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La TV “autentica” in classe - For.Indire.It

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Alle orig<strong>in</strong>i del lat<strong>in</strong>o medioevale: Alcu<strong>in</strong>o e il r<strong>in</strong>novamento della scuola<br />

di Antonella Lignani e Margherita Rossi Cittad<strong>in</strong>i<br />

1 – Introduzione……………………………………………………………………………………2<br />

2 - Fase I - Ambientazione storico-geografica - Prove di verifica………………..5<br />

3 - Fase II - Approccio al testo - Prove di verifica……………………………………..9<br />

4 - Fase III - Lessico e strutture l<strong>in</strong>guistiche - Prove di verifica………………..13<br />

5 – Documentazione…………………………………………………………………………….25<br />

Agenzia Scuola © 2010 1


1 - Introduzione<br />

Scheda generale<br />

Spesso il curriculum tradizionale degli studi è caratterizzato da salti e<br />

lacune alle quali ci siamo abituati, e che f<strong>in</strong>iscono per essere<br />

acriticamente accettati. Ben poco sappiamo e studiamo riguardo a tutto<br />

il periodo medioevale: anche se i testi di storia ce ne parlano, quelli di<br />

letteratura e di l<strong>in</strong>guistica presentano un vuoto di quasi mille anni. Ben<br />

volentieri qu<strong>in</strong>di accettiamo il suggerimento di Malasp<strong>in</strong>a relativamente<br />

allo studio delle caratteristiche del lat<strong>in</strong>o nel Medioevo:<br />

“Il lat<strong>in</strong>o rimaneva l<strong>in</strong>gua della liturgia [ … ] e questa costituiva<br />

pertanto un importante mezzo di coesione anche l<strong>in</strong>guistica e di conservazione di una<br />

competenza passiva del lat<strong>in</strong>o, sia pure m<strong>in</strong>ima e comunque ormai alterata secondo la<br />

pronuncia locale o “rustica”. <strong>La</strong> necessità di una l<strong>in</strong>gua di comunicazione sovranazionale<br />

all’<strong>in</strong>terno del Regno Franco, che si preparava a diventare Sacro Romano Impero [ … ],<br />

e l’esigenza di disporre, per il suo governo, di competenze adeguate per la pubblica<br />

amm<strong>in</strong>istrazione, la giurisdizione, la diplomazia, a partire almeno dal 781, suggerirono a<br />

Carlo Magno la necessità di una promozione della conoscenza del lat<strong>in</strong>o sulla base<br />

dello standard di età patristica” (p. 49).<br />

Nel 781 Carlo Magno <strong>in</strong>contrò a Parma lo studioso Alcu<strong>in</strong>o di York, e lo fece entrare nella sua<br />

corte.<br />

Da ciò consegue la rivalutazione di Alcu<strong>in</strong>o, personaggio sicuramente affasc<strong>in</strong>ante, ma dai più<br />

ignorato (sia perché autore del Medioevo, sia perché non italiano, ma appartenente a un<br />

ambiente che abbiamo da sempre considerato “barbarico”). Eppure egli era sicuramente <strong>in</strong><br />

grado non solo di scrivere, ma di parlare e di pensare <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a.<br />

<strong>La</strong> sua ratio studiorum merita di essere riconsiderata, e così pure il suo metodo di<br />

<strong>in</strong>segnamento, per <strong>in</strong>terrogationes et responsiones, che egli aveva ereditato dal grammatico<br />

Prisciano e che tanti dopo di lui useranno ancora. Nelle sue opere, <strong>in</strong>fatti, si tiene conto anche<br />

del discente, oltre che della materia, che anzi viene sviluppata proprio a partire dalle esigenze<br />

di chi impara, dal percorso logico che egli fa per appropriarsene. Emergono così parole chiave,<br />

come sapientia, <strong>in</strong>dagatio, magisterium, vox, littera, scriptura … . Consideriamo pertanto<br />

questi argomenti come una buona base di partenza per un lavoro <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are, riservato<br />

agli alunni che affrontano lo studio di questo periodo storico. I testi di Alcu<strong>in</strong>o, anche se non<br />

particolarmente ardui, rappresentano tuttavia una lettura impegnativa; per questo sono stati<br />

selezionati solo alcuni brani, ed alcuni sono stati <strong>in</strong>tegralmente tradotti. Abbiamo <strong>in</strong>dicato come<br />

<strong>classe</strong> <strong>in</strong> cui svolgere questa tematica la I media, perché questo lavoro va collegato allo<br />

svolgimento della storia medioevale. Si è pensato però, dato il tema impegnativo, allo<br />

svolgimento nel II quadrimestre. Un docente, che voglia prevedere all’<strong>in</strong>izio della II media un<br />

riepilogo dell’epoca medioevale, può affrontare questo lavoro all’<strong>in</strong>izio dell’anno.<br />

F<strong>in</strong>alità<br />

Arricchire le conoscenze degli studenti sia dal punto di vista storico che l<strong>in</strong>guistico.<br />

Far acquisire apprendimenti su un periodo storico di solito poco conosciuto e sulla sua<br />

evoluzione culturale.<br />

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Obiettivi di apprendimento<br />

Approfondire il periodo medioevale attraverso l’esame della civiltà carol<strong>in</strong>gia e le sue<br />

<strong>in</strong>novazioni culturali.<br />

Far conoscere la storia della scuola e della trasmissione del sapere.<br />

Arricchire le conoscenze lessicali dell’alunno attraverso il passaggio dal lat<strong>in</strong>o<br />

all’italiano.<br />

Presentare testi lat<strong>in</strong>i autentici di età post – classica.<br />

Competenze attese<br />

Competenze storiche<br />

1. Ricostruzione, nelle l<strong>in</strong>ee essenziali, della storia dell’Europa e del bac<strong>in</strong>o del<br />

Mediterraneo dall’antichità all’epoca di Carlo Magno.<br />

2. Comprensione dei caratteri della civiltà del Sacro Romano Impero.<br />

Competenze l<strong>in</strong>guistiche<br />

1. Arricchimento del vocabolario relativamente ai term<strong>in</strong>i dei campi semantici della<br />

scuola e della cultura.<br />

2. Familiarizzazione con le peculiarità “di base” della l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a.<br />

Articolazione del percorso<br />

I fase: Ambientazione storico-geografica<br />

1. Il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, le sue caratteristiche, i pr<strong>in</strong>cipi politici e<br />

culturali che lo ispirano.<br />

2. I conf<strong>in</strong>i della diffusione del lat<strong>in</strong>o all’epoca di Carlo Magno e l’Europa moderna.<br />

3. <strong>La</strong> condivisione del sapere tra i vari popoli dell’Impero.<br />

II fase: Approccio al testo<br />

4. Le teorie sull’educazione e il cursus studiorum nel mondo antico e nel Medioevo (da<br />

Qu<strong>in</strong>tiliano a Dante).<br />

5. Il pensiero di Alcu<strong>in</strong>o sull’educazione e la conoscenza.<br />

6. Lettura di frasi significative dai testi di Alcu<strong>in</strong>o (anche <strong>in</strong> traduzione).<br />

III fase: Lessico e strutture l<strong>in</strong>guistiche<br />

7. Il campo semantico della scuola.<br />

8. Il campo semantico della sapientia.<br />

9. Il campo semantico delle lettere, del libro e della scrittura.<br />

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Metodologia e strategie didattiche<br />

Percorso di approfondimento, dal noto all’ignoto.<br />

Attività laboratoriale.<br />

Scoperta.<br />

Sistemazione dei dati ed elaborazione di schede.<br />

Webquest.<br />

Strumenti di verifica<br />

L<strong>in</strong>guistici: presenti al term<strong>in</strong>e di ogni scheda; la verifica sarà <strong>in</strong>dirizzata soprattutto al livello<br />

di lessico e su campi semantici che rientrano nella esperienza dell’allievo.<br />

Autovalutativi<br />

1. Le mie parole – chiave: lo studente /studenti devono <strong>in</strong>dicare almeno 5/10 parole<br />

chiave significative del percorso realizzato.<br />

2. Che cosa imparo: lo studente/studenti devono produrre un breve testo <strong>in</strong> 20 righe <strong>in</strong><br />

cui espongano cosa hanno imparato, durante il percorso, facendo esempi).<br />

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2 - Fase I - Ambientazione storico-geografica - Prove di verifica<br />

Carlo Magno e il Sacro Romano Impero<br />

Lo sterm<strong>in</strong>ato Impero Romano viene diviso, alla morte dell ’imperatore Teodosio, tra i suoi due<br />

figli: Arcadio ha l’Oriente, Onorio l’Occidente. L’impero d’Oriente sopravvive f<strong>in</strong>o al 1453 d.C. ,<br />

quando viene conquistato dai Turchi.<br />

L’Impero Romano d’Occidente f<strong>in</strong>isce circa 1000 anni prima, nel 476 d.C., quando, dopo la<br />

deposizione dell’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, il generale barbaro Odoacre manda a<br />

Bisanzio, capitale d’Oriente, le <strong>in</strong>segne dell’Impero. Da allora la parte occidentale dell’Europa<br />

conosce un periodo di anarchia e di confusione; <strong>in</strong> particolare soffre di questa situazione<br />

l’<strong>It</strong>alia, che dapprima è messa a dura prova dalla guerra greco – gotica (tra le forze bizant<strong>in</strong>e<br />

ed i barbari Ostrogoti, dal 376 al 382 d. C.), poi conosce l’<strong>in</strong>vasione longobarda (568 d. C.).<br />

Questa situazione vede, nel vuoto di potere, il crescere dell’importanza della Chiesa.<br />

