Copioni organizzativi: riflessioni ed esempi ifl i i Copioni ... - Mida
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di Marina Farina Farinna<br />
53<br />
- Pagine<br />
<strong>Mida</strong><br />
-<br />
<strong>Copioni</strong> <strong>organizzativi</strong>:<br />
o<br />
<br />
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<br />
<br />
<br />
I copioni <strong>organizzativi</strong> organi zzativi come strumento<br />
di dia diagnosi ggnosi<br />
Le organizzazioni non nascono spontaneamente: esse hanno innanzitutto<br />
uno o più padri “ispiratori”, i cosiddetti euhemeri (1) Le or ganizzazion ni non nascono spontanea amente: esse hanno in in-<br />
nanzitutto uno o più padri “ispiratori”, i c cosiddetti euhemeri(<br />
1) , i<br />
cui<br />
pensieri e le cui c cui azioni sono modelli per pe er l’appunto “ispirazio- “ispirazzio-<br />
nali” per chi fond fonda da un’or un’organizzazione.<br />
ganizzazione.<br />
Costui, o costor costoro, o o, d’altro<br />
canto, in quanto leader primari si vivo vo-<br />
no un po’<br />
come dei d dei padri che non solo creano crea<br />
ano per le loro<br />
creature creatu<br />
ure<br />
str strutture, utture,<br />
tecnolo tecnologie, ogie, regole<br />
e canoni, ma contribuiscono c ontribuiscono a forma<br />
ma-<br />
rre<br />
e quella cultura organizzativa<br />
che le connoterà conn noterà profondamente.<br />
profondamennte.<br />
Usando il lingua linguaggio aggio analitico transaziona<br />
transazionale, ale, mi riferisco agli sta<br />
-<br />
ti dell’Io dell’Or dell’Organizzazione ganizzazione e quindi intendo tendo parlare parlar parlare<br />
di cultu- culltu-<br />
ra tecnica, l’Adu ll’Adulto Adu ulto dell’organizzazione dell’or dell or ganizzazione (tutto (tu utto ciò che riguarda riguar da a il<br />
saper far fare), e), di cultura cu ultura Genitoriale, o etichetta, etiche etta, che ha molto a che<br />
<br />
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cultura Bambina, Bambina a, molto legata agli aspetti i di clima o di “caratte tte-<br />
re”<br />
dell’organizzazione dell’organizz<br />
zazione stessa.<br />
ccop cop pion<br />
p pi<br />
ni ni<br />
Chiunque conosca conosc ca l’Analisi Transazionale TTransazionale<br />
ransazionale intuisce facilmente che<br />
copioni<br />
se pensiamo<br />
a una un na organizzazione<br />
come a un organismo<br />
vivente, nte,<br />
la cultura organizzativa organi<br />
izzativa diventa identitaria, identitar ria, in quanto assimila ila-<br />
bile bile alla struttura struttur<br />
ra di personalità dell’organizzazione dell’orga<br />
anizzazione stessa, che c<br />
come tale nasce e si sviluppa pp innanzitutto a partire partir p e dalla capacità capac p cità<br />
del leader (il (il pad padre) dre)<br />
sia di accogliere<br />
e soddisfare sodddisfare<br />
i bisogni del l B,<br />
sia di dargli<br />
struttura stru<br />
ttura attraverso regole,<br />
norme no orme e modellamento.<br />
modellament to.<br />
Protetti<br />
e resi<br />
potenti po otenti dal sistema normativo normat tivo e valoriale, accolti acco olti<br />
nella soddisfazione soddisfazio<br />
one dei propri<br />
bisogni, i membri m membri dell’organizza-<br />
dell’organizzza-<br />
zione possono<br />
utilizzare uutilizzare<br />
e sviluppare<br />
pienamente pien namente le loro<br />
abilità abil lità<br />
<br />
