Castagne e tartufi delizie d'autunno - Edit
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Sabato, 27 ottobre 2007<br />
SAPORI D’AUTUNNO<br />
Tartufo, eterna<br />
ricchezza d’Istria<br />
di Fabio Sfi ligoi<br />
In Istria le celebrazioni di sua maestà il tartufo<br />
stanno volgendo al termine. Oggi e<br />
domani Levade ospita la fi era dei prodotti<br />
dell’agricoltura e la rassegna dei prodotti tipici<br />
locali. Domani, sempe nella “capitale del tuber<br />
magnatum pico” è in programma il 14.esimo<br />
Tuberfest, la fi era del tartufo bianco istriano<br />
(rassegna del tubero, scelta del tartufo più bello<br />
e più grande, ricerca dimostrativa e messa<br />
all’asta del tartufo). Il prossimo fi ne settimana<br />
(3-4 novembre) gli amanti della “patata che<br />
spussa” (in passato veniva data da mangiare ai<br />
maiali) sono attesi a Pinguente per il fi ne settimana<br />
del tartufo (fi era del tartufo e di altri prodotti<br />
autoctoni, offerta enogastronomica, piccola<br />
scuola di preparazione dei piatti al tartufo,<br />
la cerca del tartufo, programma culturale di varietà…).<br />
E poi ancora Levade: il 4 novembre<br />
la rassegna del tartufo e il giorno 12 presso il<br />
ristorante “Zigante” grande appuntamento per<br />
l’ottavo anniversario del ritrovamento del più<br />
grande tartufo bianco, entrato nel Guinness dei<br />
primati con i suoi 1.310 grammi.<br />
Come successo già per la produzione di uva<br />
e olive, la siccità dell’estate scorsa ha inciso<br />
anche sulla resa del tartufo. La terra grigia e<br />
argillosa dell’entroterra istriano, i boschi sugli<br />
argini del fi ume Quieto, particolarmente umidi<br />
e il clima mite senza oscillazioni di temperature<br />
dell’Istria interna, rappresentano l’ambiente<br />
ideale per lo sviluppo del “diamante in<br />
cucina”. Il lungo periodo di arsura ha rotto gli<br />
equilibri di questa fetta d’Istria e così di <strong>tartufi</strong><br />
se ne sono trovati di meno. Il mercato, di fronte<br />
a questo stato di cose, è stato implacabile: il<br />
prezzo già di per sé alto, è ulteriormente salito,<br />
raggiungendo livelli di “orbita terrestre”, riservata<br />
solo a persone in possesso di un portafogli<br />
di dimensioni della grandezza di… uno Space<br />
Shuttle. A Levade abbiamo visto un listino<br />
prezzi da far venir i brividi, ma nulla ha fermato<br />
i gourmet più appassionati, in prevalenza<br />
stranieri (italiani, sloveni, tedeschi, francesi),<br />
ospiti fi ssi della kermesse istriana. Un chilo di<br />
<strong>tartufi</strong> di classe “extra” è stato venduto a 5.000<br />
euro (37.000 kune cca). Molto caro anche il<br />
tartufo di “seconda categoria” valutato 31.000<br />
kune al chilo, mentre i <strong>tartufi</strong> di “terza categoria”<br />
sono stati venduti a 18.000 kune al chilogrammo.<br />
Durante il primo Tuberfest di quest’anno<br />
il tartufo più grande ha raggiunto i 280<br />
grammi ed è stato venduto al prezzo di 1.000<br />
euro. Quello più bello, invece, è stato raccolto<br />
dalla PTO Tartuf di Mattuglie (268 grammi),<br />
mentre per qualità è stata premiata la collezione<br />
dell’azienda “Livade <strong>tartufi</strong> ”.<br />
L’origine dell’”andar per <strong>tartufi</strong> ” in Istria<br />
risale al 1929 quando si registrano le prime<br />
uscite nella zona di Lisignano. I primi tartu-<br />
La siccità dell’estate scorsa ha fatto salire i prezzi<br />
fi sarebbero stati scoperti per caso durante gli<br />
scavi per la costruzione dell’acquedotto. I primi<br />
<strong>tartufi</strong> bianchi sono stati raccolti presso il<br />
villaggio di Novaki nel Pisinese. Sono stati gli<br />
italiani Carlo Testoni e Piero Giovanelli nel<br />