L’<strong>in</strong>coronazione di Carlo Magno<br />

nell’antica basilica di San Pietro<br />

fatta costruire da Costant<strong>in</strong>o<br />

Nel 753 d.C. il papa Stefano II, non sentendosi sicuro<br />

contro i longobardi ed i bizant<strong>in</strong>i, decide di cercare un nuovo<br />

alleato: egli si reca dunque <strong>in</strong> Francia, per <strong>in</strong>contrare il re di<br />

un popolo che si sta affacciando alla storia: Pip<strong>in</strong>o, re dei<br />

Franchi. Il figlio di Pip<strong>in</strong>o, Carlo, cont<strong>in</strong>ua ad essere il più<br />

fedele alleato del papa, e sconfigge l’ultimo re longobardo,<br />

Desiderio. Dopo una lunga amicizia col Pontefice Adriano<br />

III, Carlo viene <strong>in</strong>coronato imperatore da papa Leone III<br />

nella notte di Natale dell’800 a San Pietro <strong>in</strong> Roma (anche oggi si può vedere nella basilica il<br />

disco di porfido sul quale si <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiò l’imperatore).<br />

Questo atto sembra far rivivere l’impero romano di Occidente e ridare vita alla città di Roma,<br />

caduta <strong>in</strong> decadenza e quasi spopolata. Ma il nuovo impero romano si chiama anche “sacro”:<br />

alla base c’è la diffusione e l’accettazione del Cristianesimo da parte dei popoli che lo<br />

costituiscono. Il suo territorio si estende su vasta parte dell’Europa centrale (Francia,<br />

Germania, Austria, Svizzera), su parte della Spagna, dell’Inghilterra e dell’<strong>It</strong>alia.<br />

Dice lo storico Eg<strong>in</strong>ardo: Karolus Imperatoris et Augusti nomen accepit. (Carlo prese il nome di<br />

Imperatore e di Augusto, Vita Karoli, 28).<br />

Per i lat<strong>in</strong>i, Imperator era colui che deteneva l’imperium, cioè il comando dell’esercito. Con<br />

questo nome nei tempi più antichi si designava il console che era a capo delle truppe. Dal<br />

tempo di Caio Giulio Cesare Ottaviano (Augusto) col nome di Imperator si designava colui che<br />

deteneva il sommo potere dell’impero romano e che aveva onori div<strong>in</strong>i.<br />

Carlo Magno r<strong>in</strong>novò qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> sé il titolo di Imperator (superiore a<br />

quello di re, dal momento che comandava su molti popoli) e<br />

l’appellativo di Augustus, proprio di tutti gli imperatori romani dopo<br />

Ottaviano. A questi appellativi Carlo aggiunse quello di Magnus, che<br />

significa “grande”.<br />

Oltre a conquistare e sottomettere molti popoli, come i Longobardi e i Sassoni, Carlo Magno<br />

curò l’organizzazione militare e politica di tutto il suo immenso impero, controllandolo tramite i<br />

suoi feudatari e i suoi emissari, che venivano chiamati missi dom<strong>in</strong>ici. I feudatari di Carlo<br />

Magno (che governavano <strong>in</strong> nome suo e che gli avevano giurato fedeltà) si dist<strong>in</strong>guevano <strong>in</strong><br />

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conti (comites, i compagni dell’imperatore) e marchesi (marchiones, che dom<strong>in</strong>avano sulle<br />

zone di conf<strong>in</strong>e, o “marche””).<br />

<strong>La</strong> corte di Carlo Magno si spostava <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione tra i vari castelli; ogni anno tuttavia, il<br />

primo maggio, veniva convocata una dieta, cioè una riunione di un giorno (dies) nel quale si<br />

decidevano le azioni di guerra da <strong>in</strong>traprendere. Inoltre Carlo promulgava leggi valide <strong>in</strong> tutto il<br />

territorio dell’impero, note col nome di Decretales.<br />

Verifica<br />

Lo stato romano prima di Cesare<br />

Le conquiste di Cesare<br />

1 - Osserva le cart<strong>in</strong>e geografiche che seguono e descrivi, con parole tue,<br />

l’espandersi<br />

dell’Impero Romano, il suo decl<strong>in</strong>o e il sorgere del nuovo impero di Carlo Magno.<br />

Le successive conquiste di Roma<br />

L’impero romano al periodo della sua massima espansione<br />

L’impero romano al momento della divisione tra Oriente e Occidente<br />

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L’Impero romano d’Oriente<br />

2 - Ricerca nel vocabolario le parole impero, imperatore, re, Cesare, Augusto, Magno<br />

mettendone <strong>in</strong> evidenza l’etimologia.<br />

3 - Che relazione c’è tra Magno, maggiore e massimo (<strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o Magnus, maior,<br />

maximus)?<br />

I conf<strong>in</strong>i della diffusione del lat<strong>in</strong>o all’epoca di Carlo Magno e l’Europa moderna<br />

Al tempo di Carlo Magno il lat<strong>in</strong>o non era più una l<strong>in</strong>gua parlata (almeno della sua purezza)<br />

dalla gente comune. Nell’842 <strong>in</strong>fatti i nipoti di Carlo fecero un giuramento (il famoso Serment<br />

de Strasbourg) nelle l<strong>in</strong>gue nazionali: antico francese e antico tedesco.<br />

Il lat<strong>in</strong>o tuttavia era la l<strong>in</strong>gua della Chiesa, e qu<strong>in</strong>di era usato nelle liturgie e nella lettura dei<br />

testi sacri. Inoltre il lat<strong>in</strong>o era la l<strong>in</strong>gua della corte: leggi e lettere ufficiali venivano scritte <strong>in</strong><br />

questa l<strong>in</strong>gua. Del lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong>oltre si servivano i dotti per scrivere i loro trattati. Si può qu<strong>in</strong>di<br />

affermare che la parte occidentale dell’Europa cont<strong>in</strong>uava ancora, se non a parlare, almeno a<br />

pensare e a comunicare <strong>in</strong> questa l<strong>in</strong>gua. <strong>La</strong> l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a fu usata dai dotti europei f<strong>in</strong>o al<br />

secolo XVIII come l<strong>in</strong>gua della cultura; al patrimonio della l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a att<strong>in</strong>geva la l<strong>in</strong>gua<br />

parlata, trasformando pronuncia e grafia, facendo slittare il significato, arricchendo il lessico<br />

con vocaboli presi dalle l<strong>in</strong>gue di nuovi popoli.<br />

Nella parte orientale <strong>in</strong>vece, dove vigeva ancora l’Impero d’Oriente, la l<strong>in</strong>gua parlata e scritta<br />

era il greco, anche esso <strong>in</strong> fase di evoluzione.<br />

Verifica<br />

1. Quali tra queste parole, che fanno parte della tua vita di scolaro, deriva dal<br />

lat<strong>in</strong>o e perché?<br />

Album ………………………………………………………………………………………………….<br />

Quaderno ……………………………………………………………………………………………..<br />

Computer ……………………………………………………………………………………………..<br />

<strong>La</strong>pis ………………………………………………………………………………………………………<br />

Foglio …………………………………………………………………………………………………….<br />

Scuola ……………………………………………………………………………………………………<br />

2. Quali l<strong>in</strong>gue europee derivano dal lat<strong>in</strong>o?<br />

3. Come si dice “scuola” nella l<strong>in</strong>gua moderna che studi? (école <strong>in</strong> francese,<br />

escola <strong>in</strong> spagnolo, school <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese, Schüle <strong>in</strong> tedesco …).<br />

Anche queste forme straniere derivano dallo stesso term<strong>in</strong>e lat<strong>in</strong>o?<br />

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<strong>La</strong> storia dell’educazione e dell’istruzione dall’antichità classica al Medioevo<br />

Omero ha tramandato che l’eroe Achille era stato educato da un personaggio mitico, il<br />

centauro Chirone, metà uomo e metà cavallo. Infatti presso gli antichi greci e romani<br />

l’educazione dei fanciulli aveva una grandissima importanza; all’<strong>in</strong>izio era curata nell’ambito<br />

della stirpe o dello stato, ma non vi era una organizzazione capillare degli studi come oggi, e<br />

soprattutto non era chiaro il pr<strong>in</strong>cipio del “diritto allo studio”.<br />

I figli dei patrizi romani godevano della possibilità di ricevere una istruzione molto accurata, ed<br />

erano seguiti da precettori e <strong>in</strong>segnanti; ai ragazzi del popolo restava la possibilità di<br />

frequentare maestri pubblici, che spesso usavano ricorrere a punizioni corporali (è famoso il<br />

maestro del poeta lat<strong>in</strong>o Orazio, che si chiamava Orbilio e usava spesso la sferza). Lo studio<br />

era basato soprattutto sulla memoria.<br />

Nel mondo antico non sono mancate grandi figure di maestri e di filosofi (da Socrate a<br />

Qu<strong>in</strong>tiliano), che svolgevano il proprio <strong>in</strong>segnamento discutendo negli edifici pubblici e nelle<br />

piazze, ed esponevano profonde teorie sull’importanza dell’educazione e sulle modalità<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento; ma fu proprio l’uomo del Medioevo a dibattere con passione sulle<br />

caratteristiche dello studio e del sapere. Fu allora tracciato il cursus delle arti del Trivio e del<br />

Quadrivio.<br />

Le arti liberali<br />

Grammatica, retorica e dialettica erano le arti del Trivio; esse<br />

riguardavano la padronanza della l<strong>in</strong>gua e delle tecniche di<br />

comunicazione; erano qu<strong>in</strong>di le “arti” che costituivano la base di<br />

tutti gli altri studi.<br />

Ma le vere e proprie arti, quelle considerate “reali” perché<br />

portavano a conoscenze di tipo scientifico, erano quelle del<br />

Quadrivio, cioè aritmetica, geometria, astronomia e musica.<br />

Lo studio cont<strong>in</strong>uava poi su queste basi a livello universitario con<br />

quella che veniva chiamata philosophia.<br />

Verifica<br />

Ti piacciono più le materie scientifiche o quelle letterarie? Esprimi il tuo parere <strong>in</strong> un<br />

testo di 5 righe.<br />

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3 - Fase II - Approccio al testo - Prove di verifica<br />

