolica diffuse sulla
tavola fossero i contenitori da mescita i quali, in virtù della
loro forma allungata verso l’alto, dovevano conferire un
tocco di eleganza ad una tavola apparecchiata soltanto
con una circoscritta gamma di vasellame nudo destinato
al consumo dei cibi. Nei contesti del periodo E 2214 ,
caratterizzati come quelli della fase precedente da una
maggioranza di forme acrome grossolane e depurate, si
segnalano soltanto due forme di maiolica arcaica che,
delle 156 complessive, rappresentano 1,28% del totale
(Grafici 19 e 20).
Se poco si può dire del bordo di boccale proveniente da
US 37015 , che conserva l’attacco di un’ansa a bastoncello e
reca traccia di una decorazione a linee orizzontali e verticali
in bruno manganese, maggiori informazioni si possono
trarre dai 13 frammenti pertinenti ad un boccale a corpo
ovoide e ansa a bastoncello rinvenuti in US 371/sud (Fig.
1) 16 . Il boccale presenta sulla pancia una decorazione ad
embricazioni, del tutto simile per impostazione del motivo
a quella “a nuclei ovali schiacciati. avvolti da linee sinuose”
ricorrente su un boccale trovato negli scavi di Palazzo Pretorio
a Prato17 , e a quelle su forme di produzione senese,
anch’esse corredate di ansa a bastoncello, provenienti da
Piazza della Badia e attualmente conservate al Bargello18 .
Come il motivo principale, anche quello a ‘coda di rondine’
che si sviluppa in verticale ai lati dell’ansa risulta piuttosto
frequente non solo in ambito fiorentino19 , ma anche me-
14 US 370, 371.
15 Inv. 1277.
16 Inv. 2.
17 FRANCOVICH et al. 1978, p. 103, L185 (XIV secolo).
18 FRANCOVICH 1982, p. 30, fig. 12; ID. 1989, pp. 20-21, 30-31 (XIV secolo).
Si veda inoltre il boccale orvietano pubblicato in SCONCI 1999, p. 97 fig.
57 (XIV secolo).
19 BUERGER 1975, p. 196, dis. 3; AA.VV. 1988a, p. 36 nr. 14. Lo stilema
decorativo trova inoltre confronto con quello ricorrente su un boccale di
fine XIV secolo proveniente dal Pozzo di Via de’ Castellani, di fabbrica
fiorentina, con corpo ovoide abbassato e decoro a foglie lanceolate. Cfr.
DE MARINIS s.a.

diovaldarnese (pratese 20 e pistoiese 21 ) e toscano più in
generale (senese 22 , aretino 23 e pisano 24 ).
Sia la forma che il motivo decorativo di carattere squisitamente
geometrico riconducono ad una cultura produttiva
più ampiamente regionale, in cui sembrano tuttavia potersi
scorgere influenze di area senese. Morfologia e ornato,
che non possono essere considerati esclusivi e caratteristici
di questo primo periodo di diffusione, suggeriscono
un momento piuttosto precoce della produzione, un dato
confermato anche dall’insieme dei contesti che, oltre ad
essere privi di forme aperte di maiolica arcaica, non hanno
restituito altre tipologie ceramiche rivestite.
Se la forma e il decoro non consentono di formulare ipotesi
sui luoghi di produzione di queste stoviglie, le qualità
specifiche dei supporti ceramici (MARC 6 e 7, Tab. 4) e la
diversificazione delle vetrine di rivestimento interno (INV MARC
V 10 e 14, Tabb. 5,6) permettono di ipotizzare, come per i
materiali del periodo precedente, una provenienza da più
botteghe collocabili probabilmente in area fiorentina.
Periodo F 23
All’interno di contesti composti ancora essenzialmente da
contenitori acromi depurati e grezzi25 , iniziano a comparire
in questo periodo, accanto alle forme chiuse in maiolica arcaica,
anche rari frammenti riconducibili a forme aperte.
Se nella maggior parte dei casi lo stato di conservazione
dei contenitori da mescita provenienti dai contesti di questa
fase non permette di definirne la tipologia, è soltanto nel
caso del frammento di boccale caratterizzato, come quelli
dei periodi precedenti, da un alto piede fortemente svasato
(tipo 23.3.1) 26 , che si può osservare un protrarsi dei modelli
più antichi anche nel corso del Trecento avanzato.
Un inquadramento cronologico simile può infatti essere
proposto per il catino tipo 23.1.1 (US 235), una variante
del quale ricorre anche nel più tardo contesto US 102 (tipo
23.1.5), che trova un raffronto con materiali pratesi provenienti
da contesti trecenteschi databili attorno o subito dopo
la metà del Trecento 27 .
20
FRANCOVICH et al. 1978, pp. 60, nr. 683, 103 nr. L186.
21 Palazzo dei vescovi 1987, p. 472, nrr. 2467, 2469, 2471.
22
BLAKE 1980, tav. XII,b; FRANCOVICH 1982, pp. 104 nr. 2, 105 nr. 3, 6;
FRANCOVICH 1989, pp. 31-35; LUNA 1999, p. 422, d.11; FRANCOVICH, VALENTI
2002, pp. 101, 107.
23
FRANCOVICH, GELICHI 1983, tav. IV,5.
24
BERTI G. 1997b, pp. 187.
25 US 41, 339, 104, 235.
26 Cfr. nota 11.
27 FRANCOVICH et al. 1978, p. 138 nr. 410.
CERAMICA E PIETRA OLLARE 411
Con la crescita numerica delle forme, tra le quali se ne contano
sette chiuse e tre aperte, si segnala altresì una maggiore varietà
delle tipologie di impasto 28 e delle vetrine 29 . Ad eccezione
di un caso, in cui la forma presenta una smaltatura interna, i
boccali risultano costantemente rivestiti all’interno di vetrina
piombifera, mentre delle tre forme aperte, soltanto il catino
tipo 23.1.1 presenta un rivestimento vetroso esterno.
Sorprende tuttavia che, ancora nel Trecento avanzato,
alla vigilia delle prime attestazioni di ceramica figlinese 30 ,
la maiolica arcaica rappresenti, su un complesso di 161
forme, soltanto il 6,2% del totale delle presenze e denoti
ancora un rapporto nettamente a favore dei contenitori
chiusi.
Se relativamente all’origine dei prodotti in maiolica arcaica
possono valere le osservazioni esposte per i materiali della
fase precedente, l’assenza nei contesti di questo periodo
delle più comuni tipologie di maiolica protorinascimentale
nonché di forme da cucina invetriate, e l’associazione
esclusiva con vasellame da dispensa e da cucina acromo,
consentono di proporre un inquadramento cronologico
entro la prima metà del Trecento.
Periodo F 24
Il processo di unificazione del mercato nell’area compresa
tra Firenze, Prato e Pistoia, avviato attorno alla metà del
Duecento e potenziato nel corso del XIV secolo, si esprime
archeologicamente non soltanto in un considerevole aumento
della documentazione materiale, ma anche e soprattutto nei
caratteri produttivi, sia negli aspetti funzionali, che morfologici
e stilistici. È così che, accanto ad una varietà di ceramiche
acrome grossolane destinate a specifici usi legati alla preparazione
delle vivande, iniziano ad essere lentamente introdotti
contenitori rivestiti di vetrina impermeabilizzante che, resi
più adeguati alle funzioni di cottura e di contenimento di cibi
liquidi e semiliquidi, cominciano ad affiancarsi alle tradizionali
stoviglie nude il cui ruolo va gradualmente affermandosi nell’ambito
della dispensa e dello stoccaggio. Tale definizione dei
ruoli dà origine anche all’introduzione di specifici contenitori
funzionali alla conservazione degli alimenti; è in questo momento,
infatti, che iniziano a diffondersi i catini di ceramica
‘figlinese’ prodotti a stampo e decorati a matrice.
Tra le stoviglie destinate alla mensa, fanno la loro comparsa
nei contesti di questa fase31 , accanto ai recipienti in maiolica
arcaica, altre tipologie di pregio, come la maiolica arcaica
28
MARC 1, 3, 4, 6, 7, 8.
29
INV MARC V 1, 4, 8, 9, 11, 13. Cfr. Tab. 6.
30 Cfr. US 235 inv. 567.
31 US 40, 263, 277, 295, 350, 509, 539/1, 540/1.

