Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias
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m<strong>al</strong>essere campanilistico che sottendevano, le prese <strong>di</strong> posizione del 1868/1869, del<br />
1925/1926, del 1934 e del 1950, relative queste <strong>due</strong> ultime <strong>al</strong>la proposta avanzata prima<br />
d<strong>al</strong> Consorzio del Parco Provinci<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Piacenza, poi da Aldo Ambrogio, attivo <strong>di</strong>rettore<br />
dell'EPT <strong>di</strong> Piacenza, <strong>di</strong> erezione a comune autonomo <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> (che contava 19 abitanti<br />
nel censimento 1971!).<br />
Il primo tentativo si deve a tre influenti piacentini: il già citato conte Bernardo<br />
P<strong>al</strong>lastrelli, Presidente della Deputazione piacentina <strong>di</strong> Storia Patria e della Commissione<br />
per il Museo Civico, Antonio Bonora, vicepresidente della Deputazione e Giuseppe Nas<strong>al</strong>li<br />
Rocca, che sollecitarono la ripresa degli scavi a <strong>Veleia</strong>, con il coinvolgimento <strong>di</strong>retto della<br />
loro comunità. Nella Relazione intorno agli scavi <strong>di</strong> Velleia ed <strong>al</strong>la istituzione <strong>di</strong> un Museo<br />
Civico in Piacenza del 18 maggio 1868, che essi stesero per iniziativa del Consiglio<br />
Provinci<strong>al</strong>e piacentino, scrivevano, non a torto, che<br />
«… gli oggetti dell'agro veleiano [sic] potrebbero meglio essere stu<strong>di</strong>ati ed apprezzati nel luogo ove<br />
più facilmente si potrebbero stabilire rapporti degli oggetti trovati colle loc<strong>al</strong>ità ove vennero<br />
<strong>di</strong>ssotterrati».<br />
Netta e decisa fu la ricusazione della Deputazione Provinci<strong>al</strong>e <strong>di</strong> Parma, l'8 agosto<br />
dell'anno seguente, ispirata <strong>al</strong>tresì da <strong>al</strong>cuni contributi – in particolare i contemporanei<br />
Origine e progressi del Regio Museo d'Antichità <strong>di</strong> Parma e dei R.R. Scavi <strong>di</strong> Velleia – del<br />
giovane archeologo e p<strong>al</strong>etnologo parmense Luigi Pigorini, che era <strong>di</strong>rettore degli scavi e<br />
del Museo d'Antichità (1867-1875), ormai Regio, e che ottenne, nel 1872, il<br />
riconoscimento <strong>di</strong> opera <strong>di</strong> utilità pubblica per le «escavazioni» e il loro conseguente<br />
finanziamento. Al Pigorini si deve l'in<strong>di</strong>viduazione nel 1869, a nord-est del territorio<br />
municip<strong>al</strong>e, dei primi reperti preromani <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>, oggetto <strong>di</strong> indagine dopo <strong>al</strong>cuni anni da<br />
parte <strong>di</strong> Giovanni Mariotti, suo venticinquenne successore.<br />
La zona veleiate, oltre che per le sue antiche vestigia, aveva suscitato un interesse<br />
anche <strong>di</strong> natura propriamente geologica. Fu rilevata infatti la presenza, nei <strong>di</strong>ntorni, <strong>di</strong><br />
acque s<strong>al</strong>mastre e <strong>di</strong> idrocarburi gassosi, i cosiddetti «fuochi de' terreni» <strong>di</strong> Alessandro<br />
Volta, che <strong>di</strong> persona si era recato a osservare «l'aria infiammabile» <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> il 14 maggio<br />
1781. Il sondaggio dei terreni rilevò pure, più tar<strong>di</strong>, l'esistenza <strong>di</strong> giacimenti <strong>di</strong> petrolio<br />
purissimo; da qui l'autorizzazione per l'apertura del primo pozzo it<strong>al</strong>iano fra il 1860 e il<br />
1861: il campo petrolifero-gassifero <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> fu produttivo d<strong>al</strong> 1890 <strong>al</strong> 1960. Anche questi<br />
eventi non furono quin<strong>di</strong> secondari rispetto <strong>al</strong>le richieste fatte da eminenti personaggi <strong>di</strong><br />
Piacenza per recuperare il controllo del loro territorio.<br />
L'<strong>al</strong>tro effimero tentativo in t<strong>al</strong> senso si ebbe una sessantina d'anni dopo, nel 1925-<br />
1926, ad opera del leader fascista piacentino Bernardo Barbiellini Amidei. Questo<br />
battagliero deputato aveva rivolto una interrogazione parlamentare, che non ebbe <strong>al</strong>cun<br />
seguito (s<strong>al</strong>vo un contributo per gli scavi, che pur erano responsabilità parmense …), con<br />
la qu<strong>al</strong>e si chiedeva un intervento governativo, affinché i piacentini potessero conservare i<br />
reperti archeologici <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> nella loro città, senza vederli «emigrare» <strong>al</strong>trove. L'istanza<br />
ebbe solo qu<strong>al</strong>che eco sul suo quoti<strong>di</strong>ano "La Scure" e in <strong>al</strong>cuni circoli loc<strong>al</strong>i, rimanendo<br />
però sostanzi<strong>al</strong>mente in<strong>di</strong>fferente <strong>al</strong>la città.<br />
Del resto, era <strong>al</strong>lora <strong>di</strong>rettore del R. Museo d'Antichità e degli scavi (1875-1933) un<br />
colto e potente parmigiano, il già citato Giovanni Mariotti, presidente della Deputazione <strong>di</strong><br />
Storia Patria d<strong>al</strong> 1895 e senatore d<strong>al</strong> 1901. Come tanti <strong>al</strong>tri suoi conterranei, egli<br />
considerava <strong>Veleia</strong> e le sue antichità in<strong>di</strong>scusso patrimonio <strong>di</strong> Parma (<strong>di</strong> cui fu più volte<br />
sindaco d<strong>al</strong> 1889 <strong>al</strong> 1914): con una qu<strong>al</strong>che ragione, in definitiva, visto che il R. Museo<br />
d'Antichità, fu da lui poi arricchito <strong>di</strong> collezioni archeologiche e preistoriche, secondo la<br />
nuova vocazione emiliana, e pure attraverso doni e depositi <strong>di</strong> enti e privati. Pratica già<br />
sollecitata in passato d<strong>al</strong> De Lama.<br />
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