<strong>La</strong> condivisione del sapere tra i vari popoli dell’Impero<br />

Come abbiamo già avuto modo di osservare, l’impero di Carlo Magno aveva un forte elemento<br />

di unità nell’adesione al Cristianesimo; a questo fattore religioso era collegato quello culturale<br />

dell’eredità classica. Vi era dunque una cultura comune nelle terre dell’Impero, che andava<br />

dall’Irlanda all’<strong>It</strong>alia, dai Pirenei al fiume Reno. Le sedi privilegiate <strong>in</strong> cui veniva tramandato il<br />

sapere erano le grandi abbazie, dove i monaci trascrivevano e tramandavano i libri sacri, ed<br />

anche, <strong>in</strong> modo m<strong>in</strong>ore, i testi dei poeti antichi. Anche presso le cattedrali delle città vi erano<br />

delle scuole.<br />

Carlo Magno ebbe il merito di volere alla sua corte una schola palat<strong>in</strong>a (scuola di palazzo) e di<br />

riunirvi gli uom<strong>in</strong>i più em<strong>in</strong>enti della cultura del suo tempo, per lo più provenienti dall’ambiente<br />

ecclesiastico; alcuni furono degli storici, come Eg<strong>in</strong>ardo, che scrisse la vita dell’imperatore, o<br />

Paolo Diacono, che raccontò la storia dei v<strong>in</strong>ti Longobardi.<br />

Ma tra tutti, per sapere e <strong>in</strong>gegno, spiccava Alcu<strong>in</strong>o, teologo, filosofo, grammatico e poeta.<br />

Afferma Gianni Granzotto (pp. 149 - 151):<br />

“I banchetti di Aquisgrana erano affollati, succulenti, saporiti [ … ]. <strong>La</strong> benedizione dei<br />

commensali spettava ad Alcu<strong>in</strong>o, il più severo tra gli uom<strong>in</strong>i di tonaca ma anche il più<br />

elegante e composto, con la barba brizzolata, i calzari neri di panno a punta lunga, e<br />

nera la veste con i bordi delle maniche rovesciati. A un cenno di Carlo Magno, leggeva<br />

poesie a voce alta, mentre le portate com<strong>in</strong>ciavano ad essere servite.”<br />

Possiamo immag<strong>in</strong>are la scena leggendo passi di alcune sue composizioni, tra le quali una<br />

dedicata appunto alla benedizione della mensa:<br />

Christe Deus, nostrae benedic convivia mensae,<br />

qua eque tuis servis mitissime dona dedisti,<br />

per te s<strong>in</strong>t benedicta quidem. Tu largiter almus,<br />

omnia tu dederas nobis, iam quicquid habemus.<br />

Sunt bona quippe tua, quia tu bonus omnia condis.(C,p. 327 Dümmler)<br />

(O Cristo Dio, benedici il pasto della nostra mensa e i doni che porgi dolcissimo ai tuoi<br />

servi, siano anche benedetti dalla tua mano. Tu, o div<strong>in</strong>o, desti largamente di tutto a<br />

noi, quello che ora abbiamo. Sono tuoi beni, perché tu buono tutto crei. Trad. Carena)<br />

In molti dei versi recitati alla mensa Carlo Magno viene chiamato David, mentre Alcu<strong>in</strong>o<br />

attribuisce a se stesso il nome lat<strong>in</strong>izzato di Alb<strong>in</strong>o Flacco. Alcuni componimenti parlano delle<br />

stagioni e del loro scorrere, altri descrivono la vita del monaco:<br />

Frigus adest, iuvenes, frondes nunc arripite silvae,<br />

Nix etenim n<strong>in</strong>git, cernite, grando ruit. (LV 8, p. 268 Dümmler).<br />

(È giunto il freddo. O giovani, togliete i rami ai boschi,<br />

poiché la neve nevica, vedete, e la tempesta scroscia. Trad. Carena)<br />

O mea cella, mihi abitatio dulcis, amata,<br />

semper <strong>in</strong> aeternum, o mea cella, vale. (X, pp. 243 Dümmler)<br />

(O mio Convento, dolce e caro abitacolo,<br />

addio, convento mio, per sempre. Trad. Carena)<br />

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Non ne mancano alcuni scherzosi:<br />

Semper <strong>in</strong> aeternum faciat haec clocula tantum<br />

Carm<strong>in</strong>a, sed resonet nobis bona clocea cocorum (CV 2, p. 232 Dümmler)<br />

(Questa campana diffonda sempre solo nobili concenti,<br />

però risuoni benigna per noi i r<strong>in</strong>tocchi dei cuochi. Trad. Carena)<br />

Scrivere è come arare o andare per mare:<br />

Nauta rudis pelagi saevis ereptus ab undis<br />

In portum veniens pectora laeta tenet :<br />

Sic scriptor fessus calamum sub calce laboris<br />

Deponens abeat pectoral laeta satis.<br />

Ille Deo dicat grates pro sospite vita,<br />

Proque laboris agat iste sui requie (LXV 4, p. 284 Dümmler).<br />

(Come il navigante arruffato uscendo dai flutti rabbiosi del mare<br />

allarga il cuore all’entrata del porto,<br />

così il copista posando la penna stanca alla f<strong>in</strong>e<br />

della sua fatica ampiamente rallegri il suo cuore.<br />

E come quello dirà grazie a Dio per la vita scampata,<br />

questi r<strong>in</strong>grazi alla f<strong>in</strong>e della sua fatica. Trad. Carena).<br />

Verifica<br />

Quale di queste poesie ti <strong>in</strong>teressa di più?<br />

Prova a descrivere i tuoi momenti di stanchezza dopo aver svolto un compito<br />

difficile.<br />

Il pensiero di Alcu<strong>in</strong>o sull’educazione e la conoscenza<br />

È noto che Carlo Magno non sapeva scrivere, nonostante il suo grande amore per la cultura ed<br />

il grande <strong>in</strong>flusso che il suo regno ha avuto sui secoli seguenti anche da questo punto di vista.<br />

Dice di Lui Eg<strong>in</strong>ardo (Vita Karoli, 26):<br />

Temptabat et scribere tabulasque et codicellos ad hoc <strong>in</strong> lecto sub ervicali bus<br />

circumferre solebat, ut, cum vacuum tempus esset, manum litteris effigiendis<br />

adsuesceret, sed parum successit labor praeposterus ac sero <strong>in</strong>choatus.<br />

(Cercava anche di scrivere ed era solito portarsi dietro a letto sotto i cusc<strong>in</strong>i tavolette e<br />

libretti a questo f<strong>in</strong>e, per abituare la mano a tracciare lettere quando aveva tempo, ma<br />

questa fatica ebbe piccoli risultati, dal momento che aveva com<strong>in</strong>ciato solo <strong>in</strong> un<br />

secondo tempo e tardi).<br />

L’imperatore era molto desideroso però di apprendere, e diede grande rilievo e diffusione alle<br />

teorie di Alcu<strong>in</strong>o. Può essere s<strong>in</strong>golare per noi sapere che il più grande studioso e <strong>in</strong>tellettuale<br />

dell’epoca di Carlo Magno proveniva da una terra “di frontiera” come la città di York. In realtà il<br />

papa aveva mandato <strong>in</strong> Inghilterra nel 699 due <strong>in</strong>viati, Teodoro e Adriano, che avevano portato<br />

<strong>in</strong> quelle lontane regioni la cultura di Roma.<br />

Dall’Irlanda veniva poi l’<strong>in</strong>flusso della scuola del venerabile Beda, un altro grande uomo di<br />

religione e di studio. Il patrimonio culturale di cui poteva disporre Alcu<strong>in</strong>o era dunque assai<br />

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icco. Egli tuttavia non si limitò a viaggiare molto, per trovare testi da copiare e diffondere, ma<br />

organizzò anche le scuole dividendole <strong>in</strong> classi, seguite dai vari <strong>in</strong>segnanti. Questi pr<strong>in</strong>cipi di<br />

organizzazione portò nella schola palat<strong>in</strong>a della corte di Aquisgrana.<br />

Verifica<br />

1. Anche tu provi le difficoltà di Carlo Magno nello scrivere a mano? Preferisci il<br />

computer? (5 righe)<br />

2. In che cosa ti aiuta lo stare <strong>in</strong> una <strong>classe</strong> e poter frequentare i tuoi compagni? (15<br />

righe)<br />

Lettura di frasi significative<br />

Tra i materiali che abbiamo riportato sono annoverate frasi <strong>in</strong>teressanti, ma sicuramente non<br />

<strong>in</strong>tuitivamente comprensibili da parte di uno studente di 11 – 12 anni.<br />

Proponiamo tuttavia a proporre l’esempio di un breve brano che può essere letto e<br />

commentato <strong>in</strong> <strong>classe</strong> (le parti <strong>in</strong> grassetto possono essere seguite dai ragazzi anche nella<br />

l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a):<br />

Alcu<strong>in</strong>i Grammatica (<strong>La</strong> Grammatica di Alcu<strong>in</strong>o)<br />

SAXO, FRANCO, DISCIPULI; MAGISTER (Personaggi. Saxo e Franco, alunni; il Maestro)<br />

MAGISTER: [ … ] Grammatica est litteralis scientia, et est custos recte loquendi et scribendi [<br />