412 I MATERIALI
nella versione che al posto della ramina prevede l’utilizzo
del blu cobalto, e la ‘zaffera a rilievo’, quest’ultima di gusto
ormai prettamente rinascimentale.
Tra le forme chiuse in maiolica arcaica ricorrono ancora
boccali che, caratterizzati da un alto piede svasato, corpo
ovoide allungato e ansa a bastoncello 32 , ripropongono i
modelli della prima fase produttiva (tipo 23.3.2a, Fig. 2) 33 .
L’impostazione del decoro del boccale tipo 23.3.2a, che
si sviluppa in una teoria di linee oblique realizzate in bruno
manganese alternate ad altre in verde piuttosto pallido,
ricorda quella riscontrabile sia su alcuni contenitori per
liquidi conservati presso il Museo Statale d’Arte Medievale
e Moderna di Arezzo 34 che su altri provenienti dal territorio
senese 35 .
Alle prime fasi produttive risalgono anche i due frammenti
di parete di boccale decorati con motivo a graticcio
36 , del tutto simili a quelli provenienti dai contesti
sottostanti il pavimento in cotto con lastre tombali di S.
Reparata 37 . L’articolazione del disegno, realizzato con
sottili pennellate di bruno manganese, ripropone un
motivo che ricorre con una certa frequenza su boccali
morfologicamente assegnabili alla prima generazione
della maiolica arcaica 38 .
Se poco si può dire riguardo alla morfologia del frammento
di parete di boccale recuperato in US 539/1 39 , il motivo
decorativo ad embricazioni in verde ramina parzialmente
campite da sottili pennellate verticali realizzate in bruno
manganese rientra, analogamente a quello con graticcio
in verde racchiuso entro linee verticali e orizzontali in bruno
proveniente da US 350 40 , nel repertorio caratteristico della
maiolica arcaica di prima generazione. Il motivo ricorre sia
32 Per la forma cfr. FRANCOVICH 1982, pp. 121-123 (tipo A.1) e bibliografia
ivi riportata.
33 Si veda inoltre il frammento di fondo di boccale inv. 10 da US 539/1
riconducibile al tipo 23.3.2b.
34
FRANCOVICH, GELICHI 1983, p. 57, nr. 11 e tav. IX nr. 11.
35
FRANCOVICH 1982, p. 75.
36 US 509, inv. 1276.
37
BUERGER 1975, p. 194, fig. 1b. I contesti sottostanti il pavimento hanno
restituito, oltre a frammenti di forme chiuse, anche uno di forma aperta
(Ibidem, p. 197). Per la revisione della datazione originarimente proposta
per la messa in opera di tale pavimento si veda la discussione di NENCI
2005b, pp. 280-281.
38
BLAKE 1980, tav. II, d; BERTI G. et al. 1986b, p. 487, tav.v. 1, 2 (Montalcino,
fine XIII-prima metà XIV secolo); FRANCOVICH, VALENTI 2002, p. 87 (Siena,
prima metà XIV secolo), AA.VV. 1988a, p. 34 nr. 7, p. 36 nr. 13 (metà XIV
secolo); Palazzo dei vescovi 1987, p. 471 nr. 2464; ID. 1990, tav. XXXII
(tardo XIII – inizi XIV secolo).
39 Inv. 120.
40 Inv. 4351.
su prodotti dei contesti di questo periodo 41 che su altri di
fasi successive 42 e trova numerosi confronti sia in ambito
mediovaldarnese che regionale più in generale 43 .
Ai contenitori da mescita di tradizione più antica se ne
affiancano tuttavia altri morfologicamente più evoluti (tipo
23.3.3, Fig. 3) nei quali, pur persistendo la tipologia dell’ansa
a bastoncello, il corpo ovoide poco accentuato è
associato ad un piede meno marcato che trova un possibile
raffronto in uno dei boccali recuperati nel corso degli scavi
condotti in Piazza della Signoria 44 . Nel caso specifico, della
decorazione si conserva soltanto quella ai lati dell’ansa che
ripropone il motivo a ‘coda di rondine’ già riscontrato nei
contesti più antichi 45 e che, racchiuso entro tre bande brune
verticali, ritorna anche su un altro boccale proveniente dallo
stesso contesto US 539/1 46 .
Il decoro di tipo geometrico, composto da reticoli sovrapposti
realizzato a linee rette in ramina e a linee ondulate
in manganese 47 , diffuso nell’area del Medio Valdarno nel
corso della seconda metà del XIV secolo 48 , analogamente
agli altri motivi decorativi, ben si accorda con il resto dei
materiali ceramici.
Tra le poche forme in maiolica arcaica rinvenute nel contesto
US 277 49 , si segnalano due frammenti pertinenti ad un
boccale con corpo ovoide dalla decorazione a linee orizzontali
e verticali in bruno soltanto parzialmente conservata
41 US 350, inv. 4353.
42 Si vedano i frammenti da US 13, inv. 1278, US 238 (periodo G 26), US
347, inv. 4473 (periodo L 30).
43 Si vedano i reperti provenienti da S. Reparata a Firenze (BUERGER 1975,
p. 196 nr. 3), da Prato (FRANCOVICH et al. 1978, p. 59, nr. 681), dal Mugello
(VANNINI 1974, p. 103 nr. 162a), quelli conservati al Bargello (FRANCOVICH
1982, p. 31, fig. 13; ID. 1989, pp. 34-35) e quelli di produzione pisana
rinvenuti a Frejus (BERTI G. 1997b, p. 265 fig. 135), nel senese (LUNA
1999, p. 421, b.4, tav. IV, b, 4), nel grossetano (GUIDERI, PARENTI 2000, P.
194, tav. I,18) e nell’aretino (WENTKOVSKA VERZÌ 2002, p. 136, fig. 4). Simile
l’impostazione di un boccale pistoiese di prima generazione con graticcio
al posto dei trattini verticali (Palazzo dei vescovi 1987, p. 471 nrr. 2464;
VANNINI 1990, TAV. XXXII). Fuori dalla Toscana si veda il boccale orvietano
di XIV secolo pubblicato in SCONCI 1999, p. 99, fig. 59.
44 AA.VV. 1988a, p. 36 nr. 13.
45 US 371, inv. 2.
46 Inv. 9.
47 US 295, inv. 6958.
48
FRANCOVICH et al. 1978, p. 103, L186 (Prato) ; CORA 1973, tav. 22c (Bacchereto,
fine XIV-inizi XV secolo), 39a (zona fiorentina); BERTI F. 1982, p.
188 e tav. 3,11 (Montelupo, via giro delle mura, seconda metà XIV-prima
metà XV secolo). Simile anche lo stilema decorativo, ormai molto corsivo,
riscontrabile su alcuni boccali conservati presso il Museo Statale d’Arte
Medievale e Moderna di Arezzo. Cfr. FRANCOVICH, GELICHI 1983, TAV.V. XXV-
XXVI, 42-44.
49 Il contesto US 277 ha restituito soltanto cinque frammenti riconducibili
a due forme di maiolica arcaica.