1931 a dare inizio alla prima attività legata alla<br />
ricerca dei <strong>tartufi</strong> . Stando a quanto riportato<br />
da Massimo Sella nel libro “Tartufo bianco in<br />
Istria” all’epoca in un giorno sono stati raccolti<br />
3-4 chilogrammi di <strong>tartufi</strong> (diversi esemplari di<br />
200 grammi e più) nella zona vicino alla sor-<br />
gente della Rječica, sotto al villaggio di Brest<br />
nel Pinguentino. Un’ulteriore “battuta di caccia”<br />
lungo la Valle del Quieto ha portato alla<br />
raccolta di 9 chilogrammi di <strong>tartufi</strong> . Nel 1932<br />
l’ultimo podestà di Portole, Emilio Facchini,<br />
avviò la raccolta su scala commerciale a Levade,<br />
ottenendo la prima concessione demaniale.<br />
I <strong>tartufi</strong> venivano acquistati dal Consorzio<br />
Forestale di Pinguente, titolare per quanto riguarda<br />
l’emissione dei permessi per la raccolta<br />
dei tuberi. Dal 1931 al 1960 sul territorio il<br />
numero di tartufai variava dalle venti alle cinquanta<br />
unità. I tartufai più anziani dell’Istria<br />
centrale ricordano sicuramente il 1959, un’annata<br />
straordinaria: si raccolsero qualcosa come<br />
9.000 chilogrammi di <strong>tartufi</strong> ! Per tre volte alla<br />
settimana i <strong>tartufi</strong> venivano portati in Italia e<br />
non c’è da meravigliarsi se gli introiti di questa<br />
vendita erano di gran lunga superiori a quel-<br />
li legati all’attività forestale vera e propria. I<br />
<strong>tartufi</strong> venivano classifi cati in tre categorie:<br />
tre prime classi, due seconde classi e due terze<br />
classi a seconda di grandezza, peso, forma,<br />
odore, condizioni della superfi cie del tartufo<br />
e del tartufo in generale (presenza di vermi).<br />
Controlli più “morbidi” al confi ne (siamo agli<br />
inizi degli Anni Sessanta) hanno coinciso con<br />
l’inizio del mercato nero del tartufo. Passando<br />
lungo la valle del Quieto, di mattino buon’ora,<br />
ai bordi del bosco di Montona si poteva<br />
notare una serie infi nita di macchine con targa<br />
d’auto italiana: tutti a caccia del prezioso tartufo<br />
istriano. Molti appassionati, sì, ma anche<br />
rivenditori non autorizzati, capaci di inventarsi<br />
i sotterfugi più inverosimili per passare il confi<br />
ne. La cosa più diffi cile era ovviamente camuffare<br />
l’odore caratteristico del tartufo. La<br />
vendita illegale ha rappresentato anche per gli<br />
istriani (e non lo nascondono) un modo eccellente<br />
per arrotondare (eccome arrotondare!) il<br />
budget familiare. Qualche anno fa un tartufaio<br />
nei pressi di Levade ci ha confessato di essersi<br />
costruito la casa grazie alle “magie” del tuber<br />
magnatum pico. Anni addietro, invece, un altro<br />
di Zajerce, grazie agli extra guadagnati con la<br />
vendita del tartufo, è riuscito ad acquistarsi un<br />
camion con il quale ha poi avviato un’attività.<br />
La Forestale ha smesso di acquistare i <strong>tartufi</strong><br />
nel 1990, mentre dal 1991 al 2003 ha continuato<br />
a rilasciare i permessi per la raccolta dei<br />
tuberi. Fino agli Anni Ottanta in Istria venivano<br />
trovati dai 10 ai 12.000 chili di <strong>tartufi</strong> all’anno.<br />
Oggi si arriva ai 5-6.000 chilogrammi a<br />
stagione. Due sono i motivi principali che possono<br />
spiegare questa drastica riduzione. L’attività<br />
legata al tartufo (ristorazione, rivendita,<br />
conservazione, lavorazione) ha avuto un boom<br />
incredibile e quindi gran parte del raccolto fi -<br />
nisce nelle mani dei grandi produttori. Quindi<br />
c’è molta più richiesta, di quanto possa rendere<br />
la terra. In secondo luogo la costruzione della<br />
