Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias
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Preoccupato della fase conservativa dei materi<strong>al</strong>i e degli ambienti veleiati, aveva<br />
promosso, si è detto, durante il primo anno del suo mandato (1876), indagini nell'area a<br />
nord-est del centro municip<strong>al</strong>e, nei <strong>di</strong>ntorni del cimitero attu<strong>al</strong>e, trovandovi una serie <strong>di</strong><br />
sepolture a incinerazione, che ritenne liguri e che datò <strong>al</strong>la seconda età del ferro: non<br />
sembrava, però, fosse più il caso <strong>di</strong> cercare nuove tracce romane, e la gestione <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong><br />
sembrò cadere ben presto in una inquietante routine. Il legame fra Parma, <strong>Veleia</strong> e<br />
Mariotti fu comunque assai stretto, come venne sottolineato anche nei versi dell'amico e<br />
noto "carducciano" Guido Mazzoni, che il senatore parmigiano aveva guidato <strong>di</strong> persona<br />
<strong>al</strong>la scoperta del territorio parmense e veleiate nel 1926.<br />
Questi gli de<strong>di</strong>cò una raccolta <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci sonetti, d<strong>al</strong> programmatico titolo <strong>di</strong> Aurea<br />
Parma, fra i qu<strong>al</strong>i figura lo sci<strong>al</strong>bo componimento Tavola <strong><strong>al</strong>imentaria</strong> <strong>di</strong> Velleia, in cui, con<br />
toni piuttosto retorici, viene brevemente descritto il rinvenimento della lamina e il contenuto<br />
del suo testo.<br />
Ma, ritornando ai defraudati (ma quanto consapevoli?) piacentini, illuminanti appaiono <strong>al</strong><br />
riguardo le parole del conterraneo, e benemerito stu<strong>di</strong>oso della memoria veleiate, Gaetano<br />
Tononi, il qu<strong>al</strong>e nel 1880 ebbe a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> essi che «... furono sempre spogliati del bello e del<br />
buono donato loro d<strong>al</strong>la sorte; che i nostri maggiori non seppero conservarceli, che dai<br />
moderni si fa <strong>al</strong>trettanto …».<br />
Fra i numerosi, ricorrenti anche oggi (<strong>al</strong>meno, verb<strong>al</strong>mente), tentativi da loro messi<br />
in opera, a vario titolo, per riappropriarsi <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> qu<strong>al</strong>e testimonianza primaria della loro<br />
storia, si deve certo ricordare anche la turistico-promozion<strong>al</strong>e "Mostra delle antichità<br />
Velleiati e Piacentine" (legata <strong>al</strong>la Mostra Augustea, <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>rà in seguito), tenutasi nel<br />
P<strong>al</strong>azzo Gotico <strong>di</strong> Piacenza nel 1938, per auspicio dell'Ente loc<strong>al</strong>e per il turismo e in<br />
particolare del suo <strong>di</strong>rettore Aldo Ambrogio. Essa fu corredata d<strong>al</strong>l'e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un piccolo<br />
cat<strong>al</strong>ogo, curato d<strong>al</strong> nuovo <strong>di</strong>rettore degli scavi, Giorgio Monaco, attento e prolifico<br />
stu<strong>di</strong>oso dell'<strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s e anch'egli impegnato in «una monument<strong>al</strong>e opera su Velleia»,<br />
mai uscita, come tante <strong>al</strong>tre prima <strong>di</strong> lui.<br />
Monaco, che <strong>di</strong>resse gli scavi d<strong>al</strong> 1937 <strong>al</strong> 1957 e fu <strong>di</strong>rettore del Museo <strong>di</strong> Antichità<br />
fino <strong>al</strong> 1964, in occasione del II Convegno <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>ti del 1960, coincidente per<strong>al</strong>tro<br />
con il bicentenario dell'inizio degli interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseppellimento organizzato della città e<br />
col nuovo <strong>al</strong>lestimento muse<strong>al</strong>e, ebbe modo <strong>di</strong> illustrare questi e i progressi compiuti sul<br />
<strong>sito</strong> nel suo ventennio <strong>di</strong> ricerche (1937-1957). Da quelli inizi<strong>al</strong>i <strong>di</strong> riassetto, agli ulteriori<br />
scavi del 1942 nell'area sepolcr<strong>al</strong>e riportata <strong>al</strong>la luce d<strong>al</strong> Mariotti e, nel periodo successivo<br />
<strong>al</strong>la II guerra mon<strong>di</strong><strong>al</strong>e (1945-1948), <strong>al</strong> ripristino, dopo il precauzion<strong>al</strong>e sgombero<br />
effettuato durante il conflitto, delle collezioni archeologiche e preistoriche.<br />
Agli anni 1950-1951 si ascrisse il definitivo restauro, iniziato nel 1936, delle colonne<br />
in marmo lunense del propileo del foro (degli origin<strong>al</strong>i rimangono solo i capitelli corinzi e le<br />
basi, ris<strong>al</strong>enti <strong>al</strong> I secolo d.C.), delle costruzioni a<strong>di</strong>acenti e del <strong>di</strong>scusso spazio<br />
"antoliniano" – ormai ellissoid<strong>al</strong>e – in forma <strong>di</strong> anfiteatro, su progetto <strong>di</strong> Pietro Berzolla. Nel<br />
1957, <strong>al</strong> termine <strong>di</strong> questo proficuo ventennio, il perimetro nord della città si poteva <strong>di</strong>re<br />
definito con certezza: rimanevano, su auspicio e sollecitazione <strong>di</strong> Monaco, interventi da<br />
effettuare sul perimetro est e nel fondov<strong>al</strong>le, <strong>al</strong>la ricerca <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti preistorici minori.<br />
Viva in lui era inoltre la speranza <strong>di</strong> richiamare sempre più visitatori sul <strong>sito</strong>, il che gli<br />
pareva in<strong>di</strong>ssolubilmente legato <strong>al</strong>la presenza in loco <strong>di</strong> un maggior numero <strong>di</strong> reperti,<br />
soprattutto <strong>di</strong> quelli che giacevano inutilizzati nel Museo parmense, che lui auspicava<br />
potessero essere accolti in un secondo antiquario veleiate, <strong>di</strong> cui era necessaria la<br />
costruzione. Sul fronte <strong>di</strong> quello da lui già <strong>al</strong>lestito nel 1953, sulle rovine del c<strong>al</strong>ci<strong>di</strong>co, era<br />
stata in seguito murata l'imponente iscrizione <strong>di</strong> Bebia Bassilla, sua finanziatrice nella<br />
prima età augustea (ora <strong>al</strong> Museo parmense).<br />
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