(tipo 23.3.4, Fig. 4). Sulla sommità dell’ansa a bastoncello
è visibile una traccia del foro passante praticato a crudo,
atto all’inserimento di un sigillo di garanzia in piombo, la
segnatura imposta dall’ufficio dei Capitani di Parte Guelfa
ai venditori al dettaglio di vino, in assenza della quale erano
previste pesanti sanzioni pecuniarie 50 .
Mentre tra i motivi decorativi ricorrenti sui contenitori da
mescita persiste la tendenza a favorire quelli di natura
geometrica, tra le forme pensate ad accogliere le pietanze
si segnala un orientamento verso decori di tipo vegetale.
La decorazione a foglie lanceolate brune campite in ramina
di colore verde pallido che si sviluppa all’interno della vasca
di un catino a fondo piano con piede appena accennato
(tipo 23.1.9, Fig. 6), fa sì parte di un registro decorativo che
trova la sua massima diffusione sui prodotti del XV secolo,
ma ricorre in realtà già su contenitori riconducibili al secolo
precedente 51 . Se l’esiguità del frammento non consente
un inquadramento tipologico della forma, l’accuratezza
espressa nel tracciare le linee di contorno del motivo decorativo
e la composizione stessa del contesto, nel quale
le tipologie smaltate di tipo protorinascimentale rivestono
ancora un ruolo marginale, consentono di proporre una
cronologia entro la fine del Trecento.
Un catino di dimensioni piuttosto grandi con bordo a becco
di civetta e corpo tendenzialmente troncoconico è decorato
con una treccia di colore verde molto pallido che si sviluppa
in orizzontale sotto il bordo (tipo 23.1.2, Fig. 5). Varianti della
forma si ritrovano anche in contesti più tardi (23.1.6), dove
essa ricorre con un motivo vegetale a foglie lanceolate 52 .
La diffusione di questa forma, attestata a Montelupo 53 già in
contesti riferibili ad un ambito cronologico compreso tra la
fine del XIII e la metà del XIV secolo, sembra protrarsi anche
nella seconda metà del Trecento, dove essa è attestata in tutta
l’area fiorentina 54 e in genere nella Toscana settentrionale 55 . Se
50 PINTO 2002 pp. 100-109.
51 DE MARINIS S.A. (boccale degli anni finali del XIV secolo dal pozzo di Via de’
Castellani); Palazzo dei vescovi 1987, p. 472 nr. 2472 (Pistoia, boccale di XIV
secolo); FRANCOVICH et al. 1978, p. 138 nr. 407 (Prato, ciotola della seconda
metà del XIV secolo). Cfr. inoltre PASQUINELLI 1987, p. 39, tav. 1,1-5 (Volterra).
52 Per la forma cfr. AA.VV. 1992, pp. 38-39, nrr. 38, 41 (Bacchereto). Per il motivo
decorativo: CORA 1973, tav. 23b, 27a e b; AA.VV. 1992, pp. 38, nr. 39.
53 BERTI F. 1982, p. 182 e tav. 2, AA1 (recupero Puntazza).
54 BERTI G. et al. 1986b, tav. 2,6 e p. 492. BUERGER 1975, p. 195, nr. 16
(Firenze, S. Reparata); G.A.F. 1979, F53 (Firenze, Fortezza di S. Giovanni,
recupero); CORA 1973, tav. 19b (Bacchereto); Palazzo dei vescovi 1987,
p. 491, nrr. 2563, 2564 (Pistoia, Palazzo dei vescovi).
55 CIAMPOLTRINI 1980, p. 509; CIAMPOLTRINI, ABELA 1998, p. 133 nr. 5, 8 (Castelfranco
di Sotto); FRANCOVICH, VANNINI 1976, p. 106 nr. 109 (S. Salvatore
a Vaiano); MILANESE, PATERA, PIERI 1997, p. 97 (Larciano); WENTKOWSKA VERZÌ
2000, p. 76 fig. 4 nr. 2 (Carmignano), BERTI G. 1997b, p. 212, tav. 143 nr.
4 (Pisa); BERTI, CAPPELLI 1994, p. 237, tav. 53, nr. 2 (Lucca).
CERAMICA E PIETRA OLLARE 413
la forma viene comunemente attribuita a botteghe dislocate
nel bacino mediovaldarnese, un argomento a favore della ‘fiorentinità’
del frammento di Via de’ Castellani può forse essere
individuato nell’evanescenza della ramina, già riscontrata su
alcune forme chiuse di questa fase 56 .
Ad un ambito cronologico simile sembra appartenere,
inoltre, il frammento di bordo di catino a breve tesa piana
(tipo 23.1.3) con decorazione a trattini bruni e campiture
(?) verdi che trova confronti sia in area mediovaldarnese 57
che senese 58 e pisana 59 .
Tra i contenitori da mescita si assiste infine alla comparsa
dei primi boccali smaltati monocromi, come quello proveniente
da US 540/1 60 che, caratterizzato da un fondo
piano con piede appena accennato, corpo ovoide e ansa a
bastoncello schiacciato, reca sulla sommità dell’ansa traccia
del foro atto all’inserimento di un sigillo di capacità 61 .
I contesti della fase F 24 sono costituiti ancora in massima
parte da contenitori acromi grezzi o depurati, cui sono associati
frammenti di ceramica invetriata da cucina (5 forme),
di catini prodotti a stampo (ceramica ‘figlinese’, 3 forme) e
di boccali delle più pregiate tipologie della maiolica arcaica
blu (4 forme) e della ‘zaffera a rilievo’ (3 forme) 62 , che offrono
conferma di quel processo di affermazione delle forme in
rapporto alle loro funzioni e che consentono di proporre una
datazione entro la seconda metà del XIV secolo.
Il numero di forme in maiolica arcaica (33) ricopre ormai il
9,4% delle presenze (Grafico 19) e nonostante il loro sensibile
aumento numerico, il rapporto quantitativo tra forme
chiuse (22) ed aperte (11) continua a rimanere nettamente
a favore delle prime (Grafico 20).
Benché spesso obliterato da concrezioni che ne riducono
la leggibilità, lo smalto delle forme chiuse si presenta generalmente
di colore bianco e piuttosto ben coprente. Soltanto
in alcuni casi il rivestimento a vetrina stannifera appare
particolarmente sottile – al punto da lasciare trasparire il
colore rosato dell’impasto sottostante 63 – e del tutto privo
56 US 539/1, inv. 9 e tipo 23.3.2a.
57 Palazzo dei vescovi 1987, p. 481 nr. 2536 (Pistoia); CORA 1973, tav. 14b
(Bacchereto).
58
FRANCOVICH 1982, p. 135, forma B.7.1.
59
BERTI G. 1997b, p. 213, tav. 144; BERTI G. et al. 1986b, tav. 2,4-5 e p.
489.
60 Inv. 4457.
61 Si veda in proposito anche il frammento proveniente da US 277.
62 Sono da considerarsi residuali i frammenti di sigillata italica, ingubbiata
di rosso, dipinta di rosso e a colature rosse.
63 Tipo 23.3.2a.

414 I MATERIALI
Grafico 19 – Distribuzione quantitativa della maiolica arcaica.
di brillantezza 64 , una caratteristica già riscontrata su alcuni
oggetti rinvenuti negli scavi di Piazza della Signoria 65 . La
superficie interna è prevalentemente rivestita di vetrina
piombifera, talora è invece lasciata nuda oppure ricoperta
di smalto diluito 66 . Al contrario, nelle forme aperte è più
comune che la superficie esterna non sia investita da alcun
rivestimento: fatta eccezione per quattro forme aperte, le
restanti 10 risultano ormai tutte prive di rivestimento esterno.
Sebbene, come nel caso delle forme chiuse, le superfici risultino
frequentemente poco leggibili a causa delle concrezioni
che ricoprono lo smalto, si percepisce una tendenza
a diluire la vetrina stannifera che inizia ad assumere delle
sfumature rosate o grigiastre, una caratteristica che denota,
assieme all’assenza di rivestimento esterno, un progressivo
peggioramento qualitativo di questi prodotti.
Accanto a quelli individuati nelle fasi precedenti (MARC 1,
3, 6, 7, 8), tra gli impasti ne ricorrono anche altri introdotti
ex novo (MARC 2, 5, 9, 12). Dei nove impasti utilizzati per la
realizzazione delle ceramiche in maiolica arcaica, quello
maggiormente impiegato è MARC 6 (9), già attestato nei
contesti più antichi (Tab. 4). La diversificazione dei composti
argillosi, associata alla varietà delle vetrine (INV MARC V 1, 5,
7, 8, 9, 11, 14, 15) avvalora l’ipotesi esposta in precedenza
circa un’attribuzione a più botteghe (Tabb. 5,6).
Un elemento che sembra accomunare le maioliche di
questa fase, riscontrabile in realtà già sul boccale inv.
2 di US 371 (periodo E 22), è il colorito tenue, talora
evanescente, degli ornati in verde ramina. Pur rientrando
in un ambito produttivo non ancora dettagliatamente
distinguibile da quello regionale, l’opacità e il candore
64 US 539/1, inv. 8, 12 e tipi 23.3.3 e 23.3.2a.
65 AA.VV. 1988a, p. 36 nrr. 13, 14.
66 US 540, inv. 4455; US 295, inv. 6957.
Grafico 20 – Rapporto tra forme chiuse e aperte in maiolica arcaica.
dello smalto, che non trovano confronti calzanti se non nei
manufatti di Piazza della Signoria, coniugati sia al pallore
del decoro sia alle peculiarità dello stilema ornamentale
del boccale tipo 23.3.2a, avvalorano l’ipotesi di una loro
origine fiorentina.
Periodo F 25
Agli albori dell’introduzione delle più pregiate tipologie
smaltate protorinascimentali – come le ‘zaffere a rilievo’
che, al passaggio tra XIV e XV secolo, continuano ad affiancarsi,
come già rilevato per i contesti ascritti alla fase
precedente, alle ormai consuete maioliche arcaiche – si
rileva come, simultaneamente a quel processo di consolidamento
delle specificità e dell’articolazione funzionale
delle varie classi ceramiche, si perpetui la produzione di
un’apprezzabile varietà di forme in maiolica prodotta in
bicromia verde/bruno.
La composizione del contesto US 10367 non si distingue in
realtà in maniera considerevole da quella dei contesti del
periodo precedente. Si rileva tuttavia come, pur restando
sostanzialmente invariato il rapporto tra forme chiuse (11)
e aperte (6), delle 49 forme complessive, le 17 in maiolica
arcaica rappresentino ormai ben il 34,69% delle presenze
(Grafici 19 e 20).
La morfologia dei boccali con piede svasato (tipo 23.3.2b)
e ansa a bastoncello schiacciato 68 sembra indicare un
persistere dei modelli delle produzioni più antiche. I decori,
sebbene generalmente poco apprezzabili, sembrano
suggerire una predilezione per motivi riconducibili ancora
67 Nel contesto US 103, l’unico attribuito a questa fase ad avere restituito
frammenti di maiolica arcaica, ricorrono tre catini di ceramica ‘figlinese’ e
tre forme invetriate da cucina, di cui due aperte e una chiusa.
68 US 103, inv. 4552, 4554. Recano entrambi traccia del foro passante per
l’inserimento del piombino di capacità.