viabile che taglia in due il bosco di Montona<br />
non è stata un’idea felice. In questo modo<br />
l’alveo del Quieto è rimasto senza, o con poca,<br />
acqua e di fatto è venuta a mancare l’umidità<br />
necessaria sia alle radici degli alberi, posto<br />
ideale dove di solito crescono i <strong>tartufi</strong> , sia ai<br />
<strong>tartufi</strong> stessi. Sul calo della resa dei tuberi ha<br />
inciso molto anche la costruzione della diga di<br />
Bottonega. Non bisogna dimenticare neanche<br />
il 1967, anno in cui il terreno su cui sorge il bosco<br />
di Montona è stato assegnato in proprietà<br />
alla Cooperativa agricola per l’allestimento di<br />
colture varie, senza tener conto che i <strong>tartufi</strong> potevano<br />
garantire un profi tto maggiore. In questo<br />
periodo sono andati persi 220 ettari di terreno<br />
boschivo, prevalentemente querce gentili e<br />
frassini, ma soprattutto è stata ridotta di molto<br />
la superfi cie per la crescita dei <strong>tartufi</strong> . Il bosco<br />
di Montona è tornato sotto l’egida della Forestale<br />
di Pinguente nel 1991.<br />
cucina 3<br />
Glossario<br />
Ascus - cavità a forma di otre<br />
o sacchi che contengono le<br />
spore.<br />
Epigean Fungus - il fungo<br />
epigeo.<br />
Hypha fi lament - le cellule, i<br />
fi lamenti del fungo.<br />
Hypogean Fungus - il fungo<br />
sotterraneo.<br />
Gleba - la polpa interna, fi ssa<br />
e carnosa del fungo.<br />
Mycelium - insieme di cellule<br />
che formano la parte vegetativa<br />
del fungo.<br />
Mychorriza - la massa consistente<br />
dalle cellule e dalla radice<br />
vegetale.<br />
Peridium - lo strato superfi -<br />
ciale del fungo che protegge<br />
dai batteri e dai funghi.<br />
Radical Apex - la cima della<br />
radice.<br />
Symbiosis - unione di due organismi<br />
diversi, dalla quale<br />
ambedue i membri hanno dei<br />
vantaggi.<br />
Spore - cellule riproduttive<br />
asessuali di piante minori dalle<br />
quali si sviluppa la nuova<br />
pianta.<br />
Sporocarp - il corpo fruttifero<br />
del fungo oppure il tartufo<br />
nel vero senso della parola.<br />
La passione gastronomica<br />
del buongustaio riceve<br />
una scossa e viene pervasa<br />
da esaltazione quando può<br />
immergersi nel profumo intenso<br />
del tartufo. Mentre per<br />
la scienza botanica le differenze<br />
fra il tartufo bianco e<br />
quello nero sono minime, in<br />
cucina le due specie vengono<br />
nettamente distinte secondo<br />
un principio essenziale:<br />
il tartufo nero va consumato<br />
in quantità, quello<br />
bianco in pratica è un aromatizzante,<br />
che trasmette ai<br />
cibi soprattutto un profumo,<br />
e va quindi impiegato in dosi<br />
minime. Le altre differenze<br />
sono: il nero si consuma cotto,<br />
il bianco quasi esclusivamente<br />
crudo, affettandolo<br />
con l’apposito taglia<strong>tartufi</strong><br />
direttamente sulla vivanda.<br />
Il tartufo più prezioso in<br />
Istria è quello bianco, viene<br />
chiamato “giallo di Levade”.<br />
Di colore ocra, all’interno<br />
(la gleba) può essere rosato,<br />
con delle striature. In Istria<br />
lo si può trovare vicino ai salici,<br />
ai pioppi, alle querce ed<br />
ai tigli. È più friabile e meno<br />
legnoso di quello piemontese<br />
pur avendo le stesse caratteristiche<br />
organolettiche ed un<br />
profumo a volte anche più<br />
intenso. Si trovano, naturalmente,<br />
anche altre varietà,<br />
tra cui il “bianco albidum”<br />
(meno pregiato), il quale<br />
cresce attorno alle radici<br />
dei frassini e dei faggi, ed il<br />
tartufo nero (simile a quello<br />
francese di Perigord), che<br />
nasce accanto al noce ed al<br />
carpino.