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-<br />
rre<br />
e dei modi l’atti l’attività ività dell’organizzazione<br />
stessa s stessa o, al contrario, , in<br />
assenza<br />
di una cultura c integrata, faticare<br />
molto a raggiungere raggiungerr<br />
e i<br />
risultati.<br />
Naturalmente il<br />
pr pprocesso<br />
ocesso di fondazione e crescita<br />
di un’organiz-<br />
un’organ<br />
g niz-<br />
<br />
<br />
<br />
euhemeri, leader r fondativi e leader effettivi fetti ivi giocano sicuramen- sicurameen-<br />
te un ruolo<br />
principale princ cipale nel dare<br />
forma alla a personalità dell’orga- dell’orga<br />
g -<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
sociale in cui l’organizzazione<br />
stessa è inserita, ins serita, dalle esperienze esperien nze<br />
vissute vissute e e dal dal momento mom mento storico.<br />
La La cultura organizzativa organ<br />
nizzativa è comunque una struttura<br />
profonda,<br />
cui
1 Euhemero era un filosofo<br />
cirenaico il quale sosteneva<br />
che tutti gli dei fossero<br />
uomini deificati. Berne, in<br />
“Struttura e dinamiche dei<br />
gruppi e delle organizzazioni”<br />
usa il suo nome per<br />
indicare quei leader, ormai<br />
defunti, che hanno lasciato<br />
un’impronta significativa o<br />
comunque ispirato un’organizzazione<br />
o un gruppo. Ad<br />
<strong>esempi</strong>o, furono euhemeri<br />
per lo stesso Berne, m<strong>ed</strong>ico<br />
e psichiatra, sia Ippocrate<br />
che Freud. Lo stesso Berne<br />
è diventato un ehuemero<br />
per la Comunità Analitico<br />
Transazionale.<br />
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il consulente acc<strong>ed</strong>e attraverso un lavoro complesso rispetto a ciò<br />
<br />
Se è vero che le organizzazioni sono assimilabili a organismi viventi<br />
e se ne può dunque ipotizzare l’aspetto culturale sotto la<br />
forma di struttura di personalità, è altrettanto vero che esse, proprio<br />
come le persone, hanno un copione , che viene loro trasmesso<br />
dai fondatori e “perpetuato” dai leader successivi attraverso<br />
<br />
hanno a che fare con il “come” delle organizzazioni, cioè con le<br />
loro dinamiche di processo.<br />
Prendendo in esame le ideologie del lavoro, delle persone, del<br />
tempo e del denaro Rosa Krausz si addentra all’interno dei copioni<br />
<strong>organizzativi</strong>, offrendoci una griglia di lettura approfondita<br />
delle loro posizioni esistenziali.<br />
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biano<br />
costruito una cultura del lavoro con una forte connotazione<br />
etica, basata sul rispetto dell’altro, sia cliente interno che esterno,<br />
sulla qualità della produzione e sulla professionalità.<br />
Grande è quindi l’investimento sul benessere e sulla formazione<br />
dei collaboratori e buona parte del denaro è investita altresì nel<br />
rinnovamento delle attrezzature e della tecnologia.<br />
Le pratiche commerciali sono anch’esse gestite eticamente.<br />
<br />
riescono a garantire che il lavoro sia portato avanti senza eccessivo<br />
stress. Le persone sono motivate, collaborative e creative <strong>ed</strong><br />
è molto facile che si sentano appartenere e costruiscano legami<br />
sicuri.<br />
La leadership è partecipativa e orientata alla delega e allo sviluppo<br />
dei collaboratori.