al repertorio geometrico, tra i quali ricorrono i reticoli 69 ,
le embricazioni 70 e i consueti riempitivi bruni a ‘catenella’
verticale 71 . Come nella fase più antica, le anse recano
un ornato rappresentato dalle classiche barre orizzontali
alternate in bruno e verde 72 .
I frammenti appartenenti a forme aperte, tra i quali se ne
segnala uno riferibile ad un catino con attacco di tesa
piana (tipo 23.1.8b), recano invece tracce di motivi di tipo
fitomorfo 73 , non dissimili da quelli noti da oggetti provenienti
dagli scavi di S. Reparata a Firenze 74 .
Periodo G 26
Nei contesti del periodo G 26 si rileva come, a prodotti inquadrabili
ancora nelle fasi avanzate del secolo precedente,
si affianchino contenitori che, per morfologia e decoro, ci
conducono ormai oltre le soglie del Quattrocento75 .
Se il pessimo stato di conservazione dei frammenti di forma
chiusa non consente di formulare ipotesi sulla morfologia
dei boccali, piuttosto variegato ed articolato si presenta al
contrario il panorama delle forme funzionali al contenimento
delle vivande.
La forma del catino con breve tesa piana e ricasco pronunciato
(tipo 23.1.7) trova un preciso riscontro a Prato
in un contesto databile ancora alla seconda metà del XIV
secolo76 , dove essa compare in assocazione a ceramica da
cucina invetriata e a maiolica arcaica blu. La decorazione
riportata sul frammento, per quanto poco leggibile, sembra
essere riconducibile a sua volta a motivi di tipo vegetale ottenuti
a pennellate sottili realizzate in bruno manganese.
Il motivo a reticolo o pelte in verde con riempitivi a cerchietti
puntinati, che ricorre su un frammento di fondo di forma
aperta (Fig. 7) 77 e che si trova con una certa frequenza ad
ornamento di forme prodotte nella più pregiata versione blu
69 US 103, inv. 4215.
70 US 103, inv. 4548.
71 US 103, inv. 4555. Per il motivo ‘a catenella’ si vedano a titolo di esempio:
CORA 1973, tav. 5c, 6c (zona fiorentina), 29c (Serravalle Pistoiese); Palazzo
dei vescovi 1987, p. 476, 478 nrr. 2487, 2491, 2504 (Pistoia); FRANCOVICH
et al. 1978, p. 101, L183 (Prato); FRANCOVICH 1982, p. 75, fig. 71 (Siena), p.
105 fig. 124, 1 (Montalcino); WENTKOVSKA VERZÌ 2002, p. 134, fig. 1 (Poggio
della Regina); LUNA 1999, p. 421, d.10 (Siena).
72 US 103, inv. 4552, 4554.
73 US 103, inv. 4549.
74
BUERGER 1975, p. 198 nr. 14.
75 I contesti pertinenti a questa fase che hanno restituito maiolica arcaica
sono le US 13, 101, 102, 114, 115.
76
FRANCOVICH et al. 1978, p. 139 nr. 411.
77 US 114, inv. 1732.
CERAMICA E PIETRA OLLARE 415
della maiolica arcaica 78 , sembra essere impiegato prevalentemente
su contenitori da mescita 79 . Piuttosto raro sulle
forme aperte, questo motivo ornamentale trova tuttavia dei
precisi riscontri in quelli riprodotti su alcune forme aperte
in maiolica arcaica recuperate rispettivamente negli sterri
di Girifalco a Cortona 80 e in un contesto della seconda
metà del XIV secolo messo in luce durante i recenti scavi
condotti dall’Università di Firenze presso il Palazzo Banci
Buonamici a Prato 81 .
Il catino con parete svasata e bordo leggermente ingrossato
e arrotondato (23.1.4) propone un ornato, ottenuto con
pennellate ben definite di bruno manganese, riconducibile
anch’esso al repertorio dei motivi geometrici. Se il catino,
sotto il duplice aspetto della morfologia e del decoro, trova
un confronto calzante in una forma analoga rinvenuta
negli scavi di Palazzo Pretorio a Prato in un contesto della
seconda metà del XIV secolo 82 , il tema ornamentale risulta
concettualmente del tutto simile a quelli proposti su alcuni
catini recuperati negli scavi di S. Reparata a Firenze in
contesti databili attorno alla metà del XIV secolo (o subito
dopo) 83 .
I motivi che adornano i frammenti di due forme aperte 84 , il
secondo dei quali è caratterizzato da campiture di colore
verde brillante come ricorrono di frequente sui prodotti
baccheretesi, ci conducono invece ormai, analogamente
al bordo a nastro verticale con fascia in ramina sul ricasco
(tipo 23.1.12) 85 , oltre le soglie del XV secolo.
Le 17 forme in maiolica arcaica restituite dai contesti di
questa fase rappresentano il 10,62% del totale delle presenze
(Grafico 19). La flessione numerica riscontrata in
78 FRANCOVICH et al. 1978, pp. 60-61 nr. 687; VANNINI 1990, tav. XXXVII (Prato,
metà XIV secolo). FRANCOVICH 1982, p. 74 fig. 68.
79 CORA 1973, tav. 2c (dagli scavi di S. Reparata a Firenze); Palazzo dei vescovi
1987, p. 472-474 nrr. 2467, 2474, 2483 (Pistoia, Palazzo dei vescovi).
LUNA 1999, p. 421 a.20 (Siena). Simili nel concetto anche le decorazioni
presenti su alcuni frammenti di boccale provenienti dalla Cattedrale di
Arezzo: FRANCOVICH, GELICHI 1983, p. 32 tav. 2, 9.
80 FRANCOVICH, GELICHI 1983, p. 32 tav. 12 nr. 6.
81 PBB 05, US 180 inv. 705. Alcuni esempi sono inoltre noti da collezioni
private e attribuiti da CORA 1973, tav. 22a a Bacchereto.
82 FRANCOVICH et al. 1978, p. 139 nr. 410. Il tipo sembra inoltre avvicinarsi per
forma e motivo decorativo anche a quello riscontrato su un bacino rinvenuto
a Castelfranco di Sotto. Cfr. CIAMPOLTRINI 1980, p. 509, tav. 1,1 e tav. 2,b.
83 BUERGER 1975, pp. 192, 14; 194, 1-2.
84 US 101, inv. 1263 e 1265.
85 Due bordi simili provengono rispettivamente da US 248 (periodo H 27)
e da US 212 (periodo I 28). Per la forma cfr. BERTI G. et al. 1986b, tav.
II,45; AA.VV. 1992, p. 34 nr. 21. Per il motivo decorativo cfr. AA.VV. 1992,
p. 32 nrr. 15-17 con motivi vegetali quadripartiti nella vasca (Bacchereto,
inizi XV secolo).

