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Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias

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«Camera III o G<strong>al</strong>leria» del Museo, insieme ad <strong>al</strong>tri «monumenti insigni, scritti sul rame, e<br />

sculti in marmo» provenienti da Macinesso: appesa, dunque, come probabilmente doveva<br />

trovarsi nella basilica.<br />

Il De Lama aveva <strong>al</strong>tresì in progetto una trattazione complessiva sul <strong>Veleia</strong>te – che<br />

aveva perlustrato per una settimana nell'agosto del 1817 (senza però che ne restasse<br />

influenzata la trattazione del problema toponomastico nella sua e<strong>di</strong>zione della TAV) – e<br />

sulle sue antichità, annunziata già con qu<strong>al</strong>che millanteria nel 1816, però non conclusa<br />

(non re<strong>al</strong>izzata?): certo anche in relazione <strong>al</strong> fatto che in questi anni sembravano<br />

moltiplicarsi i «manifesti <strong>di</strong> associazione» ad opere riguardanti l'antico centro<br />

appenninico… Nel 1819 era poi uscita la prima parte de Le rovine <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> misurate e<br />

<strong>di</strong>segnate ... (I-II, Milano 1819-1822 = in AGER VELEIAS / Mirabilia /Testi 2010<br />

[www.veleia.it]: la 2 ed., in un volume, è del 1831) <strong>di</strong> Giovanni Antolini (vd. supra), noto<br />

ingegnere e architetto romagnolo, caduto in <strong>di</strong>sgrazia dopo la fine <strong>di</strong> Napoleone, ideatore<br />

<strong>di</strong> un f<strong>al</strong>lito progetto neoclassico per il Foro Buonaparte a Milano (1800), <strong>di</strong> cui rimangono<br />

gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>segni.<br />

Questi, amico ma, <strong>al</strong>la fine, anche riv<strong>al</strong>e del De Lama (cui pure aveva offerto nel<br />

1817 <strong>di</strong> lavorare insieme), si era interessato agli scavi <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> ed era stato da lui aiutato<br />

– come del resto <strong>al</strong>tri appassionati, fra cui l'architetto cremonese Luigi Voghera, coevo<br />

ideatore <strong>di</strong> un <strong>al</strong>tro lavoro sulle rovine, non concretizzatosi – nella re<strong>al</strong>izzazione della sua<br />

opera «architettonica». Questa offriva una completa panoramica dei resti e delle strutture<br />

<strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>, a lui ben note, essendo stato supervisore, con l'av<strong>al</strong>lo del capitano Casapini, dei<br />

ra<strong>di</strong>c<strong>al</strong>i interventi <strong>di</strong> risistemazione e <strong>di</strong> restauro del 1818, che provocarono un'<strong>al</strong>terazione<br />

non in<strong>di</strong>fferente dell'impianto urbanistico (uffici<strong>al</strong>izzando tra l'<strong>al</strong>tro l'"anfiteatro"), ancora<br />

recentemente stigmatizzata.<br />

I <strong>due</strong> tomi dell'Antolini – la copertina del secondo con l'inequivocabile sottotitolo<br />

Restaurazione de' princip<strong>al</strong>i e<strong>di</strong>fizi inn<strong>al</strong>zati sulle rovine finora scoperte – uscirono tra il<br />

1819 e il 1822, battendo sul tempo le previste pubblicazioni del Voghera e del De Lama.<br />

Già d<strong>al</strong> 1818 l'Antolini aveva cercato, inutilmente, <strong>di</strong> pubblicare le antichità veleiati insieme<br />

a Luigi Voghera, speranza nutrita anche nei confronti <strong>di</strong> Pietro De Lama: esperto<br />

soprattutto <strong>di</strong> architettura, sentiva <strong>di</strong> fatto la grave necessità <strong>di</strong> affiancare <strong>al</strong>le sue ricerche<br />

uno stu<strong>di</strong>o prev<strong>al</strong>entemente archeologico ed epigrafico, come quello che il <strong>di</strong>rettore del<br />

Museo d'Antichità stava preparando da tempo.<br />

La sua opera, già d<strong>al</strong>l'uscita del primo volume, fu oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza e <strong>di</strong><br />

numerose critiche da parte degli stu<strong>di</strong>osi che da tempo si occupavano della città. Il primo<br />

dei volumi era stato destinato <strong>al</strong>la descrizione delle rovine architettoniche e del loro stato<br />

<strong>di</strong> rinvenimento, il secondo ad una ar<strong>di</strong>ta ricostruzione dei princip<strong>al</strong>i monumenti <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>,<br />

ma l'opera tra<strong>di</strong>va parecchie ingenuità e scarsa meto<strong>di</strong>ca archeologica, orientata com'era<br />

a dare spazio più <strong>al</strong>le belle architetture <strong>di</strong> gusto neoclassico che <strong>al</strong>la puntu<strong>al</strong>e<br />

ricomposizione archeologica.<br />

L'Antolini, comunque, segnò per la storia veleiate un punto cruci<strong>al</strong>e, duplice nella<br />

sua portata: se infatti da un lato le sue sopracitate Rovine <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> costituiscono forse la<br />

più attenta e scientifica an<strong>al</strong>isi struttur<strong>al</strong>e del <strong>sito</strong>, conservando inoltre traccia <strong>di</strong> situazioni<br />

e reperti ormai indeterminabili, appartenenti a un'unica esperienza de visu (durante «tre<br />

gite e permanenze sui luoghi» a partire d<strong>al</strong> 1816), d<strong>al</strong>l'<strong>al</strong>tro le sue opere <strong>di</strong> restauro<br />

rappresentano spesso un tanto incisivo quanto arbitrario punto <strong>di</strong> non ritorno verso una<br />

sostanzi<strong>al</strong>e <strong>al</strong>terazione <strong>di</strong> <strong>al</strong>cuni aspetti s<strong>al</strong>ienti dell'impianto urbanistico del municipium<br />

veleiate: basti l'esempio clamoroso dell' imponente e<strong>di</strong>ficio "pubblico" a sud-est del foro, in<br />

origine praticamente rotondo, riattato d<strong>al</strong>l'Antolini ad anfiteatro con struttura ellittica ...<br />

Nel 1819 egli stesso così descrisse la situazione che si presentava agli occhi <strong>di</strong> chi<br />

giungesse presso la pieve <strong>di</strong> S. Antonino a Macinesso per visitare le rovine, pressappoco<br />

laddove oggi è <strong>di</strong>slocato l'ingresso <strong>al</strong>l'area archeologica:<br />

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