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Potremmo dire che in queste organizzazioni si realizzi ampiamente<br />
l’approccio intersoggettivo dell’Analisi Transazionale, inteso<br />
come doppio okness: io sono ok-tu sei ok.<br />
Tale presupposto etico implica che per l’organizzazione sia ok<br />
includere la persona con la sua unicità, fatta di comportamenti,<br />
pensieri, sentimenti e valori propri e contemporaneamente che<br />
per l’individuo sia ok esserci, con la sua diversità e le sue potenzialità.<br />
In questo orientamento bidirezionale rimane viva la motivazione<br />
<br />
di sé e insieme la necessità di “incontrare lo sguardo degli altri<br />
per formarsi come individui e mantenersi tali” (Stern. D., 2005).<br />
Si tratta di un movimento di reciprocità rispettosa, per cui è importante<br />
dare spazio a ciò che ognuno pensa, dice e agisce, nella<br />
consapevolezza che in un mondo “liquido”, come quello in cui<br />
ci troviamo a vivere oggi, non esistono certezze cui attenersi, ma<br />
soltanto pensieri, valori e agiti in connessione.<br />
Usando il linguaggio analitico transazionale possiamo affermare<br />
che il copione di queste organizzazioni sia capace di accogliere la<br />
cità,<br />
cogliendo la potenzialità di ognuno.<br />
Nel mio ruolo di consulente aziendale lavorare in queste organizzazioni<br />
è particolarmente piacevole e stimolante, soprattutto per-<br />
<br />
interventi, in perfetto allineamento con l’“ideologia” dell’organizzazione.<br />
La consulenza non sostitutiva, ad <strong>esempi</strong>o, così come la diagnosi<br />
condivisa delle dinamiche aziendali, costituiscono due modalità<br />
di lavoro assolutamente congruenti con il modello di funzionamento<br />
dell’organizzazione ++.<br />
La bilateralità del rapporto consulente-azienda permette infatti<br />
la co-costruzione di esperienze e soluzioni condivise, nel rispetto<br />
delle competenze di ognuno e nella convinzione che “insieme” si<br />
possano individuare e valorizzare le potenzialità presenti in vista<br />
del raggiungimento degli obiettivi.<br />
Un <strong>esempi</strong>o<br />
Tempo fa fui chiamata da un’azienda che aveva appena effettuato<br />
un’acquisizione, per progettare un percorso di integrazione<br />
all’interno del board.<br />
<br />
per me innanzitutto costruire l’esperienza insieme alla committenza,<br />
a partire dalla diagnosi organizzativa.<br />
2 Berne (1972) definisce<br />
il copione “un piano di vita,<br />
che si basa su una decisione<br />
presa durante l’infanzia, rinforzata<br />
dai genitori, giustificata<br />
dagli eventi successivi,<br />
e che culmina in una scelta<br />
decisiva”.
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Attraverso interviste strutturate ai membri del board (costruite<br />
sulla griglia delle ideologie dei copioni <strong>organizzativi</strong>) e focus<br />
group con la prima linea, è stato possibile individuare i copioni<br />
delle due organizzazioni, che apparvero subito profondamente<br />
differenti.<br />
La prima, l’azienda acquisitrice, era assimilabile a un’organizzazione<br />
vincente (++), con una grande componente valoriale e una<br />
prassi altrettanto etica.<br />
Grande spazio era lasciato all’autonomia personale, il che non<br />
escludeva una buona capacità di lavorare in gruppo creando<br />
partnership collaborative.<br />
La seconda si riconosceva attraverso molti aspetti dell’organizzazione<br />
non perdente (+-), soprattutto per il forte orientamento<br />
al compito, a discapito della relazione e per una leadership fortemente<br />
accentratrice e centralizzata al vertice.<br />
In termini di Stati dell’Io, cioè di cultura organizzativa, si può<br />
dire che in entrambe le organizzazioni un A ben energizzato garantiva<br />
buona professionalità e competenza tecnica. Ma mentre<br />
nella prima organizzazione la cultura profonda presentava una<br />
buona integrazione tra la parte normativa e valoriale (GN) e gli<br />
aspetti di accoglienza <strong>ed</strong> ascolto del GA, nella seconda prevaleva<br />
un GN controllante e giudicante. Il clima (B) risultava piacevole,<br />
intimo e anche un po’ ludico nella prima, greve e competitivo<br />
nella seconda.<br />
Il momento della condivisione della diagnosi con il board fu par-<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
-<br />
dividere attraverso lo strumento del contratto l’obiettivo comune<br />
da raggiungere.<br />
La collaborazione diagnostica è dunque il momento fondante<br />
pone<br />
da un lato di aiutare il cliente ad approfondire la conoscenza<br />
della situazione, dall’altro vuol essere modellamento rispetto<br />
alle variabili di una leadership partecipata.<br />
In questo <strong>esempi</strong>o, l’aver costruito insieme, attraverso le interviste<br />
e i focus group, l’immagine delle due culture in maniera totalmente<br />
neutrale, senza giudizio alcuno, ha fatto sì che la diagnosi<br />
fosse condivisa davvero e fosse possibile, anche se con qualche<br />
<br />
dell’integrazione.<br />
Anche in quest’occasione, apparve chiaramente la diversità dei<br />
copioni <strong>organizzativi</strong>.