416 I MATERIALI
questo periodo è facilmente riconducibile alla comparsa
delle produzioni ‘italo-moresche’ – che già in questa fase
si affermano con una percentuale analoga a quella delle
maioliche arcaiche – e delle ceramiche ingubbiate dipinte
e graffite le quali, assieme alle ormai note ‘zaffere a rilievo’
e a sporadiche importazioni spagnole, dovevano conferire
colore alle mense fiorentine. Ed è proprio la presenza di
contenitori da mescita prodotti in conformità con i gusti della
nuova cultura rinascimentale a giustificare la tendenza di
inversione del rapporto tra forme chiuse e aperte a favore
delle seconde (Grafico 20).
Cessato l’utilizzo degli impasti MARC 1 e 9, nella varietà
di composti impiegati nei prodotti di maiolica arcaica di
questo periodo 86 , tra i quali se ne segnalano due di nuova
introduzione (MARC 10 e 11), spicca come ben sette forme
risultino forgiate con l’impasto MARC 4 che, riscontrato tra i
materiali di Via de’ Castellani già nel corso del periodo F 23,
si rivela, nell’arco del XIV-XV secolo, quello maggiormente
usato (Tab. 4).
Se i boccali risultano costantemente invetriati all’interno – si
segnala soltanto un caso con smalto di rivestimento della
superficie interna – le forme aperte, specie quelle attruibili
per morfologia e decoro al XV secolo, si presentano preferibilmente
nude sulla superficie esterna, una caratteristica che
ben si associa alla perdita del ruolo di ceramica di pregio che
la maiolica arcaica aveva detenuto nella sua fase d’origine.
Periodi H 27-M 33
Le più tarde manifestazioni della maiolica arcaica ci sono
restituite da contesti ormai databili ad epoca rinascimentale
avanzata e moderna. Se alcuni frammenti, come il catino
con bordo a tesa piatta defluente (tipo 23.1.6) 87 , quello
a tesa piana con gola esterna (tipo 23.1.10) e la doppia
ansa a bastoncello con traccia del foro per l’inserimento
del piombino (tipo 23.3.5) provenienti da US 63 (periodo
L 30), possono risalire ancora a produzioni tardotrecentesche88
, altri riflettono ormai i gusti maturati agli inizi del
secolo successivo. È questo il caso del rinfrescatoio apodo
86
MARC 2, 4, 5, 6, 7, 10, 11.
87 Vedi quanto detto sopra a proposito del periodo F 24.
88 Per il catino 23.1.10 cfr. Palazzo dei vescovi 1987, p. 473 nr. 2480 (fase
XIII). Per la doppia ansa a bastoncello tipo 23.3.5 cfr. FRANCOVICH et al.
1978, p. 60 nr. 683 (metà XIV secolo); Palazzo dei vescovi 1987, p. 490 nr.
2619 (fase XIV); BIANCHI, DE MARCO, DE MARINIS 1989, p. 109 nr. 1 (Belforte);
AA.VV. 1992, p. 31 nr. 8 (Bacchereto); GUIDERI, PARENTI 2000, p. 194, tav. I,1
(Montemassi). L’ansa a doppio bastone è nota anche su oggetti prodotti
in ‘zaffera a rilievo’. Cfr. WENTKOWSKA VERZÌ 2000, p. 79 fig. 6,1 dalla Rocca
di Carmignano (XV secolo).
a tesa piana (23.2.1) con tratti bruni alternati ad altri verdi
sulla tesa e treccia sul ricasco interno 89 – simile per forma e
decoro al frammento di bordo proveniente da US 0 (23.2.4)
– e della forma aperta con motivo vegetale quadripartito di
fattura ormai piuttosta corsiva e grossolana 90 che presenta
il consueto repertorio decorativo in uso nelle botteghe di
Montelupo e Bacchereto (Fig. 8) 91 . Al medesimo registro
decorativo sembra appartenere anche il motivo ricorrente
sul tipo 23.1.13, sul quale si scorge una foglia approssimativamente
triangolare grossolanamente campita in verde 92 ;
come i motivi esposti sopra, anche la foglia lanceolata
riportata su una parete di forma aperta, caratterizzata da
uno smalto fortemente diluito di colore rosato, recuperata in
US 152/1 (periodo I 29) 93 , rientra nel repertorio degli ornati
ricorrenti sui prodotti baccheretesi del XV secolo.
Ad un ambito cronologico e produttivo simile è riferibile inoltre
il frammento di rinfrescatoio apodo a tesa probabilmente
confluente che, sul ricasco interno, reca una decorazione
costituita da una teoria di foglioline intercalata da trattini
ondulati (tipo 23.2.2, Fig. 10). Il motivo, che ricorre altresì su
un frammento di forma aperta in maiolica arcaica tricolore
(tipo 23.1.14, Fig. 9), trova calzanti confronti tra i prodotti
quattrocenteschi delle botteghe mediovaldarnesi 94 .
Benchè noto su contenitori prodotti in maiolica arcaica, anche
il decoro a linea ondulata e foglioline riscontrabile sulla
tesa di un frammento di rinfrescatoio (tipo 23.2.3, Fig. 11), del
tutto simile ad un altro rinvenuto in US 27 (periodo M 32) 95 ,
potrebbe appartenere alla stessa tipologia tricolore 96 .
Le forme sopra illustrate si presentano tutte rigorosamente
nude sulla superficie esterna, mentre quella interna risulta
89 Per la forma: AA.VV. 1988a, p. 68 nr. 144; AA.VV. 1992, p. 43 nr. 59;
WENTKOWSKA VERZÌ 2000, p. 76 fig. 3,3. Per il motivo decorativo: AA.VV.
1988a, p. 68 nr. 141; AA.VV. 1992, p. 41, nr. 51.
90 VANNINI 1977b, tav. 2; BERTI F. 1984, p. 25; ID. 1997, p. 247 fig. 66 (Montelupo);
CORA 1973, tav. 30b (zona fiorentina); AA.VV. 1992, p. 39 nr. 41
(Bacchereto).
91 US 478, inv. 8875.
92 CORA 1973, tav.v. 17d, 27a (zona fiorentina, fine XIV-inizi XV secolo);
AA.VV. 1992, p. 38 nr. 39 (Bacchereto).
93 Inv. 6040.
94 CORA 1973, tav.v. 24c, 25a (Bacchereto), tav. 26b (Montelupo), tav. 50
(zona fiorentina); BERTI F. 1984, p. 24; ID. 1997, p. 237 figg. 41, 43 (Montelupo);
AA.VV. 1992, p. 33 nr. 19, p. 36 nr. 26, p. 44 nr. 62 (Bacchereto);
Palazzo dei vescovi 1987, p. 573 nr. 3144 (Pistoia).
95 Inv. 1764.
96 CORA 1973, tav.v. 24c, 25a (Bacchereto), 25b (Montelupo), 28a (Prato),
45, 46 (zona fiorentina, primo quarto XV secolo); BERTI F. 1984, p. 24; ID.
1997, p. 238 figg. 45, 46, p. 240 fig. 51, pp. 241-244. In maiolica arcaica:
FRANCOVICH 1982, p. 77 fig. 82, p. 107 fig. 126 nr. 2; BERTI G. 1997b, p. 110
tav. 68, b.4.4, p. 141 fig. 65.

