Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias
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aprile il Costa riceveva d<strong>al</strong> Du Tillot l'incarico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e pubblicare, con adeguato<br />
apparato storico-critico e traduzione, il prezioso reperto iscritto, impresa che gli costò<br />
fatica e <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to. Con l'aiuto, tuttavia sempre sottaciuto, dell'antichista Pier Luigi G<strong>al</strong>letti,<br />
archeologo e "scrittore latino" della Biblioteca Vaticana <strong>di</strong> Roma, non senza <strong>di</strong>fficoltà ed<br />
errori, portò a termine lo stesso anno il suo incarico con la stesura delle assai criticate<br />
Osservazioni sopra la Lamina <strong>di</strong>ssotterrata in Macinesso lì 24 aprile 1760 (manoscritto <strong>al</strong>la<br />
Biblioteca P<strong>al</strong>atina <strong>di</strong> Parma: la traduzione del reperto fu riprodotta da S. G. Pittarelli, Della<br />
celebratissima tavola <strong><strong>al</strong>imentaria</strong> <strong>di</strong> Trajano scoperta nel territorio Piacentino l'anno<br />
MDCCXLVII. Spiegazione ..., Torino MDCCXC = in AGER VELEIAS / Mirabilia / Testi<br />
2009 [www.veleia.it] = Bang<strong>al</strong>ore KA 2009, pp. 70-74).<br />
Le Osservazioni, m<strong>al</strong>grado i limiti – non sempre colti, se ancora nel 1962, in<br />
occasione del II Convegno <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>Veleia</strong>ti, Emilio Nas<strong>al</strong>li Rocca poteva elogiare l'acume<br />
e la preparazione cultur<strong>al</strong>e del Costa nell'an<strong>al</strong>isi del reperto èneo …–, furono utilizzate<br />
comunque da molti stu<strong>di</strong>osi successivi: nell'e<strong>di</strong>tio princeps dell'economista Gian Rin<strong>al</strong>do<br />
Carli (in Delle Antichità It<strong>al</strong>iche, 1788 e, 2 ed., 1793), che aveva visto il reperto nel 1764<br />
grazie a Paolo Maria Paciau<strong>di</strong>; nella tesi <strong>di</strong> laurea in Giurisprudenza – Romanae Legis<br />
ju<strong>di</strong>ciariae pro G<strong>al</strong>lia Cis<strong>al</strong>pina fragmentum ..., in folio – <strong>di</strong>scussa nel 1790 a Parma d<strong>al</strong><br />
piacentino Giuseppe Poggi (La Cecilia), vera e propria seconda e<strong>di</strong>zione; e infine nella<br />
terza e<strong>di</strong>zione critica dell'archeologo ed epigrafista romano Gaetano Marini che tuttavia,<br />
svincolandosi d<strong>al</strong> testo costiano, aveva effettuato una nuova indagine autoptica<br />
sull'origin<strong>al</strong>e del «Digesto Vellejate» (negli Atti e Monumenti de' Fratelli Arv<strong>al</strong>i …, Roma<br />
1795).<br />
Il 20 settembre 1760 il conte teologo veniva nominato (con «patente» del successivo 8<br />
ottobre) Prefetto e Direttore de' Musei ed Antichità per tutti i Re<strong>al</strong>i Stati parmensi, in<br />
collaborazione con <strong>al</strong>tri piacentini, l'abate Giovanni Permòli («Disegnatore» dell'area<br />
archeologica <strong>di</strong> Macinesso nel 1760-1763), Ambrogio Martelli e Giacomo Nicelli («Regii<br />
Commissarii <strong>al</strong>la Direzione degli scavi»). Durante la sua trienn<strong>al</strong>e esperienza parmense<br />
(1760-1763) il Costa, che non si mosse quasi mai da Piacenza (si recò una sola volta a<br />
<strong>Veleia</strong>, nel settembre 1761 in occasione della visita del duca!), fu incaricato <strong>di</strong> svolgere<br />
un'attività <strong>di</strong> ricerca sulla TAV – e <strong>al</strong>tri materi<strong>al</strong>i iscritti – e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigere l'attività archeologica<br />
e <strong>di</strong> scavo avviata il 14 aprile 1760.<br />
Data la sua incompetenza in materia <strong>di</strong> scavo, più o meno consapevolmente si<br />
in<strong>di</strong>rizzò verso le lamine bronzee (in re<strong>al</strong>tà già da tempo e con scarsi risultati si era<br />
cimentato nello stu<strong>di</strong>o del reperto traianeo!) con l'intenzione <strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong> scrivere un'opera<br />
coloss<strong>al</strong>e sulle antichità veleiati in più volumi, che tuttavia non sarà in grado <strong>di</strong> sostenere.<br />
E continuava a rifiutare ogni forma <strong>di</strong> collaborazione con gli stu<strong>di</strong>osi loc<strong>al</strong>i – anche seri e<br />
competenti, come il Della Torre <strong>di</strong> Rezzonico e il Poggi<strong>al</strong>i, quest'ultimo tenuto lontano dai<br />
testi iscritti forse per gelosa prudenza (era in grado <strong>di</strong> leggere «a prima vista» le epigrafi<br />
latine) –, pur mantenendo sempre i contatti con esperti esterni, costretto a farlo per le<br />
pressioni del Du Tillot: l'eru<strong>di</strong>to lucchese Gian Domenico Mansi; il grande archeologo<br />
parigino Anne-Claude-Philippe De Caylus; il "Bibliotecario e Antiquario Regio" del ducato<br />
<strong>di</strong> Parma [1 agosto 1761], il teatino Paolo Maria Paciau<strong>di</strong> …<br />
Nell'aprile 1762, riottenuti nella sua casa <strong>di</strong> Piacenza tutti i frammenti della TAV, il<br />
Costa aveva coinvolto nella fase della sua ricomposizione l'artigiano piacentino Giuseppe<br />
Filiberti: ben presto però l'impresa veniva abbandonata, sia per l'<strong>al</strong>to costo dell'operazione<br />
complessiva, sia per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> connettere tutti i pezzi. Si trattava, in <strong>al</strong>tri termini, <strong>di</strong><br />
incapacità tecnico-scientifica da parte del Costa, abilmente evidenziata d<strong>al</strong> Paciau<strong>di</strong><br />
assieme <strong>al</strong>l'inconsistenza delle sue «ciarle inutili» (in Osservazioni sul manoscritto del<br />
Can.co Costa sugli Scavi <strong>Veleia</strong>ti, 1762): e questi, forte del parere autorevole del De<br />
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