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I membri del board appartenenti all’azienda acquisitrice mostrarono<br />
imm<strong>ed</strong>iatamente grande motivazione e proattività nell’azione,<br />
ma anche una buona parte di illusione da parte del B che<br />
l’integrazione potesse attuarsi presto e bene.<br />
Anche le organizzazioni vincenti non sono perfette!<br />
Dall’altra parte, oltre l’inevitabile momento depressivo dovuto<br />
alla perdita, si evidenziarono subito molti pregiudizi, sia nei confronti<br />
delle prassi manageriali dell’azienda acquisitrice, sia nelle<br />
possibilità che l’integrazione potesse avvenire con successo.<br />
Il copione vincente della prima organizzazione lasciava intendere<br />
buona volontà a collaborare, ma anche le spinte “sii forte” e<br />
“sforzati”, che in questo momento portavano i membri a svalutare<br />
alcuni aspetti della situazione, come per <strong>esempi</strong>o la necessità<br />
di un tempo necessario per l’elaborazione del lutto da parte di<br />
entrambe le organizzazioni.<br />
Il modello di funzionamento della seconda organizzazione era<br />
fondato su uno stile di management molto accentratore e sulla<br />
consapevolezza che quel modello avesse comunque portato a<br />
raggiungere buoni risultati.<br />
Perché solo pensare di cambiarlo?<br />
La cr<strong>ed</strong>enza di essere nel giusto, espressa nel motto “mai fermarsi,<br />
i risultati ci attendono” evidenziava la presenza della spinta<br />
“sbrigati”, che nella storia dell’organizzazione aveva dato effettivamente<br />
vita a pattern ricorrenti di iperattivismo, ma anche di<br />
<br />
“Siamo i migliori, il nostro è lo stile giusto!”, portava invece alla<br />
luce la spinta “sii perfetto”, che si esprimeva in atteggiamenti<br />
genitoriali di intolleranza agli errori, ipercriticità e a privilegiare<br />
<br />
Ancora una volta la lettura condivisa della struttura organizzativa<br />
e delle sue aree di contaminazione mi ha consentito da un<br />
lato di non colludere con i copioni aziendali, dall’altro di attuare<br />
interventi di decontaminazione per attivare il pensiero adulto dei<br />
membri di entrambe le aziende.<br />
Senza addentrarmi nell’ambito dell’esperienza, mi piace sottolineare<br />
che il percorso formativo ha messo in luce l’importanza<br />
della differenza come risorsa e ciò è stato possibile proprio grazie<br />
al processo di co-costruzione dell’esperienza stessa.<br />
Nel “momento presente” della consulenza è stato per me importante<br />
attivare proprio quelle differenze, per poi connetterle in un<br />
insieme armonico.<br />
Connettere e non integrare per forza: in nome di un pensiero sistemico<br />
che includa, un pensiero “noicentrico”.
3 Per attribuzioni intendiamo<br />
quei messaggi genitoriali<br />
che dicono al bambino chi<br />
deve essere. Nella cultura<br />
organizzativa le attribuzioni<br />
hanno a che fare con l’etichetta<br />
e spiegano come<br />
si deve essere e agire in<br />
quell’organizzazione.<br />
58<br />
- Pagine <strong>Mida</strong> -<br />
Copione organizzativo e copione professionale<br />
Spesso, soprattutto lavorando in situazioni di Coaching indivi-<br />
<br />
allineamento tra i bisogni dell’individuo e quelli dell’organizzazione<br />
che portavano la persona ad una situazione di profonda<br />
sofferenza e di grande demotivazione.<br />
Approfondendo nel percorso di coaching queste tematiche, mi<br />
sono spesso trovata a interrogarmi su quanto e in che modo quei<br />
copioni <strong>organizzativi</strong> “corrispondessero” ai copioni professionali<br />
di quelle persone.<br />
Facciamo un passo indietro.<br />
Le persone si sono costruite “là e allora” la propria identità copionale<br />
“che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata<br />
<br />
una scelta decisiva”<br />
Le decisioni di copione sono perciò “antiche”, hanno origine da<br />
<br />
riferimento e sono il risultato di un processo di adattamento che<br />
m<strong>ed</strong>ia tra i nostri bisogni e le richieste dell’ambiente.<br />
Sappiamo anche che alla base delle decisioni copionali c’è il nostro<br />