Periodo Fase
INV
MARC
V1
INV
MARC
V2
INV
MARC
V3
INV
MARC
V4
INV
MARC
V5
INV
MARC
V6
INV
MARC
V7
rivestita di uno strato di smalto dalle tonalità che variano dal
bianco, al rosato o al grigio. Gli impasti ripropongono infine
quelli già noti dai materiali delle fasi precedenti (Tab. 4).
Catalogo degli impasti 97
M ARC 1. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 2%.
Inclusi: quarzo, calcite, mica bianca, ossido di ferro; dimensioni
da 0,01 a 0,1 mm.; cernita: molto ben cernito; forma: alta sfericità,
sub-angolosi. Matrice: colore light brownish grey 10R 6/2; pori:
allungati, orientati, 5%.
M ARC 2. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 5 %.
Inclusi: quarzo, calcite, mica nera, ossido di ferro. Dimensioni da
0,05 a 0,2 mm.; cernita: molto ben cernito; forma: alta sfericità,
INV
MARC
V8
INV
MARC
V9
INV
MARC
V10
INV
MARC
V11
CERAMICA E PIETRA OLLARE 417
Periodo Fase M ARC1 M ARC2 M ARC3 M ARC4 M ARC5 M ARC6 M ARC7 M ARC8 M ARC9 M ARC10 M ARC11 M ARC12 Totale
E 18 2 1 3
E 21* 4 4
E 22 1 1 2
F 23 1 1 4 2 1 1 10
F 24 5 3 2 4 5 9 2 1 1 1 33
F 25 4 1 4 7 1 17
G 26 1 7 1 2 4 1 1 17
H
27
28
1
1 1
2
5 1 1 1
2 5
10
I 29 1 1
L 30 1 1 15 1 1 4 23
M
32
33
2 1 3
4 2 5 1
6
12
Totale 13 8 7 53 9 16 22 4 8 1 1 1 143
Tab. 4 – Distribuzione degli impasti di maiolica arcaica per periodi.
E 18 1 1 2
E 21* 1 1
E 22 1 1 2
F 23 1 1 1 1 1 1 6
F 24 2 2 2 4 1 1 1 2 15
F 25 2 1 1 1 1 3 1 10
G 26 2 1 1 1 2 7
H
27
28
1
1 2
1
3
I 29 0
L 30 2 1 1 1 1 1 1 8
M
32
33 2 1 2 2
0
7
Totale 11 3 3 3 6 1 6 9 3 2 4 2 1 3 5 62
Tab. 5 – Distribuzione delle vetrine per periodi.
97 La determinazione degli impasti è stata effettuata dal Dott. Mirko
Picchioni.
INV
MARC
V12
INV
MARC
V13
INV
MARC
V14
INV
MARC
V15
Totale
sub-arrotondati. Matrice: colore pinkish white 5YR 8/2; pori tondeggianti,
orientati, 2%.
M ARC 3. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 25-
30%. Inclusi: quarzo, feldspato, ossido di ferro. Dimensioni da
0,25 a 0,75 mm.; cernita: moderatamente ben cernito; forma:
bassa sfericità, sub-arrotondati. Matrice: colore reddish brown
5YR 5/4 (arancio scuro); pori allungati, orientati, percentuale
inclusi 10%.
M ARC 4. Tessitura: iatale, omogenea, percentuale inclusi 5%.
Inclusi: quarzo, calcite. Dimensioni da 0,01 a 0,2 mm.; cernita:
molto ben cernito; forma: bassa sfericità, sub-angolosi e molto
angolosi. Matrice: colore red 2.5YR 5/6; pori allungati, orientati,
percentuale inclusi 7%.
M ARC 5. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 5%. Inclusi:
calcite, mica bianca, ossido di ferro. Dimensioni da 0,02 a 0,1
mm.; cernita: molto ben cernito; forma: alta sfericità, sub-arrotondati.
Matrice: colore red 10R 5/6; pori allungati, orientati, percentuale
inclusi 5%.

418 I MATERIALI
M ARC 6. Tessitura: seriale; disomogenea, percentuale inclusi 4%.
Inclusi: calcite, chamotte, ossido di ferro, limonite. Dimensioni da
0,2 a 1 mm.; cernita: molto ben cernito; forma: alta sfericità, subarrotondati.
Matrice: colore light red 2.5YR 6/6 (rosso); pori allungati,
orientati, percentuale inclusi 6%.
M ARC 7. Tessitura: iatale, omogenea, percentuale inclusi 10%. Inclusi:
quarzo, cambiamenti strutturali, mica bianca, ossido di ferro.
Dimensioni da 0,07 a 0,2 mm.; cernita: molto ben cernito; forma:
bassa sfericità, angolosi. Matrice: colore yellowish red 5YR 5/8; pori
allungati, orientati, percentuale inclusi 7%.
M ARC 8. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 5%.
Inclusi: quarzo, calcite secondaria, ossido di ferro, cambiamenti
strutturali. Dimensioni da 0,02 a 0,1 mm.; cernita: molto ben cernito;
forma: alta sfericità, sub-arrotondati. Matrice: colore pink 7.5YR 8/4;
pori allungati e tondeggianti, orientati, percentuale inclusi 10%.
M ARC 9. Tessitura: seriale; disomogenea, percentuale inclusi 15%.
Inclusi: quarzo, calcite secondaria, mica bianca, mica nera, ossido di
ferro, argilla doppia. Dimensioni da 0,02 a 0,25 mm.; cernita: molto
ben cernito; forma: alta sfericità, sub-angolosi. Matrice: colore yellowish
brown 10R 5/6; pori allungati, orientati, percentuale inclusi 5%.
M ARC 10. Tessitura: iatale, omogenea, percentuale inclusi 5%. Inclusi:
quarzo, ossido di ferro, mica bianca. Dimensioni da 0,05 a 0,5
mm.; cernita: molto ben cernito; forma: alta sfericità, sub-arrotondati.
Matrice: colore light reddish brown 5YR 6/4; pori tondeggianti, casuali,
percentuale inclusi 10%.
M ARC11. Tessitura: seriale; omogenea, percentuale inclusi 20-25%.
Inclusi: quarzo, chamotte, ossido di ferro. Dimensioni da 0,07 a 0,8
mm.; cernita: moderatamente ben cernito; forma: alta sfericità, angolosi.
Matrice: colore pink 7.5YR 7/4; pori allungati e tondeggianti,
orientati, percentuale inclusi 10%.
M ARC12. Tessitura: seriale; disomogenea, percentuale inclusi 10-
15%. Inclusi: quarzo, calcite, ossido di ferro, frammenti di roccia,
chamotte. Dimensioni da 0,05 a 1 mm.; cernita: moderatamente
ben cernito; forma: bassa sfericità, sub-arrotondati. Matrice: colore
red 2,5YR 5/8; pori tondeggianti e allungati, orientati, percentuale
inclusi 7%.
Catalogo dei tipi
Tipo 1: catini
23.1.1 – N. inv. 4567
Descrizione morfologica: un frammento di catino con orlo a breve
tesa e accenno di gola interna.
Produzione: MARC 4
Smalto bianco interno, piuttosto concrezionato, vetrina esterna
INV MARC V4.
Sotto il bordo, Decorazione con linea bruna.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 24; largh. bordo = 1,4; >< parete = 0,45.
Posizione stratigrafica: FVC 2003, F 23 (US 235, sud) (XIV secolo)
Datazione probabile: metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: FRANCOVICH et al. 1978, p. 138 nr. 410.
23.1.2 – N. inv. 8878 (Fig. 5)
Descrizione morfologica: un frammento di catino con parete
svasata e tesa defluente.
Produzione: MARC 6
Smalto interno bianco-rosato, piuttosto diluito.
Sotto il bordo, treccia in verde ramina sormontata da una filettatura
in bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 35; largh. bordo = 2,9; >< parete = 0,66.
Posizione stratigrafica: FVC 2004, F 24 (US 540, stacco 1, sud)
(fine XIV secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. BUERGER 1975, p. 195,
nr. 16; CORA 1973, tav. 19b; G.A.F. 1979, F53; BERTI F. 1982, p. 182
e tav. 2, AA1; BERT G. et al. 1986b, tav. 2,6 e p. 492; Palazzo dei
vescovi 1987, p. 491, nrr. 2563, 2564.
23.1.3 – N. inv. 8879
Descrizione morfologica: un frammento di catino a breve tesa
piana appena convessa.
Produzione: MARC 6
Smalto bianco interno, fortemente concrezionato.
Sulla tesa, Decorazione con motivo in ramina e manganese a
tratti in bruno e verde.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 21; largh. bordo = 1,6; >< parete = 0,65.
Posizione stratigrafica: FVC 2004, F 24 (US 540, stacco 1, sud)
(fine XIV secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: CORA 1973, tav. 14b; Palazzo dei vescovi
1987, p. 481 nr. 2536;
23.1.4 – N. inv. 3933
Descrizione morfologica: due frammenti di catino con parete
svasata, bordo leggermente ingrossato, sagomato esternamente
ed arrotondato.
Produzione: MARC 4
Smalto bianco interno, vetrina esterna INV MARC V5.
Decorazione in ramina e manganese con motivo di tipo geometrico.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 20; >< parete = 0,7.
Posizione stratigrafica: FVC 2003, G 26 (US 115, sud) (XV secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Il frammento attacca con un altro proveniente dalla US 418.
Riferimento bibliografico: BUERGER 1975, PP. 192, 14; 194, 1-2;
FRANCOVICH et al. 1978, p. 139 nr. 410.
23.1.5 – N. inv. 1268
Descrizione morfologica: un frammento di catino con parete
troncoconica, bordo a breve tesa defluente, orlo rastremato e
arrotondato.
Produzione: MARC 7
Smalto bianco interno fortemente concrezionato, vetrina esterna
evanescente.
Sotto il bordo, treccia in verde ramina entro linee orizzontali in
bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 21; >< bordo = 18; >< parete = 0,6.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, G 26 (US 102, nord) (XV secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: FRANCOVICH et al. 1978, p. 138 nr. 410.