… ]<br />

(<strong>La</strong> grammatica è la scienza che si riferisce alle lettere, ed è custode del ben parlare e del ben<br />

scrivere)<br />

Fuerunt <strong>in</strong> schola Alb<strong>in</strong>i magistri duo pueri, unus Franco, alter Saxo, qui nuperrime<br />

sp<strong>in</strong>eta grammaticae densitatis irruperunt. Quapropter placuit illis paucas litteralis scientiae<br />

regulas memoriae causa per <strong>in</strong>terrogationes et responsiones excerpere.<br />

(Vi sono stati nella scuola del maestro Alb<strong>in</strong>o due fanciulli, uno Francone, l’altro Sassone –<br />

Franco e Saxo – che da poco tempo si erano dedicati alle sottigliezze della profondità<br />

grammaticale. Perciò piacque ad essi di raccogliere poche regole della scienza che si occupa<br />

delle lettere sotto forma di domande e di risposte per facilitare la memoria).<br />

Prima di tutto vogliamo dare qualche spiegazione sulla traduzione: la frase “qui nuperrime<br />

sp<strong>in</strong>eta grammaticae densitatis irruperunt” è stata <strong>in</strong>terpretata nella traduzione <strong>in</strong> modo<br />

metaforico; ma dal momento che sp<strong>in</strong>eta significa letteralmente “roveto, g<strong>in</strong>epraio”, potrebbe<br />

anche essere tradotta: “che da poco di sono cacciati nel g<strong>in</strong>epraio della profondità della<br />

grammatica”, oppure “che da poco si sono cacciati nel fitto g<strong>in</strong>epraio della grammatica”.<br />

Inoltre “fuerunt” è un perfetto; non sembra corretto tradurlo con “c’erano”, e non tanto per<br />

uno scrupolo grammaticale, quanto per il fatto che l’imperfetto <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o è il tempo delle favole:<br />

è famoso l’<strong>in</strong>cipit: Erant <strong>in</strong> quadam civitate rex et reg<strong>in</strong>a …(C’erano <strong>in</strong> una città un re e una<br />

reg<strong>in</strong>a …).<br />

Alcune parole si ripetono nel breve brano, ma con term<strong>in</strong>azioni diverse: grammatica,<br />

grammaticae; scientia, scientiae. Siamo <strong>in</strong>fatti di fronte a due usi diversi della stessa “voce” o<br />

parola, che nella prima forma ha valore di soggetto, nella seconda di complemento di<br />

specificazione. Queste term<strong>in</strong>azioni diverse <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o si chiamano “casi”, o “cadute” della parola.<br />

grammatica – la grammatica scientia – la scienza<br />

grammaticae – della grammatica scientiae – della scienza<br />

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Queste term<strong>in</strong>azioni hanno comunque qualcosa <strong>in</strong> comune, la vocale – a; ambedue queste<br />

parole appartengono <strong>in</strong>fatti alla I decl<strong>in</strong>azione dei nomi lat<strong>in</strong>i.<br />

Anche magister, magistri cambia la sua des<strong>in</strong>enza, ma <strong>in</strong> maniera diversa; questo term<strong>in</strong>e<br />

appartiene <strong>in</strong>fatti alla II decl<strong>in</strong>azione lat<strong>in</strong>a.<br />

Verifica<br />

1. Esistono <strong>in</strong> italiano le decl<strong>in</strong>azioni dei nomi?<br />

2. Esistono i casi?<br />

3. Vi sono l<strong>in</strong>gue moderne nelle quali si trovano “casi” diversi, a seconda della<br />

funzione che il nome svolge nella frase?<br />

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4 - Fase III - Lessico e strutture l<strong>in</strong>guistiche - Prove di verifica<br />

Il campo semantico della scuola<br />

Esam<strong>in</strong>iamo ora più da vic<strong>in</strong>o alcune parole contenuto nel brano letto e che riguardano la<br />

scuola, ne costituiscono il “campo semantico”:<br />

Schola (dal greco scholé), <strong>in</strong>dica il tempo libero dalle occupazioni materiali, e che può<br />

essere dedicato allo studio, e qu<strong>in</strong>di la nostra “scuola”. I lat<strong>in</strong>i <strong>in</strong>dicavano la scuola<br />

anche col term<strong>in</strong>e ludus, che significa “gioco”. (<strong>in</strong>serire scheda sulla I decl<strong>in</strong>azione).<br />

Per Cicerone il tempo dedicato allo studio veniva anche chiamato otium, mentre<br />

quello dedicato agli affari veniva chiamato negotium.<br />

Discipulus, dalla radice del verbo disco (imparare) <strong>in</strong>dica “colui che impara”.<br />

Magister, dalla radice dell’avverbio comparativo magis (“più”), <strong>in</strong>dica “colui che è<br />

superiore agli altri, colui che presiede”. Il suo contrario è m<strong>in</strong>ister, da m<strong>in</strong>us ”meno”,<br />

che <strong>in</strong>dica “colui che è <strong>in</strong>feriore, colui che, obbedendo, compie azioni per conto di un<br />

altro”.<br />

per <strong>in</strong>terrogationes et responsiones, “attraverso una domanda e una risposta”; è il<br />

metodo che usavano gli antichi autori di “grammatica” per <strong>in</strong>segnare la loro materia.<br />

Queste parole ci permettono di <strong>in</strong>serire a questo punti i paradigmi (o esempi) delle prime tre<br />

decl<strong>in</strong>azioni lat<strong>in</strong>e, con le term<strong>in</strong>azioni variate al s<strong>in</strong>golare e al plurale, e secondo i s<strong>in</strong>goli casi.<br />

A questo scopo ci faremo aiutare da quello che dice lo stesso Alcu<strong>in</strong>o:<br />

Primus nom<strong>in</strong>ativus, quia per ipsum nom<strong>in</strong>atio fit. [ … ] De<strong>in</strong>de genetivus, quia per<br />

ipsum genus significamus ut genus est Priami Hector. [ ... ] Post hunc dativus est, qui a<br />

dando dicitur [ ... ]. Quarto loco est accusativus, qui et causativus, ut accuso hom<strong>in</strong>em.<br />

[ … ] Tum vocativus, qui et salutativus vocatur, ut o Aenea et salve Aenea! Novissime<br />

ablativus ponitur, qui et comparativus, significans aliquid absumi vel comparari, ut<br />

aufero ab Hectore gladium; et fortior Hectore Achiles est.<br />

Per primo c’è il nom<strong>in</strong>ativo, perché per mezzo di esso c’è la denom<strong>in</strong>azione. Qu<strong>in</strong>di il genitivo,<br />

perché per mezzo di esso <strong>in</strong>dichiamo il genere, come “Ettore è stirpe (genere) di Priamo. Dopo<br />

di questo vi è il dativo, che viene così chiamato dal dare. Al quarto posto c’è l’accusativo, che<br />

viene chiamato anche causativo, come accuso un uomo. Poi il vocativo, che viene chiamato<br />

anche salutativo, come “O Enea” e “Salve Enea”. Come ultimo viene posto l’ablativo, che viene<br />

chiamato anche comparativo, che significa che qualcosa viene preso o confrontato, come<br />

“strappo la spada ad Achille” e “Achille è più forte di Ettore”.<br />

Vediamo ora il paradigma (esempio) della I decl<strong>in</strong>azione lat<strong>in</strong>a, servendoci del term<strong>in</strong>e schola.<br />

S<strong>in</strong>golare Significato Plurale Significato<br />

Nom<strong>in</strong>ativo schola la scuola scholae le scuole<br />

Genitivo scholae della scuola scholarum delle scuole<br />

Dativo scholae alla scuola scholis alle scuole<br />

Accusativo scholam la scuola scholas le scuole<br />

Vocativo schola o scuola scholae o scuole<br />

Ablativo scholā dalla scuola scholis dalle scuole<br />

Il nome discipulus (alunno, scolaro) ci può servire per presentare il paradigma della II<br />

decl<strong>in</strong>azione:<br />

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S<strong>in</strong>golare Significato Plurale Significato<br />

Nom<strong>in</strong>ativo discipulus lo scolaro discipuli gli scolari<br />

Genitivo discipuli dello scolaro discipulorum degli scolari<br />

Dativo discipulo allo scolaro discipulis agli scolari<br />

Accusativo discipulum lo scolaro discipulos gli scolari<br />

Vocativo discipule o scolaro discipuli o scolari<br />

Ablativo discipulo dallo scolaro discipulis dagli scolari<br />

Anche il nome magister, al genitivo magistri è della II decl<strong>in</strong>azione; il suo nom<strong>in</strong>ativo tuttavia term<strong>in</strong>a <strong>in</strong><br />

–er anziché <strong>in</strong> –us.<br />

Interrogatio e responsio sono nomi della III decl<strong>in</strong>azione. Eccone il paradigma:<br />

S<strong>in</strong>golare Significato Plurale Significato<br />

Nom<strong>in</strong>ativo responsio la risposta responsiones le risposte<br />

Genitivo responsionis della risposta responsionum delle risposte<br />

Dativo responsioni alla risposta responsionibus alle risposte<br />

Accusativo responsionem la risposta responsiones le risposte<br />

Vocativo responsio o risposta responsiones o risposte<br />

Ablativo responsione dalla risposta responsionibus dalle risposte<br />

Verifica<br />

1. Riprendiamo ora la frase:<br />

Fuerunt <strong>in</strong> schola Alb<strong>in</strong>i magistri duo pueri ….<br />

Abbiamo visto che la term<strong>in</strong>azione – i di magistri <strong>in</strong>dica un genitivo. Che cosa<br />