bisogno di riconoscimento e che quando non ci sentiamo ok,<br />
ma desideriamo riconoscimento e stima, mettiamo in atto quei<br />
comportamenti, adattati alle pretese del mondo esterno, che coprono<br />
sentimenti copionali di non okness e che ci fanno sentir<br />
bene, adeguati, di successo: mettiamo in atto il nostro controcopione,<br />
all’interno del quale si delinea la nostra identità sociale e<br />
professionale.<br />
Sii perfetto, sii forte, sforzati, compiaci, sbrigati, ma anche proverbi<br />
familiari e modellamento sono all’origine della decisione di<br />
come si deve essere e cosa occorre fare per avere successo.<br />
Accade spesso che le persone confermino le loro scelte copionali<br />
andando a cercare proprio quelle organizzazioni con le quali si<br />
sentono fortemente allineate.<br />
Rosa Krausz fa una disanima attenta delle principali attribuzioni<br />
presenti nelle diverse organizzazioni .<br />
Se un’organizzazione ad <strong>esempi</strong>o attribuisce alle persone il ruolo<br />
dell’Eroe <br />
un orario di lavoro duro.<br />
Un’organizzazione non perdente potrebbe pr<strong>ed</strong>iligere invece per<br />
i suoi collaboratori il ruolo del Viaggiatore, trasferendoli frequentemente<br />
da un posto all’altro; l’organizzazione dei Duri chi<strong>ed</strong>erà<br />
ai suoi di non esprimere emozioni, mentre un’organizzazione -+<br />
i conformisti - lavori m<strong>ed</strong>iocri, routinari,<br />
monotoni, senza possibilità di carriera … <strong>ed</strong> altri <strong>esempi</strong> ancora.<br />
Quando il copione dell’organizzazione risponde ai bisogni del
59<br />
- Pagine <strong>Mida</strong> -<br />
copione individuale, la persona si sente allineata con il contesto<br />
lavorativo.<br />
Un <strong>esempi</strong>o per tutti è il caso di Alex, un manager con una brillante<br />
carriera professionale, il cui copione lavorativo era fortemente<br />
connotato dalle spinte sii forte e sforzati.<br />
<br />
erano caratterizzate da un copione non perdente, la cui cultura<br />
non esistere, non appartenere,<br />
non sentire.<br />
Ad Alex era stato facilissimo accettare di volta in volta le attribuzioni<br />
dell’Eroe, del Duro e del Solitario: corrispondevano perfettamente<br />
alla soddisfazione dei suoi bisogni di controcopione.<br />
<br />
in cui lavorava fu costretta a ricorrere ad una riorganizzazione <strong>ed</strong><br />
Alex subì un ridimensionamento all’interno dell’organico.<br />
Privato delle sue sicurezze, legate al sentirsi forte e alla cultura<br />
dell’impegno, il suo sentirsi ok, condizionato dalle spinte sii<br />
forte e sforzati, si era trasformato rapidamente in un sentimento<br />
di inadeguatezza, di vuoto, di impotenza e di grande rabbia nei<br />
confronti della sua azienda.<br />
Nel corso dei nostri incontri di coaching, Alex entrò in contatto<br />
con i suoi bisogni più profondi, con la sua rabbia, ma anche con<br />
la paura e la tristezza della perdita.<br />
Scoprì che in fondo le strategie organizzative della sua azienda<br />
non soddisfacevano affatto i suoi bisogni profondi e ciò lo portò<br />
ad interrogarsi sulla sua identità lavorativa.<br />
Questo è un momento molto delicato della pratica professionale<br />
del coaching, in quanto non è sempre possibile per l’individuo<br />
allineare il suo copione professionale con quello dell’organizzazione<br />
di cui fa parte. Sono questi i passaggi in cui mi sorregge<br />
l’approccio etico della mia formazione analitico transazionale,<br />
nella convinzione profonda di agire innanzitutto per il benessere<br />
della persona. Aiutando il cliente a trovare dentro e fuori di sé le<br />
informazioni necessarie per decidere in maniera autonoma percorsi<br />
di vita professionale più soddisfacenti, sento di contribuire<br />
al suo potenziamento e alla sua centratura consapevole di individuo.<br />
In questa prospettiva etica <strong>ed</strong> ecologica di valorizzazione<br />
individuale, riconosco la possibilità del “noi”.<br />
Marina Farina<br />
Consulente <strong>Mida</strong><br />
(marina.farina@mida.biz)