23.1.6 – N. inv. 6058
Descrizione morfologica: tre frammenti di catino con parete fortemente
svasata e bordo a tesa piatta defluente.
Produzione: MARC 1
Smalto interno bianco-grigiastro, lucido.
Decoro con motivo di tipo vegetale a foglie lanceolate, sormontato
da una fascia in verde ramina e da una linea in bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 27; largh. bordo = 2,4; >< parete = 0,6-0,9.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, L 30 (US 132, nord) (XVII secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. AA.VV. 1992, pp. 38-39,
nrr. 38, 41. Per il motivo decorativo cfr. CORA 1973, tav. 23b, 27a e
b; AA.VV. 1992, pp. 38, nr. 39.
23.1.7 – N. inv. 1687
Descrizione morfologica: un frammento di catino con parete
svasata, accenno di carenatura e bordo a tesa piana con orlo
arrotondato.
Produzione: MARC 4
Smalto bianco interno, fortemente concrezionato. Vetrina esterna
INV MARC V5.
Decoro con motivo in bruno manganese a linee orizzontali.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 25; largh. bordo = 1,8; >< parete = 0,6-0,7.
Posizione stratigrafica: FVC 2003, G 26 (US 114, sud) (XV secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: FRANCOVICH et al. 1978, p. 139 nr. 411.
23.1.8a – N. inv. 4472
Descrizione morfologica: un frammento di catino con bordo a breve
tesa orizzontale piana.
Produzione: MARC 4
Smalto grigiastro interno, vetrina esterna INV MARC V3
Sotto il bordo, due linee orizzontali in manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 24; largh. bordo = 1,55; >< parete = 0,5.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, H 28 (US 151, nord) (XVI secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
23.1.8b – N. inv. 4550
Descrizione morfologica: un frammento di catino a corpo tendenzialmente
troncoconico con attacco di bordo a tesa estroflessa
piana.
Produzione: MARC 4
Smalto bianco interno, vetrina esterna INV MARC V8.
Decorazione di tipo vegetale con foglia campita in verde ramina
e contorniata in bruno manganese, sormontata da due bande in
bruno.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
>< bordo = 0,9; >< parete = 0,75.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, F 24 (US 103, nord) (fine XIV
secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: BUERGER 1975, p. 198 nr. 14.
23.1.9 – N. inv. 6141 (Fig. 6)
Descrizione morfologica: tre frammenti di catino con piede a disco
appena concavo e parete svasata.
Produzione: MARC 4
Smalto interno fortemente concrezionato, vetrina esterna INV MARC V14
CERAMICA E PIETRA OLLARE 419
Decorazione a foglie lanceolate campite in verde ramina e contorniate
in bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø fondo = 14; >< fondo = 0,8; >< parete = 0,7-1,1.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, F 24 (US 277, sud) (fine XIV
secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: FRANCOVICH et al. 1978, p. 138 nr. 407.
23.1.10 – N. inv. 4463
Descrizione morfologica: un frammento di catino con tesa piana
appena convessa e gola esterna.
Produzione: MARC 4
Smalto grigiastro interno.
Sotto il bordo, motivo in ramina e manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 33; largh. bordo = 2,3.
Esterno annerito.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, L 30 (US 63, sud) (XVII secolo)
Datazione probabile: tardo XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Palazzo dei vescovi 1987, p. 473 nr.
2480.
23.1.11 – N. inv. 4563
Descrizione morfologica: un frammento di forma aperta con piede
a disco e parete svasata.
Produzione: MARC 7
Smalto interno fortemente concrezionato, vetrina esterna INV
MARC V4.
Decorazione in verde ramina e bruno manganese con motivo
vegetale a foglie che quadripartiscono la superficie.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø fondo = 10; >< fondo = 0,55; >< parete = 0,5.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, M 33 (US 0, nord) (XIX-XX
secolo)
Datazione probabile: tardo XIV secolo.
23.1.12 – N. inv. 1264
Descrizione morfologica: un frammento di catino con parete svasata
e bordo a nastro verticale con carenatura esterna.
Produzione: MARC 7
Smalto rosato, concrezionato all’interno.
Sotto il bordo, Decorazione a banda in verde ramina racchiusa
da linee orizzontali in bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 30; >< bordo = 0,9; >< parete = 0,6.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, G 26 (US 101, nord, preparazione)
(XV secolo)
Datazione probabile: inizi XV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. BERTI G. et al. 1986b,
tav. II,45; AA.VV. 1992, p. 34 nr. 21. Per il motivo decorativo cfr.
AA.VV. 1992, p. 32 nrr. 15-17
23.1.13 – N. inv. 4566
Descrizione morfologica: un frammento di catino con piede a
disco appena accennato e parete svasata.
Produzione: MARC 4
Smalto grigiastro interno.
Decoro con motivo grande foglia campita in verde ramina e contorniata
in bruno manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø fondo = 11,5; >< parete = 0,75.

