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elevarsi. Capiamo comunque che la natura del nostro animo si trova nel cuore, come
quella degli occhi è nel capo. E così gli occhi, se vengono colpiti dallo splendore del
sole o da qualche altra presenza, sono capaci di discernere in maniera molto chiara
quello che si presenta al loro sguardo; invece è noto a tutti che il resto che non
emerge alla luce rimane nelle tenebre. Così il vigore dell’animo riesce a raggiungere
la sapienza, se c’è qualcuno che comincia a illuminarlo.
Maestro: In maniera chiarissima, o figli, avete presentato il confronto tra gli occhi e
l’animo. Ma colui che illumina ogni uomo che viene al mondo (Gv. 1,9), illumini le
vostre menti, perché siate capaci di avanzare in quella filosofia che, come avete
detto, non abbandona mai chi la possiede.
II Dialogo (passi selezionati; sono evidenziate le espressioni più accessibili)
Fuerunt in schola Albini magistri duo pueri, unus Franco, alter Saxo, qui
nuperrime spineta grammaticae densitatis irruperunt. Quapropter placuit illis paucas
litteralis scientiae regulas memoriae causa per interrogationes et responsiones
excerpere.
(Vi sono stati nella scuola del maestro Albino – Alcuino - due fanciulli, uno Francone,
l’altro Sassone – Franco e Saxo – che da poco tempo si erano dedicati alle
sottigliezze della profondità della grammatica. Perciò piacque ad essi di raccogliere
poche regole della scienza che si occupa delle lettere sotto forma di domande e di
risposte per facilitare la memoria).
Magister: Tria sunt quibus omnis collocutio disputatioque perficitur: res,
intellectus, voces.
(Maestro: Tre sono gli elementi sui quali si basa ogni discorso e disputa: gli
argomenti, il filo logico, le parole).
Unde a voce, cuius causa litterae sunt inventae, inchoandam disputationem constat.
DISC. Unde dicta vox? MAG. A vocando. Ecce habetis quae interrogastis. Nunc a
littera incipite, filii.
(Per cui è chiaro che bisogna iniziare il discorso dalla parola (vox), a causa della
quale sono state inventate le lettere. Alunno – Da dove deriva il termine vox?
Maestro – Dal verbo vocare. Ecco avete la risposta alla vostra domanda. Ora
cominciate dalla lettera, ragazzi).
FRANCO – Dic Saxo prior, unde littera est dicta? SAXO – Ut reor, littera est quasi
legitera, quia legentibus iter praebet.
FR. - Da definitionem quoque. SAXO – Littera est pars minima vocis
articulatae.
(Franco - Di’ tu per primo, Saxo, da cosa deriva il termine lettera? Saxo – A mio
parere, dire lettera è quasi dire legitera (lego+iter) perché mostra la via (iter) a
coloro che leggono. Franco – Danne anche la definizione. Saxo – La lettera è la parte
più piccola di una voce articolata).
FR. - Da, collega, divisionem litterarum. SAXO – Sunt aut vocales aut
consonantes. Item consonantes dividuntur in semivocales et mutas.
FR. Eia age, Saxo, ingrediamur disputationem nominis per ordinem, et primum dic,
quid sit nomen? SAXO – Nomen est pars orationis, secundum grammaticos, quae
unicuique corpori vel rei communem vel propriam qualitatem distribuit; et est nomen
dictum quasi notamen, eo quod hoc notamus singulas substantias vel res [ ... ].
(Franco – O collega, enuncia la divisione delle lettere. Saxo – Possono essere vocali o
consonanti. Allo stesso tempo le consonanti si dividono in semivocali e mute. Franco
– Orsù, Saxo, cominciamo per ordine la disputa sul nome, ed in primo luogo di’: che
cosa è il nome? Saxo – Il nome è una parte del discorso, secondo i grammatici, che
assegna a ciascun corpo o cosa una qualità comune o propria; e si chiama nome
quasi fosse un segno distintivo (notamen), perché con esso notiamo o segniamo le
singole sostanze o cose …).
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