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Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias

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latina Gaetano Marini (Gli Atti e Monumenti de' Fratelli Arv<strong>al</strong>i …). Le epigrafi, invece, pur<br />

variamente è<strong>di</strong>te in appen<strong>di</strong>ce <strong>al</strong>la TAV, dovettero attendere le Iscrizioni antiche collocate<br />

ne' muri della Sc<strong>al</strong>a Farnese (Parma 1818) <strong>di</strong> Pietro De Lama per avere un'adeguata<br />

presentazione.<br />

In effetti, massiccia risulta la presenza della TAV nelle opere a stampa (già ben<br />

citata nell'Istituzione antiquario-lapidaria, Roma 1770, il proto-manu<strong>al</strong>e epigrafico del dotto<br />

gesuita Francesco Antonio Zaccaria), ma <strong>al</strong>trettanto numerosi furono anche i contributi<br />

manoscritti riferiti <strong>al</strong>la <strong>Tabula</strong> bronzea traianea (ben inferiori quelli legati <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tre antichità<br />

in genere e negli scavi, s<strong>al</strong>vo le relazioni uffici<strong>al</strong>i), che – sotto forma <strong>di</strong> progetti,<br />

<strong>di</strong>ssertazioni più o meno concluse, taccuini, appunti, lettere, cartine et <strong>al</strong>ia – furono a volte<br />

<strong>di</strong>spersi, a volte invece raccolti, qu<strong>al</strong>che volta ricopiati, e poi conservati nelle Biblioteche e<br />

negli Archivi <strong>di</strong> Parma e Piacenza (se ne è già accennato sopra).<br />

A paragone degli impegnativi, se pur spesso farraginosi, lavori manoscritti gener<strong>al</strong>i<br />

(come quelli già citati del Costa, Della Torre <strong>di</strong> Rezzonico e "Citta<strong>di</strong>no piacentino"), e <strong>al</strong>le<br />

numerose ricerche a stampa, rivolte soprattutto <strong>al</strong>l'aspetto storico, toponimico, antiquario,<br />

l'aspetto giuri<strong>di</strong>co non ebbe invece contributi <strong>di</strong> rilievo e sarà necessario attendere <strong>al</strong> 1808<br />

per avere una trattazione giuri<strong>di</strong>ca delle <strong>di</strong>stribuzioni traianee che sia <strong>di</strong> tutto rispetto: si<br />

tratta del lavoro del grande filologo tedesco Friedrich August Wolf (l'iniziatore della<br />

questione omerica nel 1795) che, a corollario <strong>di</strong> una composita e<strong>di</strong>zione critica basata sul<br />

Roncovieri / Maffei e corretta sul Costa / Muratori, de<strong>di</strong>cò nuova attenzione <strong>al</strong>la situazione<br />

e documentazione dei pueri et puellae <strong>al</strong>imentari.<br />

[11] Gli inizi dell'Ottocento segnarono un'<strong>al</strong>tra fase dell'avventurosa storia dei materi<strong>al</strong>i<br />

veleiati e anzitutto della <strong>Tabula</strong> <strong><strong>al</strong>imentaria</strong>.<br />

<strong>D<strong>al</strong>la</strong> R. Accademia delle Belle Arti, in cui l'avevamo lasciata, la lamina fu trasferita<br />

il 13 luglio 1801, per volontà <strong>di</strong> Pietro De Lama, nel R. Museo d'Antichità <strong>di</strong> Parma, che<br />

egli reggeva con abnegazione d<strong>al</strong> 1799 (<strong>di</strong> fatto, tuttavia, lo <strong>di</strong>rigeva già d<strong>al</strong> 1785). Di<br />

origine spagnola (la sua famiglia era infatti giunta in It<strong>al</strong>ia <strong>al</strong> seguito dell'Infante don Filippo<br />

<strong>di</strong> Borbone), Pietro De Lama, dopo un breve noviziato a Milano, era tornato a Parma per<br />

coltivare la sua vera passione: lo stu<strong>di</strong>o delle monete antiche. Le sue conoscenze della<br />

storia antica e le abilità <strong>di</strong> numismatico vennero notate poi d<strong>al</strong> Paciau<strong>di</strong>, che d<strong>al</strong> 1778 lo<br />

scelse come collaboratore nella <strong>di</strong>rezione delle raccolte <strong>di</strong> antichità del Museo <strong>di</strong> Antichità,<br />

frutto in buona parte degli scavi condotti a <strong>Veleia</strong>.<br />

Ottenuta nel 1785, <strong>al</strong>la morte del Paciau<strong>di</strong>, la nomina a <strong>di</strong>rettore del Museo, <strong>al</strong>le<br />

<strong>di</strong>pendenze del prefetto Angelo Schenoni, nei primi anni <strong>di</strong> attività il De Lama si occupò in<br />

prev<strong>al</strong>enza della sistemazione e dell'accrescimento del medagliere, che era stato privato<br />

dei 'pezzi' più belli del Museo Farnese, trasferito a Napoli d<strong>al</strong> duca Carlo <strong>di</strong> Borbone,<br />

incoronato re <strong>di</strong> Napoli nel 1734. Il duca Fer<strong>di</strong>nando, che aveva intenzione <strong>di</strong> ricostituire la<br />

prestigiosa collezione, affidò t<strong>al</strong>e compito <strong>al</strong> De Lama, che ebbe a t<strong>al</strong>e scopo numerosi<br />

contatti con <strong>al</strong>cuni tra i princip<strong>al</strong>i numismatici e collezionisti del tempo. Nel 1802, in seguito<br />

<strong>al</strong>la morte dello Schenoni, il De Lama <strong>di</strong>venne prefetto del Museo ed ebbe la facoltà <strong>di</strong><br />

decidere person<strong>al</strong>mente della gestione del patrimonio archeologico. Reduce da numerose<br />

visite ai musei it<strong>al</strong>iani e stranieri, si era convinto della necessità <strong>di</strong> riunire in un'unica sede<br />

espositiva le raccolte veleiati.<br />

Fondato uffici<strong>al</strong>mente nel 1760, il Museo <strong>di</strong> Antichità <strong>di</strong> Parma, non era stato da<br />

principio dotato <strong>di</strong> uno spazio espositivo adeguato e per questo i reperti erano rimasti <strong>di</strong>visi<br />

per molti anni tra l'Accademia <strong>di</strong> Belle Arti e la Biblioteca P<strong>al</strong>atina. Nell'Accademia le<br />

statue del ciclo imperi<strong>al</strong>e della Basilica <strong>di</strong> <strong>Veleia</strong> venivano utilizzate come modelli negli<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e <strong>di</strong> scultura, mentre gli arma<strong>di</strong> della Biblioteca custo<strong>di</strong>vano per lo più i<br />

bronzetti e <strong>al</strong>tri oggetti ritenuti <strong>di</strong> minore interesse. Fin d<strong>al</strong> 1778 il De Lama aveva chiesto il<br />

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