420 I MATERIALI
Posizione stratigrafica: FVC 2002, M 33 (US 0, nord) (XIX-XX
secolo)
Datazione probabile: prima metà XV secolo.
Riferimento bibliografico: Per il motivo decorativo cfr. CORA 1973,
tav.v. 17d, 27a; AA.VV. 1992, p. 38 nr. 39.
23.1.14 – N. inv. 1764 (Fig. 9)
Descrizione morfologica: un frammento di catino con fondo piano
e piede appena accennato.
Produzione: MARC 2
Smalto bianco interno.
Decorazione con teoria di foglioline lanceolate in verde ramina intercalate
da linee sinusoidi in bruno manganese. Sotto, linea in gialla.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
>< parete = 0,8.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, L 30 (US 27, nord) (XVII secolo)
Datazione probabile: prima metà XV secolo.
Riferimento bibliografico: CORA 1973, tav.v. 24c, 25a, 26b, 50; BERTI
F. 1984, p. 24; Palazzo dei vescovi 1987, p. 573 nr. 3144; AA.VV.
1992, p. 33 nr. 19, p. 36 nr. 26, p. 44 nr. 62.
Tipo 2: rinfrescatoi
23.2.1 – N. inv. 8876
Descrizione morfologica: un frammento di rinfrescatoio apodo
con parete troncoconica e tesa piana.
Produzione: MARC 9
Smalto bianco interno, fortemente concrezionato.
Sulla tesa, motivo a tratti in manganese alternati a pennellate in
ramina. Sul ricasco, treccia in verde ramina.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
H = 4,5; Ø orlo = 24; largh. bordo = 3; >< parete = 0,9.
Posizione stratigrafica: FVC 2004, G 26 (US 478, sud) (XV secolo)
Datazione probabile: XV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. AA.VV. 1988a, p. 68 nr.
144; AA.VV. 1992, p. 43 nr. 59; RONCAGLIA 2005, p. 187; WENTKOWSKA
VERZÌ 2000, p. 76 fig. 3,3. Per il motivo decorativo: AA.VV. 1988a,
p. 68 nr. 141; AA.VV. 1992, p. 41 nr. 51.
23.2.2 – N. inv. 8832 (Fig. 10)
Descrizione morfologica: un frammento di rinfrescatoio con piede
appena accennato e parete svasata.
Produzione: MARC 9
Smalto bianco rosato interno.
Sotto il bordo, Decorazione a foglioline verdi intercalate da trattini
ondulati.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø fondo = 23; >< parete = 0,8.
Posizione stratigrafica: FVC 2004, L 30 (US 213, sud) (XVII secolo)
Datazione probabile: XV secolo.
Riferimento bibliografico: CORA 1973, tav.v. 24c, 25a, 26b, 50; BERTI
F. 1984, p. 24; ID. 1997, pp. 237-244; Palazzo dei vescovi 1987, p.
573 nr. 3144; AA.VV. 1992, p. 33 nr. 19, p. 36 nr. 26, p. 44 nr. 62.
23.23 – N. inv. 4565 (Fig. 11)
Descrizione morfologica: un rammento di rinfrescatoio con tesa
piana appena confluente.
Produzione: MARC 4
Smalto grigiastro interno ed esterno.
Sulla tesa, Decorazione con motivo a linea ondulata e foglioline
brune campite in verde negli spazi di risulta.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 30; >< tesa = 1.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, M33 (US 0, nord) (XIX-XX secolo)
Datazione probabile: XV secolo.
Riferimento bibliografico: CORA 1973, tav.v. 24c, 25a e b, 28a, 45,
46; FRANCOVICH 1982, p. 77 fig. 82, p. 107 fig. 126 nr. 2; BERTI F.
1984, p. 24; ID. 1997, pp. 240-244; BERTI G. 1997b, p. 110 tav. 68,
p. 141 fig. 65.
23.2.4 – N. inv. 4564
Descrizione morfologica: un frammento di forma aperta con tesa
piana appena confluente.
Produzione: MARC 7
Smalto bianco interno.
Sulla tesa, motivo a trattini in bruno manganese e campiture in
verde ramina.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø orlo = 21; >< tesa = 0,8.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, M 33 (US 0, nord) (XIX-XX secolo)
Datazione probabile: XV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. AA.VV. 1988a, p. 68 nr.
144; AA.VV. 1992, p. 43 nr. 59; WENTKOWSKA VERZÌ 2000, p. 76 fig.
3,3. Per il motivo decorativo cfr. AA.VV. 1988a, p. 68 nr. 141; AA.VV.
1992, p. 41 nr. 51; BERTI F. 1997, pp. 245-246.
Tipo 3: boccali
23.3.1 – N. inv. 1279
Descrizione morfologica: un frammento di boccale a fondo piano
leggermente concavo con piede svasato.
Produzione: MARC 6
Vetrina esterna e interna molto evanescente INV MARC V13.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Ø fondo = 9; >< parete = 0,7.
Posizione stratigrafica: FVC 2003, F 23 (US 339, sud) (XIV secolo)
Datazione probabile: fine XIII-inizi XIV secolo.
Riferimento bibliografico: per la forma cfr. BERTI et al. 1986b, p.
485, fig. 1,2-3.
23.3.2a – N. inv. 11 (Fig. 2)
Descrizione morfologica: 24 frammenti di boccale a fondo piano
con piede svasato, corpo ovoide allungato, bocca trilobata e ansa
a bastoncello.
Produzione: MARC 4
Smalto esterno bianco, sottile e opaco, vetrina interna INV MARC
V8.
Decorazione con motivo a linee oblique in bruno manganese intercalate
da linee in verde ramina. Ai lati dell’ansa motivo a ‘coda
di rondine’ in bruno. Treccia verde sotto il bordo
Tecnica di lavorazione: tornio veloce, stacco a cordicella.
H = 14; Ø fondo = 7,5; >< fondo = 0,6; >< parete = 0,45;
Largh. ansa = 1,6
Posizione stratigrafica: FVC 2004, F 24 (US 539 stacco I, sud) (fine
XIV secolo)
Datazione probabile: prima metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. BERTI G. et al. 1986b, p.
485, fig. 1,2-3. Per il decoro cfr. FRANCOVICH 1982, p. 75; FRANCOVICH,
GELICHI 1983, p. 57, nr. 11 e tav. IX nr. 11.

23.3.2b – N. inv. 4547
Descrizione morfologica: un frammento di boccale con fondo
piano leggermente concavo e piede svasato.
Produzione: MARC 9
Vetrina esterna e interna INV MARC V5.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce, stacco a cordicella.
Ø fondo = 11; >< fondo = 0,6; >< parete = 0,9.
Posizione stratigrafica: FVC 2001, F 24 (US 103, nord) (fine XIV secolo)
Datazione probabile: prima metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. BERTI G. et al. 1986b, p.
485, fig. 1,2-3.
23.3.3 – N. inv. 5 (Fig. 3)
Descrizione morfologica: cinque frammenti di boccale con piede
a disco e fondo leggermente concavo, corpo ovoide, ansa a
bastoncello.
Produzione: MARC 7
Smalto bianco esterno, sottile e opaco; vetrina interna INV MARC V5.
Decorazione in bruno manganese con triple linee verticali che
racchiudono motivi a virgola che si sviluppano in verticale.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce, stacco a cordicella.
Ø fondo = 7; >< fondo = 0,6; >< parete = 0,6; largh. ansa =
1,6; >< ansa = 1,25.
Posizione stratigrafica: FVC 2004, F 24 (US 539 stacco I, sud) (fine
XIV secolo)
Datazione probabile: prima metà XIV secolo.
Riferimento bibliografico: Per la forma cfr. AA.VV. 1988a, p. 36 nr. 13.
CERAMICA E PIETRA OLLARE 421
Vetrina Consistenza Spessore Colore Note
INV MARC V1 liscia sottile trasparente
INV MARC V2 liscia media paglierina
INV MARC V3 liscia media trasparente
INV MARC V4 ruvida sottile trasparente
INV MARC V5 ruvida molto sottile trasparente
INV MARC V6 liscia sottile paglierina
INV MARC V7 ruvida sottile paglierina-verdognola
INV MARC V8 liscia sottile paglierina Risulta di color miele per via dell’impasto sottostante.
INV MARC V9 ruvida sottile paglierina
INV MARC V10 granulosa media paglierina-miele
INV MARC V11 ruvida sottile trasparente Risulta di color ruggine per via dell’impasto sottostante.
INV MARC V12 ruvida molto sottile paglierina Risulta di color ruggine per via dell’impasto sottostante.
INV MARC V13 granulosa spessa miele
INV MARC V14 liscia sottile paglierina
INV MARC V15 liscia media verdognola
Tab. 6 – Descrizione delle vetrine.
23.3.4 – N. inv. 6140 (Fig. 4)
Descrizione morfologica: due frammenti di boccale con corpo
ovoide e ansa a bastoncello. La sommità dell’ansa presenta un
foro verticale passante per piombino di capacità.
Produzione: MARC 2
Smalto bianco esterno, molto concrezionato, vetrina interna INV
MARC V5.
Decorazione con motivo a bande verticali ed orizzontali in manganese.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
>< parete = 0,3; largh. ansa = 1,7; >< ansa = 1,1.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, F 24 (US 277, sud) (fine XIV
secolo)
Datazione probabile: seconda metà XIV secolo.
23.3.5 – N. inv. 4471
Descrizione morfologica: un frammento di ansa di boccale a
doppio bastoncello che reca traccia del foro per piombino di
garanzia.
Produzione: MARC 4
Smalto grigiastro esterno.
Tecnica di lavorazione: tornio veloce.
Largh. Ansa = 3,3; >< ansa = 1,6.
Posizione stratigrafica: FVC 2002, L 30 (US 63, sud) (XVII secolo)
Datazione probabile: tardo XIV secolo.
Riferimento bibliografico: FRANCOVICH et al. 1978, p. 60 nr. 683; Palazzo
dei vescovi 1987, p. 49 nr. 2619; AA.VV. 1992, p. 31 nr. 8.

422 I MATERIALI
Tav. XXXVIII – Maiolica arcaica, forme aperte.

Tav. XXXIX – Maiolica arcaica, forme aperte.
CERAMICA E PIETRA OLLARE 423

424 I MATERIALI
Tav. XL – Maiolica arcaica, forme chiuse.

7
8
Tav. XLI – Maiolica arcaica.
1
3 5 6
9
11
CERAMICA E PIETRA OLLARE 425
4
2
10