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Dalla Tabula alimentaria al sito di Veleia: due secoli e ... - ager veleias

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Tavola Alimentare <strong>di</strong> bronzo … (<strong>al</strong>la Biblioteca Arcivescovile <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne), del friulano<br />

Girolamo Asquini, noto eru<strong>di</strong>to u<strong>di</strong>nese, cultore <strong>di</strong> agronomia e linguistica celtica e<br />

professore onorario <strong>di</strong> Archeologia e Lingua celtica <strong>al</strong>l'Università <strong>di</strong> Parma nel primo<br />

Ottocento (e amico <strong>di</strong> Michele Lopez), seguirono <strong>di</strong>verse ricerche a stampa, rivolte<br />

soprattutto agli aspetti storici, p<strong>al</strong>eografici, toponimici, antiquari.<br />

Saggi significativi per l'aspetto storico-topografico – già <strong>al</strong> tempo del rinvenimento<br />

della Lamina traianea l'Avanzini si era provato ad indagare i toponimi <strong>di</strong> loc<strong>al</strong>ità circostanti<br />

la zona <strong>di</strong> Macinesso, confrontandoli con quelli presenti nel reperto bronzeo – furono gli<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giovanni Lami che, usando l'e<strong>di</strong>zione maffeiana ma il commento muratoriano,<br />

pubblicò fra il 1764 e il 1768 cinque Lettere nelle sue "Novelle Letterarie", in cui cercava <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare come la <strong>Tabula</strong> <strong><strong>al</strong>imentaria</strong> riguardasse l'area <strong>di</strong> Lucca, e per estensione<br />

fossero Lucenses i princip<strong>al</strong>i proprietari dei fon<strong>di</strong> ipotecati.<br />

Il Lami avviò con la sua indagine un deciso <strong>di</strong>battito topografico e toponomastico<br />

seguito da numerosi stu<strong>di</strong>osi, e non solo loc<strong>al</strong>i, che portò <strong>al</strong>la formulazione <strong>di</strong> tre filoni<br />

caratteristici: la corrente "toscano-lucchese" (Giovanni Lami appunto e, nel 1775 a Lucca,<br />

"l'ingegnosissimo" [P. De Lama] Federico Vincenzo Poggi), quella "piemontese-cis<strong>al</strong>pina"<br />

(da Secondo Giuseppe Pittarelli <strong>al</strong> geografo antico Charles-Athanase W<strong>al</strong>ckenaer), e<br />

infine "la piacentina". A quest'ultima, tuttora fiorente, anche se non sempre<br />

scientificamente fondata, che situa i fun<strong>di</strong> e i pagi veleiati riportati nella <strong>Tabula</strong> attorno a<br />

Macinesso/<strong>Veleia</strong>, sull'Appennino piacentino, appartennero nel tardo Settecento Anton<br />

Giacinto Cara De Canonico, autore <strong>di</strong> un'opera – equilibrata, tutto sommato, per i tempi –<br />

sulle tipologie fon<strong>di</strong>arie dell'<strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s (1788) e, nell'Ottocento, Francesco Nicolli,<br />

Giuseppe Vit<strong>al</strong>i ed Ernest Desjar<strong>di</strong>ns.<br />

Senza riproporre argomentazioni spesso fantasiose <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi che si occuparono<br />

della toponomastica veleiate, si deve mettere in luce il fatto che spesso nascono – e<br />

nacquero – identificazioni acritiche delle in<strong>di</strong>cazioni toponimiche contenute nella TAV con<br />

loc<strong>al</strong>ità moderne, spesso <strong>di</strong>scusse e <strong>di</strong>scutibili, per la loro frequente genericità,<br />

indeterminabilità e spesso ban<strong>al</strong>e omonimia. La questione, del resto, era, è tutt'<strong>al</strong>tro che<br />

semplice, data la complessa e plurima denominazione delle proprietà e la superfici<strong>al</strong>ità<br />

con la qu<strong>al</strong>e spesso proliferano ipotesi toponomastiche a <strong>di</strong>r poco singolari, opera <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>lettanti entusiasti, ma non <strong>al</strong>trettanto preparati: ancor oggi, del resto, basterebbe<br />

navigare su Internet per cogliere stupefacenti e oniriche proposte identificative …<br />

Si dovranno, in effetti, attendere molti anni prima <strong>di</strong> aver luce sulla composita e<br />

assai complessa re<strong>al</strong>tà toponimica della TAV: qui è doveroso ricordare che solo nel<br />

Novecento i contributi <strong>di</strong> topografia e <strong>di</strong> toponomastica veleiate / piacentina – in particolare<br />

col supporto delle ricerche <strong>di</strong> Ub<strong>al</strong>do Formentini (sulla base <strong>di</strong> Félix Georges De<br />

Pachtere), <strong>di</strong> Pier Luigi D<strong>al</strong>l'Aglio, … – hanno consentito <strong>di</strong> ricomporre in modo plausibile,<br />

seppur ancor parzi<strong>al</strong>e e limitato, la re<strong>al</strong>tà dell'Appennino piacentino / parmense in età<br />

romana, rendendo così la "corrente piacentina" l'unica sostanzi<strong>al</strong>mente plausibile<br />

<strong>al</strong>l'interno della congerie <strong>di</strong> ipotesi formulate.<br />

Vi si ricollega anche il lavoro <strong>di</strong> glottologi moderni, in particolare <strong>di</strong> Giulia Petracco<br />

Sicar<strong>di</strong> che, partendo d<strong>al</strong>la <strong>di</strong>stinzione nella TAV fra elementi latini <strong>di</strong> una zona peculiare<br />

come l'<strong>ager</strong> <strong>Veleia</strong>s ed elementi del substrato ligure/celtico, ha fornito e continua a offrire<br />

un'atten<strong>di</strong>bile e critica, per quanto parzi<strong>al</strong>e, ricostruzione dell'antica toponomastica<br />

settentrion<strong>al</strong>e, che è ancora in attesa <strong>di</strong> una gener<strong>al</strong>e revisione inter<strong>di</strong>sciplinare e <strong>di</strong><br />

un'organica verifica sul terreno.<br />

[6] Il materi<strong>al</strong>e manoscritto, del trentennio 1750-1780, e gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fine secolo, quasi tutti<br />

ine<strong>di</strong>ti, documentano la vivacità e l'interesse <strong>di</strong> antichisti ed eru<strong>di</strong>ti – specie in It<strong>al</strong>ia – per<br />

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