è qu<strong>in</strong>di Alb<strong>in</strong>i?<br />

Ricordando che Alcu<strong>in</strong>o amava farsi chiamare “Alb<strong>in</strong>o”, le parole Alb<strong>in</strong>i e<br />

magistri sono collegate tra loro. Come vanno tradotte?<br />

2. Che relazione c’è tra <strong>in</strong> schola e Alb<strong>in</strong>i magistri?<br />

3. Fuerunt (III persona plurale del perfetto <strong>in</strong>dicativo del verbo esse, e significa<br />

“furono”. <strong>La</strong> term<strong>in</strong>azione – i di pueri non è un genitivo. Tenuto conto che è<br />

una forma di un nome della II decl<strong>in</strong>azione (puer che significa “fanciullo”) che<br />

caso può essere pueri? Tieni conto anche del fatto che duo significa “due”.<br />

4. Possiamo dunque riscrivere così la frase:<br />

Fuerunt (<strong>in</strong> schola Alb<strong>in</strong>i magistri) (duo pueri).<br />

E qu<strong>in</strong>di:<br />

(duo pueri) fuerunt (<strong>in</strong> schola Alb<strong>in</strong>i magistri)<br />

Prova a renderlo <strong>in</strong> italiano.<br />

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Il campo semantico della sapientia<br />

Leggiamo un altro brano della Grammatica di Alcu<strong>in</strong>o:<br />

DISCIPULI - Quae sunt animae ornamenta perpetua?<br />

MAGISTER - Primo omnium sapientia, cui vos maxime studere cohortor.<br />

DIS.<br />

Unde scimus sapientiam esse perpetuam? Et si haec omnia quae ante numerasti,<br />

transitoria sunt, cur non et horum scientia pertransit?<br />

MAG. Animam putatis esse perpetuam?<br />

DIS. Non solum putamus, sed enim certissime scimus.<br />

MAG. Estne sapientia decus et dignitas animae? DIS. Est vere. [ … ] Primos precamur<br />

nobis sapientiae ostendi gradus [ …]<br />

(Alunni - Quali sono gli ornamenti eterni dell’anima?<br />

Maestro – Prima di tutto la sapienza, alla quale vi esorto a tendere <strong>in</strong> ogni modo.<br />

A. - Da quale prova sappiamo che la sapienza è eterna? E se tutte queste cose che<br />

prima hai enumerato sono transitorie, perché non passa anche la scienza di esse?<br />

M. - Ritenete che l’anima sia eterna?<br />

A. - Non solo lo riteniamo, ma lo sappiamo <strong>in</strong> modo certissimo.<br />

M. – <strong>La</strong> sapienza non è forse l’ornamento e l’onore dell’anima?<br />

A. – Lo è senz’altro. [ … ] Ti preghiamo dunque di mostrarci i primi grad<strong>in</strong>i verso la<br />

sapienza [ … ]).<br />

Qu<strong>in</strong>di Alcu<strong>in</strong>o dà un valore grandissimo alla sapienza, che chiama anche con term<strong>in</strong>e greco<br />

philosophia, e che è l’unico possesso eterno dell’uomo, e, come abbiamo già visto prima, è<br />

diviso <strong>in</strong> sette grad<strong>in</strong>i, le arti del Trivio e del Quadrivio. I nomi delle sette arti derivano dal<br />

greco, e sono, all’<strong>in</strong>fuori di geometria e di astrologia, degli aggettivi; essi sott<strong>in</strong>tendono il<br />

sostantivo femm<strong>in</strong>ile ars (arte)<br />

Trivium (Trivio)<br />

grammatica (ars): dal greco gramma, lettera, viene l’aggettivo grammaticus, grammatica al<br />

femm<strong>in</strong>ile. È l’arte che riguarda lo studio delle lettere, il giusto uso delle parole.<br />

rhetorica (ars): dal greco rhetor, oratore, deriva l’aggettivo rhetoricus, rhetorica; è l’arte che<br />

riguarda l’oratoria.<br />

dialectica (ars): dal greco dialogos, dialogo, discussione, disputa, deriva l’aggettivo dialeticus,<br />

dialectica. È l’arte che tratta il modo di discutere.<br />

Quadrivium<br />

arithmetica (ars): dal greco arithmos, numero, deriva l’aggettivo arthmeticus, arithmetica; è<br />

l’arte che studia la scienza dei numeri.<br />

geometria: dal greco geometria, composto da ge (pron. ghe), terra e da metron, numero,<br />

misura, deriva il term<strong>in</strong>e lat<strong>in</strong>o, che significa “misurazione della terra”.<br />

musica (ars): i greci chiamavano Mese le dée della poesia, del canto, dell’armonia. L’aggettivo<br />

musicus, musica significa qu<strong>in</strong>di “caro alle Muse”.<br />

astrologia: dal greco aster, astro e logos, discorso, scienza; significa qu<strong>in</strong>di “scienza degli astri.<br />

Attraverso questi grad<strong>in</strong>i (gradus) si giunge alla philosophia (lat<strong>in</strong>o sapientia), dal greco philos<br />

(amico) e logos (scienza); questa parola significa unque “amore della scienza”.<br />

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I term<strong>in</strong>i che abbiamo qui elencato derivano dal greco, e questo può costituire una difficoltà;<br />

sono però accomunati da una caratteristica piuttosto facile: si tratta di nomi della prima<br />

decl<strong>in</strong>azione lat<strong>in</strong>a, caratterizzata dalla vocale tematica – a:<br />

Verifica<br />

1. Decl<strong>in</strong>a un nome lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong> –a, cioè della I decl<strong>in</strong>azione, ed <strong>in</strong>dica il significato:<br />

o Nom<strong>in</strong>ativo - philosophi – a, la filosofia<br />

o Genitivo - philosophi –<br />

o Dativo- philosophi –<br />

o Accusativo - philosophi –<br />

o Vocativo - philosophi –<br />

o Ablativo - philosophi -<br />

2. Cerca nel vocabolario il significato di Trivio e Quadrivio.<br />

3. Cerca nel vocabolario le parole italiane con la radice disc – di disc- epolo).<br />

4. Cerca nel vocabolario la parola lat<strong>in</strong>a dalla quale sono derivate le parole<br />

italiane magistrale, magistero, magistrato.<br />

Il campo semantico del libro e della scrittura<br />

Ma non è possibile tramandare la sapienza senza uno strumento assai importante: la scrittura,<br />

che a sua volta ha bisogno di strumenti materiali: carta, penna, libri ... Leggere e scrivere libri<br />

ci permette di tramandare il sapere, di fare tesoro di quello che la nostra <strong>in</strong>telligenza<br />

comprende. Esam<strong>in</strong>iamo alcune parole relativo all’ambito semantico del “libro”:<br />

liber, libro. Indicava all’orig<strong>in</strong>e la corteccia dell’albero, e qu<strong>in</strong>di uno strato sul quale era<br />

abbastanza agevole scrivere (soprattutto sulla corteccia dell’albero di papiro).<br />

littera, secondo alcuni studiosi viene da una radice che <strong>in</strong>dica “<strong>in</strong>cidere, scrivere”.<br />

Alcu<strong>in</strong>o dà una etimologia più fantasiosa, immag<strong>in</strong>ando il dialogo tra i suoi alunni:<br />

FRANCO [ … ] unde littera est dicta?<br />

SAXO – Ut reor, littera est quasi legitera, quia legentibus iter praebet.<br />

FR. - Da def<strong>in</strong>itionem quoque.<br />

SAXO – Littera est pars m<strong>in</strong>ima vocis articulatae.<br />

(FRANCO - Quale è l’etimologia di littera?<br />

SAXO - A quel che penso, littera va <strong>in</strong>teso come legitera (che sceglie il camm<strong>in</strong>o, quae<br />

legit iter), perché mostra il camm<strong>in</strong>o a coloro che leggono.<br />

FRANCO - Danne anche la def<strong>in</strong>izione.<br />

SAXO - <strong>La</strong> lettera è la parte più piccola di una voce articolata).<br />

lectura,l’atto del leggere, che a suo volta deriva dal verbo lat<strong>in</strong>o lego,<br />

che significa “scegliere”.<br />

scriptura, dalla radice del<br />

verbo scribo, che significa<br />

“segnare, tracciare una l<strong>in</strong>ea”.<br />

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Per Alcu<strong>in</strong>o Scriptura è un nome proprio, ed <strong>in</strong>dica <strong>in</strong> questo caso “la sacra Scrittura”.<br />

Ma può essere anche un nome comune, ed <strong>in</strong>dicare qu<strong>in</strong>di l’esercizio dello scrivere.<br />

All’epoca di Carlo Magno fu diffusa la scrittura carol<strong>in</strong>a per rendere più chiari i testi scritti, ed<br />

anche Alcu<strong>in</strong>o se ne <strong>in</strong>teressò, con un’opera dedicata alle regole dello scrivere bene <strong>in</strong>titolata<br />

