Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias
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assegnazione <strong>di</strong> 10.000 franchi per la riapertura degli scavi <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>, che <strong>di</strong> fatto furono<br />
ripresi il 22 marzo del 1816. Al De Lama, che confidava gli venisse assegnata la <strong>di</strong>rezione<br />
degli stessi, per intrighi <strong>di</strong> p<strong>al</strong>azzo fu preferito l'inesperto, ma gra<strong>di</strong>to <strong>al</strong>la Corte, capitano<br />
Pietro Casapini, militare <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> archeologia e <strong>di</strong> antiquaria, che '<strong>di</strong>resse' gli scavi fino <strong>al</strong><br />
1825.<br />
La separazione della <strong>di</strong>rezione degli scavi da quella del Museo non fu utile né agli<br />
scavi né <strong>al</strong>la conservazione dei reperti, <strong>al</strong>cuni dei qu<strong>al</strong>i, anche <strong>di</strong> notevole pregio, furono<br />
sottratti da scavatori clandestini. Questo spinse il De Lama ad una ulteriore visita <strong>al</strong> <strong>sito</strong><br />
archeologico, anche per verificare che oggetti trovati nello scavo precedente non<br />
venissero attribuiti a quello in atto o, peggio, trafugati. La complessità della situazione<br />
spinse poi il <strong>di</strong>rettore del Museo a sollecitare <strong>al</strong> Casapini una cat<strong>al</strong>ogazione dei reperti,<br />
che egli avviò fin d<strong>al</strong>l'autunno del 1816. Gli scavi non portarono risultati <strong>di</strong> rilievo: il<br />
Casapini, archeologo impacciato, si <strong>di</strong>mostrò invece abile nella progettazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />
interventi, che si rivelarono o avrebbero potuto rivelarsi utili sia per la futura prosecuzione<br />
degli scavi – come la costruzione della p<strong>al</strong>azzina <strong>di</strong> servizio, che d<strong>al</strong> 1975 è sede del<br />
nuovo Antiquarium veleiate – sia per l'accesso <strong>al</strong>la stessa <strong>Veleia</strong>.<br />
Raggiungibile solo dopo un viaggio lungo e assai poco agevole attraverso monti e<br />
v<strong>al</strong>late, <strong>Veleia</strong> necessitava <strong>di</strong> una strada carrozzabile che la mettesse in comunicazione<br />
con Parma e con Piacenza. Questo ambizioso progetto fu presentato d<strong>al</strong> concreto<br />
Casapini <strong>al</strong> Presidente dell'Interno, Fer<strong>di</strong>nando Cornacchia, nel febbraio del 1817, per<br />
convincerlo a stanziare 2.242 franchi per la costruzione della strada, che, togliendo <strong>Veleia</strong><br />
d<strong>al</strong>l'isolamento, avrebbe incoraggiato le visite degli stu<strong>di</strong>osi e resa più agevole l'opera<br />
degli archeologi, ma gli scarsi risultati degli ultimi scavi e le <strong>di</strong>fficoltà economiche del<br />
ducato non consentirono l'attuazione del progetto.<br />
Provvidenzi<strong>al</strong>e risultò invece la visita del 5 settembre 1817 da parte del principe <strong>di</strong><br />
Metternich (ministro degli esteri dell'impero absburgico), il qu<strong>al</strong>e fece in seguito pervenire<br />
<strong>al</strong> Museo un generoso contributo, che permise <strong>di</strong> dare una migliore sistemazione <strong>al</strong>le <strong>due</strong><br />
maggiori lamine bronzee e pure <strong>di</strong> intervenire con restauri mirati sui «reduc(i)<br />
monument(i)», restituendoli, insieme agli <strong>al</strong>tri reperti veleiati, <strong>al</strong>l'attenzione e <strong>al</strong>l'esame<br />
degli stu<strong>di</strong>osi e dei viaggiatori europei. Questi ultimi purtroppo ormai in c<strong>al</strong>o rispetto <strong>al</strong><br />
finire del <strong>di</strong>ciottesimo secolo, quando forse venivano spinti anche d<strong>al</strong>l'eco delle scoperte<br />
vesuviane.<br />
Ricevuti i finanziamenti, il De Lama si mise <strong>al</strong> lavoro, intervenendo con prontezza<br />
soprattutto sui <strong>due</strong> più prestigiosi documenti bronzei veleiati, il cui stato <strong>di</strong> incuria aveva lui<br />
stesso denunciato <strong>al</strong>cuni anni prima. Dopo aver inutilmente tentato <strong>di</strong> ricavare un facsimile<br />
della <strong>Tabula</strong> <strong><strong>al</strong>imentaria</strong> «gettando sopra la lamina stagno», decise <strong>di</strong> affidarne il restauro<br />
– come per la Lex Rubria – a Pietro Amoretti, incisore e tipografo <strong>di</strong> grande abilità, cui si<br />
doveva in passato la re<strong>al</strong>izzazione dei caratteri bodoniani.<br />
Gli un<strong>di</strong>ci frammenti della TAV furono fatti coincidere «colla sola pressione» e non<br />
senza <strong>di</strong>fficoltà lungo le linee <strong>di</strong> rottura orizzont<strong>al</strong>i «perché la ruggine antica avendo<br />
ingrossata la superficie delle fratture rendeva più <strong>di</strong>fficile il perfetto combaciamento». Il De<br />
Lama stesso intervenne<br />
«umettando … con olio <strong>di</strong> ulivo, in<strong>di</strong> lavando con aci<strong>di</strong>, e frugando con una punta d'osso nell'incavo <strong>di</strong> tutte le<br />
lettere, singolarmente <strong>di</strong> quelle che inducevano in qu<strong>al</strong>che dubbietà, le ripulii senza scoprire il met<strong>al</strong>lo …».<br />
A t<strong>al</strong>e fase sono riconducibili anche <strong>al</strong>cuni ritocchi con colori ad olio e l'inserimento <strong>di</strong><br />
<strong>al</strong>meno quarantacinque piccoli "tasselli" bronzei, in particolare nelle colonne III, VI e VII.<br />
La TAV venne poi incastrata in una cornice <strong>di</strong> rovere dorata – <strong>di</strong> quella antica in marmo<br />
lunense rimanevano solo pochi frammenti – e fissata con sei viti dorate <strong>al</strong> muro della<br />
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