De orthographia. Secondo Gianni Granzotto (cfr. Bibli. p. 148):<br />

“Tornando al rigore dello scritto, all’impiego erudito del lat<strong>in</strong>o come l<strong>in</strong>gua di<br />

cancelleria, Carlo Magno provocò una specie di rivoluzione culturale tra le sue genti<br />

rozze. Ma per imitare gli esempi di Roma e di Costant<strong>in</strong>opoli, occorreva saper leggere e<br />

scrivere. Quasi nessuno dei laici del suo tempo ne era capace, a com<strong>in</strong>ciare da lui che<br />

ancora stava compitando con la sua lunga calligrafia, lunga e stretta secondo i canoni<br />

della scuola di Alcu<strong>in</strong>o. E poiché solo nei monasteri e nelle chiese si coltivavano tali<br />

discipl<strong>in</strong>e e si studiava il lat<strong>in</strong>o, gli uffici di Aquisgrana erano occupati tutti da monaci o<br />

da preti.<br />

<strong>La</strong> scrittura carol<strong>in</strong>gia, sicura ed armoniosa, talvolta snella come il collo dei cigni, alta,<br />

sottile, di segno assai elegante, fu uno dei prodotti di Aquisgrana. [ … ] <strong>La</strong> calligrafia era<br />

lo strumento più importante del comunicare, obbediva alle <strong>in</strong>tenzioni della mentre ne<br />

rivelava la volontà”.<br />

Oggi il mondo della scrittura è stato rivoluzionato dalle varie “macch<strong>in</strong>e per scrivere”, tra le<br />

quali possiamo annoverare il computer. Dall’altra parte è <strong>in</strong> crisi la scrittura tracciata dalla<br />

mano dell’uomo, come è stato fatto per secoli. Non passeranno molti anni, che nella scuola<br />

anche i libri di testo saranno <strong>in</strong>formatizzati. Ma, anche se <strong>in</strong> futuro potremo fare a meno del<br />

libro come oggetto cartaceo, non potremo fare a meno della scrittura.<br />

Verifica<br />

1. Quali parole conosci che derivano da libro? Enumerale.<br />

2. Quali parole conosci che sono legate all’azione del leggere?<br />

3. Quali significati diversi ha la parola lettera?<br />

4. Quali parole colleghi al term<strong>in</strong>e “scrittura”? (questionario)<br />

Questionario sulla scrittura<br />

A quale parola associ l’azione dello “scrivere”?<br />

Invenzione<br />

Compito<br />

Smarrimento<br />

Libertà<br />

Pensiero<br />

Difficoltà<br />

Sentimento<br />

Comunicazione<br />

Mano<br />

Racconto<br />

Memoria<br />

Grammatica<br />

Fantasia<br />

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Punteggiatura<br />

Lettura<br />

Penna<br />

Problema<br />

Piacere<br />

Sforzo<br />

Sfogo<br />

Computer<br />

Testo<br />

Immag<strong>in</strong>e<br />

Altro ………………………<br />

Motiva <strong>in</strong> una frase le ragioni della tua scelta.<br />

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5 – Documentazione<br />

Alcu<strong>in</strong>o: Chi era costui?<br />

Chi era Alcu<strong>in</strong>o (735 – 804)? Non solo un professore, ma un organizzatore della scuola.<br />

Durante il regno di Carlo Magno (VIII – IX secolo), egli, che <strong>in</strong>segnava a York, fu <strong>in</strong>vitato nel<br />

781 alla corte dell’imperatore, dove tracciò una impostazione del curriculum degli studi che<br />

doveva poi rimanere basilare per secoli. È <strong>in</strong>teressante, per comprendere il suo punto di vista,<br />

leggere una sua frase divenuta famosa:<br />

Fodere quam vites melius est scribere libros.<br />

(È meglio scrivere libri che piantare viti).<br />

(http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_10_0735-0804-<br />

_Alcu<strong>in</strong>us,_Flaccus_Alb<strong>in</strong>us.html)<br />

Va tenuto presente che questa frase non può essere <strong>in</strong>terpretata secondo il modo di vedere di<br />

oggi. Quando Alcu<strong>in</strong>o parla di scribere libros non si riferisce agli autori dei testi (come<br />

<strong>in</strong>tendiamo oggi), ma agli amanuensi che rendevano possibile, col loro preciso lavoro<br />

artigianale, la conservazione e la diffusione dei testi stessi. L’atto manuale dello scrivere, cioè<br />

di tracciare segni con un loro preciso significato su una superficie liscia, (che oggi sta<br />

rapidamente andando <strong>in</strong> desuetud<strong>in</strong>e), poteva essere considerato una vera e propria conquista<br />

del sapere umano ai tempi di Alcu<strong>in</strong>o. Questo gesto è paragonato al “piantar viti”, o per meglio<br />

dire “impiantare un vigneto”, attività <strong>in</strong>dicata col verbo fodere, che significa “scavare”; <strong>in</strong>fatti<br />

per impiantare un vigneto bisogna scavare delle profonde tr<strong>in</strong>cee (nella l<strong>in</strong>gua tecnica di un<br />

tempo si chiamavano “formoni”) che devono essere poi riempite di terra soffice e fertile.<br />

Questa operazione era sentita come assai importante nelle fredde terre del Nord, dove la vite<br />

doveva essere importata, perché non può attecchire <strong>in</strong> una terra e <strong>in</strong> clima poco adatti se non<br />

a prezzo di molte cure. Il prodotto che si ricaverà dai suoi frutti sarà dunque doppiamente<br />

pregiato e gradito. Il confronto tra lo “scrivere libri” e “impiantare vigne” non era dunque privo<br />

di spessore per un uomo come Alcu<strong>in</strong>o, che voleva richiamare agli uom<strong>in</strong>i del suo tempo la<br />

preziosità e la fecondità della scrittura.<br />

Non dimentichiamo d’altra parte che, come asserisce Eg<strong>in</strong>ardo (Vita Karoli, 26), nemmeno<br />

Carlo Magno, come l’ultimo dei suoi sudditi, sapeva scrivere, anche se lo desiderava<br />

vivamente. Egli comunque impose sia una nuova forma di lettere (la scriptura carol<strong>in</strong>a), sia<br />

una revisione accurata delle trascrizioni dei testi sacri. In questo contesto va collocata tutta<br />

l’opera del saggio e sapiente Alcu<strong>in</strong>o, al quale stava a cuore la trasmissione di quel sapere di<br />

cui, <strong>in</strong> una zona periferica dell’antico impero romano, egli era depositario.<br />

Alcu<strong>in</strong>o <strong>in</strong>contra Carlo Magno<br />

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I pr<strong>in</strong>cipi sui quali si basava la impostazione degli studi del monaco <strong>in</strong>glese sono espressi nel<br />

testo Grammatica, <strong>in</strong> cui egli espone i gradi della conoscenza, o philosophia, cioè grammatica,<br />

retorica, dialettica (arti del Trivio), aritmetica, geometria, musica ed astrologia (arti del<br />

Quadrivio).<br />

In quest’opera, che rappresenta il primo grad<strong>in</strong>o del sapere, Alcu<strong>in</strong>o immag<strong>in</strong>a che un docente,<br />

Magister, dialoghi con due alunni: Saxo e Franco. Questi due nomi sono simbolici: <strong>in</strong>dicano<br />

<strong>in</strong>fatti i Franconi e i Sassoni, due popoli che costituivano il Sacro Romano Impero e che<br />

avevano combattuto anche una lunga guerra tra loro. Carlo Magno, dopo aver sconfitto e <strong>in</strong><br />

parte trucidato i Sassoni, voleva assimilarli alla religione e alla cultura del dom<strong>in</strong>ante popolo<br />

franco.<br />

Di questo progetto si faceva collaboratore Alcu<strong>in</strong>o, che d’altra parte era anche lui di stirpe<br />

sassone.<br />

Quasi a dire: le armi ci hanno visto su fronti opposti, la cultura ci unisce.<br />

Il materiale che ricaviamo dalla vita e dalle opere di Alcu<strong>in</strong>o può suggerire molti percorsi<br />

didattici, alcuni dei quali sono sicuramente più adatti alla scuola secondaria di 2° grado. Per la<br />

scuola media i suggerimenti possono essere pure molteplici, ma devono dare spazio, a nostro<br />

parere, soprattutto a quanto riguarda l’arricchimento del lessico. Indichiamo alcuni possibili<br />

“campi semantici”.<br />

Dizionario di base<br />

Il lessico della scuola<br />

Schola (dal greco scholé), <strong>in</strong>dica il “tempo libero dalle occupazioni materiali”, e che può essere<br />

dedicato allo studio, e qu<strong>in</strong>di la nostra “scuola”. I lat<strong>in</strong>i <strong>in</strong>dicavano la scuola anche col term<strong>in</strong>e<br />

ludus, che significa “gioco”.<br />

Discipulus, dalla radice del verbo disco (imparare) <strong>in</strong>dica “colui che impara”.<br />

Magister, dalla radice dell’avverbio comparativo magis (“più”), <strong>in</strong>dica “colui che è superiore agli<br />

altri, colui che presiede”. Il suo contrario è m<strong>in</strong>ister, da m<strong>in</strong>us ”meno”, che <strong>in</strong>dica “colui che è<br />

<strong>in</strong>feriore, colui che, obbedendo, compie azioni per conto di un altro”.<br />

per <strong>in</strong>terrogationem et responsionem, “attraverso una domanda e una risposta”; è il metodo<br />

che usavano gli antichi autori di “grammatica” per <strong>in</strong>segnare la loro materia.<br />

Il lessico della “sapientia” (formato da parole di orig<strong>in</strong>e greca)<br />

grammatica (ars)<br />

rhetorica (ars)<br />

dialectica (ars)<br />

arithmetica (ars)<br />

geometria<br />

musica (ars)<br />

astrologia<br />

philosophia<br />

Il lessico del libro e della scrittura<br />

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vox, voce, ha la stessa radice del verbo voco, chiamare. Nella grammatica di Alcu<strong>in</strong>o<br />

non solo <strong>in</strong>dica la facoltà di emettere suoni, ma è anche riferita ad ogni parola; con<br />

questo term<strong>in</strong>e vengono <strong>in</strong>dicate le parti del discorso: Nomen est vox significativa<br />

secundum placitum …. Verbum est vox significativa secundum placitum …, leggiamo nel<br />

testo di Alcu<strong>in</strong>o.<br />

liber, libro. Indicava all’orig<strong>in</strong>e la corteccia dell’albero, e qu<strong>in</strong>di uno strato fibroso sul<br />

quale era abbastanza agevole scrivere (soprattutto sulla corteccia dell’albero di papiro).<br />

littera, secondo alcuni studiosi viene da una radice che <strong>in</strong>dica “<strong>in</strong>cidere, scrivere”.<br />

Alcu<strong>in</strong>o dà una etimologia più fantasiosa, immag<strong>in</strong>ando il dialogo tra i suoi alunni:<br />

FRANCO [ … ] unde littera est dicta? SAXO – Ut reor, littera est quasi legitera, quia<br />

legentibus iter praebet. FR. - Da def<strong>in</strong>itionem quoque. SAXO – Littera est pars m<strong>in</strong>ima<br />

vocis articulatae.<br />

(Franco - Quale è l’etimologia di littera? Saxo - A quel che penso, littera va <strong>in</strong>teso come<br />

legitera (che sceglie il camm<strong>in</strong>o, quae legit iter), perché mostra il camm<strong>in</strong>o a coloro che<br />

leggono. Franco - Danne anche la def<strong>in</strong>izione. Saxo - <strong>La</strong> lettera è la parte più piccola di<br />

una voce articolata).<br />

lectura,l’atto del leggere, che a suo volta deriva dal verbo lat<strong>in</strong>o lego, che significa<br />

“scegliere”.<br />

scriptura, dalla radice del verbo scribo, che significa “segnare,<br />

tracciare una l<strong>in</strong>ea”. Per Alcu<strong>in</strong>o Scriptura è un nome proprio, ed<br />

<strong>in</strong>dica <strong>in</strong> questo caso “la sacra Scrittura”. Ma può essere anche un<br />

nome comune, ed <strong>in</strong>dicare qu<strong>in</strong>di l’esercizio dello scrivere. All’epoca<br />

di Carlo Magno fu diffusa per volere dello stesso imperatore la<br />

scriptura carol<strong>in</strong>a per rendere più fruibili i testi scritti, ed anche<br />

Alcu<strong>in</strong>o si <strong>in</strong>teressò a questa riforma, con un’opera dedicata alle regole dello scrivere<br />

bene <strong>in</strong>titolata De orthographia. Secondo Gianni Granzotto (cfr. Bibl. p. 148):<br />

“Tornando al rigore dello scritto, all’impiego erudito del lat<strong>in</strong>o come l<strong>in</strong>gua di<br />

cancelleria, Carlo Magno provocò una specie di rivoluzione culturale tra le sue<br />

genti rozze. Ma per imitare gli esempi di Roma e di Costant<strong>in</strong>opoli, occorreva<br />

saper leggere e scrivere. Quasi nessuno dei laici del suo tempo ne era capace, a<br />

com<strong>in</strong>ciare da lui che ancora stava compitando con la sua lunga calligrafia, lunga<br />

e stretta secondo i canoni della scuola di Alcu<strong>in</strong>o. E poiché solo nei monasteri e<br />

nelle chiese si coltivavano tali discipl<strong>in</strong>e e si studiava il lat<strong>in</strong>o, gli uffici di<br />

Aquisgrana erano occupati tutti da monaci o da preti.<br />

<strong>La</strong> scrittura carol<strong>in</strong>gia, sicura ed armoniosa, talvolta snella come il collo dei cigni,<br />

alta, sottile, di segno assai elegante, fu uno dei prodotti di Aquisgrana. [ … ] <strong>La</strong><br />

calligrafia era lo strumento più importante del comunicare, obbediva alle<br />

<strong>in</strong>tenzioni della mente mentre ne rivelava la volontà”.<br />

Oggi il mondo della scrittura è stato rivoluzionato dalle varie “macch<strong>in</strong>e per scrivere”,<br />

tra le quali possiamo annoverare il computer. Dall’altra parte è <strong>in</strong> crisi la scrittura<br />

tracciata dalla mano dell’uomo, come è stato fatto per secoli. Questo campo può<br />

dunque offrire utili spunti di riflessione agli educatori del nostro tempo.<br />

Parole chiave<br />

Educazione<br />

Insegnamento<br />

Libro<br />

Lettura<br />

Scrittura<br />

Storia della scuola<br />

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<strong>La</strong>t<strong>in</strong>o medioevale<br />

Sacro Romano Impero<br />

Suggerimenti per la multimedializzazione<br />

Il momento ideale per predisporre la multimedializzazione è un viaggio sui luoghi che<br />

conservano ricordi di Carlo Magno, da Roma ad Aquisgrana. Si potrà anche partire da un<br />

museo, da una biblioteca che conservi manoscritti <strong>in</strong> carol<strong>in</strong>a. Per il resto, non manca una<br />

grande quantità di materiali da reperire nel web.<br />

Altro spunto da tener presente è l’uso del dialogo tra maestro e allievo e tra allievi tra loro per<br />

attuare un processo di <strong>in</strong>segnamento /apprendimento: si potranno <strong>in</strong>scenare delle brevi<br />

fictions recitate dagli studenti per presentare vari campi del sapere.<br />

Il docente guiderà gli alunni alla lettura del testo che consente il raffronto tra la l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a e<br />

l’italiano (con l’<strong>in</strong>troduzione degli elementi di base della pronuncia e dell’accentazione);<br />

selezionerà i passi ritenuti più idonei e accessibili, guidando alla <strong>in</strong>dividuazione di term<strong>in</strong>i legati<br />

da identità della radice (famiglie di parole) o dalla s<strong>in</strong>onimia (campi semantici); leggerà per<br />

<strong>in</strong>tero i testi più brevi commentandoli e il testo più esteso anche <strong>in</strong> italiano, favorendo il<br />

confronto per somiglianze differenze.<br />

N. B. Il testo di Alcu<strong>in</strong>o <strong>in</strong>titolato Grammatica comprende due dialoghi, uno più concettuale,<br />

che ha come personaggi il Discipulus e il Magister, l’altro di carattere didattico.<br />

I Dialogo, dal titolo Disputatio de vera philosóphia (Disputa sulla vera filosofia)<br />

(passi selezionati)<br />

DISCIPULUS – Quae sunt animae ornamenta perpetua? MAGISTER Primum omnium<br />

sapientia, cui vos maxime studere cohortor.<br />

(Alunno - Quali gli ornamenti eterni dell’anima? Maestro – Prima di tutto la sapienza,<br />

alla quale vi esorto vivamente):<br />

DISCIPULUS . Audivimus, o doctissime Magister! saepius te dicentem quod<br />

philosophia esset omnium virtutum magistra, et haec sola fuisset quae <strong>in</strong>ter omnes<br />

saeculi divitias nunquam miserum se possidentem reliquisse. Incitasti nos, ut vere<br />

fatemur, his dictis ad tam excellentis felicitatis <strong>in</strong>dagationem, scire cupientes quae<br />

esset hujus magisterii summa, vel quibus gradibus ascendi potuisset ad eam. Aetas<br />

nostra tenera est, et te non dante dexteram sola surgere satis <strong>in</strong>firma est. Animi<br />

vero nostri naturam esse <strong>in</strong>telligimus <strong>in</strong> corde, seu (ceu?) oculorum <strong>in</strong> capite. Oculi<br />

itaque si splendore solis, vel alia qualibet praesentia asperguntur, perspicacissime,<br />

quidquid obtutibus occurrit, discernere valent: ceterum s<strong>in</strong>e lucis accessu <strong>in</strong> tenebris<br />

manere notissimum est. Sic animi vigor acceptabilis est sapientiae, si erit qui<br />

eum illustrare <strong>in</strong>cipiat.<br />

MAGISTER – Bene liquide, filii, comparationem oculorum et animi protulistis. Sed qui<br />

illum<strong>in</strong>at omnem hom<strong>in</strong>em venientem <strong>in</strong> hunc mundum (Joan. I, 9), illum<strong>in</strong>et mentes<br />

vestras, ut <strong>in</strong> ea proficere valeatis philosophia, quae numquam, ut dixistis, deserit<br />

possidentem.<br />

Traduzione<br />

Alunni: Ti abbiamo spesso sentito dire, o dottissimo maestro! che la filosofia è la<br />

maestra di tutte le virtù, e che essa è l’unica tra tutte le ricchezze del mondo che non<br />

abbia mai lasciato povero chi la possiede. Ci hai sp<strong>in</strong>to, a dire il vero, con queste<br />

parole alla ricerca di una così eccellente felicità, poiché desideravamo sapere quale<br />

fosse il vertice di questo sapere, o attraverso quali grad<strong>in</strong>i si potesse salire ad esso.<br />

<strong>La</strong> nostra età è tenera, e se tu non ci porgi la destra, da sola è assai debole per<br />

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elevarsi. Capiamo comunque che la natura del nostro animo si trova nel cuore, come<br />

quella degli occhi è nel capo. E così gli occhi, se vengono colpiti dallo splendore del<br />

sole o da qualche altra presenza, sono capaci di discernere <strong>in</strong> maniera molto chiara<br />

quello che si presenta al loro sguardo; <strong>in</strong>vece è noto a tutti che il resto che non<br />

emerge alla luce rimane nelle tenebre. Così il vigore dell’animo riesce a raggiungere<br />

la sapienza, se c’è qualcuno che com<strong>in</strong>cia a illum<strong>in</strong>arlo.<br />

Maestro: In maniera chiarissima, o figli, avete presentato il confronto tra gli occhi e<br />

l’animo. Ma colui che illum<strong>in</strong>a ogni uomo che viene al mondo (Gv. 1,9), illum<strong>in</strong>i le<br />

vostre menti, perché siate capaci di avanzare <strong>in</strong> quella filosofia che, come avete<br />

detto, non abbandona mai chi la possiede.<br />

II Dialogo (passi selezionati; sono evidenziate le espressioni più accessibili)<br />

Fuerunt <strong>in</strong> schola Alb<strong>in</strong>i magistri duo pueri, unus Franco, alter Saxo, qui<br />

nuperrime sp<strong>in</strong>eta grammaticae densitatis irruperunt. Quapropter placuit illis paucas<br />

litteralis scientiae regulas memoriae causa per <strong>in</strong>terrogationes et responsiones<br />

excerpere.<br />

(Vi sono stati nella scuola del maestro Alb<strong>in</strong>o – Alcu<strong>in</strong>o - due fanciulli, uno Francone,<br />

l’altro Sassone – Franco e Saxo – che da poco tempo si erano dedicati alle<br />

sottigliezze della profondità della grammatica. Perciò piacque ad essi di raccogliere<br />

poche regole della scienza che si occupa delle lettere sotto forma di domande e di<br />

risposte per facilitare la memoria).<br />

Magister: Tria sunt quibus omnis collocutio disputatioque perficitur: res,<br />

<strong>in</strong>tellectus, voces.<br />

(Maestro: Tre sono gli elementi sui quali si basa ogni discorso e disputa: gli<br />

argomenti, il filo logico, le parole).<br />

Unde a voce, cuius causa litterae sunt <strong>in</strong>ventae, <strong>in</strong>choandam disputationem constat.<br />

DISC. Unde dicta vox? MAG. A vocando. Ecce habetis quae <strong>in</strong>terrogastis. Nunc a<br />

littera <strong>in</strong>cipite, filii.<br />

(Per cui è chiaro che bisogna <strong>in</strong>iziare il discorso dalla parola (vox), a causa della<br />

quale sono state <strong>in</strong>ventate le lettere. Alunno – Da dove deriva il term<strong>in</strong>e vox?<br />

Maestro – Dal verbo vocare. Ecco avete la risposta alla vostra domanda. Ora<br />

com<strong>in</strong>ciate dalla lettera, ragazzi).<br />

FRANCO – Dic Saxo prior, unde littera est dicta? SAXO – Ut reor, littera est quasi<br />

legitera, quia legentibus iter praebet.<br />

FR. - Da def<strong>in</strong>itionem quoque. SAXO – Littera est pars m<strong>in</strong>ima vocis<br />

articulatae.<br />

(Franco - Di’ tu per primo, Saxo, da cosa deriva il term<strong>in</strong>e lettera? Saxo – A mio<br />

parere, dire lettera è quasi dire legitera (lego+iter) perché mostra la via (iter) a<br />

coloro che leggono. Franco – Danne anche la def<strong>in</strong>izione. Saxo – <strong>La</strong> lettera è la parte<br />

più piccola di una voce articolata).<br />

FR. - Da, collega, divisionem litterarum. SAXO – Sunt aut vocales aut<br />

consonantes. <strong>It</strong>em consonantes dividuntur <strong>in</strong> semivocales et mutas.<br />

FR. Eia age, Saxo, <strong>in</strong>grediamur disputationem nom<strong>in</strong>is per ord<strong>in</strong>em, et primum dic,<br />

quid sit nomen? SAXO – Nomen est pars orationis, secundum grammaticos, quae<br />

unicuique corpori vel rei communem vel propriam qualitatem distribuit; et est nomen<br />

dictum quasi notamen, eo quod hoc notamus s<strong>in</strong>gulas substantias vel res [ ... ].<br />

(Franco – O collega, enuncia la divisione delle lettere. Saxo – Possono essere vocali o<br />

consonanti. Allo stesso tempo le consonanti si dividono <strong>in</strong> semivocali e mute. Franco<br />

– Orsù, Saxo, com<strong>in</strong>ciamo per ord<strong>in</strong>e la disputa sul nome, ed <strong>in</strong> primo luogo di’: che<br />

cosa è il nome? Saxo – Il nome è una parte del discorso, secondo i grammatici, che<br />

assegna a ciascun corpo o cosa una qualità comune o propria; e si chiama nome<br />

quasi fosse un segno dist<strong>in</strong>tivo (notamen), perché con esso notiamo o segniamo le<br />

s<strong>in</strong>gole sostanze o cose …).<br />

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FR. Primum omnium verbi def<strong>in</strong>itionem dic mihi. SAXO – Magis <strong>in</strong>terrogemus<br />

magistrum, quae sit verbi def<strong>in</strong>itio secundum philosophiam. DIS: - An habet,<br />

magister, juxta philosophiae rationem haec tam pr<strong>in</strong>cipalis pars def<strong>in</strong>itionem<br />

propriam, velut nomen? MAG. Habet subtilem def<strong>in</strong>itionem et nobilem, et est<br />

huiusmodi. Verbum est vox significativa secundum placitum cum tempore, def<strong>in</strong>itum<br />

aliquid significans et accidens. [ ... ] FR: - Profer, Saxo, proprietatem verbi. SAXO<br />

– Verbum est pars orationis cum temporibus et modis, s<strong>in</strong>e casu, agendi vel<br />

patiendi significativum.<br />

(FRANCO – Prima di tutto dimmi (dic mihi) la def<strong>in</strong>izione della parola verbo.<br />

SAXO – Piuttosto <strong>in</strong>terroghiamo il maestro, su quale sia la def<strong>in</strong>izione di verbo da un<br />

punto di vista scientifico.<br />

ALUNNI –<strong>For</strong>se questa parte del discorso così rilevante, maestro, ha, secondo i<br />

pr<strong>in</strong>cipi scientifici, una def<strong>in</strong>izione propria, come il nome?<br />

MAESTRO – Ha una def<strong>in</strong>izione sottile e nobile, ed è questa. Il verbo è una parola che<br />

assume significato secondo l’op<strong>in</strong>ione di chi parla con il variare del tempo, che<br />

significa qualcosa di def<strong>in</strong>ito e di mutevole …<br />

FRANCO – Enuncia, Saxo, la proprietà del verbo.<br />

SAXO – Il verbo è una parte del discorso con tempi e modi, senza <strong>in</strong>dicazione di<br />

caso, che può avere significato attivo o passivo.<br />

Dalle opere poetiche di Alcu<strong>in</strong>o<br />

Alle citazioni tratte dalla Grammatica facciamo seguire questo componimento poetico che<br />

dimostra la passione che Alcu<strong>in</strong>o provava per la l<strong>in</strong>gua scritta e le opere dell’<strong>in</strong>telletto.<br />

Ricordiamo che nella vita monastica avevano grande importanza lo studio e la biblioteca,<br />

alimentata dal lavoro degli amanuensi che passavano le loro giornate negli scriptoria.<br />

L’epigramma sullo scriptorium del monaco e sulla scrittura<br />

(XCIV, p. 320 Dümmler)<br />

Hic sedeant sacrae scribentes fam<strong>in</strong>a legis<br />

nec non sanctorum dicta sacrata patrum;<br />

hic <strong>in</strong>terserere caveant sua frisvola verbis,<br />

frivola nec propter erret et ipsa manus,<br />

correctosque sibi quaerant studiose libellos,<br />

tramite quo recto penna volantis eat.<br />

Per cola dist<strong>in</strong>guant proprios et commata sensus,<br />

et punctos ponant ord<strong>in</strong>e quosque suo,<br />

ne vel falsa legat, taceat vel forte repente<br />

ante pios frater lector <strong>in</strong> ecclesia.<br />

Est opus egregium sacros iam scribere libros,<br />

nec mercede sua scriptor et ipse caret.<br />

Fodere quam vites melius est scribere libros,<br />

ille suo ventri serviet, iste animae.<br />

Vel nova vel vetera poterit proferre magister<br />

Plurima, quisque legit dicta sacrata patrum.<br />

(Qui siedano, scrivendo gli enunciati della santa Legge<br />

e i sacri detti dei santi Padri.<br />

Qui non si scamb<strong>in</strong>o parole frivole,<br />

né per frivolezze erri la loro mano;<br />

si procur<strong>in</strong>o con zelo libri corretti<br />

sul cui percorso diritto corra la penna veloce.<br />

Dist<strong>in</strong>guano il significato nei periodi e nelle frasi<br />

e mettano la punteggiatura al posto giusto,<br />

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perché il lettore non legga errando o forse a un tratto<br />

taccia <strong>in</strong> chiesa davanti ai devoti fratelli.<br />

È un lavoro egregio scrivere codici sacri,<br />

né da sé solo il copista manca della sua mercede.<br />

Quanto è meglio che zappare viti scrivere codici,<br />

poiché l’uno serve al suo ventre, l’altro all’anima.<br />

Nuove o vecchie, molte parole potrà ricavare<br />

il maestro che legge i sacri detti dei Padri (trad. Carena).<br />

N. B. – Intenzionalmente la scelta dei testi è ampia e articolata, <strong>in</strong> modo da offrire al docente<br />

un ricco ventaglio di soluzioni per strutturare il percorso <strong>in</strong> base alle esigenze degli alunni.<br />

Bibliografia<br />

Alcu<strong>in</strong>o, Carmi dalla corte e dal convento, (a cura di C. Carena), Firenze, Casa Editrice<br />

Le Lettere, 1995<br />

Alcu<strong>in</strong>us, Grammatica, <strong>in</strong> Migne, Patrologia lat<strong>in</strong>a, MPL 101, Col. 0849 – 0902B<br />

Alcu<strong>in</strong>o di York, Giochi matematici alla corte di Carlomagno, a cura di Raffaella Franci,<br />

pp. 144, 2005, Edizioni ETS<br />

G. Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò, Lo spazio letterario del Medioevo. Vol. I Il<br />

medioevo lat<strong>in</strong>o, Roma, Salerno, 1993<br />

G. Granzotto, Carlo Magno, Milano, Mondadori, C1978<br />

H. I. Marrou, Storia dell’educazione nell’antichità, Brescia, Studium, 1994<br />

A. Petrucci, Breve storia della scrittura lat<strong>in</strong>a, Roma, Carocci, 1984<br />

<strong>La</strong> poesia carol<strong>in</strong>gia (a cura di F. Stella), Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1995<br />

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